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Giulio Douhet
Il dominio dell'aria

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  • LIBRO PRIMO
    • PARTE TERZA   LA GUERRA AEREA
      • CAP. XIV   LA DIFESA
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CAP. XIV

 

LA DIFESA

 

La stessa grandiosità delle possibili offese aeree porta a domandarci: come difenderci?

A questa domanda io mi sono sempre risposto: attaccando. Ho già, più di una volta, messo in rilievo le attitudini eminentemente offensive dell'arma aerea. Come la cavalleria, a meno che non scenda da cavallo, per difendere deve attaccare, così l'arma aerea, possedendo attitudini offensive ancora maggiori, per difendere non può che attaccare.

Ma sull'espressione attaccare, rispetto all'arma aerea, è necessario bene intenderci.

Supponiamo che la nazione A, minacciata da una Armata Aerea nemica B, costituita come ho indicato, si provveda di una forza aerea costituita unicamente di unità da combattimento, col concetto di attaccare, in caso di conflitto, L'Armata Aerea avversaria.

Quali risulterebbero le situazioni reciproche qualora il conflitto si dichiarasse?

Queste: la forza aerea della nazione A dovrebbe cercare l'Armata B, trovarla in aria, imporle il combattimento e vincerla.

Cercare. Dove? L'aria è perfettamente uniforme e lo spazio non può dare nessuna indicazione circa la via più probabile che l'Armata Aerea A può preferire. Perciò il cercare diventa una parola vaga ed astratta, ed il trovare una possibilità, non una probabilità.

Per imporre il combattimento occorre possedere una velocità superiore; per vincere, una potenzialità maggiore ed il concorso fortunoso delle circostanze.

Tutte le volte che la difesa aerea della nazione A, pur cercandola, non troverà l'Armata Aerea B, questa potrà compiere indisturbata la sua missione, arrecando gravissimi danni alla nazione A, mentre questa non potrà arrecare alcun danno alla nazione B.

Ma se la forza aerea della nazione A è temibile, l'Armata Aerea B cercherà di distruggere, anzitutto, i bersagli della superficie che interessano la forza aerea della nazione A, così che il fatto di non trovare l'Armata Aerea B non si risolverà solamente in una passeggiata inutile per le forze aeree della nazione A, ma in una vera sconfitta, per quanto indiretta, e la potenzialità di tali forze aeree verrà ad essere diminuita, pur non avendo avuto occasione di combattere.

Se si consideri anche che le forze aeree della nazione A, per mettersi nelle migliori condizioni di vincere, dovranno agire in massa, dove concentrare la massa dal suo luogo di schieramento? A quale ora formarla?

Questo tipo d'azione, per quanto abbia una apparenza offensiva, è ancora sostanzialmente difensiva, e della difensiva possiede tutti gli svantaggi. Attaccare, rispetto all'arma aerea, deve intendersi attaccare bersagli sulla superficie, bersagli che non si muovono, che si possono quindi offendere, sempre che piaccia, senza bisogno di cercarli, bersagli che, pur sulla superficie, rappresentano le fonti e le condizioni di vita delle forze aeree avversarie.

Sul mare le condizioni si presentano differenti. Le basi navali vengono fortemente protette con mezzi che impediscono la loro distruzione per opera delle forze navali avversarie. Questo fatto porta alla maggiore importanza degli scontri navali rispetto alle possibili azioni contro gli obbiettivi terrestri. Ma le cose cambierebbero completamente se le basi navali non potessero venire protette, e se potessero, invece, venire distrutte in breve ora da forze navali.

In questo caso, siccome la distruzione delle basi navali importerebbe l'annullamento o quasi del valore della flotta combattente, converrebbe, anzitutto, cercare di distruggere queste basi - provvedendosi di mezzi adatti, - e non già disdegnare le basi e limitarsi a cercare la flotta nemica per affondarla.

Provvedersi di una forza aerea intesa solo a combattere nell'aria, mentre non assicura il proprio territorio ed il proprio mare dalle offese aeree nemiche, esclude ogni possibilità di offendere il territorio ed il mare nemico: pone quindi in stato di assoluta inferiorità.

L'unica veramente efficace difesa aerea non può che essere indiretta, e cioè consistere nel diminuire la potenzialità offensiva delle forze aeree nemiche. Il mezzo più sicuro e più efficace per ottenere questo scopo è quello di distruggere le fonti dell'attività area nemica, fonti che si trovano sulla superficie. È sempre lo stesso principio che domina: è più agevole distruggere la potenzialità aerea nemica distruggendo i nidi e le uova dei volatori che non cercando i volatori nell'aria per abbatterli. Tutte le volte che ci si scosterà da questo principio si commetterà un errore.

Quindi, anche chi non abbia altro scopo se non di difendersi, deve provvedersi di una Armata Aerea capace di esercitare le più potenti offensive contro bersagli situati sul territorio e sul mare nemico, ossia provvista di unità da bombardamento.

Resta la difesa, dirò così, locale, ossia la difesa di punti singolarmente importanti del proprio territorio e del proprio mare. Questa difesa, in linea teorica, potrebbe effettuarsi in due modi: o impedendo l'effettuarsi dei bombardamenti nemici, o riparando i bersagli dall'effetto dei bombardamenti stessi.

Quest'ultimo appare subito inattuabile: non è possibile incavernare città, stazioni, porti, magazzini, basi ecc. Il primo non può risultare che di una efficacia molto relativa. Di fatto, per tenere lontani gli aerei nemici da un determinato obbiettivo si possono, teoricamente, opporre agli aerei nemici mezzi agenti dalla superficie o mezzi aerei, cioè cannoni contraerei o unità aeree impiegate a scopo difensivo.

I cannoni contraerei sono di una efficacia pratica limitatissima, perciò dovrebbero venire usati in grande quantità per ogni centro da difendere, poiché il loro raggio d'azione è anche molto limitato. Siccome poi i centri importanti, specialmente sulla superficie terrestre, sono in gran numero, così per assicurare anche una difesa relativa occorrerebbe una quantità enorme di artiglieria contraerea.

Va inoltre considerato che le artiglierie contraeree possono, non difficilmente, venire neutralizzate dalle unità da combattimento che accompagnano quelle da bombardamento. Di fatto le unità da combattimento possono attirare contro di sé il fuoco dell'artiglieria contraerea portandosi, con volo basso, sopra di queste e mitragliandole. Il volar basso contro artiglieria è ancora più sicuro che il volar alto, perché gli spostamenti angolari che si debbono far compiere ai pezzi per mantenere il puntamento vengono a risultare molto più grandi.

Il tiro contro un aeroplano che voli a 100 metri sull'artiglieria è immensamente più difficile che non il tiro sullo stesso aeroplano che voli a 2000 metri, perché tutti gli spostamenti angolari diventano circa venti volte maggiori. Quindi se su di una artiglieria antiaerea si gettano, a bassa quota, mitragliando, le unità da combattimento, ben difficilmente gli artiglieri seguiteranno a sparare contro le unità da bombardamento volanti ad alta quota; essi, molto probabilmente, cercheranno di battere il nemico più minaccioso, se pure, constatando l'enorme difficoltà di seguirlo coi cannoni, non li abbandoneranno per impugnare i moschetti.

Per conto mio - e del resto l'esperienza della guerra lo ha dimostrato - ritengo che l'impiego dell'artiglieria contraerea si risolva unicamente in un inutile disperdimento di energie e di risorse.

Per quanto riguarda le unità aeree a scopo difensivo, occorre rammentare che, se l'Armata Aerea avversaria opera correttamente, si presenta in massa; perciò occorrerebbe che le unità aeree a scopo difensivo presentassero almeno una forza uguale alla massa delle unità da combattimento dell'Armata nemica.

Per difendere efficacemente tutto il territorio ed il mare minacciato, occorrerebbe quindi una forza aerea due, quattro, dieci, venti, cento volte più potente della forza complessiva delle unità da combattimento dell'Armata Aerea avversaria attaccante, a seconda della vastità della superficie minacciata, ossia occorrerebbe, per ottenere un risultato negativo, spendere una quantità di risorse di molto superiore a quella che occorre all'Armata Aerea nemica per ottenerne uno positivo. Ciò dimostra chiaramente che conviene spendere piuttosto queste risorse per uno scopo positivo, cioè offensivo.

In conclusione, neppure la difesa locale, di fronte alle offese aeree, è attuabile, e tutto ciò che si spende a tale scopo è contrario all'economia della guerra, poiché speso diversamente risulterebbe, ai fini della guerra, più redditizio.

La guerra aerea, presa nel suo vero significato, non ammette difesa, ammette solo l'offesa: bisogna rassegnarsi alle offese che il nemico ci infligge, per utilizzare tutte le risorse disponibili allo scopo di infliggere al nemico offese maggiori.

Questo è il concetto fondamentale che deve reggere lo sviluppo della guerra aerea.

 

 

 




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