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Giulio Douhet
Il dominio dell'aria

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  • LIBRO PRIMO
    • PARTE SECONDA   L'ARMATA AEREA
      • CAP. XI   L'UNITÀ DI COMBATTIMENTO
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CAP. XI

 

L'UNITÀ DI COMBATTIMENTO

 

Le unità da combattimento hanno lo scopo di sbarazzare la via, dalle possibili opposizioni aeree del nemico, alle unità da bombardamento affinché queste possano compiere le loro missioni. Esse debbono quindi essere adatte essenzialmente a combattere nell'aria; conviene quindi, anzitutto, che ci formiamo un'idea, il più che possibile esatta, del combattimento nell'aria.

Prima della grande guerra molti negavano perfino la possibilità del combattimento nell'aria, tanto che i primi apparecchi che si impiegarono in guerra erano sprovvisti di armi adatte al combattimento nell'aria, salvo, forse, qualche rara eccezione.

Al combattimento nell'aria, invece, bisogna necessariamente venire: qualunque azione compia il nemico, la compie a suo vantaggio e contro di noi, perciò qualunque azione nemica deve venire contrastata. Non era possibile ammettere, ad esempio, che i nostri apparecchi da ricognizione, incontrando apparecchi da ricognizione nemici, non agissero in alcun modo per impedir loro la ricognizione sopra di noi, e viceversa.

Così nacque il combattimento nell'aria, spontaneamente, per la necessità delle cose; gli apparecchi si armarono e gli aviatori cercarono di offendersi e di difendersi. Da queste prime lotte si vide subito che erano enormemente avvantaggiati gli apparecchi possedenti una velocità superiore, perché a questi era permesso, a volontà, attaccare o sfuggire all'attacco, mentre i più lenti erano costretti a subire il beneplacito dell'avversario.

Da questa osservazione nacquero gli apparecchi da caccia, che, appunto, vennero detti così perché la loro missione, fin da principio, fu quella di cacciare gli apparecchi nemici da esplorazione, di artiglieria, ecc.

Negli apparecchi caccia vennero esaltate la velocità e l'armamento, ed è naturale che, immediatamente, essi prendessero il predominio, per quanto riguardava il combattimento nell'aria, contro gli apparecchi d'altro tipo. Allora per proteggere gli apparecchi d'altro tipo, ai quali non era possibile gareggiare in velocità coi caccia, si sentì la necessità di neutralizzare l'azione degli apparecchi caccia nemici con apparecchi similari, ossia con apparecchi capaci, direi quasi, di dare la caccia ai caccia.

Sorse allora una gara per ottenere apparecchi velocissimi - più veloci degli avversari - e maneggevolissimi - cioè capaci di compiere le così dette acrobazie, mediante le quali, in caso di inferiorità, l'apparecchio può riuscire a troncare il combattimento ed a fuggire. In questa gara tutto si sacrificò per ottenere la massima velocità, la massima maneggevolezza e la massima rapidità di salita, quest'ultimo requisito essendo indispensabile per ottenere il predominio. Così l'equipaggio venne ridotto al minimo: il solo pilota, incaricato anche del maneggio delle armi, ed il raggio d'azione pure al minimo: un'ora o poco più di volo. E la missione dei caccia fu quella di abbattere gli apparecchi nemici di altri tipi e di proteggere gli apparecchi propri di altri tipi dai caccia nemici.

Trattandosi di apparecchi velocissimi e di un impiego che richiedeva l'uso delle acrobazie, quindi di una condotta difficile, si affidarono ai migliori e più audaci piloti.

I caccia vennero immediatamente in grande favore essenzialmente per due ragioni. Gli apparecchi d'altro tipo: di esplorazione, di artiglieria, da bombardamento, venivano incaricati di missioni precise e definite, durante lo svolgimento delle quali si trovavano in manifeste condizioni di inferiorità in caso d'incontro con caccia avversari. Gli apparecchi da caccia, invece, avevano missioni meno definite: o andavano alla ricerca di apparecchi nemici d'altro tipo, in confronto dei quali si trovavano in manifeste condizioni di superiorità, o capitava loro di incontrare caccia nemici, di fronte ai quali le condizioni generalmente si equivalevano, ed era loro concesso di impegnare combattimento o di sfuggirlo, o, impegnatolo, di troncarlo. La missione dei caccia era quindi più brillante, meno inquadrata ed anche, in un certo senso meno pericolosa. Di qui il favore dei piloti per tale specialità. L'impiego dei caccia era quello che si svolgeva più in vista dei grandi comandi e che a questi rendeva servizi, dirò così, più diretti. Il nemico tentava di bombardare le sedi dei grandi Comandi, e contro questi tentativi si osservò che il mezzo di opposizione più idoneo erano appunto i caccia, come quegli apparecchi che, per la grande rapidità di ascesa, riuscivano a levarsi in tempo non appena segnalata la minaccia nemica, e, levatisi, a più facilmente abbattere i lenti apparecchi da bombardamento. Così i caccia furono impiegati per la così detta polizia del cielo e vennero a godere del favore degli alti Comandi, ai quali, almeno durante il giorno, potevano procurare la tranquillità.

Questo duplice favore che incontrarono quasi immediatamente gli apparecchi da caccia produsse il rapido accrescimento di questa specialità, ma, nel tempo stesso, deviò dalla netta visione del problema e dalla esatta comprensione del valore del dominio dell'aria.

Spesso accadde, durante la guerra, che una delle nazioni belligeranti, la cui aviazione da caccia riusciva ad abbattere al nemico un numero superiore di apparecchi di quelli che il nemico le abbatteva, dichiarò di possedere il dominio dell'aria, mentre, in realtà, non possedeva che un temporaneo predominio che, se rendeva più difficili le operazioni aeree nemiche, non le escludeva affatto, tanto è vero che, fino al giorno degli armistizi, tutti i belligeranti compirono azioni aeree.

L'apparecchio da caccia, nonostante le sue attitudini offensive, fu un apparecchio adoperato difensivamente, né poteva essere diversamente, dato che il suo piccolo raggio d'azione lo costringeva ad attendere il nemico, non ad andarlo a cercare, oppure ad andarlo a cercare dove il nemico intendeva compiere operazioni sopra di noi. Così la caccia veniva impiegata per abbattere apparecchi nemici tentanti ricognizioni o facenti servizio d'artiglieria, oppure per difendere centri importanti da bombardamenti aerei. Dato ciò, il loro impiego fu sempre disseminato ed i combattimenti aerei assunsero la forma generale di duelli aerei, nei quali veniva a rifulgere la speciale maestria ed audacia dei così detti assi.

Più che una specie di cavalleria aerea, la caccia rappresenta una accolta di cavalieri erranti nell'aria.

Ora si comprende che in ciò vi è qualche cosa di falso perché la guerra è determinata da contrasti di masse. I cavalieri erranti dell'aria debbono dar luogo alla cavalleria aerea.

Ho già accennato altrove che chi basa la sua potenzialità sulla velocità giuoca sempre una carta incerta. L'apparecchio da caccia che ne incontri uno più veloce si trasforma in apparecchio cacciato: perciò nessuna aviazione da caccia può mai avere la sicurezza di essere tale.

Gli apparecchi da caccia debbono essere apparecchi eccezionali, sempre al limite delle potenzialità tecniche del momento, e richiedono piloti eccezionali. La guerra si fa con macchine ed uomini medi. Bisogna perciò modificare il concetto del combattimento nell'aria finora prevalso.

Nel combattimento aereo, ciò che determina la vittoria è la potenza del fuoco che si può esercitare sull'avversario; la velocità non serve che per raggiungerlo o per sfuggirlo.

Un apparecchio lento, ma armato in modo da potere costituire attorno a sé uno sbarramento di fuoco, si trova in grado di abbattere l'apparecchio da caccia più veloce.

Un'unità da combattimento, composta di apparecchi lenti ma armati in modo da costituire attorno a sé uno sbarramento di fuoco, si trova in grado di sostenere l'attacco di cacciatori, pur non potendo sfuggire a tale attacco, né inseguire i cacciatori stessi.

Ora all'unità da combattimento non è affatto necessariosfuggire gli attacchi, né andare alla ricerca dell'avversario aereo. Ho detto che lo scopo dell'unità da combattimento è quello di sbarazzare la strada, dalle possibili opposizioni aeree nemiche, alle unità di bombardamento, affinché queste possano compiere le loro missioni.

Un'unità da bombardamento, partendo da A, deve portarsi a bombardare B. Lo scopo è bombardare B. Le unità da combattimento non hanno altra missione se non quella di sbarazzare la strada dai possibili ostacoli aerei che possono presentarsi all'unità da bombardamento fra A e B.

Sta al nemico impedire, se può, il bombardamento di B. Sta al nemico attaccare, cercare il combattimento. Se il nemico non attacca, tanto meglio, il bombardamento di B sarà eseguito con tanto maggiore tranquillità. Se attacca, ci sono appunto le unità da combattimento per respingere gli attacchi.

Perciò le unità da combattimento non hanno bisogno di possedere una velocità che permetta loro di costringere il nemico alla lotta. È invece sufficiente che abbiano una velocità tale da poter scortare le unità da bombardamento in guisa da trovarsi in grado di impegnare la lotta contro il nemico che tenti ostacolare lo sviluppo delle missioni di tali unità.

Cioè gli apparecchi da combattimento debbono possedere una velocità alquanto superiore a quella degli apparecchi da bombardamento.

Altrettanto può dirsi rispetto al raggio d'azione ed alla quota di volo. È evidente, di fatto, che il raggio d'azione e la quota di volo degli apparecchi da combattimento debbono risultare alquanto superiori a quelli degli apparecchi da bombardamento ai quali debbono fornire la scorta.

In complesso gli apparecchi da combattimento debbono possedere caratteristiche di velocità, di raggio d'azione e di quota di volo, se pure superiori, dello stesso ordine di grandezza di quelle degli apparecchi da bombardamento: da ciò si deduce che possono, nel loro insieme, essere poco differenti da questi ultimi, e cioè risultare capaci di trasportare un carico piuttosto rilevante, oltre quello dato dai materiali di consumo dell'apparato motore.

Questo carico piuttosto rilevante deve venire utilizzato per conferire all'apparecchio da combattimento la massima potenza di fuoco, e, se possibile, una certa protezione.

La massima potenza di fuoco si ottiene moltiplicando le armi a bordo e disponendole in modo da poter concentrare la massima quantità di fuoco in tutte le direzioni.

Una certa protezione si ottiene blindando leggermente le parti più vitali dell'apparecchio. Certo sarebbe assurdo pretendere una blindatura che preservasse da tutti i colpi; nulla vieta, invece, anche con blindature leggere, proteggersi da una grande quantità di colpi di schiancio.

È chiaro che apparecchi concepiti in questo senso possono presentare agli attacchi aerei intensità di fuoco di gran lunga superiore a quella degli apparecchi caccia, e quindi, rispetto al fuoco - e cioè rispetto a ciò che interessa - essere loro superiori.

Se si possiede un apparecchio da bombardamento capace di due tonnellate di bombe, è evidente che si può possedere un altro apparecchio, con velocità, raggio d'azione e quota di volo leggermente superiori, capace di una sola tonnellata di bombe.

Se in questo apparecchio, invece di trasportare bombe, si utilizza la disponibilità di carico di una tonnellata per adattarvi e caricarvi armi da fuoco convenienti, si ha un apparecchio da combattimento a rilevante intensità di fuoco.

L'unità da combattimento deve essere costituita da un certo numero di apparecchi da combattimento capaci di combattere in formazione, e la formazione deve essere tale da presentare in tutte le direzioni la massima intensità di fuoco, in modo da risultare molto pericoloso per qualsiasi aereo di avvicinarsi all'unità stessa.

Contro tali unità, che, ripeto ancora, non hanno lo scopo di imporre il combattimento ma solo di sostenerlo se attaccate, nessun vantaggio potrebbero ritrarre i caccia dalla loro maggior velocità e maggior maneggevolezza; ad essi non resterebbe che lo svantaggio del minore armamento.

Per attaccare con speranza di successo tali unità occorrono unità similari, in maggior numero, più forti, meglio armate e meglio protette.

Solo l'esperienza e la pratica possono fornire gli elementi sufficienti a determinare il numero degli apparecchi che debbono entrare nella costituzione di una unità di combattimento, la loro formazione e la loro tattica.

A me interessa solo fornire un'idea schematica, ma concreta di tali unità.

 

 

 




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