CAP.
XIV
LA
DIFESA
La stessa grandiosità
delle possibili offese aeree porta a domandarci: come difenderci?
A questa domanda io mi
sono sempre risposto: attaccando. Ho già, più di una volta, messo in
rilievo le attitudini eminentemente offensive dell'arma aerea. Come la
cavalleria, a meno che non scenda da cavallo, per difendere deve attaccare,
così l'arma aerea, possedendo attitudini offensive ancora maggiori, per
difendere non può che attaccare.
Ma sull'espressione attaccare,
rispetto all'arma aerea, è necessario bene intenderci.
Supponiamo che la
nazione A, minacciata da una Armata Aerea nemica B, costituita come ho
indicato, si provveda di una forza aerea costituita unicamente di unità da
combattimento, col concetto di attaccare, in caso di conflitto, L'Armata Aerea
avversaria.
Quali risulterebbero le
situazioni reciproche qualora il conflitto si dichiarasse?
Queste: la forza aerea
della nazione A dovrebbe cercare l'Armata B, trovarla in aria, imporle il
combattimento e vincerla.
Cercare. Dove? L'aria è
perfettamente uniforme e lo spazio non può dare nessuna indicazione circa la
via più probabile che l'Armata Aerea A può preferire. Perciò il cercare diventa
una parola vaga ed astratta, ed il trovare una possibilità, non una
probabilità.
Per imporre il
combattimento occorre possedere una velocità superiore; per vincere, una
potenzialità maggiore ed il concorso fortunoso delle circostanze.
Tutte le volte che la
difesa aerea della nazione A, pur cercandola, non troverà l'Armata Aerea B,
questa potrà compiere indisturbata la sua missione, arrecando gravissimi danni
alla nazione A, mentre questa non potrà arrecare alcun danno alla nazione B.
Ma se la forza aerea
della nazione A è temibile, l'Armata Aerea B cercherà di distruggere,
anzitutto, i bersagli della superficie che interessano la forza aerea della
nazione A, così che il fatto di non trovare l'Armata Aerea B non si risolverà
solamente in una passeggiata inutile per le forze aeree della nazione A, ma in
una vera sconfitta, per quanto indiretta, e la potenzialità di tali forze aeree
verrà ad essere diminuita, pur non avendo avuto occasione di combattere.
Se si consideri anche
che le forze aeree della nazione A, per mettersi nelle migliori condizioni di
vincere, dovranno agire in massa, dove concentrare la massa dal suo luogo di
schieramento? A quale ora formarla?
Questo tipo d'azione,
per quanto abbia una apparenza offensiva, è ancora sostanzialmente difensiva, e
della difensiva possiede tutti gli svantaggi. Attaccare, rispetto all'arma
aerea, deve intendersi attaccare bersagli sulla superficie, bersagli che non si
muovono, che si possono quindi offendere, sempre che piaccia, senza bisogno di
cercarli, bersagli che, pur sulla superficie, rappresentano le fonti e le
condizioni di vita delle forze aeree avversarie.
Sul mare le condizioni
si presentano differenti. Le basi navali vengono fortemente protette con mezzi
che impediscono la loro distruzione per opera delle forze navali avversarie.
Questo fatto porta alla maggiore importanza degli scontri navali rispetto alle
possibili azioni contro gli obbiettivi terrestri. Ma le cose cambierebbero
completamente se le basi navali non potessero venire protette, e se potessero,
invece, venire distrutte in breve ora da forze navali.
In questo caso, siccome
la distruzione delle basi navali importerebbe l'annullamento o quasi del valore
della flotta combattente, converrebbe, anzitutto, cercare di distruggere queste
basi - provvedendosi di mezzi adatti, - e non già disdegnare le basi e
limitarsi a cercare la flotta nemica per affondarla.
Provvedersi di una forza
aerea intesa solo a combattere nell'aria, mentre non assicura il proprio
territorio ed il proprio mare dalle offese aeree nemiche, esclude ogni
possibilità di offendere il territorio ed il mare nemico: pone quindi in stato
di assoluta inferiorità.
L'unica veramente
efficace difesa aerea non può che essere indiretta, e cioè consistere nel
diminuire la potenzialità offensiva delle forze aeree nemiche. Il mezzo più
sicuro e più efficace per ottenere questo scopo è quello di distruggere le
fonti dell'attività area nemica, fonti che si trovano sulla superficie. È
sempre lo stesso principio che domina: è più agevole distruggere la
potenzialità aerea nemica distruggendo i nidi e le uova dei volatori che non
cercando i volatori nell'aria per abbatterli. Tutte le volte che ci si scosterà
da questo principio si commetterà un errore.
Quindi, anche chi non
abbia altro scopo se non di difendersi, deve provvedersi di una Armata Aerea
capace di esercitare le più potenti offensive contro bersagli situati sul territorio
e sul mare nemico, ossia provvista di unità da bombardamento.
Resta la difesa, dirò
così, locale, ossia la difesa di punti singolarmente importanti del proprio
territorio e del proprio mare. Questa difesa, in linea teorica, potrebbe
effettuarsi in due modi: o impedendo l'effettuarsi dei bombardamenti nemici, o
riparando i bersagli dall'effetto dei bombardamenti stessi.
Quest'ultimo appare
subito inattuabile: non è possibile incavernare città, stazioni, porti,
magazzini, basi ecc. Il primo non può risultare che di una efficacia molto
relativa. Di fatto, per tenere lontani gli aerei nemici da un determinato
obbiettivo si possono, teoricamente, opporre agli aerei nemici mezzi agenti
dalla superficie o mezzi aerei, cioè cannoni contraerei o unità aeree impiegate
a scopo difensivo.
I cannoni contraerei
sono di una efficacia pratica limitatissima, perciò dovrebbero venire usati in
grande quantità per ogni centro da difendere, poiché il loro raggio d'azione è
anche molto limitato. Siccome poi i centri importanti, specialmente sulla
superficie terrestre, sono in gran numero, così per assicurare anche una difesa
relativa occorrerebbe una quantità enorme di artiglieria contraerea.
Va inoltre considerato
che le artiglierie contraeree possono, non difficilmente, venire neutralizzate
dalle unità da combattimento che accompagnano quelle da bombardamento. Di fatto
le unità da combattimento possono attirare contro di sé il fuoco
dell'artiglieria contraerea portandosi, con volo basso, sopra di queste e
mitragliandole. Il volar basso contro artiglieria è ancora più sicuro che il
volar alto, perché gli spostamenti angolari che si debbono far compiere ai
pezzi per mantenere il puntamento vengono a risultare molto più grandi.
Il tiro contro un
aeroplano che voli a 100
metri sull'artiglieria è immensamente più difficile che
non il tiro sullo stesso aeroplano che voli a 2000 metri, perché tutti
gli spostamenti angolari diventano circa venti volte maggiori. Quindi se su di
una artiglieria antiaerea si gettano, a bassa quota, mitragliando, le unità da
combattimento, ben difficilmente gli artiglieri seguiteranno a sparare contro
le unità da bombardamento volanti ad alta quota; essi, molto probabilmente,
cercheranno di battere il nemico più minaccioso, se pure, constatando l'enorme
difficoltà di seguirlo coi cannoni, non li abbandoneranno per impugnare i
moschetti.
Per conto mio - e del
resto l'esperienza della guerra lo ha dimostrato - ritengo che l'impiego
dell'artiglieria contraerea si risolva unicamente in un inutile disperdimento
di energie e di risorse.
Per quanto riguarda le
unità aeree a scopo difensivo, occorre rammentare che, se l'Armata Aerea
avversaria opera correttamente, si presenta in massa; perciò occorrerebbe che
le unità aeree a scopo difensivo presentassero almeno una forza uguale alla
massa delle unità da combattimento dell'Armata nemica.
Per difendere
efficacemente tutto il territorio ed il mare minacciato, occorrerebbe quindi
una forza aerea due, quattro, dieci, venti, cento volte più potente della forza
complessiva delle unità da combattimento dell'Armata Aerea avversaria
attaccante, a seconda della vastità della superficie minacciata, ossia
occorrerebbe, per ottenere un risultato negativo, spendere una quantità di
risorse di molto superiore a quella che occorre all'Armata Aerea nemica per
ottenerne uno positivo. Ciò dimostra chiaramente che conviene spendere
piuttosto queste risorse per uno scopo positivo, cioè offensivo.
In conclusione, neppure
la difesa locale, di fronte alle offese aeree, è attuabile, e tutto ciò che si
spende a tale scopo è contrario all'economia della guerra, poiché speso
diversamente risulterebbe, ai fini della guerra, più redditizio.
La guerra aerea, presa
nel suo vero significato, non ammette difesa, ammette solo l'offesa: bisogna
rassegnarsi alle offese che il nemico ci infligge, per utilizzare tutte le
risorse disponibili allo scopo di infliggere al nemico offese maggiori.
Questo è il concetto
fondamentale che deve reggere lo sviluppo della guerra aerea.
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