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Alessandro D’Ancona I precursori di Dante IntraText CT - Lettura del testo |
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I PRECURSORI DI DANTE
Quell'amplissimo ciclo di Leggende che ha per forma la Visione e per argomento il destino dell'uomo dopo la morte, fu, durante l'età media, generato da una viva e comune preoccupazione degli animi e delle fantasie. Come indizio di continua e persistente sollecitudine, come spiegazione, rinnovata sempre e non mai pienamente accolta, del gran mistero proposto dalla religione insieme e dalla morale, le visioni potrebbero già, di per sè stesse, offrire degno argomento di studio, a chi stimi utilmente speso il tempo nel ricercare ciò che a molte anteriori generazioni fu oggetto di meditazione assidua, fonte di soavi speranze o di tetre paure, termine di fede schietta ed ardente. Ma, per noi Italiani, coteste leggende hanno più particolare importanza, a causa delle relazioni in che si trovano col maggior nostro poema. Or sarà egli superfluo, pensava io accettando l'onorevole invito che mi veniva fatto, e cercando in mente il tema che, più conforme ai miei studj, potesse non riuscirvi discaro, sarà egli superfluo, parrà anzi quasi un abusare dell'altrui pazienza, questo tornare ancora una volta a discorrer di Dante? Ma, oltre la fiducia nella benignità vostra, due considerazioni hanno, se non dissipato, attenuato almeno i miei dubbj: l'una, che nella città nativa del poeta, e dove tutto parla della sua gloria non dovesse riuscir molesta la voce, per quanto umile, che ridicesse i suoi meriti: l'altra, che l'argomento mio particolare non era così trito e vulgato, che dovesse sembrare fastidiosa ripetizione di cose generalmente sapute. Non che esso mai non sia stato trattato finora: ma la critica italiana non ha forse ancora detto quanto sarebbe da dire in proposito, nè ha sull'argomento un compiuto lavoro. La controversia sulle maggiori o minori relazioni tra le visioni monastiche e la Divina Commedia nacque, è vero, in Italia su' principj del secolo1: ma, come in tanti altri, casi, la critica forestiera la ampliò dallo studio di una sola leggenda, a quella di tutte le altre consimili, e disseppellì, e va tuttora disseppellendo e illustrando, monumenti atti a recare non poca luce sul nostro soggetto. Ond'è che ai nomi del Delepierre2, del Wright3, del Labitte4, dell'Ozanam5, noi possiamo contrapporre soltanto quello del Villari6, autore di un notevole saggio su questo argomento: ma non sì tuttavia che, dopo tante diligenti ricerche; non sienvi altri fatti da registrare, e soprattutto non resti da meglio ordinare, e più per gruppi di categorie che per mera ragion cronologica, tutta quanta la vasta materia. Tale ordine migliore è appunto quello ch'io ho cercato di introdurre in tanta congerie di composizioni leggendarie: e tale è il lieve merito pel quale soltanto invoco benigna l'attenzione vostra alla presente lettura. |
1 Vedi, oltre la Lettera (1808) di Eustazio Dicearco (P. ab. di Costanzo), quelle di G. Gherardo de' Rossi e del Cancellieri (1815), l'operetta di quest'ultimo sulla Originalità di Dante (1814) e la Conclusione del De Romanis, nella ediz. romana della Div. Comm. (1815). Tutte queste scritture sono anche riprodotte, salvo l'opera dei Cancellieri, nel Dante della Minerva e in quello del Ciardetti (1830). Cons. anche Canali, Lettera al prof. Gatteschi nel Giorn. Letterat. di Pisa (t. IX, p. 231) e Pozzetti, Ragionamento dell'Originalità di Dante (in Att. Accad. Ital., Livorno, Masi, 1810). Della controversia suscitatasi a proposito della Visione di Alberico, toccò il Foscolo nella Edimb. Review (t. XXX), e poi nel Discorso sul Testo (Op., ediz. Le Monnìer, III, 393). 2 Vision de Tondalus, récit mystique du XII s. mis en français par Oct. Delepierre, Mons. 1837. Edizione di 100 esemplari. Non mi è stato possibile procurarmi un'altra pubblicazione del Delepierre, il Livre des Visions, stampato a Londra (s. a.) in 25 sole copie. 3 St. Potrich's Purgatory, an Essay of the Legends of Purgatory, Hell and Paradise current during the Middle Ages. London, Russel Smith, 1844. Il Wright è autore di altra pubblicazione, a me ignota, intitolata Saint Brandan, a medieval legend, London, 1844. 4 La Divine Comèdie avant Dante, in Revue des deux Mondes del 1842, riprodotto in Oeuvres de D. A. Charpentier, 1858, che è l'edizione da me citata. 5 Des sources poetiques de la D. C., in Oeuvres complètes, Paris, Lecoffre, 1859, V. 351. L'Ozanam aveva già trattato in parte quest'argomento nella sua tesi dottorale: De frequenti apud veteres poetas heroum ad inferos descensu, 1939, e nella prima edizione del Dante et la philosophie catholique au XIII siècle. 6 Antiche leggende e tradizioni che illustrano la D. C. precedute da alcune osservazioni. Pisa, Nistri, 1865. Estr. dagli Annali delle Università Toscane, vol. VIII. |
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