PARTE
TERZA
LA GUERRA AEREA
CAP.
XIII
PRINCIPI GENERALI
Per studiare l'impiego
di una Armata Aerea bisogna partire dalla seguente considerazione: una Armata
Aerea rappresenta una rilevante capacità offensiva contro obbiettivi situati
sulla superficie, capacità offensiva che può venire lanciata, entro i limiti
del suo raggio d'azione, sul territorio o sul mare nemico colla stessa facilità
in tutte le direzioni, con una velocità di traslazione superiore a quella di
qualsiasi altro mezzo materiale, e che è provvista di mezzi atti ad aprirsi la via
attraverso le opposizioni aeree nemiche.
Immediatamente sorge il
primo principio del suo impiego: l'Armata Aerea deve venire impiegata in
massa.
Questo principio è
perfettamente identico a quello che regge la guerra terrestre e quella
marittima. L'effetto materiale e morale delle offese aeree - come di qualunque
altra offesa - è massimo quando le offese stesse vengono concentrate nello
spazio e nel tempo. D'altra parte, mantenendo unita la massa dell'Armata Aerea,
rimangono uniti anche i mezzi che questa possiede per aprirsi il varco
attraverso le opposizioni aeree nemiche; perciò la si mette nelle migliori
condizioni per superarle.
Il raggio d'azione di
un'Armata Aerea dipende dal raggio di azione degli apparecchi che la
compongono, ma, poiché tutte le unità dell'Armata Aerea non possono venire
dislocate in un solo punto, così il suo raggio d'azione dipende anche dalla
dislocazione, o schieramento, delle sue unità e dalla posizione reciproca di
tale dislocazione e della linea di confine o di schieramento sulla superficie.
Il territorio od il mare
nemico sul quale può agire in massa l'Armata Aerea si può praticamente
delimitare sulla carta, data la dislocazione delle unità dell'Armata Aerea,
segnando la linea estrema che può venire raggiunta da tutte le unità della
Armata Aerea.
È evidente che tutti i
punti del territorio e del mare nemico contenuti entro tale linea possono
venire, colla stessa facilità, raggiunti dalla massa dell'Armata Aerea in poche
ore, al massimo in tante ore quante sono le centinaia di chilometri che
rappresentano il raggio d'azione dell'Armata Aerea.
Nessun indizio può, a
priori, illuminare il nemico sul punto che verrà attaccato. L'attaccante
viene a possedere, nella maggior misura, il vantaggio costituito
dall'iniziativa delle operazioni. Data l'incertezza in cui è possibile
mantenere il nemico fino all'ultimo momento, è ben difficile che l'Armata Aerea
attaccante incontri la massa delle forze aeree avversarie e debba respingerle
per adempiere la sua missione offensiva contro la superficie. In generale, per
quanto faccia il nemico, questo non potrà opporsi che con una parte delle sue
forze.
Per poco che una Armata
Aerea sia forte, ossia possegga un certo numero di unità da bombardamento di
superfici distruggibili convenienti, l'attacco non sarà diretto contro un punto
ma contro un certo numero di punti situati in una stessa zona.
Così, come ogni unità da
bombardamento possiede la capacità di una superficie distruggibile determinata,
l'Armata Aerea possiede una capacità distruggibile di una certa zona
determinata e proporzionale al numero delle squadriglie da bombardamento che la
costituiscono.
Un'Armata Aerea che
possegga 50 unità da bombardamento, ciascuna della superficie distruggibile di 500 metri, può, in un
solo volo, distruggere completamente 50 obbiettivi nemici, centri abitati,
magazzini, centri ferroviari, stabilimenti, ecc.
Ora, se dopo aver
delimitato, come ho detto, il territorio ed il mare nemico sul quale l'Armata Aerea
può agire in massa, si fa uno studio degli obbiettivi che in tali limiti sono
contenuti, è agevole suddividere, secondo opportunità, il territorio ed il mare
soggetti in zone distruggibili contenenti ciascuna 50 obbiettivi.
Se, ad esempio, eseguita
tale suddivisione, si ottengono 10 zone, vorrà dire che l'Armata Aerea ha la
capacità di distruggere tutti gli obbiettivi nemici che si trovano sul
territorio e sul mare nemico in dieci giornate d'operazione, e non rimarrà che
determinare la successione delle zone da distruggere. Tutto ciò appare molto
semplice, ma, invece, la scelta degli obbiettivi, il loro raggruppamento in
zone e l'ordine di successione nella distruzione delle zone rappresentano la
parte più delicata e più difficile della guerra aerea e costituiscono ciò che
potrebbe definirsi la
Strategia aerea.
La scelta degli
obbiettivi dipende dallo scopo che si intende raggiungere; di fatto gli
obbiettivi variano, se si vuol conquistare il dominio dell'aria, oppure si vuol
tagliare l'esercito e la marina dalle loro basi, oppure si vuol gettare il
terrore nel paese nemico per spezzarne la resistenza morale, oppure si intende
agire contro gli organi direttivi del paese avversario, ecc.
Il decidersi per uno
scopo piuttosto che per un altro dipende da una quantità di considerazioni di
carattere militare, politico, sociale e psicologico, dipendenti dal momento e
che sul momento occorre prendere in esame.
Per esempio: ho sempre
detto che lo scopo essenziale di un'Armata Aerea è quello di conquistare il
dominio dell'aria, distruggendo tutti i mezzi aerei nemici; sembrerebbe quindi
che i primissimi obbiettivi dovrebbero sempre essere questi. Ma non è così. Se
le forze aeree del nemico si trovano ad essere in tali condizioni di
inferiorità da non potere reagire in modo sensibile, può convenire non perdere
il tempo per distruggere bersagli di poco valore: può convenire, invece,
esercitare azioni che sottopongano l'avversario a danni ben più gravi.
Ammettiamo, sempre in via
di ipotesi, che la Germania
possegga una Armata Aerea e la
Francia l'attuale aviazione militare: in questo caso, se la Germania si decidesse ad
attaccare la Francia,
le converrebbe, nella prima giornata di operazioni, distruggere 50 stabilimenti
d'aviazione francese, oppure gettare 50 superfici distruggibili su Parigi e
dintorni, per togliere alla Francia non la sua aviazione, ma il suo cervello?
Così pure il
raggruppamento degli obbiettivi in zone e la successione nella distribuzione
delle zone dipendono da fattori diversissimi e possono avere una grande
influenza sul complesso delle operazioni aeree.
Su questo argomento non
credo possibile si possano definire norme particolareggiate. Basterà tenere
presente il seguente principio, analogico ad un principio che regge anche la
guerra terrestre e quella marittima:
Arrecare all'avversario
il massimo danno il più rapidamente possibile.
Da questo principio
scaturisce immediatamente la convenienza d'iniziare la guerra aerea di
sorpresa.
Un'Armata Aerea di forza
competente possiede tale una potenza offensiva da poter produrre, contro un
nemico non pronto, danni così gravi ed irreparabili da determinare, in
pochissimi giorni, la sconfitta più completa.
Per rendersi ragione
della verità di una tale affermazione prego i miei lettori di risolvere, essi
stessi, i seguenti problemi.
Ammesso che un eventuale
nostro nemico possegga una Armata Aerea provvista di unità da bombardamento
della superficie distruggibile di 500 metri di diametro e di un raggio di azione
adeguato:
1. - Quante unità da
bombardamento occorrerebbero per tagliare tutte le comunicazioni ferroviarie
del Piemonte e della Liguria col resto dell'Italia, in un solo giorno?
2. - Quante unità da
bombardamento occorrerebbero per tagliare Roma da tutte le comunicazioni
ferroviarie, telegrafiche, telefoniche, radiotelegrafiche, gettando Roma stessa
nel terrore e nella confusione mediante la distruzione dei principali ministeri
e delle banche maggiori, in un sol giorno?
Se i lettori
ricorderanno che per superficie distruggibile di 500 m. di diametro si intende
una superficie di tale dimensione sulla quale cadano tanti proiettili
esplodenti, incendiari e venefici da distruggere tutto ciò che vi esiste e da
produrre una zona inavvicinabile per qualche giorno, risponderanno ai quesiti
posti con numeri molto piccoli, ed il loro concetto sulla potenzialità del
nuovo mezzo di guerra verrà a illuminarsi di più chiara luce.
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