Matilde Serao: Raccolta di opere
Matilde Serao
Il romanzo della fanciulla
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SCUOLA NORMALE FEMMINILE.

IV.

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IV.

 

 

Tre anni dopo, da un taccuino di note, di memorie, di ricordi:

... La Judicone ha fatto il concorso, è riuscita fra le prime e ha insegnato per un anno nella scuola elementare del quartiere Porto, in prima inferiore. Dopo, ha subito sposato un impiegato del banco di Napoli, e in due anni ha avuto due figlioli, si è molto ingrassata.

... Emilia Scoppa ha fatto il concorso per maestra, non è riuscita: ha concorso ai telegrafi, neppure è riuscita. Si è allogata come commessa nei magazzini di Miccio, al riparto delle confezioni, e quando vede le sue antiche compagne di scuola si vergogna, e si nasconde.

... La Pessenda, non potendo aspettare il concorso ha subito accettato il posto di maestra rurale, comune di Olevano, nel Cilento, con cinquecento franchi l’anno di retribuzione. Nel grave freddo di due anni fa, non aveva potuto ottenere una indennità per il fuoco in casa dopo aver invano scritto più volte all’ispettore scolastico e al provveditore per qualche sussidio, la vecchia madre le si è ammalata di bronchite, e le è morta. Nell’anno seguente, il comune di Olevano, aveva dovuto sopportare qualche spesa maggiore nel bilancio, ha diminuito di cento lire la retribuzione della maestra elementare; la Pessenda è rimasta, contentandosi di quello, in mancanza di meglio, visto che non vacavano altri posti di maestra rurale e che i concorsi in città si facevano sempre più difficili. Nell’estate ultima, la Pessenda non ha usufruito delle vacanze, non avendo forse mezzi per recarsi in Piemonte; nell’agosto è stata presa dal tifo petecchiale, che è stato malcurato dal medico condotto essendosi nel paese diffusa la voce che la sua malattia era contagiosa, ella è stata abbandonata da tutti, anche dalla contadina che veniva a fare i grossi servizi; quindi non si può bene accertare il giorno della sua morte, avendola poi ritrovata quasi nera, sul letto, in una stanza senza mobilio, con le finestre aperte e un lume spento, per terra, in un angolo.

.... Caterina Borrelli e Annina Casale non hanno fatto il concorso per maestre, hanno concorso ai telegrafi, sono riuscite, vi sono da tre anni, la Borrelli è un’impiegata pessima; la Casale è invece, eccellente nel lavoro e nella condotta.

.... Cleofe Santaniello ha fatto il concorso, è riuscita fra le ultime e fa la maestra nella scuola elementare di Montecalvario, nella prima classe inferiore. Ella è senza forza morale, senza nessuna energia, le sue alunne la fanno dannare e la fanno sempre sfigurare agli esami: di più, è sempre malaticcia, manca spesso, nell’inverno. Un giorno ha avuto un deliquio in classe. La direttrice della sua scuola e i suoi superiori sono mal contenti di lei, hanno dovuto darle un’aiutante per un mese, a sue spese. È sopportata per la sua dolcezza e per la miseria in cui versa.

.... Lidia Santaniello non ha fatto il concorso essendo malata di bronchite. Guaritasi, le hanno concesso il posto di maestra d’asilo, nel quartiere Mercato, con l’annua retribuzione di lire seicento. Le alunne e gli alunni erano centotrentaquattro: ella ha chiesto invano un aiuto nella sua sezione, non potendo reggere a quella immensa fatica. La continua vociferazione, il dover insegnare le canzoncine a centotrentaquattro piccini cantando ella stessa, il dover loro insegnare la ginnastica, gesticolando, battendo i piedi in terra, battendo palma a palma, il doverli condurre in ricreazione in un grande cortile umido, girando per un’ora intorno a un pozzo hanno finito di demolire una salute già minata. Ella ha continuato ad andare in iscuola malgrado la sua infermità, non avendo il coraggio di abbandonare le creaturine che amava moltissimo, contentandosi di insegnar loro a voce fiochissima, senza potersi levare dal suo posto, le brevi canzoni infantili: e spesso i piccini e le piccine sono stati quieti tutta una giornata, solo perchè la loro maestra li aveva pregati di star tranquilli, sentendosi molto male, poichè quelle creaturine l’amavano moltissimo. Quando si è dovuta mettere a letto, non potendone più, alla sua povera casa è stato un viavai di bimbi e di bimbe che venivano zitti zitti, a visitare la maestra, ella, non potendo parlar loro, perchè questo la stancava, li faceva sedere attorno al suo letto e li guardava sorridendo, essi tacevano per non disturbarla. Quando è morta, sei mesi fa, il municipio ha fatto le spese delle esequie: i bimbi si sono quotati d’un soldo, per portarle dei fiori e hanno seguito tutti il feretro, due per due tenendosi per mano, come quando essa li conduceva in ricreazione attorno al pozzo; e hanno cantato le canzoncine che ella aveva loro insegnato con la sua voce consumata.

….. La Dedonato, non arrischiandosi a fare il concorso è andata a dirigere la scuola elementare di Avellino; qualche lezione di canto, alle ragazze più agiate del paese, e canta ella stessa le romanze di Tito Mattei: non tornò e non è vero, alla filarmonica avellinese.

….. Carmela Fiorillo non ha fatto il concorso, è stata per un anno maestra rurale a Gragnano, ma essendosi innamorato di lei il figliuolo di un ricco fabbricante di paste ha dovuto partire dal paese e recarsi a far la maestra in un villaggio dell’Alta Savoia, con la retribuzione di 400 lire annue. Non essendovi casa nel villaggio dove era la scuola, ella abitava al villaggio vicino, e doveva far quattro miglia ogni mattina e ogni sera per andare e venire. Nell’ultimo inverno, un giorno, verso le tre, ritornandosene a casa, è stata sorpresa da una tempesta di neve: e sia il freddo, sia la stanchezza, sia il difetto di cibo, perchè non aveva mangiato dal giorno prima, ella è caduta sulla via e si è lasciata morire, per debolezza, per assideramento: gli alpigiani l’hanno raccolta due giorni dopo. Il municipio le ha decretata una piccola lapide di marmo, visto il suo zelo e l’amore alle sue umili fatiche.

….. Giustina Marangio ha fatto il concorso, è riuscita una delle prime, insegna nella scuola elementare del quartiere Chiaia, nella terza classe, e ha ottenuto finanche che la direttrice della scuola fosse traslocata a Portici, assumendo lei la direzione, con una indennità. È lei che inventò un nuovo metodo di punizione delle bambine: metter loro sul capo lo strofinaccio sudicio d’inchiostro, di polvere di gesso, con cui si puliscono i banchi o le lavagne. Ed è anche lei che ha inventato un nuovo metodo, per non fare tardare le alunne, alla scuola: si mette alla porta, con l’orologio in mano, e a chiunque arriva dopo le otto, sequestra la colazione implacabilmente. Molte bimbe hanno disertato dopo questo.

….. Bellezza, Fraccacreta, Jaquinangelo, hanno ripetuto il terzo anno di corso: Fraccacreta è chiusa nel convento delle monache a Sant’Agostino alla Zecca, e vi fa la maestra. Nessuna notizia di Bellezza e di Jacquinangelo.

….. De Sanctis ripete, per la terza volta, il terzo anno di corso.

... Teresina Ponzio, l’innamorata del sole, ha fatto il concorso, è riuscita, ha insegnato nella scuola del quartiere Vicaria, in prima superiore, con risultati mediocri, per disattenzione. Nel medesimo tempo ha pubblicato delle poesie amorose in un giornale letterario, intitolato l’Alcione, e una novella sentimentale intitolata Amor sprezzato, in un opuscolo, dell’editore Carluccio di Napoli, con la dedica: a te, che non devi amarmi. Due volte è stata chiamata dal provveditore e biasimata per queste sue pubblicazioni esaltate, ma nulla si è ottenuto. Un giorno, mentre l’ispettore scolastico visitava la sua classe, esaminando le alunne e trovandole molto indietro nello studio, come trascuratissime nella condotta, la vide nascondere in fretta un foglio bianco sotto il registro di presenza: richiesta di consegnarlo, si è turbata, ha pianto, ha dato il foglio. Era una lettera d’amore a un noto uomo napoletano, ammogliato e con prole: e sebbene si trattasse di un amore non corrisposto, pure esso denotava nella Ponzio un colpevole traviamento, incompatibile con le sue delicate funzioni di educatrice. Ella è stata destituita. Perdute le sue traccie.

..... Luisetta Deste. Entrata come istitutrice in una famiglia ricca: ne sposerà, fra giorni, un vecchio parente che ha, per lei, diseredato quattro nepoti. Sempre carina.

..... Mazza: recita in una compagnia di terz’ordine, nei teatri di provincia. Era ad Albenga, ultimamente.

..... Mercanti. Insegna nel ritiro di suor Orsola Benincasa; sua matrigna e sua cognata avendo fatto di tutto per cacciarla di casa. Nelle giornate di vacanza fa dei fiori artificiali: è stata premiata all’ultima Esposizione di Milano.

... La Barracco. Non ha potuto aspettare l’esito del concorso, è andata come maestra in un comune di Calabria Citra. Pare che il clima un po’ rigido nell’inverno le avesse danneggiato molto i nervi: ha fatto due o tre volte la domanda per essere traslocata, ma non ha potuto ottenere nulla. Ella ha scritto delle lunghe lettere all’ispettore, al provveditore, al ministro, scongiurando tutti quanti, che la togliessero da quel tormento: ma in tutto quello che scriveva si notava un principio di forte eccitamento nervoso. Quando l’ispettore è capitato nel suo villaggio, essa gli si è buttata ai piedi, piangendo, convulsa, perchè l’aiutasse in qualche modo a uscire da quell’inferno: l’ispettore, commosso, ha promesso di adoperarsi per lei. Dopo, pare l’abbia dimenticata. L’anno scorso, di marzo, ella ha comperato, in tre volte, dallo speziale, tre paste di cantaridi per vescicanti, col pretesto di infermità: e le ha mangiate tutt’e tre. Ella ha sofferto due giorni di spasimi atroci, si è pentita di quel suicidio, ha invocato le sorelle, i fratelli, le amiche: ma non è stato possibile di salvarla. Dopo morta hanno ritrovato il suo giornale: non avendo neppure a chi scrivere le sue pene, ella si dirigeva a un essere immaginario. Il giornale è stato mandato alla sorella più grande: esso è straziante.

..... Maria Valente. Riuscita al concorso, fa la maestra nella scuola elementare del quartiere Avvocata, in prima superiore, con buon risultato, ma senza aver avuto ancora avanzamento, causa la mancanza di appoggi.

..... Abbamonte. Riuscita al concorso, fa la maestra elementare nel regio educandato dei Miracoli: nulla a dire.

..... Checchina Vetromile. Riuscita al concorso, ha fatto la maestra per un anno, con lode, poi ha sposato un negoziante di calzoleria, che ha una fabbrica nazionale di scarpe e ne manda anche all’estero. Checchina tiene i conti, tiene la corrispondenza e sorveglia la vendita: quando le sue compagne di scuola vanno a comperare le scarpe da lei, fa loro risparmiare qualche cosa e annoda lei stessa il pacchetto con un nastro azzurro.

..... La Scapolatiello. Non ha fatto concorso, non ha ripetuto il terzo corso, non ha fatto esame di riparazione, non ha preso neppure il posto in qualche asilo. Nel settembre sua sorella si è maritata ed è rimasta in casa: essendo povera gente, non sono andati a viaggiare, gli sposi hanno fatto la luna di miele in casa. La Scapolatiello ha manifestato l’intenzione di farsi suora di carità, ma le mancavano i quattrini per la dote. Un giorno che, dopo tre o quattro tentativi inutili per riuscire a qualche cosa, ella stava sul balcone, al quarto piano, con una sorella e suo cognato, ha detto loro: vado un momento sul terrazzo. E salita al quinto piano, sul terrazzo, ha scritto sopra un pezzettino di carta: vi voglio tanto bene, non mi dimenticate, ha arrotolato questo fogliettino di carta, ha chiamato da sopra sua sorella, le ha sorriso, le ha mandato un bacio, ha buttato prima il fogliolino nel balcone, poi si è buttata giù, lei, nella strada. La sorella e il cognato se la son vista precipitare innanzi, come un fagotto di cenci. Dev’essere morta prima di giungere in terra, per la congestione cerebrale.

..... Isabella Diaz. La prima riuscita nel concorso. Passata subito a insegnare in quarta classe, alla scuola del Gesù. Risultati eccezionali. Semplificato il metodo di sillabazione, modificato l’insegnamento della geografia, in meglio. Fondato un giardino d’infanzia a Portici e un asilo a Pozzuoli, riordinate le scuole di Sarno. Sempre orrenda. Prima medaglia d’oro all’ultima esposizione pedagogica. Direttrice della scuola più popolosa di Napoli: da lei parte la prima abolizione dei vecchi metodi punitivi.

 



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