CAP.
XVIII
COORDINAMENTO
L'impiego delle forze
terrestri, marittime ed aeree, in guerra, tende ad uno scopo unico: vincere.
Perché tali forze possano raggiungere il massimo effetto utile, occorre che il
loro impiego sia coordinato e che stiano fra di loro nel rapporto migliore.
Le tre forze funzionano
come i fattori di un unico prodotto: perché il prodotto risulti massimo è
necessario che fra i fattori corrano determinate proporzioni.
Le risorse che una
nazione può destinare alla sua difesa non sono illimitate: colla stessa somma
di risorse si può produrre una Difesa nazionale tanto più efficiente quanto più
i tre fattori stanno fra di loro nelle giuste proporzioni, e quanto più i tre
fattori stanno nelle giuste proporzioni tanto meno risorse una nazione è
costretta a spendere per la propria difesa. Ma, anche quando i tre fattori
stanno tra di loro nelle giuste proporzioni, il loro impiego non può dare il
massimo rendimento se non risulta perfettamente coordinato.
Perciò, sia pure
lasciando la più ampia libertà di azione, nel proprio campo, ai comandanti
rispettivamente dell'Esercito, della Marina e delle Forze aeree, sarebbe
conveniente, nell'interesse della Difesa nazionale, che un'autorità superiore coordinasse
le differenti azioni.
Ma non basta ancora;
occorrerebbe che, data la somma complessiva delle risorse che la nazione
destina alla sua difesa, questa somma venisse suddivisa fra le tre forze da
costituirsi, in modo proporzionale al valore bellico ed in rapporto alle
eventualità che si debbono fronteggiare. Queste considerazioni sono di un
carattere così evidente che non occorre dilungarsi per delucidarle; perciò a
stretto rigor di logica occorrerebbe:
1. Un ente che,
prendendo in esame i bisogni complessivi della Difesa nazionale, stabilisse la
proporzione più conveniente fra le forze terrestri, marittime ed aeree, ed in
tale proporzione ripartisse le risorse che la nazione destina alla sua difesa;
2. Un ente che si
mantenesse preparato e pronto ad assumere, in caso di conflitto, il comando
dell'insieme delle tre forze per coordinarne perfettamente l'azione.
Questi enti non
esistono. Le risorse che il Paese destina alla sua difesa sono ripartite, con
metodi empirici, in modo che il giusto rapporto non può derivare se non da una
fortunata combinazione. Le varie forze armate vengono preparate da enti fra di
loro completamente separati. L'impiego, in caso di guerra, viene fatto da enti
indipendenti fra di loro, perciò l'accordo non può risultare che aleatorio,
tanto più mancando ogni precedente affiatamento10.
Tutto ciò ha apportato
sempre gravi inconvenienti, ma più ancora ne apporterà nell'avvenire, sia
perché l'attività guerresca tende sempre più ad assorbire, in guerra, tutte le
attività nazionali, e perciò provoca gravi interferenze, sia perché il nuovo
fattore della forza aerea tende sempre più a crescere di valore.
Più ancora che per il
passato, sarebbe necessario, oggi, attenersi strettamente alla logica delle
cose, ed occorrerebbe che un Ente, che non fosse Esercito, e che non fosse
Marina, ma potesse scorgere nettamente la visione complessiva della guerra,
stabilisse, senza preconcetti, l'esatto valore bellico reciproco delle tre
forze fondamentali, per ottenere il massimo rendimento del loro insieme.
Ma ciò non è; e siccome
occorre partire dal presente, è necessario prendere la situazione al punto in
cui si trova.
L'Aeronautica, oggi, è
qualche cosa che non è Esercito e non è Marina, pure partecipando all'una ed
all'altra, nonché all'ambiente civile.
Basta esporre la cosa in
questi termini - termini esatti - per comprendere come la sua organizzazione
debba necessariamente peccare.
Bisogna, secondo me,
incominciare collo stabilire dei principi fondamentali, e cioè:
1. I mezzi aeronautici
che sono utilizzati dall'Esercito e dalla Marina per agevolare ed integrare le
loro azioni nel campo della loro zona d'azione, fanno parte inscindibile,
rispettivamente, dell'Esercito e della Marina, e sono, quindi, ancora Esercito
e Marina;
2. I mezzi aeronautici
destinati a compiere missioni di guerra, per le quali né Esercito né Marina
possono in alcun modo concorrere, fuori dal raggio d'azione dell'uno e
dell'altra, debbono essere resi indipendenti dall'Esercito e dalla Marina, e
costituire ciò che si potrebbe chiamare Armata Aerea, ente che deve essere
adatto ad agire parallelamente e coordinatamente, ma non dipendentemente,
dall'Esercito e dalla Marina;
3.
L'aeronautica
civile, come ogni altra attività nazionale, deve venire sorretta e favorita dallo
Stato, indipendentemente da quanto riflette la Difesa nazionale, in tutte
quelle sue manifestazioni che non interessano direttamente la Difesa nazionale. Dico direttamente,
perché indirettamente qualunque attività nazionale interessa la Difesa nazionale;
4.
L'aeronautica
civile deve invece venire sorretta dagli organi della Difesa nazionale in tutte
quelle sue attività che interessano direttamente la Difesa nazionale.
L'applicazione di questi
quattro principi, di carattere assiomatico, può, come vedremo, dar luogo ad una
logica e redditizia organizzazione.
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