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Vitaliano Ravagli -Wu Ming
Asce di guerra

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  • SECONDA PARTE
    • 72 Sentieri dell'odio (La ragazza Ra-de)
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72

Sentieri dell'odio

(La ragazza Ra-de)

 

 

Camminiamo da oltre dodici ore. Il confine col Vietnam è molto vicino, a est, lungo la dorsale che ci sovrasta. Sappiamo che nella zona sono nascosti molti reparti del Vietminh, piazzati da Hanoi a controllare la frontiera, ma è difficile incontrarli. Gli abitanti dei villaggi laotiani ne parlano con ammirazione. Da loro hanno imparato a scavare grotte e cunicoli sotto le montagne, per difendersi e trasferirsi nel sottosuolo, quando restare in superficie diventa troppo rischioso. Le viscere della terra accolgono ospedali, piccole fabbriche di manutenzione delle armi, magazzini per il cibo e persino scuole.

Al tramonto, arriviamo in vista di un villaggio, avvolto da una folta boscaglia. Il luogo è nascosto e ben protetto, ideale per una sosta. Resta da scoprire se sia abitato da gente ostile.

Ci fermiamo a ridosso delle prime capanne, pronti a ogni evenienza. Dopo qualche minuto un gruppo di uomini dall'aria pacifica avanza verso di noi. Sono il chau meuang e i suoi dignitari che vengono a darci il benvenuto. Il nostro comandante gli va incontro e viene accolto con inchini riverenti, a mani giunte. «Doi Knoi», ripete più volte il capo villaggio. Possiamo stare tranquilli. Ci offrono del cibo e alla sera danze, canti e tamburi festeggiano il nostro arrivo.

 

Al mattino seguente, prima che il caldo umido diventi insopportabile, scendo verso il ruscello a lavare i vestiti e a darmi una pulita. Lontano dagli sguardi dei bambini, mi spoglio e vado a sdraiarmi dove l'acqua è più fonda. Sembra di non poter desiderare altro. Invece, butto uno sguardo sulla riva e vedo una ragazza ra-de, bellissima, che mi osserva curiosa. Cerco di coprirmi con le mani ma per tutta risposta lei sfila il vestito, entra in acqua e viene a lavarsi con cura proprio di fianco a me.

La osservo meglio. Capelli neri e occhi verdi, lineamenti raffinati, labbra carnose, un seno rigonfio e prepotente. Senza dubbio, la ragazza più bella che mi sia capitato di vedere.

Durante le soste, capita di ricevere l'invito di una donna, spesso troppo giovane o troppo vecchia. Fino ad ora, non ho mai approfittato di loro, ma adesso sono davvero confuso, incapace di resistere all'impulso di afferrarla. 

Mentre sto lì incantato, è lei a rompere gli indugi, sdraiandosi su di me e abbracciandomi stretto. Anch'io la stringo, forte, fino a sentire contro il petto i battiti veloci del suo cuore.

Allora mi accorgo di avere tra le braccia una bambina impaurita e triste, di una bellezza terribile. Mi blocco, incapace di seguire l'istinto. La prendo per mano, camminando verso riva. Ci rivestiamo e restiamo abbracciati. Lei piange e mi accarezza il viso, io non smetto di baciarla.

 

 

Il giorno dopo, riprende la marcia. La ragazza ha ottenuto di accompagnarci, anche se dovrà restare nel gruppo dei portatori. I compagni indigeni mi hanno raccontato qualcosa di lei: ha perduto entrambi i genitori in un bombardamento, mentre i due fratelli maggiori sono morti quattro anni fa, nella battaglia di Ban Mai.

Ma in guerra non c'è spazio per tenerezze. Nei giorni seguenti il pensiero di lei mi distoglie da quello che devo fare. Non riesco più a concentrarmi, mi distraggo con facilità, anche ad occhi aperti la sogno nuda tra le braccia. I compagni capiscono e si preoccupano. Una delle doti per cui mi stimano è la capacità di avvertire i pericoli in anticipo. L'ho ereditata da mia madre, che è in grado di sentire quando qualcuno della famiglia si trova in difficoltà. Allo stesso modo, quando divento all'improvviso nervoso, agitato, significa che sta per succedere qualcosa: un'imboscata, una zona minata, un serpente in agguato, qualche brutta notizia. Il comandante sa che il mio grido «Up! Up! Go!», ha salvato la vita di tutti in più di un'occasione.

Per questo, un giorno mi si avvicina e dice: «Tu sei un buon amico, sei arrivato da molto lontano per aiutarci e io invece ti devo rendere triste. Ho mandato a casa la tua ragazza, questa notte, con alcuni del villaggio. Tu non eri più attento come prima e lei è troppo fragile.»

Non trattengo le lacrime, so bene che non la rivedrò mai più. Come unica consolazione, penso che se fosse rimasta avrei potuto perderla in un combattimento e non me lo sarei mai perdonato.

Il comandante ha ragione. Sono venuto in Laos per fare una cosa, e devo farla al meglio.





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