XI.
Le redini di Brunello.
Quando Momolo arrivò,
Bortolino dal ferro e Marco suo garzone stavano attaccando i fanali al
baroccio.
- Ti aspettava - disse
Bortolino al cognato; - anche mia moglie è impaziente di vederti. Abbiamo
apparecchiato un vinello coi fiocchi e la mia festa si farà in allegria.
Solamente, mi dispiace ma devo lasciarvi qui sino ad ora tardissima. Saverio mi
ha portato in principio di sera un biglietto di mio cugino il quale ha una cosa
importante da comunicarmi. Bisogna ch'io scenda a Fiumenero. Non so di che si
tratti: ma vedrai che prima delle undici sarò di ritorno.
Elena comparve portando
un lume; salutò il fratello e lo invitò ad entrare. Il baroccio era pronto.
- Io vado - gridò Bortolino;
e saltò in fretta sul veicolo. Poi diede una frustata, brontolò un arrivederci
e Brunello si mosse verso il portone. Marco lo teneva per le redini.
- Lascialo stare che lo
guido io - gli disse il padrone. E fermandosi di colpo, come preso da un pensiero
subitaneo, si rivolse ancora a Momolo.
- Perdonami, sai: non ti
ho domandato di tua moglie. Perchè non è qui Petronilla?
- Eh! con questo buio
era impossibile. Aveva paura.
- Ha fatto bene -
soggiunse Elena. - Ma veramente, anche tu Bortolino dovresti rimettere a
un'altra volta il tuo viaggio!
Bortolino dal ferro per
tutta risposta sciolse le briglie e dileguò nelle tenebre.
- Bortolino! Bortolino!
- gridava Elena a perdifiato. - Bada per amor di Dio! c'è un vento d'inferno e
non ci si vede a due passi. Copriti la gola e non far correre Brunello. Sai
bene che stupido è Brunello! ti potrebbe anche precipitare nel Serio!
In lontananza udivansi
il trotto misurato del puledro e alcune raffiche di vento che passavano di
minuto in minuto sopra la boscaglia sibilavano come serpenti.
- Quale imprudenza! -
proruppe Elena con suo fratello, trascinandolo in bottega. E lì accovacciatisi
alla stufa cominciarono a discorrere di molte cose. Ella gli ripetè sottovoce,
con inquietudine mal repressa, che Bortolino si faceva sempre più
insopportabile e non le risparmiava umiliazioni di sorta e cercava tutti i modi
per contraddirla. Quando trattavasi di comperar Brunello, avendogli ella
osservato che non conveniva prendere una bestia così giovane e vivace, quel
tristo l'aveva sùbito voluta ed a caro prezzo; già due volte, lungo la strada
per Clusone, erano caduti insieme, l'uno su l'altro e con addosso il baroccio
carico di ferro. Si erano salvàti per miracolo. Ma naturalmente Bortolino aveva
aumentato da allora la sua affezione per il puledro. Anche con una persona
talvolta succede così: più la ci fa male e più ce ne innamoriamo. Malgrado le
cattiverie di suo marito, non pareva forse ch'ella medesima raddoppiasse di
premure per lui? - Quanto alla bottega meglio non parlarne; un disordine
indescrivibile. Regalata via, si può dire, la roba di maggior commercio e
riempite le casse di cianciafruscole inutili; spese ingenti somme nel dar la
vernice agli scaffali e, per soprappiù, fatto venir da Passevra quello scrocco
di Marco, un fanciullaccio senza voglia di guadagnarsi il pane, che mangiava
alle loro spalle e si divertiva col mettere la zizzania in casa. Elena aveva le
lagrime agli occhi: suo fratello ascoltava pazientemente, curvo, pensoso, con un
bicchiere di vino caldo a lato.
Il vento crebbe.
Quantunque le porte fossero chiuse ermeticamente, esso riusciva ad aprirsi
l'adito anche tra le minime fessure e precipitarsi nella bottega con rabbia,
così che la fiamma ne tremolava tutta. Dal di fuori poi giungeva un sinistro
brontolìo di voci e un fremere di pini secchi, come se le rupi si lamentassero
o scrosciassero insieme tre o quattro torrenti. I montanari vi sono abituàti e
non ne fanno caso. Marco, posto attraverso al banco, leggeva un brano di giornale
vecchio, Momolo finì con l'addormentarsi ed Elena colse il momento per recitare
il rosario.
Improvvisamente furono
scossi tutti e tre da un colpo dato contro il portone. Marco balzò di
soprassalto dal banco.
- Sarà il vento - disse
Elena senza meravigliarsi. Un secondo colpo si fece udire; nello stesso tempo
Brunello nitrì.
- Pazienza! mio marito è
di ritorno - soggiunse ella; e si diresse verso il cortile.
Ma, quando il portone fu
aperto, Brunello, stanco, sudato, impolverato e sporco di schiuma, fece il suo
ingresso da solo, tirandosi dietro il baroccio vuoto e urtandolo spietatamente
contro i muri.
- Dov'è Bortolino? -
gridò Elena atterrita.
Marco e Momolo si posero
intorno al cavallo tastandolo, palpandolo, guardandolo per di sopra e per di
sotto, interrogandolo come se avessero potuto cavarne qualcosa. Brunello,
contentissimo di tante carezze, continuava a nitrire e scuotere la criniera,
come per liberarsi dai fastidî, e fissava gli occhi annebbiàti dal sonno in
faccia alle tre persone.
- Santo Dio, è avvenuta
una disgrazia! - esclamò Elena con voce strozzata.
In quel momento Marco e
Momolo si consultavano tra loro. La ruota destra aveva perso un raggio e uno
dei fanali era andato in frantumi. Quand'ecco il garzone, toccando la bocca
della bestia, s'avvide che il morso pendeva slacciato e che le redini non
c'erano più.
- Ormai è certissimo -
ruggì egli pallido per l'emozione: - il principale fu attirato in un'insidia;
me l'hanno sorpreso, me l'hanno derubato, me l'hanno assassinato!
Elena scoppiò in singhiozzi:
Momolo da uomo prudente ed energico si fece sùbito portare una corda, la adattò
sui finimenti del cavallo, salì in cassetta e raccomandando la calma si mosse
fuor del cortile.
- Vengo anch'io, vengo
anch'io - mormorava Marco desideroso di poter scarrozzare: ma quell'altro non
voleva incomodi e senza tanti complimenti si liberò di lui con una scudisciata.
Poi giù, giù, lungo il
Serio a rotta di collo. Passò per Bondione e si arrestò un attimo da Gervasio a
chiedergli notizie. Sbucarono su la via in quattro o cinque, ma non seppero
dirgli nulla di preciso. Avevano sentito rotare un paio di volte il baroccio:
ma, siccome stavano giocando animatamente, non s'erano accorti da che banda
venisse e per dove si dirigesse. Altro non si poteva aggiungere. Momolo non
diede spiegazioni di sorta e proseguì. Era forte e coraggioso, ma trovandosi in
mezzo a quel buio profondo, affatto solo e senz'armi, appena l'impressione del
primo istante fu sbollita si pentì di non aver chiesto a Gervasio un fucile, un
coltello, una difesa qualunque. Non gli conveniva rifar la strada: scese dal
baroccio, strappò un grosso palo da una vigna e, munito di esso, continuò con
maggiore confidenza.
Il Serio rumoreggiava
rompendosi contro le sponde: nembi di polvere volavano per l'aria e le zampe
del puledro battevano il terreno come colpi di martello. Momolo passò davanti
alla propria casa.
- Guarda - pensò. - E se
domandassi qualcosa a Petronilla?
Egli fermò di nuovo la
bestia, si lanciò dal baroccio, girò intorno all'orto, s'accostò alla finestra
posteriore del pianterreno e, spingendo la destra oltre l'inferriata, percosse
leggiermente i vetri.
- Petronilla! - gridò.
Nessuno rispose.
- Petronilla! - replicò
più forte.
Ma il vento portava
lontano la sua voce.
Allora si decise ad
entrare. Movendosi verso il muricciolo di cinta e la porta d'ingresso, inciampò
in qualchecosa di mobile e penzolante; pareva una bacchetta, o una corda, o una
coreggia. Si chinò, la raccolse e, seguendone il corso con la palma, venne a
toccare l'inferriata stessa. La distaccò, ritornò al baroccio, alzò fin sotto i
raggi del fanale quell'arnese trovato e non potè reprimere un'esclamazione di
meraviglia.
Erano le redini di
Brunello!
Non molte cose dunque si
potevano sospettare.
Con ogni probabilità i
ladri, assaltato Bortolino, avevano legato il suo cavallo in quel luogo e si
erano allontanàti di fretta. Questo per due motivi: o perchè si trovavano in
condizioni tali che il carro ed il cavallo non avrebbero potuto condurli seco
senza pericolo di compromettersi e tradirsi; o perchè intendevano di far
perdere in questo modo le proprie traccie. Comunque si fosse, Bortolino o era
già spacciato o stava in un brutto rischio e quanto a Brunello, stancatosi di
rimanere al vento ed al freddo, rotte con uno sforzo estremo le redini forse
già guaste nell'assalto, da animale intelligente era tornato a casa. Nessun
dubbio in proposito: Momolo ebbe un capogiro. Tosto, macchinalmente,
risolutamente, a passo fermo penetrò nell'orto con le briglie ripiegate su la
mano. L'uscio esterno era spalancato: un filo di luce passava dalla fessura
dell'uscio interno: Petronilla non aveva ancor lasciata la cucina. Egli ne
provò stupore. Sua moglie nel salutarlo due ore prima gli aveva promesso di
coricarsi di lì a poco. Come spiegare questo cambiamento?
Momolo si diresse in
fondo all'andito, cercò il saliscendi, lo compresse e s'inoltrò nella cucina.
Egli rimase
pietrificato.
Sua moglie e Bortolino
sedevano al focolare tenendosi per mano e discorrendo liberamente in un dolce
abbandono.
Fu un lampo.
Una folata di vento
spense il lume; e Momolo, così all'incerto chiarore della fiamma, si gittò
sopra Bortolino mentre sua moglie cadeva in ginocchio per terra gridando:
- Santa Vergine! santa
Vergine! aiuto!
Ma Bortolino non ebbe
tempo di salvarsi dietro la tavola, nell'altra camera, in una parte qualunque;
non tentò nè meno di reagire: una mano di ferro lo avvinghiò per la gola e
sentì cinque dita che lo soffocavano. Contemporaneamente Momolo, adoperando le
grosse redini a mo' di sferza, gli diede cinque o sei colpi sul viso con tutta
violenza, spietatamente, ferocemente, in mezzo alle più nere bestemmie.
- Pensa! pensa! - gemeva
lo sciagurato impallidendo per lo spasimo.
E Momolo si arrestò di
botto lanciando le redini in grembo a Petronilla. Quindi prese il cognato per
le braccia, gli fece varcare la soglia, serrò l'uscio a chiave e risalì sul
baroccio insieme con lui.
- Ringrazia Cristo che
ho dimenticato il bastone sul carro! - brontolò gettando il puledro al galoppo.
E non aggiunse altro per tutto il viaggio, ma si mise a piangere
silenziosamente.
Quando Elena udì il
passo di Brunello che s'avvicinava di furia, tremò per l'angoscia e congiunse
le mani in atto di suprema preghiera. Marco da un pezzo correva per Bondione
raccontando l'avvenimento e commentandolo in mille modi. Alla statura, al
profilo, al tutt'insieme ella indovinò che l'uomo arrivato con suo fratello era
Bortolino. La gioia la rendeva pazza; gli si precipitò nelle braccia, lo baciò
sul viso e su le spalle, l'attirò in casa, sospirando, senza parlare. Ma al
lume della lucerna si accorse che Bortolino era bagnato di sangue; due solchi
profondi gli fendevano le guancie e gli abiti portavano grosse macchie
rossastre.
- Tu sei ferito! tu sei
ferito! oh! per amor di Dio! quale disgrazia! - susurrò affannosamente. Momolo
guardava smorto come un cadavere.
- Non è niente! - disse
Bortolino. - Brunello mi ha rovesciato sovra un mucchio di pietre.
Elena proruppe in acerbi
rimproveri.
- Bortolino: vedi
adesso? non te l'aveva detto io? oh! se tu mi avessi obbedito, Bortolino! se
ora sei rovinato, colpa tua, colpa tua: e mi rincresce ma ti sta bene.
Bortolino dal ferro per
togliersi alle seccature si coricò. Elena accomiatato il fratello gli portò
vino caldo, gli raccomandò che sudasse, lo vegliò come un bambino, preparò le
bende per fasciargli le guancie.
In quella giunse Marco.
- Lena! - gridò stando
abbasso. - Dove siete? oh! se sapeste! il principale è annegato. Ho visto le
sue scarpe su la sponda. Vado a Gromo per i carabinieri.
Elena, chiamandolo
imbecille, gli ordinò di salire. Visto Bortolino sotto le coltri egli stralunò
tanto d'occhi.
- Oh! quella bestia d'un
puledro! - ripeteva la povera donna. - L'ha scaraventato nel letto d'un
torrente e le pietre gli han lacerato la faccia. Così dicendo sollevò un poco
le coltri e la fasciatura, per mostrare a Marco le piaghe di suo marito.
- Pietre?... pietre?...
- mormorò Marco incredulamente. - E pensate che le pietre....
Bortolino seccato gli
additò la porta con un gesto eloquente.
Pochi giorni dopo
Brunello era venduto ad un mercante girovago e Marco tornava a Passevra
sfrattato per sempre.
Elena fu contentissima.
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