Quell'amplissimo ciclo di
Leggende che ha per forma la Visione e per argomento il destino dell'uomo dopo
la morte, fu, durante l'età media, generato da una viva e comune preoccupazione
degli animi e delle fantasie. Come indizio di continua e persistente
sollecitudine, come spiegazione, rinnovata sempre e non mai pienamente accolta,
del gran mistero proposto dalla religione insieme e dalla morale, le visioni
potrebbero già, di per sè stesse, offrire degno argomento di studio, a chi
stimi utilmente speso il tempo nel ricercare ciò che a molte anteriori
generazioni fu oggetto di meditazione assidua, fonte di soavi speranze o di
tetre paure, termine di fede schietta ed ardente. Ma, per noi Italiani, coteste
leggende hanno più particolare importanza, a causa delle relazioni in che si
trovano col maggior nostro poema. Or sarà egli superfluo, pensava io accettando
l'onorevole invito che mi veniva fatto, e cercando in mente il tema che, più
conforme ai miei studj, potesse non riuscirvi discaro, sarà egli superfluo,
parrà anzi quasi un abusare dell'altrui pazienza, questo tornare ancora una
volta a discorrer di Dante? Ma, oltre la fiducia nella benignità vostra, due
considerazioni hanno, se non dissipato, attenuato almeno i miei dubbj: l'una,
che nella città nativa del poeta, e dove tutto parla della sua gloria non
dovesse riuscir molesta la voce, per quanto umile, che ridicesse i suoi meriti:
l'altra, che l'argomento mio particolare non era così trito e vulgato, che
dovesse sembrare fastidiosa ripetizione di cose generalmente sapute. Non che
esso mai non sia stato trattato finora: ma la critica italiana non ha forse
ancora detto quanto sarebbe da dire in proposito, nè ha sull'argomento un
compiuto lavoro. La controversia sulle maggiori o minori relazioni tra le
visioni monastiche e la Divina Commedia nacque, è vero, in Italia su'
principj del secolo1: ma, come in tanti altri, casi, la critica
forestiera la ampliò dallo studio di una sola leggenda, a quella di tutte le
altre consimili, e disseppellì, e va tuttora disseppellendo e illustrando,
monumenti atti a recare non poca luce sul nostro soggetto. Ond'è che ai nomi
del Delepierre2, del Wright3, del Labitte4,
dell'Ozanam5, noi possiamo contrapporre soltanto quello del
Villari6, autore di un notevole saggio su questo argomento: ma non sì
tuttavia che, dopo tante diligenti ricerche; non sienvi altri fatti da
registrare, e soprattutto non resti da meglio ordinare, e più per gruppi di
categorie che per mera ragion cronologica, tutta quanta la vasta materia. Tale
ordine migliore è appunto quello ch'io ho cercato di introdurre in tanta
congerie di composizioni leggendarie: e tale è il lieve merito pel quale
soltanto invoco benigna l'attenzione vostra alla presente lettura.
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