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Giulio Douhet
Il dominio dell'aria

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  • LIBRO PRIMO
    • PARTE PRIMA     LA NUOVA FORMA DELLA GUERRA
      • CAP. II   LA POSSIBILITÀ NUOVA
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CAP. II

 

LA POSSIBILITÀ NUOVA

 

Fino a quando l'uomo restò inesorabilmente avvinto alla superficie della terra, fu costretto a svolgere tutte le sue attività su tale superficie, adattandole ad essa. La guerra, costituendo una attività necessitante, per la sua esplicazione, movimenti di forze, fu intimamente legata alla superficie della terra, che le impose le sue condizioni e ne determinò le caratteristiche essenziali.

La superficie terrestre, date le sue asperità, presenta ostacoli d'ogni genere che rendono più o meno difficile il movimento sopra di essa, talché per facilitare il movimento stesso, l'uomo ha dovuto adattarsi a muovere essenzialmente lungo le linee di più agevole percorribilità, intervenendo colla sua opera, lunga e faticosa, per facilitare il transito attraverso le zone di più difficile percorribilità. Così, poco alla volta, la superficie terrestre venne man mano coprendosi di linee, variamente intersecantisi, di facile transito, separate da zone di transito meno agevole, talvolta impossibile.

La superficie marittima, essendo uniforme ovunque, presenta una percorribilità uguale dappertutto, ma, essendo limitata da coste, non permette di riunire che punti situati sulle medesime, mediante linee arbitrarie, ma, molto spesso, costrette a passare per punti obbligati od a eseguire lunghi percorsi attorno alle coste stesse.

L'azione guerresca viene sinteticamente determinata da due semplici ed opposte volontà. Da una parte vi è chi intende occupare una certa zona della superficie, dall'altra chi intende opporsi a che quella certa zona venga occupata dall'avversario.

Chi attacca procede colle sue forze per quelle linee di più facile percorribilità che lo conducono nella zona che intende occupare; chi difende tenta impedire tale procedere, e perciò schiera le sue forze normalmente alle linee percorse dal nemico, onde opporsi all'avanzare di questo. E, per più facilmente opporsi all'avversario, cerca schierarsi dove le condizioni della superficie lo favoriscono, cioè sulle linee di ostacolo più difficili ad attraversare. Queste linee, essendo naturali e dipendenti dalla quasi immutabile forma della superficie, come sono immutabili le zone più ricche e più fertili, quindi più ambite dai popoli, ne risulta che determinate regioni sembrano dal destino essere segnate a costituire, in tutte le epoche, i campi di lotta degli uomini.

Tutto dovendosi svolgere sulla superficie, la guerra non poteva risultare che da movimenti ed urti di linee adagiate sulla superficie stessa. Per vincere, ossia per procedere verso la zona ambita, era necessario rompere una linea di forze ed aprirsi il passaggio attraverso di essa. Poco alla volta, venendo la guerra ad impegnare tutte le risorse dei popoli in lotta, le nazioni combattenti vennero a proiettare tutte le loro forze sulle linee di combattimento, dando, a queste, estensioni sempre più grandi, finché, nella grande guerra, l'estensione di tali linee fu la massima compatibile colla superficie, giungendo a chiudere ogni possibile passaggio.

Dietro queste linee, oltre una certa distanza da esse, distanza determinata dalla massima gittata delle armi da fuoco, la guerra non era in grado di far sentire, in modo diretto, la sua ripercussione. Oltre quella distanza non poteva giungere alcuna offesa nemica, e la vita poteva quindi trascorrere in una completa sicurezza ed in una relativa tranquillità. Il campo di battaglia veniva nettamente limitato: i combattenti costituivano una categoria a parte di cittadini, all'uopo organizzati e disciplinati: vi era perfino una distinzione legale fra belligeranti e non belligeranti. Così, nella grande guerra, benché essa venisse ad interessare profondamente popoli interi, avvenne che, mentre una minoranza di cittadini combatteva e moriva, la maggioranza viveva e lavorava per fornire alla minoranza mezzi per combattere. Tutto ciò perché non era possibile oltrepassare le linee senza prima spezzarle.

Ma tutto ciò, ora, cade, perché, ora è possibile oltrepassare le linee senza prima spezzarle.

L'aereo dispone di questa capacità. Esso muove entro l'atmosfera che sovrasta tutta la superficie della Terra e rappresenta un mezzo di una uniformità completa. L'aereo risulta perciò indipendente dalla superficie, capace di muovere in tutte le direzioni con uguale facilità. Le asperità che presenta la superficie terrestre e la varia conformazione delle coste che limitano quelle marittime non lo interessano, e, come può trasferirsi fra due punti qualunque della terra per la via più breve - la linea retta - vi si può trasferire per innumerevoli vie diverse ed arbitrarie. Tutto ciò che l'uomo può fare sulla superficie non tange l'aereo capace di muovere lungo la terza dimensione. Tutto ciò che, dai primordi dell'umanità, ha imposto alla guerra le sue condizioni e ne ha determinato le caratteristiche essenziali, non ha più alcuna influenza sull'azione aerea.

Per suo mezzo, la guerra può far sentire la sua ripercussione diretta oltre la più lunga gittata delle armi da fuoco impiegate sulla superficie, per centinaia e centinaia di chilometri, su tutto il territorio ed il mare nemico. Non più possono esistere zone in cui la vita possa trascorrere in completa sicurezza e con relativa tranquillità. Non più il campo di battaglia potrà venire limitato: esso sarà solo circoscritto dai confini delle nazioni in lotta: tutti diventano combattenti perché tutti sono soggetti alle dirette offese del nemico: più non può sussistere una divisione fra belligeranti e non belligeranti.

Le linee di forza adagiate sulla superficie non servono più a proteggere ciò che sta dietro di esse; la vittoria sulla superficie non preserva dalle offese aeree dell'avversario il popolo che ha conseguito la vittoria, fino a che questa non abbia permesso di distruggere, occupando materialmente il territorio avversario, ciò che vita alle forze aeree nemiche.

Tutto ciò deve, inevitabilmente, produrre un profondo mutamento nelle forme della guerra, perché le caratteristiche essenziali vengono ad esserne radicalmente mutate, ed intuitivamente si comprende come i successivi progressi dell'arma aerea, sia dal lato tecnico che dal lato impiego, debbano portare ad una successiva svalorizzazione delle armi adatte a combattere sulla superficie; in quanto queste armi verranno a trovarsi in condizioni sempre più sfavorevoli per adempiere ad uno dei loro essenziali mandati, quale è quello di proteggere ed assicurare il paese che sono incaricate di difendere.

Il fatto brutale, ma innegabile, che deve imporsi alla nostra mente e scuoterla, è questo: il più forte Esercito schierato sulle Alpi e la più forte Marina incrociante nei nostri mari, allo stato attuale della tecnica aeronautica, non potrebbero far nulla di effettivamente pratico per impedire, dato un conflitto, che un nemico, convenientemente preparato, ci distrugga, se tale fosse il suo beneplacito, Roma, Milano, Venezia, od una qualunque delle nostre cento città.

 

 

 




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