CAP.
VII
LE CONSEGUENZE
ESTREME
Conquistare il dominio
dell'aria vuol dire vincere, ed essere battuti nell'aria vuol dire essere
vinti e costretti ad accettare quelle qualsiasi condizioni che al nemico
piaccia imporci.
Questa affermazione, che
per me rappresenta l'evidenza stessa, si presenterà sempre più vera agli occhi
dei lettori mano mano che scorreranno questo studio, che, discendendo dal
generale al particolare, la chiarirà in modo, spero, completo.
Da tale affermazione si
trae immediatamente questo primo corollario:
Per assicurare la Difesa nazionale è
necessario e sufficiente mettersi nelle condizioni di conquistare, in caso di
confitto, il dominio dell'aria.
Dal quale deriva,
necessariamente, questo secondo corollario:
Tutto ciò che una
nazione è disposta a fare per assicurare la sua difesa deve venire diretto allo
scopo di provvederla di quei mezzi che, in caso di conflitto, sono adatti alla
conquista del dominio dell'aria.
Ogni sforzo, ogni
energia, ogni risorsa distratta da questo scopo essenziale, rappresenta una
probabilità in meno di conquistare il dominio dell'aria, una probabilità in più
di venire, in caso di guerra, sconfitti. Ogni distrazione dallo scopo
essenziale rappresenta un errore.
Per conquistare il
dominio dell'aria, ossia per giungere ad impedire al nemico di volare, è
necessario privare il nemico di tutti i mezzi di volo, sia in volo, sia nelle
loro basi, sia negli stabilimenti di produzione: dovunque, insomma, possono
trovarsi o crearsi.
Una tale azione
distruggitrice non può esplicarsi che nell'aria o nell'interno del paese
avversario, perciò non può venire compiuta che da mezzi aerei. I mezzi di
guerra terrestri e marittimi non possono concorrere ad una simile opera
distruggitrice in alcun modo. Quindi:
Il dominio dell'aria non
può venire conquistato che da una adeguata forza aerea.
Legando questo assioma
al primo corollario più sopra enunciato possiamo trarre la seguente conseguenza
di fondamentale portata pratica:
La Difesa nazionale non può
essere assicurata che da una forza aerea atta, in caso di conflitto, a
conquistare il dominio dell'aria
Questa proposizione
contrasta completamente colla concezione attuale della Difesa nazionale e porta
in primo piano l'importanza delle armi aeree. Ma per negarla è necessario
negare il valore del dominio dell'aria.
Il contrasto con tutto
il passato è turbante, ma anche la conquista dello spazio per parte dell'uomo è
un fatto che non può non turbare.
È, come ho già
accennato, il completo capovolgimento dei valori di fronte ad un valore nuovo
ed impensato. Le forze terrestri e marittime hanno finora dominato, ed il loro
dominio era incontrastato: lo spazio era precluso all'uomo. Non c'è nessuna
ragione che, a priori, possa escludere, nei reciproci rapporti, che le
armi dell'aria possano predominare su quelle terrestri e marittime. Studiando
questi reciproci rapporti si giunge appunto alla conclusione che le armi
dell'aria sono destinate a predominare su quelle terrestri e marittime: queste,
in causa del loro limitato potere offensivo e raggio di azione, vengono a
svalorizzarsi rispetto alle armi aeree, il cui potere offensivo ed il cui
raggio d'azione sono di un ordine di grandezza enormemente superiore.
Come ho detto, ci
troviamo in un punto singolare della curva che segna l'evoluzione delle forme
della guerra; da questo punto la curva si getta bruscamente in un'altra
direzione, rompendo ogni continuità.
Perciò, se noi tenteremo
di procedere distaccandoci il meno possibile dall'andamento fin qui seguito,
non faremo che distaccarci dalla realtà, e finiremo per trovarci, ben presto,
completamente al di fuori della realtà stessa. Per seguire la realtà, dobbiamo,
come essa fa, bruscamente cambiar rotta.
Se i fatti, il
ragionamento e la coscienza ci dicono che i valori relativi dell'Esercito e
della Marina vengono a decadere di fronte a quello delle forze aeree, noi
faremmo opera improduttiva, anzi contraria alla reale efficienza della Difesa
nazionale, se ci ostinassimo, nel campo pratico, a voler dare all'Esercito ed
alla Marina valori fittizi, non rispondenti, cioè, alla realtà.
Evidentemente, poiché natura
non facit saltum e tanto meno ne fa l'uomo, io non pretendo che, dall'oggi
al domani, si capovolgano le cose: si aboliscano Esercito e Marina per
conservare ed accrescere solo le forze aeree.
Io chiedo, per ora,
unicamente che si incominci a dare alle forze aeree l'importanza che esse
meritano - ed in Italia siamo ancora molto lontani da ciò - e che si adotti il
seguente concetto di natura media e transitoria:
Tendere alla progressiva
diminuzione delle forze terrestri e marittime ed al progressivo accrescimento
delle forze aeree atte alla conquista del dominio dell'aria.
Concetto che ci
avvicinerà tanto più alla realtà quanto più la tendenza sarà decisa verso i
limiti estremi.
La vittoria arride a chi
precede le trasformazioni delle forme della guerra, non a chi si adatta alle
trasformazioni stesse. In questo periodo di passaggio brusco da una forma ad
un'altra completamente diversa, chi per primo si getterà arditamente e
decisamente sulla nuova via godrà di un vantaggio incalcolabile, perché godrà
di tutto il vantaggio che la nuova forma dà sulla vecchia.
La nuova forma della
guerra, esaltando all'estremo i vantaggi dell'offensiva, produrrà
inevitabilmente una rapidissima decisione dei conflitti armati. Chi non si sarà
preparato a combattere la nuova guerra, non avrà più il tempo, non di
prepararsi, ma di orientarsi. Chi, per primo, sarà preparato alla nuova guerra,
potrà ottenere la vittoria non solo rapidamente, ma coi minimi mezzi e coi
minimi sacrifici. Quando la trasformazione sarà completa, la guerra, pur
rapidamente decidendosi, impegnerà forze aeree sempre più formidabili; ma, nel
periodo di transizione, sarà sufficiente una forza limitata per annullare
completamente il valore dell'esercito e della marina avversaria, e vincere.
Se per decidersi si
aspetta l'esempio altrui, è evidente che si rimane indietro; e rimanere
indietro in questo periodo, vuol dire venir battuti, in caso di guerra.
E, come ho già
accennato, si verifica attualmente questo fatto curioso: l'Intesa, per assicurarsi
contro le possibili velleità di rivincita tedesca, ha messo la Germania nelle condizioni
di gettarsi risolutamente sulla via che più sicuramente può condurla alla
rivincita.
Di fatto, la Germania, impedita di
armarsi per terra e per mare, sarà indotta ad armarsi nell'aria. Come vedremo,
una forza aerea atta a conquistare il dominio dell'aria, specie in questo primo
periodo, esige mezzi molto limitati, poco personale, poche risorse, e tutto può
venire predisposto senza risvegliare l'attenzione dei probabili avversari:
l'attrattiva di liberarsi, con grande facilità, dal gioco impostole trascinerà
certamente la Germania
sulla nuova via2.
Questa nuova via è
economica. Essa permette di provvedere alla Difesa nazionale con un dispendio
di energie e di risorse molto minore, quando si diano i giusti valori
rispettivi alle armi del cielo, della terra e del mare.
Ricordiamo che, in
Inghilterra, vi sono già stati degli ammiragli che si sono posti il problema se
è più conveniente costruire dreadnoughts oppure aeroplani: ricordiamo
che negli Stati Uniti si sono già fatti esperimenti pratici, i quali hanno
dimostrato che, mediante aeroplani, si possono affondare corazzate.
Ci troviamo in quell'ora
nella quale non è più possibile ignorare il problema, ed è necessario, invece,
guardarlo nel bianco degli occhi per prendere una risoluzione decisa
nell'interesse della Difesa nazionale.
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