CAP.
XI
L'UNITÀ DI
COMBATTIMENTO
Le unità da
combattimento hanno lo scopo di sbarazzare la via, dalle possibili opposizioni
aeree del nemico, alle unità da bombardamento affinché queste possano compiere
le loro missioni. Esse debbono quindi essere adatte essenzialmente a combattere
nell'aria; conviene quindi, anzitutto, che ci formiamo un'idea, il più che
possibile esatta, del combattimento nell'aria.
Prima della grande
guerra molti negavano perfino la possibilità del combattimento nell'aria, tanto
che i primi apparecchi che si impiegarono in guerra erano sprovvisti di armi
adatte al combattimento nell'aria, salvo, forse, qualche rara eccezione.
Al combattimento
nell'aria, invece, bisogna necessariamente venire: qualunque azione compia il
nemico, la compie a suo vantaggio e contro di noi, perciò qualunque azione
nemica deve venire contrastata. Non era possibile ammettere, ad esempio, che i
nostri apparecchi da ricognizione, incontrando apparecchi da ricognizione
nemici, non agissero in alcun modo per impedir loro la ricognizione sopra di
noi, e viceversa.
Così nacque il combattimento
nell'aria, spontaneamente, per la necessità delle cose; gli apparecchi si
armarono e gli aviatori cercarono di offendersi e di difendersi. Da queste
prime lotte si vide subito che erano enormemente avvantaggiati gli apparecchi
possedenti una velocità superiore, perché a questi era permesso, a volontà,
attaccare o sfuggire all'attacco, mentre i più lenti erano costretti a subire
il beneplacito dell'avversario.
Da questa osservazione
nacquero gli apparecchi da caccia, che, appunto, vennero detti così perché la
loro missione, fin da principio, fu quella di cacciare gli apparecchi nemici da
esplorazione, di artiglieria, ecc.
Negli apparecchi caccia
vennero esaltate la velocità e l'armamento, ed è naturale che, immediatamente,
essi prendessero il predominio, per quanto riguardava il combattimento
nell'aria, contro gli apparecchi d'altro tipo. Allora per proteggere gli
apparecchi d'altro tipo, ai quali non era possibile gareggiare in velocità coi
caccia, si sentì la necessità di neutralizzare l'azione degli apparecchi caccia
nemici con apparecchi similari, ossia con apparecchi capaci, direi quasi, di
dare la caccia ai caccia.
Sorse allora una gara
per ottenere apparecchi velocissimi - più veloci degli avversari - e
maneggevolissimi - cioè capaci di compiere le così dette acrobazie,
mediante le quali, in caso di inferiorità, l'apparecchio può riuscire a
troncare il combattimento ed a fuggire. In questa gara tutto si sacrificò per
ottenere la massima velocità, la massima maneggevolezza e la massima rapidità
di salita, quest'ultimo requisito essendo indispensabile per ottenere il
predominio. Così l'equipaggio venne ridotto al minimo: il solo pilota,
incaricato anche del maneggio delle armi, ed il raggio d'azione pure al minimo:
un'ora o poco più di volo. E la missione dei caccia fu quella di abbattere gli
apparecchi nemici di altri tipi e di proteggere gli apparecchi propri di altri
tipi dai caccia nemici.
Trattandosi di
apparecchi velocissimi e di un impiego che richiedeva l'uso delle acrobazie,
quindi di una condotta difficile, si affidarono ai migliori e più audaci
piloti.
I caccia vennero
immediatamente in grande favore essenzialmente per due ragioni. Gli apparecchi
d'altro tipo: di esplorazione, di artiglieria, da bombardamento, venivano
incaricati di missioni precise e definite, durante lo svolgimento delle quali
si trovavano in manifeste condizioni di inferiorità in caso d'incontro con
caccia avversari. Gli apparecchi da caccia, invece, avevano missioni meno
definite: o andavano alla ricerca di apparecchi nemici d'altro tipo, in
confronto dei quali si trovavano in manifeste condizioni di superiorità, o
capitava loro di incontrare caccia nemici, di fronte ai quali le condizioni
generalmente si equivalevano, ed era loro concesso di impegnare combattimento o
di sfuggirlo, o, impegnatolo, di troncarlo. La missione dei caccia era quindi
più brillante, meno inquadrata ed anche, in un certo senso meno pericolosa. Di
qui il favore dei piloti per tale specialità. L'impiego dei caccia era quello
che si svolgeva più in vista dei grandi comandi e che a questi rendeva servizi,
dirò così, più diretti. Il nemico tentava di bombardare le sedi dei grandi
Comandi, e contro questi tentativi si osservò che il mezzo di opposizione più
idoneo erano appunto i caccia, come quegli apparecchi che, per la grande
rapidità di ascesa, riuscivano a levarsi in tempo non appena segnalata la
minaccia nemica, e, levatisi, a più facilmente abbattere i lenti apparecchi da
bombardamento. Così i caccia furono impiegati per la così detta polizia del
cielo e vennero a godere del favore degli alti Comandi, ai quali, almeno
durante il giorno, potevano procurare la tranquillità.
Questo duplice favore
che incontrarono quasi immediatamente gli apparecchi da caccia produsse il
rapido accrescimento di questa specialità, ma, nel tempo stesso, deviò dalla
netta visione del problema e dalla esatta comprensione del valore del dominio
dell'aria.
Spesso accadde, durante
la guerra, che una delle nazioni belligeranti, la cui aviazione da caccia
riusciva ad abbattere al nemico un numero superiore di apparecchi di quelli che
il nemico le abbatteva, dichiarò di possedere il dominio dell'aria, mentre, in
realtà, non possedeva che un temporaneo predominio che, se rendeva più
difficili le operazioni aeree nemiche, non le escludeva affatto, tanto è vero
che, fino al giorno degli armistizi, tutti i belligeranti compirono azioni
aeree.
L'apparecchio da caccia,
nonostante le sue attitudini offensive, fu un apparecchio adoperato difensivamente,
né poteva essere diversamente, dato che il suo piccolo raggio d'azione lo
costringeva ad attendere il nemico, non ad andarlo a cercare, oppure ad andarlo
a cercare là dove il nemico intendeva compiere operazioni sopra di noi. Così la
caccia veniva impiegata per abbattere apparecchi nemici tentanti ricognizioni o
facenti servizio d'artiglieria, oppure per difendere centri importanti da
bombardamenti aerei. Dato ciò, il loro impiego fu sempre disseminato ed i
combattimenti aerei assunsero la forma generale di duelli aerei, nei quali
veniva a rifulgere la speciale maestria ed audacia dei così detti assi.
Più che una specie di
cavalleria aerea, la caccia rappresenta una accolta di cavalieri erranti
nell'aria.
Ora si comprende che in
ciò vi è qualche cosa di falso perché la guerra è determinata da contrasti di
masse. I cavalieri erranti dell'aria debbono dar luogo alla cavalleria aerea.
Ho già accennato altrove
che chi basa la sua potenzialità sulla velocità giuoca sempre una carta
incerta. L'apparecchio da caccia che ne incontri uno più veloce si trasforma in
apparecchio cacciato: perciò nessuna aviazione da caccia può mai avere la
sicurezza di essere tale.
Gli apparecchi da caccia
debbono essere apparecchi eccezionali, sempre al limite delle potenzialità
tecniche del momento, e richiedono piloti eccezionali. La guerra si fa con
macchine ed uomini medi. Bisogna perciò modificare il concetto del
combattimento nell'aria finora prevalso.
Nel combattimento aereo,
ciò che determina la vittoria è la potenza del fuoco che si può esercitare
sull'avversario; la velocità non serve che per raggiungerlo o per sfuggirlo.
Un apparecchio lento, ma
armato in modo da potere costituire attorno a sé uno sbarramento di fuoco, si
trova in grado di abbattere l'apparecchio da caccia più veloce.
Un'unità da
combattimento, composta di apparecchi lenti ma armati in modo da costituire
attorno a sé uno sbarramento di fuoco, si trova in grado di sostenere l'attacco
di cacciatori, pur non potendo sfuggire a tale attacco, né inseguire i
cacciatori stessi.
Ora all'unità da
combattimento non è affatto necessario né sfuggire gli attacchi, né andare alla
ricerca dell'avversario aereo. Ho detto che lo scopo dell'unità da
combattimento è quello di sbarazzare la strada, dalle possibili opposizioni
aeree nemiche, alle unità di bombardamento, affinché queste possano compiere le
loro missioni.
Un'unità da
bombardamento, partendo da A, deve portarsi a bombardare B. Lo
scopo è bombardare B. Le unità da combattimento non hanno altra missione
se non quella di sbarazzare la strada dai possibili ostacoli aerei che possono
presentarsi all'unità da bombardamento fra A e B.
Sta al nemico impedire,
se può, il bombardamento di B. Sta al nemico attaccare, cercare il
combattimento. Se il nemico non attacca, tanto meglio, il bombardamento di B
sarà eseguito con tanto maggiore tranquillità. Se attacca, ci sono appunto le
unità da combattimento per respingere gli attacchi.
Perciò le unità da
combattimento non hanno bisogno di possedere una velocità che permetta loro di
costringere il nemico alla lotta. È invece sufficiente che abbiano una velocità
tale da poter scortare le unità da bombardamento in guisa da trovarsi in grado
di impegnare la lotta contro il nemico che tenti ostacolare lo sviluppo delle
missioni di tali unità.
Cioè gli apparecchi da
combattimento debbono possedere una velocità alquanto superiore a quella degli
apparecchi da bombardamento.
Altrettanto può dirsi
rispetto al raggio d'azione ed alla quota di volo. È evidente, di fatto, che il
raggio d'azione e la quota di volo degli apparecchi da combattimento debbono
risultare alquanto superiori a quelli degli apparecchi da bombardamento ai
quali debbono fornire la scorta.
In complesso gli
apparecchi da combattimento debbono possedere caratteristiche di velocità, di
raggio d'azione e di quota di volo, se pure superiori, dello stesso ordine di
grandezza di quelle degli apparecchi da bombardamento: da ciò si deduce che
possono, nel loro insieme, essere poco differenti da questi ultimi, e cioè
risultare capaci di trasportare un carico piuttosto rilevante, oltre quello
dato dai materiali di consumo dell'apparato motore.
Questo carico piuttosto
rilevante deve venire utilizzato per conferire all'apparecchio da combattimento
la massima potenza di fuoco, e, se possibile, una certa protezione.
La massima potenza di
fuoco si ottiene moltiplicando le armi a bordo e disponendole in modo da poter
concentrare la massima quantità di fuoco in tutte le direzioni.
Una certa protezione si
ottiene blindando leggermente le parti più vitali dell'apparecchio. Certo
sarebbe assurdo pretendere una blindatura che preservasse da tutti i colpi;
nulla vieta, invece, anche con blindature leggere, proteggersi da una grande
quantità di colpi di schiancio.
È chiaro che apparecchi
concepiti in questo senso possono presentare agli attacchi aerei intensità di
fuoco di gran lunga superiore a quella degli apparecchi caccia, e quindi,
rispetto al fuoco - e cioè rispetto a ciò che interessa - essere loro
superiori.
Se si possiede un
apparecchio da bombardamento capace di due tonnellate di bombe, è evidente che
si può possedere un altro apparecchio, con velocità, raggio d'azione e quota di
volo leggermente superiori, capace di una sola tonnellata di bombe.
Se in questo apparecchio,
invece di trasportare bombe, si utilizza la disponibilità di carico di una
tonnellata per adattarvi e caricarvi armi da fuoco convenienti, si ha un
apparecchio da combattimento a rilevante intensità di fuoco.
L'unità da combattimento
deve essere costituita da un certo numero di apparecchi da combattimento capaci
di combattere in formazione, e la formazione deve essere tale da presentare in
tutte le direzioni la massima intensità di fuoco, in modo da risultare molto
pericoloso per qualsiasi aereo di avvicinarsi all'unità stessa.
Contro tali unità, che,
ripeto ancora, non hanno lo scopo di imporre il combattimento ma solo di
sostenerlo se attaccate, nessun vantaggio potrebbero ritrarre i caccia dalla
loro maggior velocità e maggior maneggevolezza; ad essi non resterebbe che lo
svantaggio del minore armamento.
Per attaccare con
speranza di successo tali unità occorrono unità similari, in maggior numero,
più forti, meglio armate e meglio protette.
Solo l'esperienza e la
pratica possono fornire gli elementi sufficienti a determinare il numero degli
apparecchi che debbono entrare nella costituzione di una unità di
combattimento, la loro formazione e la loro tattica.
A me interessa solo
fornire un'idea schematica, ma concreta di tali unità.
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