CAP.
II
LA POSSIBILITÀ NUOVA
Fino a quando l'uomo
restò inesorabilmente avvinto alla superficie della terra, fu costretto a
svolgere tutte le sue attività su tale superficie, adattandole ad essa. La guerra,
costituendo una attività necessitante, per la sua esplicazione, movimenti di
forze, fu intimamente legata alla superficie della terra, che le impose le sue
condizioni e ne determinò le caratteristiche essenziali.
La superficie terrestre,
date le sue asperità, presenta ostacoli d'ogni genere che rendono più o meno
difficile il movimento sopra di essa, talché per facilitare il movimento
stesso, l'uomo ha dovuto adattarsi a muovere essenzialmente lungo le linee di
più agevole percorribilità, intervenendo colla sua opera, lunga e faticosa, per
facilitare il transito attraverso le zone di più difficile percorribilità.
Così, poco alla volta, la superficie terrestre venne man mano coprendosi di
linee, variamente intersecantisi, di facile transito, separate da zone di
transito meno agevole, talvolta impossibile.
La superficie marittima,
essendo uniforme ovunque, presenta una percorribilità uguale dappertutto, ma,
essendo limitata da coste, non permette di riunire che punti situati sulle
medesime, mediante linee arbitrarie, ma, molto spesso, costrette a passare per
punti obbligati od a eseguire lunghi percorsi attorno alle coste stesse.
L'azione guerresca viene
sinteticamente determinata da due semplici ed opposte volontà. Da una parte vi
è chi intende occupare una certa zona della superficie, dall'altra chi intende
opporsi a che quella certa zona venga occupata dall'avversario.
Chi attacca procede
colle sue forze per quelle linee di più facile percorribilità che lo conducono
nella zona che intende occupare; chi difende tenta impedire tale procedere, e
perciò schiera le sue forze normalmente alle linee percorse dal nemico, onde
opporsi all'avanzare di questo. E, per più facilmente opporsi all'avversario,
cerca schierarsi là dove le condizioni della superficie lo favoriscono, cioè
sulle linee di ostacolo più difficili ad attraversare. Queste linee, essendo
naturali e dipendenti dalla quasi immutabile forma della superficie, come sono
immutabili le zone più ricche e più fertili, quindi più ambite dai popoli, ne
risulta che determinate regioni sembrano dal destino essere segnate a
costituire, in tutte le epoche, i campi di lotta degli uomini.
Tutto dovendosi svolgere
sulla superficie, la guerra non poteva risultare che da movimenti ed urti di
linee adagiate sulla superficie stessa. Per vincere, ossia per procedere verso
la zona ambita, era necessario rompere una linea di forze ed aprirsi il
passaggio attraverso di essa. Poco alla volta, venendo la guerra ad impegnare
tutte le risorse dei popoli in lotta, le nazioni combattenti vennero a
proiettare tutte le loro forze sulle linee di combattimento, dando, a queste,
estensioni sempre più grandi, finché, nella grande guerra, l'estensione di tali
linee fu la massima compatibile colla superficie, giungendo a chiudere ogni possibile
passaggio.
Dietro queste linee,
oltre una certa distanza da esse, distanza determinata dalla massima gittata
delle armi da fuoco, la guerra non era in grado di far sentire, in modo
diretto, la sua ripercussione. Oltre quella distanza non poteva giungere alcuna
offesa nemica, e la vita poteva quindi trascorrere in una completa sicurezza ed
in una relativa tranquillità. Il campo di battaglia veniva nettamente limitato:
i combattenti costituivano una categoria a parte di cittadini, all'uopo
organizzati e disciplinati: vi era perfino una distinzione legale fra
belligeranti e non belligeranti. Così, nella grande guerra, benché essa venisse
ad interessare profondamente popoli interi, avvenne che, mentre una minoranza
di cittadini combatteva e moriva, la maggioranza viveva e lavorava per fornire
alla minoranza mezzi per combattere. Tutto ciò perché non era possibile
oltrepassare le linee senza prima spezzarle.
Ma tutto ciò, ora, cade,
perché, ora è possibile oltrepassare le linee senza prima spezzarle.
L'aereo dispone di
questa capacità. Esso muove entro l'atmosfera che sovrasta tutta la superficie
della Terra e rappresenta un mezzo di una uniformità completa. L'aereo risulta
perciò indipendente dalla superficie, capace di muovere in tutte le direzioni
con uguale facilità. Le asperità che presenta la superficie terrestre e la
varia conformazione delle coste che limitano quelle marittime non lo
interessano, e, come può trasferirsi fra due punti qualunque della terra per la
via più breve - la linea retta - vi si può trasferire per innumerevoli vie
diverse ed arbitrarie. Tutto ciò che l'uomo può fare sulla superficie non tange
l'aereo capace di muovere lungo la terza dimensione. Tutto ciò che, dai
primordi dell'umanità, ha imposto alla guerra le sue condizioni e ne ha
determinato le caratteristiche essenziali, non ha più alcuna influenza
sull'azione aerea.
Per suo mezzo, la guerra
può far sentire la sua ripercussione diretta oltre la più lunga gittata delle
armi da fuoco impiegate sulla superficie, per centinaia e centinaia di
chilometri, su tutto il territorio ed il mare nemico. Non più possono esistere
zone in cui la vita possa trascorrere in completa sicurezza e con relativa
tranquillità. Non più il campo di battaglia potrà venire limitato: esso sarà
solo circoscritto dai confini delle nazioni in lotta: tutti diventano
combattenti perché tutti sono soggetti alle dirette offese del nemico: più non
può sussistere una divisione fra belligeranti e non belligeranti.
Le linee di forza
adagiate sulla superficie non servono più a proteggere ciò che sta dietro di
esse; la vittoria sulla superficie non preserva dalle offese aeree
dell'avversario il popolo che ha conseguito la vittoria, fino a che questa non
abbia permesso di distruggere, occupando materialmente il territorio avversario,
ciò che dà vita alle forze aeree nemiche.
Tutto ciò deve,
inevitabilmente, produrre un profondo mutamento nelle forme della guerra,
perché le caratteristiche essenziali vengono ad esserne radicalmente mutate, ed
intuitivamente si comprende come i successivi progressi dell'arma aerea, sia
dal lato tecnico che dal lato impiego, debbano portare ad una successiva
svalorizzazione delle armi adatte a combattere sulla superficie; in quanto
queste armi verranno a trovarsi in condizioni sempre più sfavorevoli per
adempiere ad uno dei loro essenziali mandati, quale è quello di proteggere ed
assicurare il paese che sono incaricate di difendere.
Il fatto brutale, ma
innegabile, che deve imporsi alla nostra mente e scuoterla, è questo: il più
forte Esercito schierato sulle Alpi e la più forte Marina incrociante nei
nostri mari, allo stato attuale della tecnica aeronautica, non potrebbero far
nulla di effettivamente pratico per impedire, dato un conflitto, che un nemico,
convenientemente preparato, ci distrugga, se tale fosse il suo beneplacito,
Roma, Milano, Venezia, od una qualunque delle nostre cento città.
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