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Vitaliano Ravagli -Wu Ming
Asce di guerra

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  • SECONDA PARTE
    • 52 Tre fratelli, lo zio Ho e lo zio Sam (Storia disinvolta delle guerre d'Indocina: Vietnam)
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52

Tre fratelli, lo zio Ho e lo zio Sam

(Storia disinvolta delle guerre d'Indocina: Vietnam)

 

 

 

 …Pedoni e cavalieri

si affrontano di continuo.

Ripiegare in un attimo,

attaccare in un attimo:

piede veloce, cervello pronto

avanzano e vincono.

Larghezza di vedute

e cura del dettaglio!

Premere senza tregua,

risoluti e tenaci.

A che servono le torri

se sei stato accerchiato?

Può vincere la partita

una pedina audace.

L'equilibrio iniziale

rende incerto lo sbocco,

ma infine la vittoria

si piega da una parte.

Prepara bene i colpi,

tieni segreti i piani,

forse in te c'è la stoffa

di un grande condottiero.

 

Ho Chi Minh, "Gli scacchi", 1942

 

All'indomani degli accordi di Ginevra, centinaia di migliaia di profughi si riversano dal nord al sud con l'ausilio della Marina degli Stati Uniti. Si tratta per la maggior parte di cattolici. Tanto meglio, si dice lo zio Ho. Via i preti, via gli anticomunisti, governo più stabile.

La Repubblica Democratica del Vietnam avvia la costruzione di una società socialista. In questa fase il consenso per il Vietminh è pressoché totale, ma il paese è stato distrutto dai bombardamenti, le ferrovie sono interrotte, prima di andarsene gli anticomunisti hanno devastato uffici postali, biblioteche, ospedali e addirittura le infrastrutture dei porti da cui salpavano. Come se non bastasse, la separazione dal sud del paese toglie l'accesso alle risaie, e si deve ricorrere a importazioni dalla Birmania.

Nelle campagne che lo hanno accolto e protetto durante gli anni di guerra, Ho Chi Minh compie un errore inspiegabile: vengono formati "tribunali del popolo" per processare ed espropriare i grandi proprietari terrieri. Ma nel Tonchino e nell'Annam questa classe sociale è quasi inesistente, e la stragrande maggioranza degli appezzamenti non supera i due acri. Ecco un funzionario governativo appena insediato, in uno scenario di carestia, confusione, devastazione e comunicazioni precarie col governo centrale. Lo zio Ho ha intimato di scovare i "grandi proprietari" e ridistribuirne le terre. Può forse fare la figura di merda di non trovarne nemmeno uno? Non andiamo troppo per il sottile, ché i tempi non lo consentono: qualunque proprietario andrà bene, meglio ancora se è qualcuno freddo nei confronti del Vietminh.

Moltiplicando il ragionamento per centinaia di funzionari, si ottiene il delirio di massa, repressione, espropriazioni indiscriminate.

Un anno dopo Ho Chi Minh ammette l'errore e dice: «Quanti sono stati erroneamente considerati grandi proprietari terrieri e contadini ricchi saranno riclassificati in modo appropriato.» Ma prima che questa dichiarazione faccia il giro del paese (con strade dissestate e binari divelti le comunicazioni non possono essere celeri), nella sua provincia natale, lo Nghe Tinh, scoppia una rivolta di contadini. E' il 2 novembre 1956, l'esercito ristabilisce l'ordine. Le armi che hanno scacciato i francesi sparano contro i contadini al cui riscatto Ho Chi Minh ha dedicato tre decenni di cospirazione. E' una crudele nemesi, e lo stesso zio dichiara: «Abbiamo attaccato su un fronte troppo esteso e, vedendo nemici ovunque, abbiamo fatto ricorso al terrore, che si è diffuso su un territorio vastissimo…Invece di ammettere che l'educazione è il nostro scopo primario, ci siamo affidati esclusivamente a metodi organizzativi come le punizioni disciplinari, le espulsioni dal partito, le esecuzioni…»

 

Ngo Dinh Diem riesce a far peggio, e non da solo, ma con l'appoggio degli usa, che pompano ben cento milioni di dollari nelle casse del regime, nonostante le perplessità di diversi funzionari della cia e del Pentagono. Per molti Diem è un fanatico megalomane alla guida di un regime instabile, scosso dal dissenso interno e da ripetuti tentativi di putsch.

In effetti Diem appare estraneo alla realtà del suo paese: si ostina a considerare i comunisti un mero problema militare e di sicurezza, senza comprendere le istanze popolari di cui si fanno rappresentanti. Per tutta la durata del suo potere darà a ogni manifestazione di dissenso una risposta in termini di repressione.

Diem può fare ciò che vuole: anche se gli usa non si fidano ciecamente di lui e in più occasioni tentano di ridurlo a più miti consigli, lui sa bene che non hanno alternative, che lo schieramento anticomunista non ha prodotto altri leaders. Un funzionario della cia lo definirà "un burattino che tira da sé i propri fili".

Già nell'autunno del '54 Diem fa capire ai francesi che si appresta a cambiare protettori. Nel frattempo la cia ha fondato la Saigon Military Mission, gruppo di agenti segreti specializzati in "dirty tricks", come spargere la voce che i comunisti hanno saccheggiato il tale villaggio, falsificare circolari interne del Vietminh in modo da seminare il panico tra i contadini, pagare indovini e fattucchiere perché predicano sventure in caso di vittoria del Vietminh alle elezioni per l'unificazione del paese.

Diem non si sogna nemmeno di farle svolgere, le elezioni, anche se si tratta di rompere gli accordi di Ginevra. Sa bene che il Vietminh le stravincerebbe. Gli usa lo appoggiano in questa scelta scriteriata.

Crescono, intanto, le tensioni tra Stati Uniti e Francia. Dal gennaio 1955 ufficiali del Pentagono stanno addestrando squadre segrete di vietnamiti perché si infiltrino al nord, compiano sabotaggi, destabilizzino il consenso popolare di cui gode il Vietminh. In tutto sono cinquecento uomini divisi in due squadre, nomi in codice "Hoa" e "Binh". Il training avviene al Clark Air Field, una base americana nelle Filippine.

Hoa e Binh si infiltreranno nel Vietnam del Nord, ma quasi tutti gli agenti verranno scoperti e processati.

 

E che ne è del corrotto Bao Dai, ex-imperatore e presidente della repubblica sudvietnamita?

Trascorre la maggior parte del suo tempo in un castello vicino a Cannes, circondato da nani e ballerine. Gioca (e perde forte) alla roulette di Montecarlo. E' ormai zavorra umana per qualunque progetto di "contenimento" del comunismo. Gli americani e Diem decidono di sbarazzarsene con una "consultazione popolare". I cittadini dovranno scegliere chi sarà il nuovo capo dello stato. L' "integerrimo" Diem o il "decadente" Bao Dai?

Il 23 ottobre Diem vince il referendum, ricorrendo a palesi brogli elettorali: in diverse città, compresa Saigon, il numero dei voti a suo favore risulta superiore a quello degli elettori registrati. Inoltre la scheda di Diem è rossa (colore di buon auspicio per i vietnamiti), mentre quella di Bao Dai è verde (tradizionalmente associato a calamità e sventure). Davanti ai seggi, energumeni minacciano gli indecisi.

Il 24 ottobre Diem proclama la nuova Repubblica del Vietnam e si autonomina presidente.

 

In attesa di elezioni che non ci saranno, il Vietminh ha trasferito dal sud al nord centomila militanti. Molti altri sono rimasti nelle regioni d'origine.

Fin dal gennaio '56 Diem scatena la repressione: chiunque abbia avuto un parente nella resistenza diventa un "sospetto vietminh". Moltissimi contadini vengono denunciati come "comunisti" da vicini invidiosi o funzionari corrotti. I prigionieri vengono torturati, processati da tribunali speciali senza potersi difendere, spesso passati sbrigativamente per le armi.

Nel corso dell'anno il regime distrugge il 90% delle cellule Vietminh. I pochi superstiti fuggono e si riorganizzano nelle giungle, in condizioni indescrivibili.

«Guarda questo albero» dirà dieci anni dopo un vietcong alla giornalista francese Madeleine Riffaud «è la palma duot. Quando ci eravamo rifugiati sulle montagne del Tay Nguyen, inseguiti, senza sale né riso, questa palma era il nostro amico, nella vita e nella morte. Il solo nutrimento che ci ha permesso di resistere era il midollo del duot. Io sono forte, lo vedi. Tuttavia allora dovevamo metterci in molti per abbattere una di queste palme. E dopo averlo fatto eravamo così deboli che ci dovevamo sdraiare un momento per avere la forza di mangiare.»

 

Ho Chi Minh invita alla calma, alla "lotta difensiva" per non essere accusato di tradire gli accordi di Ginevra. Per il momento la priorità è consolidarsi al Nord. Ma già nel 1956 partono da Hanoi i primi convogli segreti di rifornimenti, armi e quadri del Vietminh a cui tocca organizzare la guerriglia. A scortarli durante il loro sconfinamento in Laos c'è anche Vitaliano Ravagli. Viene battuto per la prima volta quello che passerà alla storia come "sentiero di Ho Chi Minh".

Anche grazie a questi aiuti, nei primi mesi del ‘57 inizia l'attività partigiana nel Vietnam del Sud. Su ordine di Hanoi, nella zona del delta del Mekong si organizzano trentasette compagnie armate. Nel corso di questo primo anno i partigiani giustiziano oltre quattrocento funzionari governativi sudvietnamiti. Il "body count" dell'anno 1961 sarà dieci volte superiore.

 

Diem esagera, e si fa un numero incalcolabile di nemici anche tra i non-comunisti. Corruzione, nepotismo, ripetuti abusi di polizia, discriminazione dei buddisti a vantaggio dei cattolici, zero riforma agraria perché i latifondisti appoggiano il regime… E la guerriglia che fa trovare appesi agli alberi i cadaveri di funzionari governativi. Chiamiamola "crisi di legittimazione".

Uno dei più gravi errori di Diem è imporre ai contadini di pagare la terra che il Vietminh aveva concesso loro gratis.

Peggio ancora, nell'autunno del '62 fa costruire i Khu Tru Mat o "agrovilles" (nel gergo dei consiglieri americani: "villaggi strategici"). Lo scopo è isolare la popolazione rurale dall'influenza dei vietcong. In realtà sono luoghi di sradicamento, alienazione, convivenza forzata. I contadini vengono strappati ai loro villaggi, sistemati in campi recintati e costretti a lavorare una terra che non è la loro.

Una delle figure più odiate dalla popolazione è il fratello minore di Diem, Ngo Dinh Nhu. Scriverà di lui Stanley Karnow: «Mi sembrava che fosse sull'orlo della follia. Non riuscii a verificare la notizia data dai suoi oppositori secondo cui era un fumatore di oppio, sebbene spesso si comportasse proprio come un drogato.»

Altrettanto odiata è sua moglie Le Xuan, a tutti nota semplicemente come "Madame Nhu", che benché vesta all'occidentale, con abiti molto scollati, e nei ricevimenti del regime si trovi à cotè di loschi figuri, si comporta da puritana e fa promulgare dal cognato una sfilza di decreti che non ci si crede: abolito il divorzio, proibiti l'aborto e la vendita di contraccettivi, trasformato l'adulterio in reato penale, vietati concorsi di bellezza e incontri di pugilato, chiusi i locali notturni e le sale da ballo.

 

 

 

L'8 novembre 1960 John F. Kennedy diventa presidente.

Tre giorni dopo, alcuni aviatori sudvietnamiti ribelli bombardano il palazzo presidenziale di Saigon. Diem ne esce illeso.

Il 20 dicembre nasce il Fronte Nazionale di Liberazione del Vietnam del Sud, che il regime di Saigon chiamerà sempre "Vietcong", cioè comunisti vietnamiti, anche se ne fanno parte correnti diverse dell'opposizione.

Nel corso del 1961 Washington manda in Vietnam sempre più "consiglieri". A metà dell'anno successivo saranno ventimila.

 

Il 2 gennaio '63, nella battaglia di Ap Bac, i vietcong affrontano le truppe di Diem e infliggono loro una clamorosa sconfitta.

Intanto, le proteste del clero buddista riducono in briciole la reputazione internazionale del regime: l'11 giugno il monaco Quang Duc si cosparge di benzina e arde vivo nel centro di Saigon, per protesta contro la discriminazione religiosa. Madame Nhu commenta: «Ma che bel barbecue! Si brucino pure, noi applaudiremo.»

L'1 novembre '63 l'ennesimo tentativo di putsch militare si conclude con un successo; stavolta c'è la complicità degli americani, stanchi dei fratelli Ngo Dihn, le cui angherie e deliri di onnipotenza sembrano programmati in collaborazione coi propagandisti vietcong.

Diem e Nhu cercano riparo in una chiesa, vengono scovati e crivellati di colpi. I loro cadaveri sfilano per le vie di Saigon su un autocarro, la folla esulta per la loro caduta. Nei campi, i contadini distruggono i "villaggi strategici". In città, i dissidenti escono dalle carceri. La sera, non c'è night club che non riapra.

Venti giorni dopo Kennedy viene ucciso a Dallas. Il  nuovo presidente Lyndon B. Johnson passerà alla storia per l'escalation dell'intervento americano in Vietnam.

Negli stessi giorni il Pentagono prepara piani per bombardare il Vietnam del Nord.

 

Il 4 agosto 1964, Johnson parla alla nazione, rende conto di due attacchi da parte di navi nordvietnamite al cacciatorpediniere Maddox, nelle acque del Golfo del Tonchino. In realtà il primo "attacco" è avvenuto in circostanze a dir poco ambigue, e il secondo non si è proprio verificato. Anni dopo si scoprirà che il famoso "incidente del Tonchino", inizio ufficiale della guerra del Vietnam, era un clamoroso falso[*]. Johnson conclude il discorso con la frase: «Alle ripetute azioni di violenza contro le forze armate degli Stati Uniti non può più corrispondere soltanto la vigile difesa, ma una risposta decisa. Questa risposta è in corso stanotte, mentre vi parlo.»

Per la prima volta, aerei statunitensi bombardano la Repubblica Democratica del Vietnam.

 

E' guerra tra lo zio Ho e lo zio Sam. Nei suoi ultimi cinque anni di vita, il ragazzo che quarant'anni prima girava per le vie di New York e scoppiava d'ammirazione per la democrazia americana, assume il comando politico di un conflitto le cui sorti cambieranno il volto del mondo.

L'offensiva del Tet (1968) e la vittoria di "Charlie" (soprannome dato dagli americani ai vietcong) segneranno "i limiti della potenza materiale dinanzi alla volontà umana" (Jean Lacouture, biografo di Ho Chi Minh).

Gli americani si ritireranno dal Vietnam nel 1973.

Saigon verrà conquistata due anni dopo.

 

 

* Cfr. Stanley Karnow, Storia della guerra del Vietnam, Rizzoli, Milano 1985 (SuperBur Saggi, 1999), cap.9.





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