LIBRO
SECONDO
(AGGIUNTO NEL
1926)
Come ho detto nella
prefazione a questa seconda edizione, allorché pubblicai per la prima volta «Il
D. dell'A.» non ritenni opportuno enunciare tutto il mio pensiero sul problema
aeronautico, per non urtare troppo violentemente contro idee fatte e dominanti,
allo scopo di facilitare l'accettazione e l'attuazione di una specie di
programma minimo che avrebbe dovuto, a suo tempo, costituire un nuovo punto di
partenza per un ulteriore progredire.
I lettori troveranno in
questa seconda parte del presente lavoro il completamento della prima, che non
è se non la ristampa integrale della prima edizione de «Il D. dell'A.».
Nel 1921 non esisteva
che l'aviazione ausiliaria - benché non portasse tale specificazione - ossia
non esistevano che mezzi aviatori intesi a facilitare ed integrare azioni
terrestri o marittime, e, non ostante i servizi che aveva reso durante la
guerra, l'arma aerea veniva considerata, specie nell'ambiente militare, come
una vera e propria superfetazione. Se erano tempi in cui poco si curavano
l'Esercito e la Marina,
erano tempi in cui dell'aviazione nessuno si curava.
Tali essendo le
condizioni di fatto, si trattava di far penetrare il concetto del dominio
dell'aria, di dare una prima idea del suo valore, di indurre alla
considerazione dei mezzi più adatti alla lotta per la conquista del dominio
dell'aria, di far accettare la concezione di una forza aerea indipendente
dall'Esercito e dalla Marina: tutto ciò dopo una grande guerra durante la quale
l'aviazione non aveva agito che come ausiliaria, vale a dire contro le idee
fatte e catalogate di tutti coloro - ed erano e sono legione - che preparano
l'avvenire guardando al passato.
La cosa era ardua in sé,
e lo dimostra il fatto che, non ostante la specie di marchio ufficiale dato a
«Il D. dell'A.», dalla sua pubblicazione avvenuta a cura del Ministero della
Guerra, nessuna delle alte autorità militari terrestri e marittime degnò
occuparsi della questione, attorno alla quale si fece il più assoluto silenzio,
fino alla marcia su Roma. Occorreva addirittura una rivoluzione per scuotere le
menti!
Evidentemente le idee
contenute ne «Il D. dell'A.», dovettero apparire azzardatissime, se non
addirittura stravaganti, a meno che l'indifferenza non derivasse da una
generale congenita pigrizia mentale.
Eppure io avevo compiuto
un grande sacrificio per propiziarmi la dèa dell'incomprensione, ammettendo la
conservazione dall'Aviazione ausiliaria! Precisamente. Ne «Il D. dell'A.» (vedi
lib. I) io cercavo di dimostrare la essenziale importanza dell'Aviazione
indipendente (Armata Aerea), ma ammettevo che contemporaneamente, potesse
sussistere l'Aviazione ausiliaria mentre ero, come sono, convinto che questa è
incompatibile con quella.
Fu una vigliaccheria, ne
convengo; ma che cosa non bisogna subire, talvolta, per far trionfare il senso
comune!
Del resto, chiunque
avesse letto con qualche attenzione «Il D. dell'A.» avrebbe perfettamente
compreso che io consideravo inutile, superflua e dannosa l'aviazione
ausiliaria.
Di fatto, nel Capo VIII
- Armata Aerea ed Aviazione Ausiliaria - dopo essere giunto alla conclusione: «La D. N. non può
essere assicurata che da una forza aerea adatta, in caso di conflitto, a
conquistare il dominio dell'aria», aggiungevo, poco più oltre: «si
comprende facilmente che tutti i mezzi aerei dell'Esercito e della Marina
verrebbero annullati da una A. A. nemica che conquistasse il dominio dell'aria»;
il che significa che l'aviazione ausiliaria risulta inutile se non si
riesce a conquistare il dominio dell'aria. Ora, in guerra, ciò è inutile, è non
solo superfluo, ma dannoso, perché potrebbe essere impiegato utilmente in altro
modo.
Tanto è che nel Capo VII
affermavo: «ogni sforzo, ogni energia, ogni risorsa distratta da questo
scopo essenziale (la conquista del dominio dell'aria), rappresenta una
probabilità in meno di conquistare il dominio dell'aria, una probabilità in più
di venire, in caso12 di guerra, sconfitti. Ogni distrazione
dallo scopo essenziale rappresenta un errore.
Consideravo quindi errore
il conservare l'aviazione ausiliaria inefficiente alla lotta per il dominio
dell'aria, ma ne ammettevo l'esistenza per non turbare troppo le menti
sostenendo un salto troppo deciso e cioè la necessità di abolire l'aviazione
ausiliaria - unica ammessa e concessa allora - e la costituzione di una sola
aviazione indipendente rappresentante una novità assoluta che la guerra non
aveva generato.
Ma pur ammettendolo, per
tattica non volli entrare in merito ad essa, e, di fatto, nel Capo XIX scrissi:
«Avendo dichiarato che l'organizzazione dell'aviazione ausiliaria è di
competenza dell'Ente che presiede alla organizzazione rispettivamente
dell'Esercito e della Marina, non entrerò assolutamente in merito ad essa»,
e dichiarai che l'aviazione ausiliaria dell'Esercito e della Marina dovevano:
1°) comprendersi,
rispettivamente, nei bilanci dell'Esercito e della Marina;
2°) venir messe alla
diretta dipendenza, rispettivamente, dell'uno e dell'altra, in modo completo ed
assoluto, a cominciare dall'organizzazione per finire coll'impiego»
Ciò era logico, ammesse le
aviazioni ausiliarie, ma per me aveva uno scopo più lontano. Io pensavo che
quando si fosse formata una A. A. di reale valore e quando l'Esercito e la Marina fossero stati
costretti a trarre dai rispettivi bilanci i mezzi per costituire la propria
aviazione ausiliaria, quando le autorità militari terrestri e marittime fossero
state obbligate a studiare seriamente l'organizzazione e l'impiego delle
proprie aviazioni ausiliarie, si sarebbe automaticamente giunti alla
conclusione che dette aviazioni sono inutili e perciò, più che superflue,
dannose all'interesse generale.
Tali sono le ragioni
essenziali che allora mi trattennero dal dichiarare, come dichiaro ora, che
l'unica forza aerea che abbia ragione di esistere è l'Armata Aerea.
Coll'espressione «Armata
Aerea», io intendo - e mi sembra di averlo ben chiarito fino dal 1921 - non
una qualsiasi forza aerea capace di compiere una qualsiasi azione di guerra, ma
bensì: una forza aerea adatta alla lotta per la conquista del dominio
dell'aria; e coll'espressione «Dominio dell'aria» non intendo una
qualsiasi supremazia nell'aria od una qualsivoglia preponderanza ma bensì: «quello
stato di fatto per il quale ci si trova in condizioni di volare di fronte ad un
nemico incapace di fare altrettanto»
Ora, dato il significato
che io dò a queste espressioni, la seguente affermazione risulta assiomatica:
«Il dominio dell'aria
fornisce, a chi lo possiede, il vantaggio di sottrarre tutto il proprio
territorio e tutto il proprio mare alle offese aeree nemiche e di assoggettare
tutto il territorio e tutto il mare nemico alle proprie offese aeree».
Questo vantaggio è tale,
data la portata ed il raggio d'azione dei moderni mezzi aerei e l'efficacia
degli attuali materiali distruttivi, che, se si posseggono forze aeree
adeguate, si può giungere a spezzare le resistenze materiali e morali
dell'avversario, vale a dire a vincere, indipendentemente da qualsiasi altra
circostanza.
Ciò non si può negare,
perché le resistenze materiali e morali del nemico si spezzano mediante offese,
ed offese si possono arrecare mediante mezzi aerei. Sarà questione di definire
la quantità e la qualità delle offese aeree necessarie per spezzare le
resistenze materiali e morali dell'avversario, ma ciò, per il momento, non
interessa, dato che coll'inciso «se si posseggono forze aeree adeguate»,
ho appunto voluto esprimere la condizione che le forze aeree debbono essere
tali da corrispondere allo scopo, e cioè possedere la capacità di arrecare
all'avversario quella quantità e qualità di offese che valgano a spezzare le
resistenze materiali e morali.
Ora, se il dominio
dell'aria, esercitato con una adeguata forza aerea, assicura la Vittoria,
indipendentemente da qualsiasi altra circostanza, ne viene di conseguenza
logica ed immediata che la forza aerea adatta alla lotta per la conquista del
dominio dell'aria, e cioè l'Armata Aerea, è il mezzo idoneo ad assicurare la Vittoria,
indipendentemente da qualsiasi altra circostanza, quando risulti atta a vincere
la lotta per la conquista del dominio dell'aria ed a esercitare tale dominio
con forze adeguate allo scopo.
Per negare questa verità
assiomatica, dato che non si può negare che gli aeroplani volino e che i
materiali distruttivi offendano, bisogna negare la possibilità della lotta per
il dominio dell'Aria, oppure negare la possibilità di dominare l'aria nel
significato che ho dato a questa espressione.
* * *
Per giungere a dominare
l'aria, ossia ad impedire all'avversario di volare conservando a sé stessi tale
facoltà, è evidente che occorre privare il nemico di tutti i suoi mezzi di
volo. Per il momento non interessa vedere come questo scopo può ottenersi,
basta dimostrare la possibilità attuale di raggiungerlo. Ora questa possibilità
esiste, perché i mezzi di volo avversari si possono distruggere sia nell'aria
mediante altri mezzi di volo, sia a terra, là dove si ricoverano o si
raccolgono o si producono, mediante offese aeree dirette contro la superficie.
D'altra parte è evidente che queste azioni dirette alla distruzione dei mezzi
di volo avversari devono provocare, per parte del nemico, una reazione intesa
ad impedire lo svolgersi delle azioni stesse. Azione e reazione: quindi lotta.
Quando io dico che l'A.
A. deve essere una forza aerea adatta alla lotta per la conquista del
dominio dell'aria, intendo appunto stabilire la condizione della sua capacità a
vincere le reazioni avversarie ed a distruggere i mezzi di volo nemici.
* * *
Dire: «impedire
all'avversario di volare» non vuol dire impedire che anche le mosche avversarie
volino. È certo che ben difficilmente si potranno distruggere tutti, in
modo assoluto, i mezzi di volo dell'avversario. Ma il dominio dell'aria si sarà
conquistato quando i mezzi di volo avversari saranno ridotti ad una quantità
trascurabile, incapace di svolgere una qualsiasi azione aerea di importanza
apprezzabile nel quadro generale della guerra. Una flotta può dire di avere
conquistato il dominio del mare anche se al nemico restano dei sandolini; una
A. A. potrà dire di aver conquistato il dominio dell'aria anche se
all'avversario resta qualche campione di macchina aerea.
Dicendo che il dominio
dell'aria consente di volare di fronte ad un nemico reso incapace di fare
altrettanto, intendo dire: «consente di volare per far qualche cosa di
fronte ad un nemico incapace di fare qualche cosa volando».
* * *
Mi si perdoni se insisto
su ciò che intendo per dominio dell'aria, ma vi insisto perché sul
valore di tale espressione, generalmente, si equivoca largamente.
Molto spesso si confonde
«dominio dell'aria» con «preponderanza o supremazia nell'aria». Ora si tratta
di due stati di fatto ben differenti. Chi possiede una preponderanza od una
supremazia nell'aria si trova nelle condizioni migliori per conquistare il
dominio, ma finché non l'ha conquistato non lo possiede, né può esercitarlo.
* * *
Durante l'ultima fase
della guerra si udì spesso affermare che noi possedevamo il dominio dell'aria,
mentre possedevamo semplicemente una preponderanza aerea e mentre dimenticavamo
perfino di usare questa preponderanza aerea per conquistare il dominio
dell'aria, talché, non ostante la nostra preponderanza aerea, non possedendo il
dominio dell'aria, l'avversario seguitò ad offenderci dall'aria fino al giorno
dell'armistizio.
Alcuni, specie in questi
ultimi tempi, hanno scoperto il dominio relativo dell'aria, ossia il
dominio dell'aria ristretto ad una zona speciale del cielo, naturalmente
confondendo ancora una volta preponderanza con dominio. Un tale concetto è
veramente peregrino, dato il raggio d'azione e la velocità di traslazione
dell'arma aerea, caratteristiche che impediscono di tagliare il cielo a fette.
Essere più forti
nell'aria non vuol dire dominarla, perché dominare esclude qualsiasi soggezione
e significa essere i padroni, mentre finché ci si accontenta di essere solo i
più forti, ci si accontenta di una condizione potenziale che non esclude
affatto al meno forte di agire a nostro danno.
La nostra bella lingua
non ha sinonimi: diamo dunque alle parole il significato che hanno.
Il significato che ho
dato all'espressione «dominio dell'aria» non è se non quello che tale
espressione ha nella lingua italiana.
Perciò: L'A. A.
rappresenta il mezzo idoneo ad assicurare la Vittoria,
indipendentemente da qualsiasi altra circostanza, quando risulti idonea a
vincere la lotta per la conquista del dominio dell'aria e ad esercitare tale
dominio con forze adeguate.
* * *
A due condizioni deve
dunque rispondere l'A. A. per diventare fattore essenziale di vittoria:
1°) Risultare idonea a
vincere la lotta per la conquista del dominio dell'aria.
2°) Risultare capace,
conquistato il dominio dell'aria, di esercitarlo con forze idonee a determinare
lo spezzarsi delle resistenze materiali e morali dell'avversario.
La prima di tali
condizioni è essenziale, la seconda integratrice. Di fatto una A. A. che
risponda solo alla prima di queste condizioni, cioè sia idonea a vincere la
lotta per la conquista del dominio dell'aria, ma incapace di esercitarlo con
forze adeguate a determinare lo spezzarsi delle resistenze del nemico, si trova
in grado:
1°) di sottrarre tutto
il proprio territorio e tutto il proprio mare alle offese aeree nemiche;
2°) di assoggettare
tutto il territorio e tutto il mare nemico alle proprie offese aeree, senza
tuttavia raggiungere quel grado di offese necessario a determinare lo spezzarsi
delle resistenze materiali e morali del nemico.
Vale a dire una A. A.
che risponda solo alla prima condizione non può decidere l'esito della guerra,
esito che dipenderà da altre circostanze indipendenti dalla lotta aerea, mentre
una A. A. che risponda alle due condizioni, essenziale ed integrativa, decide
l'esito della guerra indipendentemente da qualsiasi altra circostanza.
Allorché una A. A.
risponde solo alla prima condizione, l'esito della guerra verrà determinato
dalla lotta sulla terra e sul mare.
In quali condizioni si
svolgerà questa lotta per chi avrà conquistato il dominio dell'aria?
Evidentemente in condizioni molto vantaggiose, e tanto più vantaggiose quanta
maggior forza resterà all'A. A. dopo aver conquistato il dominio dell'aria,
perché:
1°) avrà resi ciechi
l'Esercito e la Marina
nemica, pur potendo fornire occhi lungimiranti al proprio Esercito ed alla
propria Marina;
2°) avrà la possibilità
di arrecare offese aeree al nemico, offese che, se pure non raggiungeranno lo
scopo di spezzarne completamente le resistenze materiali e morali, potranno
gravemente danneggiarlo affievolendo tali resistenze.
Perciò una A. A. che
risponda anche solo alla prima condizione, sarà in grado di sviluppare una
azione efficacissima in ordine al conseguimento della vittoria.
L'aviazione ausiliaria,
per definizione, è quell'insieme di mezzi aerei che servono a facilitare od
integrare azioni di guerra terrestre o marittima, ossia un insieme di mezzi
aerei predisposti a rendere determinati servizi alle armi di terra e di mare ed
a queste strettamente collegati. ma, e perciò, non intesi alla lotta per la
conquista del dominio dell'aria. Di conseguenza l'aviazione ausiliaria non
può comunque pesare sull'esito di tale lotta.
D'altra parte, poiché
conquistare il dominio significa mettere il nemico in condizioni di non poter
più volare, così chi rimane soccombente nella lotta per la conquista del
dominio dell'aria non può più impiegare la propria aviazione ausiliaria.
Vale a dire: la
possibilità di impiegare l'aviazione ausiliaria dipende dall'esito della lotta
per la conquista del dominio dell'aria, esito sul quale l'aviazione ausiliaria
non può comunque pesare.
Di conseguenza: i
mezzi aerei destinati all'aviazione ausiliaria sono mezzi distratti dallo scopo
essenziale e che risultano inutili se tale scopo non viene conseguito.
Ora, poiché una
distrazione di forze dallo scopo essenziale può produrre il fallimento di tale
scopo, il distrarre mezzi aerei per costruire un'aviazione ausiliaria può far
rimanere soccombenti nella lotta per la conquista del dominio dell'aria e, di
conseguenza, rendere inutile l'aviazione ausiliaria.
Considerando, in fine,
che una volta che si sia riusciti a conquistare il dominio dell'aria, nulla
impedisce, qualora si creda utile, distaccare qualche mezzo aereo dall'A. A.
per impiegarlo come ausiliario, si deve per forza concludere che l'aviazione
ausiliaria è inutile, superflua e dannosa.
Inutile, perché incapace di
agire se non possiede il dominio dell'aria.
Superflua, perché, se si possiede
il dominio dell'aria, si può impiegare una parte dell'A. A. come ausiliaria.
Dannosa, perché distrae mezzi
dallo scopo principale rendendo più difficile il conseguimento dello scopo
principale stesso.
* * *
Affermare ciò mentre
l'aviazione ausiliaria predomina e vaga è ancora quella indipendente, può
sembrare audace, ma fu, forse, più audace affermare, nel 1909: «non meno importante
del dominio del mare sarà, fra breve, il dominio dell'aria»... «le nazioni
civili, per prepararsi alla nuovissima lotta, apparecchieranno e raccoglieranno
i mezzi adatti e, come è avvenuto ed avviene, per gli eserciti e per le marine
da guerra, avverrà, per le forze aeree, una gara incessante e frenata solo da
contingenze di ordine economico»... «necessariamente, inevitabilmente, per la
forza stessa delle cose, ed automaticamente, le forze aeree subiranno un
vertiginoso crescendo»... «si combatterà, dunque, ed aspramente per la
conquista del dominio dell'aria»... «l'aeronautica produrrà, inevitabilmente,
la guerra aerea nel suo più largo significato»... «all'idea della guerra aerea
è necessario abituarsi fin d'ora»... «i mezzi aerei debbono, fin d'ora,
essere concretati informandosi ad un concetto simile a quello che presiede alla
costituzione dei mezzi guerreschi terrestri e navali e cioè in vista della
guerra aerea»... «essenzialmente di combattere nell'aria e contro aerei debbono
essere capaci gli aerei da guerra, non di compiere missioni speciali quali
l'osservazione, il trasporto di ordini, ecc. ecc.»... «la guerra aerea
coinvolge, oltre alla risoluzione del problema tecnico del mezzo aereo più
adatto, la risoluzione di una grande quantità di problemi di preparazione,
organamento, impiego, ecc., delle forze aeree, e cioè richiede la formazione,
ex novo, di una terza branca dell'arte della guerra, quella che appunto potrà
definirsi: «l'arte della guerra aerea»... «l'esercito e la marina non debbono
vedere negli aerei dei mezzi ausiliari capaci di essere utili in certe
determinate circostanze, no, esercito e marina debbono invece vedere negli
aerei il nascere di un terzo fratello, più giovane, ma non meno importante,
della grande famiglia guerriera»... «noi, all'inizio della guerra aerea, avremo
assistito ed a questo inizio avremo cooperato. E sarebbe davvero curioso che
non ce ne fossimo neppure accorti! » (Vedi «La Preparazione, 1909).
Eppure tutte queste
affermazioni audacissime, ma figlie di una logica ferrea, sotto la ferrea forza
dei fatti, sono ormai diventate di comune consenso, se pure non ancora comprese
in tutto il loro spirito. Ciò mi permette di sperare, poiché poggiano sulle
stesse basi, che diverranno di comune consenso anche quelle che enuncio ora, e
che altro non sono se non un necessario sviluppo di quelle che enunciai allora.
* * *
Si voglia seguire il
seguente ragionamento a controprova. A e B sono due nazioni che, per la loro
forza aerea, dispongono della stessa somma di risorse e si trovano alla stessa
altezza della tecnica aeronautica; ma mentre la nazione A impiega tutte le sue
risorse per costituire una A. A. adatta alla lotta per la conquista del dominio
dell'aria, la nazione B impiega le sue risorse dividendole in due parti: una
per costituire una A. A. e l'altra per costituire un'aviazione ausiliaria.
Evidentemente l'A. A. della nazione A risulterà più forte di quella della
nazione B, e perciò - dato che tutte le altre circostanze, abbiamo ammesso,
sono uguali - in caso di conflitto il dominio dell'aria verrà conquistato dalla
nazione A, e, dominata dall'aria, la nazione B non potrà impiegare la propria
aviazione ausiliaria.
Vale a dire: la nazione
B risulterà soccombente nella guerra aerea unicamente perché ha distratto parte
delle sue risorse dall'A. A. per crearsi un'aviazione ausiliaria, la quale
diventa la causa essenziale della sconfitta aerea che la rende, di poi,
inutile. Comunque si esamini la cosa, la conclusione è identica: l'aviazione
ausiliaria è inutile, superflua e dannosa.
* * *
Nella passata guerra i
mezzi aerei vennero impiegati esclusivamente come ausiliari.
È perfettamente vero. Ma
che significa ciò? Significa semplicemente che non si era compreso il valore
del dominio dell'aria, e quindi non si cercava tale dominio né si preparavano i
mezzi adatti a conquistarlo.
La guerra scoppiò quando
l'aviazione era ancora in fasce. Pochissimi credevano in essa, e questi
pochissimi non avevano voce in capitolo, anzi erano considerati degli esaltati
e degli illusi. Le alte autorità militari delle nazioni impegnate nella lotta
non credevano all'aviazione; peggio, la maggior parte di esse non sapeva
neppure che fosse.
Solo in Germania vi era
qualche idea di guerra aerea, ma, fortunatamente, la Germania venne tratta sulla
falsa strada da Zeppelin e, più che agli aeroplani, credette ai dirigibili, che
non potevano, non possono e non potranno mai fornire armi da guerra, data
l'esistenza del più pesante.
L'aviazione entrò in
guerra più per tolleranza che per convinzione, più in ossequio all'opinione
pubblica - più chiaroveggente delle autorità tecnico-militari - che per la
persuasione che potesse servire a qualche cosa.
Essa venne completamente
abbandonata a sé, trattata come un servizio secondario, - da noi, per un certo
tempo, venne messa alla dipendenza dell'Intendenza Generale!!!, - e gli S. M.
non cominciarono ad accorgersene che quando cominciarono a cadere bombe sui
Quartieri Generali.
In tali condizioni quale
impiego di quest'arma nuovissima poteva concretarsi? Evidentemente un impiego
empirico e rispondente a scopi parziali e particolari, cioè ausiliari. Tutto
ciò che l'aviazione fece durante la guerra, lo fece per merito ed iniziativa
del suo valoroso personale, non ostante, e talvolta contro, l'azione delle alte
autorità militari. Ma il personale d'aviazione non poteva abbracciare, nel suo
complesso, il campo della guerra e doveva quindi limitare le sue visuali agli
stretti campi ad esso aperti.
Allorché qualcuno, come
feci io, proponendo nel 1915 la costituzione di una A. A. nazionale e nel 1917
proponendo la costituzione di una A. A. interalleata, tentò richiamare le alte
autorità militari alla considerazione dell'importanza del mezzo aereo come
mezzo a sé in ordine agli scopi generali della guerra, le autorità militari non
degnarono neppure di prendere la cosa in esame.
In tali condizioni non
poteva svolgersi, come non si svolse, una vera e propria guerra aerea: potevano
svolgersi, e si svolsero, azioni aeree di carattere empirico, disordinato e
caotico, perché dominate più dall'istinto che dal ragionamento.
* * *
Poiché dall'alto si vede
bene ed è facile lasciar cadere qualche cosa, ecco la ricognizione ed il
bombardamento; poiché danneggia l'essere riconosciuti e bombardati, ecco la
caccia. Tutta l'azione dell'aviazione in guerra poggia su questo semplicismo
istintivo, e non va più in là. Le opposte aviazioni riconoscono, bombardano e
cacciano durante tutta la guerra. Chi ha la preponderanza nell'aria riconosce,
bombarda e caccia più di chi si trova in inferiorità e l'aviazione, legata alle
armi di superficie, non se ne distanzia e limita la sua azione nel campo di
quelle armi ed al diretto servizio delle medesime. Non si comprende che questo
legame vincola l'arma dell'aria, il cui campo d'azione è essenzialmente oltre
quello delle armi di superficie, e non nasce l'idea che per farle dare tutto
ciò che l'aviazione può dare quel legame va spezzato.
Pur tuttavia e non
ostante tutto, si fu costretti, dovunque, a riconoscere il grande valore
dell'arma aerea. Che cosa non avrebbe potuto dare questa nuovissima arma nelle
mani di qualcuno che l'avesse compresa!
Dato ciò, che può dirci
l'esperienza della passata guerra? Nulla. Anzi meno di nulla, perché può dirci
solo che in essa l'aviazione venne impiegata senza alcun criterio, dato che
nessun criterio sano può sorgere dall'impiego di un'arma che non si conosce e
si lascia abbandonata a sé stessa.
Perché durante la grande
guerra l'aviazione venne impiegata empiricamente, senza criteri direttivi
generali, dovremmo, per la futura guerra, preparare un'aviazione empiricamente,
senza criteri direttivi generali?
Affermare ciò sarebbe, a
mio parere, più audace che non affermare che l'aviazione ausiliaria è inutile,
superflua e dannosa.
* * *
Ho detto che l'A. A. deve
rispondere alle seguenti due condizioni:
1°) Condizione
essenziale: risultare idonea alla lotta per la conquista del dominio
dell'aria.
2°) Condizione
integratrice: risultare idonea, una volta conquistato il dominio dell'aria,
ad esercitarlo in modo da determinare lo spezzarsi delle resistenze materiali e
morali del nemico.
Ed ho dimostrato che, se
si intende come io intendo - dominio dell'aria quello stato di fatto che
consente di volare di fronte ad un avversario posto nelle condizioni di non
poter volare:
1°) Una A. A. che riesca
a conquistare il dominio dell'aria, pur non risultando idonea ad esercitarlo in
modo da determinare lo spezzarsi delle resistenze materiali e morali
dell'avversario, potrà sviluppare un'azione efficacissima in ordine al
conseguimento della vittoria.
2°) Una A. A. che
riesca a conquistare il dominio dell'aria e risulti idonea ad esercitarlo in
modo da determinare lo spezzarsi delle resistenze materiali e morali del
nemico, potrà assicurare la vittoria, indipendentemente da quanto può accadere
sulla superficie.
Queste due proposizioni
sono assiomatiche e non possono venire contraddette che alterando il
significato da me dato - in omaggio alla lingua italiana - alle espressioni
usate.
Ora per riuscire a
conquistare il dominio dell'aria - e cioè a mettere il nemico in condizioni di
non poter più volare conservando a sé stessi tale facoltà - è necessario
privare il nemico dei suoi mezzi di volo, il che non può essere ottenuto che
col distruggerglieli conservando una parte dei propri.
Per riuscire ad
esercitare il dominio dell'aria in modo da determinare lo spezzarsi delle
resistenze materiali e morali dell'avversario è necessario, una volta
conquistato il dominio dell'aria, disporre ancora di una quantità di mezzi
aerei sufficienti a portare sul nemico offese capaci appunto di determinare lo
spezzarsi delle sue resistenze materiali e morali.
Anche queste due
proposizioni sono assiomatiche, ed io chiedo venia ai miei lettori di procedere
nel mio ragionamento per tale via, considerando che, avendo l'intenzione di
abbattere idee fatte, mi è necessario non lasciar adito ad alcun equivoco.
* * *
I mezzi di volo
dell'avversario possono trovarsi in aria o sulla superficie - centri di sosta,
di raccolta, di produzione, ecc. - ma tanto nell'uno quanto nell'altro caso non
possono venire raggiunti che mediante offese aeree. Vale a dire il dominio
dell'aria non può venire conquistato che da mezzi aerei, ed a tale conquista né
le forze di terra né quelle di mare possono comunque concorrere o cooperare.
Le offese aeree che si
possono esercitare sul territorio e sul mare nemico, una volta conquistato il
dominio dell'aria non possono, evidentemente, esercitarsi che mediante mezzi
aerei e ad esse né l'Esercito né la
Marina possono comunque cooperare.
Perciò, per tutto quanto
riguarda la lotta per la conquista del dominio dell'aria e l'esercizio delle
offese aeree, le forze aeree a ciò destinate, e cioè l'A. A., non possono e non
devono comunque dipendere né dall'Esercito né dalla Marina.
Ciò non vuol dire
affatto che l'A. A. non debba coordinare le sue azioni a quelle dell'Esercito e
della Marina in vista dello scopo finale comune, vuol dire semplicemente che
tale coordinamento deve venire stabilito dall'autorità che provvede all'impiego
di tutte le forze armate della nazione.
Né vuol dire che in
taluni casi l'A. A. non debba direttamente concorrere per agevolare speciali
operazioni dell'Esercito o della Marina, analogamente a quanto già si è
verificato più volte nei riguardi della Marina rispetto all'Esercito.
Evidentemente, in taluni casi, l'autorità superiore che presiede all'impiego di
tutte le forze armate della nazione, potrà se lo riterrà conveniente - una
volta conquistato il dominio dell'aria - disporre che l'A. A., o la parte di
essa a ciò destinata, passi temporaneamente alla dipendenza del comandante
terrestre o marittimo interessato, perdendo così la sua indipendenza.
* * *
Per riuscire a
distruggere i mezzi aerei avversari, bisogna essere idonei a vincere le
opposizioni che il nemico presenterà per impedire la distruzione dei suoi mezzi
aerei.
In questa lotta consiste
la guerra aerea propriamente detta ed essa si esaurisce.
Di fatto chi avrà
conquistato il dominio dell'aria si troverà di fronte ad un nemico incapace di volare
e non vi può essere guerra aerea contro chi è privo di mezzi aerei.
Tutte le azioni che una
A. A. può compiere dopo aver conquistato il dominio dell'aria dovranno
necessariamente essere rivolte contro la superficie, avranno una grande, forse
una decisiva influenza sull'esito della guerra, ma non si potranno mai, con
precisione di linguaggio, classificare come azioni di guerra aerea.
Quindi la guerra aerea è
la lotta per il dominio dell'aria, e la conquista del dominio dell'aria è
l'unico scopo che deve prefiggersi la guerra aerea.
* * *
Per privare il nemico
dei suoi mezzi di volo, bisogna distruggerglieli ovunque si trovino: nell'aria
o sulla superficie.
Quindi perché una A. A.
risulti idonea alla lotta per la conquista del dominio dell'aria, bisogna che
sia idonea ad esplicare la sua azione distruttiva sia nell'aria che sulla
superficie.
Nell'aria un mezzo aereo
non può distruggerne un altro che mediante un combattimento aereo, cioè
esercitando contro l'avversario una azione di fuoco più efficace di quella alla
quale può venire sottoposto dall'avversario. Vale a dire: l'azione distruttiva
nell'aria non può essere svolta che da mezzi aerei adatti al combattimento
nell'aria, mezzi che, per semplicità, ho chiamato da combattimento.
Per distruggere un mezzo
aereo situato sulla superficie è necessario raggiungere la superficie con mezzi
distruttivi. Ciò, in linea generale, non si può effettuare che mediante il
bombardamento.
Ne consegue che la
distruzione dei mezzi di volo avversari che si trovino sulla superficie non può
essere compiuta che mediante mezzi da bombardamento. Perciò l'A. A. deve
possedere mezzi da combattimento e mezzi da bombardamento.
* * *
Così per una via diversa
sono giunto alla stessa conclusione formulata nella prima edizione de «Il D.
dell'A.». Ma non è male insistere. Può una di queste due specie di mezzi
annullarsi in una A. A.? Rispondo: assolutamente no.
Di fatto:
1°) Una A. A. composta
di soli mezzi da combattimento - ossia di mezzi capaci unicamente di esercitare
azione distruttiva nell'aria contro aerei nemici - potrebbe essere posta nella
condizione di non riuscire ad esercitare tale azione qualora il nemico
sfuggisse l'incontro, il che l'avversario potrebbe fare semplicemente scendendo
sulla superficie non appena avvistata l'A. A. nemica.
Una A. A. provvista di
soli mezzi da combattimento - anche trovandosi in condizioni di superiorità per
quanto riguarda tali mezzi - potrebbe finire coll'esaurirsi in azioni vane
perché puntati nel vuoto.
Qualora poi tale A. A.
si trovasse ad avere di fronte una A. A., sia pure inferiore come mezzi di
combattimento ma provvista di mezzi da bombardamento, ben difficilmente
potrebbe raggiungere anche il solo scopo negativo di salvaguardare il proprio
territorio ed il proprio mare dalle offese aeree nemiche perché il nemico,
valendosi della rapidità colla quale tali offese si possono portare, potrebbe
tentare di apportarne di sorpresa e cercando di sfuggire il combattimento.
E cioè una A. A. fornita
di soli mezzi di combattimento non è una A. A., perché non è idonea né alla
lotta per la conquista del domino dell'aria né alla semplice protezione, contro
le offese aeree nemiche, del proprio territorio e del proprio mare.
2°) Una A. A. provvista di
soli mezzi da bombardamento non potrebbe agire che evitando lo scontro aereo e
di sorpresa e sarebbe inidonea a comunque opporsi alla volontà nemica.
Se l'A. A. nemica
possedesse mezzi da combattimento e da bombardamento, potrebbe portarsi
impunemente nel cielo avversario per compiere azioni offensive contro la terra.
Perciò, per quanto, fra
i due mali, il minore sia la mancanza dei mezzi da combattimento, una A. A.
provvista di soli mezzi da bombardamento non è una A. A. ma solo il principio.
Di conseguenza in una A.
A. debbono trovarsi mezzi da combattimento e da bombardamento.
In quale proporzione?
Perché una A. A. possa
manovrare liberamente, e cioè sia in grado di imporre la propria volontà al
nemico, è necessario che sia capace di portarsi, non ostante l'opposizione
avversaria, nei punti da essa prescelti del cielo nemico.
Vale a dire deve
trovarsi in grado di vincere le opposizioni nemiche, opposizioni che si
concretano nell'azione dei mezzi avversari da combattimento che, al massimo,
possono derivare dalla massa di tali mezzi posseduti dall'avversario.
Per mettersi in grado di
vincere - a parità di altre circostanze - bisogna presentarsi più forti sul
campo della lotta.
Perciò, come mezzi da
combattimento, bisogna tendere ad essere più forti dell'avversario.
Per quanto riguarda i
mezzi da bombardamento, poiché, in qualunque circostanza, conviene esplicare le
maggiori offese, conviene, evidentemente, possedere la quantità massima
possibile.
Non vi può essere,
quindi, fra mezzi di combattimento e da bombardamento una proporzione
reciproca, dipendendo gli uni e gli altri da circostanze diverse ed
indipendenti.
Perciò si può dire solo
che nella composizione dell'A. A.:
1°) I mezzi da
combattimento debbono tendere a risultare più forti di quelli nemici.
2°) I mezzi da
bombardamento debbono tendere alla capacità di produrre i massimi effetti;
tenendo presente che, non potendosi, in una A. A., annullare né l'uno né
l'altro tipo di mezzi, occorre evitare di far tendere l'uno o l'altro a
condizioni prossime al loro annullamento.
* * *
Supponiamo di possedere
una A. A. che, in relazione a quanto è stato detto, disponga:
1°) di una potenza da
combattimento superiore a quella dell'A. A. avversaria;
2°) di una potenza da
bombardamento di una determinata capacità di offesa.
Con una tale A. A. noi
potremo recarci dovunque nel cielo nemico, ossia sopra qualunque bersaglio ci
piacerà scegliere, percorrendo il cammino che ci sembrerà più opportuno,
perché:
1°) o l'A. A. avversaria
non cercherà di opporsi, ed avremo via libera;
2°) o tenterà opporsi ma
non riuscirà ad incontrarci, ed avremo via libera;
3°) o ci si opporrà con
una forza di combattimento inferiore alla nostra, e saremo in grado di vincerla
liberando la nostra via.
Di conseguenza:
a) nel primo e nel
secondo caso, saremo in grado di operare impunemente contro la superficie
arrecando all'avversario danni proporzionali alla nostra potenza di
bombardamento;
b) nel terzo caso,
infliggeremo all'avversario una sconfitta aerea, dopo di che saremo in grado di
arrecargli, sulla superficie, danni proporzionali alla nostra potenza da
bombardamento.
Se come bersaglio del
nostro bombardamento avremo scelto mezzi di volo avversari (luoghi di sosta, di
raccolta, di produzione, ecc. di mezzi aerei), in tutti e tre i casi
infliggeremo al nemico danni che si concreteranno in una diminuzione della sua
potenzialità aerea.
Perciò la nostra A. A.,
ogni volta che muoverà direttamente all'offesa di un bersaglio superficiale
interessante la potenzialità aerea dell'avversario, qualunque cosa questo
faccia, apporterà una diminuzione della sua potenzialità aerea.
La riduzione a zero
della potenzialità aerea avversaria, ossia la conquista del dominio dell'aria, sarà
ottenuta tanto più rapidamente quanto più la nostra A. A. agirà intensamente,
possederà maggiori mezzi distruttivi contro la superficie e sceglierà più
oculatamente i propri bersagli.
* * *
Contro l'azione di
questa nostra A. A. quale azione potrebbe svolgere l'A. A. avversaria?
Tentare di opporsi
direttamente alla nostra azione?
Evidentemente no, perché
o non riuscirà ad incontrarci ed agirà a vuoto, o riuscirà ad incontrarci e
sarà battuta.
Tentare, a sua volta,
offensive aeree sul nostro territorio o sul nostro mare, cercando di sfuggire
il combattimento?
Evidentemente altro non
può fare, perché, a meno che non riesca a sfuggire il combattimento, riuscirà
ad arrecarci offese che si possono risolvere in una diminuzione della nostra
potenzialità aerea.
* * *
La lotta per la
conquista del dominio dell'aria - ossia la guerra aerea - fra due A. A. di
differente potenza in mezzi di combattimento presenterà queste caratteristiche:
1°) l'A. A. più forte in
mezzi da combattimento, in grado di imporre la propria volontà, non vincolata
all'azione nemica, agirà con piena libertà di manovra, scegliendo quei bersagli
che riterrà più utili al suo scopo;
2°) l'A. A. meno forte
in mezzi da combattimento tenterà la distruzione dei bersagli che crederà più
utili ai suoi fini, cercando di sfuggire il combattimento. Vale a dire l'azione
delle due A. A. sarà analoga, aggravata dalla preoccupazione, per quella meno
forte, di mantenersi in potenza.
Ammettiamo che durante
una tale lotta l'A. A. meno forte riesca a mantenersi in potenza, cioè a
sfuggire la battaglia.
In questo caso ogni
azione dell'A. A. meno forte produrrà, come produrrà ogni azione di quella più
forte, una diminuzione, per effetti riflessi, sulla potenzialità aerea
avversaria, e conquisterà il dominio dell'aria quell'A. A. che più rapidamente
produrrà sull'altra una somma di danni riflessi tali da annullarne la
potenzialità.
Quindi, se conviene
all'A. A. più forte di agire colla massima intensità, di possedere la maggior
capacità distruttiva contro la superficie e di scegliere bersagli aventi una
grande influenza sulla potenzialità aerea avversaria, a maggior ragione le
medesime convenienze si paleseranno per l'A. A. meno forte.
Da ciò si possono trarre
diverse conseguenze praticamente interessanti:
1°) la guerra aerea deve
svolgersi con la massima intensità, iniziandosi immediatamente non appena
decise le ostilità, ossia l'A. A. deve essere sempre pronta e preparata a
passare all'azione e, iniziata l'azione, trovarsi in condizioni di svolgerla,
senza interruzioni, fino alla conquista del dominio dell'aria. Data la
grandiosità delle offese che può svolgere una A. A. e data la intensità colla
quale deve svolgerle, non è possibile sperare che sulla guerra aerea - ossia
sulla conquista del dominio dell'aria - possano comunque pesare nuovi aerei non
pronti all'atto dello scoppio della guerra. Vale a dire: la guerra sarà decisa
dai mezzi aerei che potranno entrare in azione all'atto delle ostilità: quelli
che potranno venire preparati in seguito, potranno, al massimo, servire per
l'esercizio del dominio dell'aria, una volta conquistato tale dominio;
2°) se la scelta dei
bersagli avrà una grande importanza avrà pure una grande importanza la
disposizione dei bersagli che si presentano all'avversario. Vale a dire: la
dislocazione di ciò che interessa la potenzialità aerea della nazione deve
essere tale da non favorirne la distruzione per parte del nemico. Si comprende
facilmente che se si raccolgono in pochi centri prossimi alla frontiera i mezzi
che servono a mantenere in vita la
A. A., si rende agevole all'avversario di ucciderla.
3°) l'esito della guerra
aerea dipenderà, sì, dalle forze in contrasto, ma dipenderà essenzialmente dal
come tali forze saranno impiegate, cioè dalla genialità dei Comandanti della A.
A. dalla loro attività, dalla prontezza delle loro decisioni, dalla conoscenza
esatta delle risorse aeree dell'avversario.
* * *
Da quanto precede
risulta che, in definitiva, la guerra aerea dovrebbe svolgersi fra due A. A.
preoccupate solo di apportare il massimo danno all'avversario, senza curarsi
del danno che l'avversario può, a sua volta apportare. Questa concezione di
guerra, che avevo già enunciata nella prima edizione de «Il D. dell'A.»,
consiste nel rassegnarsi a subire le offese nemiche per utilizzare tutti i
mezzi disponibili allo scopo di arrecare ai nemico le massime offese, ed è
difficile a farla penetrare nelle coscienze perché si stacca completamente
dalla concezione generale della guerra quale ci è apparsa nel passato.
Noi siamo abituati a
vedere, in ogni lotta, offese e difese, e perciò la nostra mente non riesce ad
afferrare prontamente la visione di una lotta tutta offese, senza difesa.
Eppure tale - e non diversa
- deve essere la guerra aerea perché l'arma aerea presenta caratteristiche così
eminentemente offensive da risultare assolutamente inadatta alla difesa. Il
fatto è questo: coll'arma aerea si può facilmente offendere, ma non ci si può
difendere.
* * *
Prendiamo il caso più
favorevole, ossia consideriamo una nazione che disponga di una A. A. più forte
in mezzi da combattimento dell'avversaria.
Può questa A. A.
difendere la nazione dalle offese aeree dell'A. A. avversaria?
Due modi si presentano a
chi vuol difendersi: o andare alla ricerca dell'avversario, o attenderlo, per
batterlo. Può una A. A. andare alla ricerca di quella avversaria? Certo che
può; ma, pure andandone alla ricerca, può non trovarla, oppure trovandola, può
non raggiungerla e quindi non avere l'occasione di batterla, specie se l'A. A.
nemica ha interesse di evitare la battaglia.
Ora tutte le volte che
una A. A. si pone alla ricerca dell'avversaria e non giunge a batterla, avviene
che punta nel vuoto, si esaurisce inutilmente, non produce danni al nemico,
mentre l'A. A. avversaria, che è riuscita a non lasciarsi battere, può produrle
danni indiretti.
Quindi questo primo
metodo di difesa è assolutamente illusorio e non fa che il giuoco nemico.
Si potrà dire che nulla
vieta all'A. A. che va alla ricerca dell'avversaria, coi suoi mezzi da
bombardamento, di apportare danni al nemico. È vero; ma non avrà libera scelta
dei suoi bersagli, perché questi rappresenteranno uno scopo secondario e
dipendente dal trovarsi sulla rotta percorsa per cercare l'A. A. nemica.
* * *
Può una A. A. nemica
aspettare il nemico per saltargli addosso?
Certo che può; ma quante
probabilità avrà di raggiungere il suo scopo?
Se l'A. A. nemica opera
in massa, per saltarle addosso con probabilità di vincerla occorrerà prima
raccogliere la propria massa.
Può una A. A., specie se
si sente più forte, attendere il beneplacito nemico, subire la sua iniziativa,
senza avere nessuna sicurezza di giungere in tempo e colla probabilità di
ricevere offese senza poterle restituire? Certo che no. Quindi anche questo
secondo mezzo di difesa è illusorio e fa il giuoco nemico.
Allora bisogna convenire
che nella guerra aerea non c'è che un'unica attitudine da prendere: quella
dell'offesa più intensa e più violenta, anche a costo di subire quella nemica.
Unico modo per difendere il proprio territorio ed il proprio mare dalle offese
aeree è quello di distruggere, colla maggior rapidità possibile, i mezzi aerei
nemici.
* * *
Qualunque mezzo di
difesa si tenti contro l'azione aerea nemica risulta contraria al suo fine, e
cioè in favore dell'avversario.
Questa affermazione è di
carattere generale, non solo adatta all'azione dell'A. A. già esaminata.
Contro le offese aeree
si pensa di opporre difese aeree, costituite da gruppi di mezzi aerei, e difese
antiaeree, costituite da armi situate sulla superficie.
La difesa aerea di un
centro, per essere efficace, ossia perché riesca effettivamente ad impedire
l'offesa sul centro, deve vincere l'azione nemica. Perciò la difesa aerea di un
centro deve poter opporre all'avversario una forza da combattimento almeno
uguale alla forza da combattimento che quello può presentare. Ora, se il nemico
opera seguendo le sane regole di guerra, agisce in massa. La difesa aerea di un
centro deve, per risultare efficace disporre di una quantità di mezzi da
combattimento uguale alla massa dei mezzi da combattimento avversari, perché,
se ciò non si verifica, la difesa aerea sarà battuta ed il centro offeso.
Ma, poiché l'arma aerea
ha un grande raggio d'azione, una A. A. può minacciare potenzialmente diversi
centri; e poiché le offese aeree si svolgono con estrema rapidità, se si
volesse avere una certa probabilità di riuscire a difendere i centri
potenzialmente minacciati, occorrerebbe dislocare in diversi punti del territorio
soggetto gruppi di mezzi di difesa aerea, costituendo ogni gruppo con una forza
da combattimento uguale alla massa delle forze di combattimento avversarie.
Oltre a ciò occorrerebbe
stabilire tutta una complicata rete di segnalazioni e mantenere tutte le forze
aeree costantemente pronte all'azione.
L'arma aerea, ripeto,
possiede un carattere così eminentemente offensivo che volendola impiegare difensivamente
si giunge all'assurdo di dovere essere più forti dell'attaccante, e di dovere
mantenere questa forza aerea preponderante completamente inattiva - perché
incapace di conseguire un qualsiasi scopo positivo - e soggetta completamente
all'iniziativa avversaria.
Anche ammesso che la
difesa aerea possa sempre giungere in tempo utile a soddisfare alla sua
funzione, sarebbe conveniente utilizzare le proprie forze aeree in questo modo?
Evidentemente no, perché ciò significherebbe un disperdimento di forze
estremamente dannoso.
Senza dubbio, conviene
invece impiegare tutte le risorse aeree di cui si dispone per rafforzare al
massimo la propria A. A., perché più l'A. A. sarà forte, più facilmente e più
rapidamente sarà in grado di conquistare il dominio dell'aria, unico mezzo
efficace per sottrarre il proprio territorio ed il proprio mare alle offese
aeree avversarie.
La difesa contraerea di
un centro, per essere efficace, dovrebbe essere in grado di impedire
l'esecuzione dell'offesa aerea sul centro protetto. Il raggio d'azione delle
armi contraeree è limitatissimo (tratto utile della traiettoria), perciò
occorrerebbe, per ogni centro da proteggere, una quantità di armi contraeree
adeguata. Di conseguenza la difesa contraerea esigerebbe, per riuscire di qualche
efficacia, una enorme quantità di armi contraeree disseminate su tutta la
superficie, in attesa degli eventi.
D'altra parte le armi
contraeree possono facilmente venire neutralizzate dall'azione aerea, sia
mediante attacchi a bassa quota, sia avvolgendole in nubi di fumo, ecc., sì che
il loro rendimento effettivo non può riuscire che scarsissimo. Certamente se si
impiegassero le risorse che costano le difese contraeree per accrescere la
forza dell'A. A. agli stessi fini della difesa, si otterrebbe un maggior
rendimento delle risorse stesse perché l'unico mezzo veramente efficace per
sottrarre il proprio territorio ed il proprio mare alle offese è quello di
conquistare il dominio dell'aria.
Quindi niente difesa
aerea e niente difesa contraerea: la superficie si difende dall'aria, come le
coste si difendono dal mare, conquistandone il dominio.
Nessuno pensa più a
disseminare lungo la costa i mezzi navali e cannoni per difendere la costa dai
bombardamenti: le stesse maggiori città marittime sono lasciate aperte, e la
loro difesa, indiretta, è lasciata alla flotta.
Quindi tutte le risorse
disponibili per agire nell'aria e per difendersi dall'aria debbono essere
impiegate per costituire l'A. A. più forte che sia possibile, e questa deve
agire unicamente in modo offensivo intensivamente e violentissimamente,
Io prego caldamente i
miei lettori di fermare la loro mente su questa affermazione, che è di
carattere fondamentale e non ammette deviazioni, né sottintesi, né reticenze,
perché essa deve costituire la base della formazione della nostra potenza aerea
e del suo impiego.
* * *
Per giungere a questa
conclusione, mi è bastato considerare la guerra aerea nei suoi caratteri
generali, ossia in dipendenza delle caratteristiche essenziali dei mezzi aerei
(grande raggio di azione, grande velocità di traslazione, capacità di
combattere nell'aria, capacità di offesa contro la superficie), senza entrare
in alcuna considerazione tecnica o particolare.
Perciò tale conclusione
è anch'essa di carattere generale ed indipendente dai particolari tecnici, che
possono comunque variare le caratteristiche essenziali dei mezzi aerei
disponibili, variazioni che d'altra parte, per il perfezionarsi dei mezzi
tecnici, non potranno che maggiormente rafforzare la conclusione generale.
La riprova della verità
di tale conclusione è facile a farsi: basta mettere di fronte ad una qualsiasi
altra concezione di potenza aerea una A. A. concepita ed agente secondo le mie
idee.
* * *
Supponiamo per un
momento che contro una simile A. A. venga a trovarsi di fronte una aeronautica
organizzata secondo le concezioni attualmente vigenti, ammettendo solo che l'A.
A. sia stata costituita con una quantità di risorse uguale a quella colla quale
è costituita detta aeronautica. È chiaro che l'A. A., avendo utilizzato tutte
le risorse disponibili per crearsi forze da combattimento e da bombardamento
disporrà di una quantità di forze da combattimento superiore a quella di cui
dispone l'aeronautica che ha suddiviso le stesse risorse per provvedersi di una
grande varietà di mezzi aerei destinati a scopi differenti, speciali ed
escludenti generalmente il combattimento. Per la stessa ragione l'A. A.
disporrà di una superiorità di mezzi da bombardamento.
In queste condizioni
l'A. A. inizierà immediatamente la sua azione proseguendola di poi intensamente
ed ininterrottamente - mediante una successione di offensive eseguite colla
massa delle sue forze - contro la superficie, senza preoccuparsi di incontrare
il nemico, senza cioè cercarlo né sfuggirlo.
Contro questa azione
l'aeronautica considerata non potrebbe rispondere che opponendovi direttamente
i suoi elementi da caccia - che se si impegneranno a fondo verranno battuti -
ed indirettamente i suoi elementi da bombardamento agenti in modo da sfuggire
il combattimento ed inferiori come capacità di offesa all'A. A.
Tutta la grande massa
delle forze aeree ausiliarie, non adatta al combattimento ed al bombardamento,
non potrà pesare efficacemente sull'esito della lotta per il dominio dell'aria,
e dovrà rimanere pressoché inattiva, cercando di sfuggire alla distruzione,
specialmente sulla superficie.
Perciò, a parità di
altre condizioni, il dominio dell'aria sarà necessariamente conquistato dall'A.
A. Di fronte ad una A. A. composta secondo le mie concezioni, non si può opporre
che una A. A. composta analogamente ed agente cogli identici criteri. Qualunque
altra formazione di A. A. e qualunque altro criterio di azione risultano
impropri alla guerra aerea, e sfido chiunque a provarmi il contrario.
* * *
Tutte le conclusioni
ottenute sono state tratte stabilendo semplicemente che:
1°) I mezzi da
combattimento debbono risultare idonei al combattimento nell'aria;
2°) I mezzi da
bombardamento debbono risultare idonei all'offesa contro la superficie.
A questo punto possiamo
scendere ad idee più concrete, e cioè a definire quali debbono essere le
caratteristiche che fanno da combattimento o da bombardamento un mezzo aereo in
un'A. A.
* * *
Mezzi da combattimento. Il combattimento
nell'aria si svolge mediante azioni di fuoco fra aerei. Perché un aereo sia
adatto a combattere nell'aria bisogna che risulti capace di svolgere azioni di
fuoco e sostenere le azioni di fuoco svolte dall'avversario.
Un aereo, nell'aria, può
venire attaccato dal fuoco avversario da tutte le direzioni; deve quindi essere
in grado di rispondere al fuoco avversario in tutte le direzioni.
Quindi - a parità di
tutte le altre circostanze - risulterà avvantaggiato quell'apparecchio che sarà
più potentemente armato, avendo la capacità di esercitare la massima intensità
di fuoco in tutte le direzioni.
Per mettersi in buone
condizioni per sostenere il fuoco nemico occorre proteggersi il più possibile
contro gli effetti di tale fuoco quindi - a parità di altre condizioni -
risulterà avvantaggiato l'apparecchio più validamente protetto.
Evidentemente in una
lotta aerea conviene disporre di una velocità e di una manovrabilità superiore
all'avversario, il che può permettere, a seconda della propria convenienza, di
imporre o di rifiutare il combattimento, o di troncarlo, o di riprenderlo;
perciò - a parità di altre condizioni - risulterà avvantaggiato l'apparecchio
più veloce e più maneggevole.
In fine, a parità di
altre condizioni, risulterà avvantaggiato l'apparecchio che possiede il maggior
raggio d'azione, perché sarà in grado di portare la sua azione più addentro
sulla superficie nemica.
Quindi l'apparecchio da
combattimento deve presentare al massimo grado compatibile colle esigenze
tecniche le seguenti quattro caratteristiche: armamento, protezione,
velocità, raggio d'azione.
* * *
Tali caratteristiche,
materialmente, si riducono a pesi, e la somma di tali pesi è una quantità
definita a seconda della struttura aerodinamica dell'apparecchio; vale a dire: tale
quantità definita di peso consentita dall'apparecchio deve venire suddivisa in
modo da armonizzare le quattro caratteristiche: armamento, protezione,
velocità, raggio d'azione.
Si tratta quindi di un
problema perfettamente analogo a quello che si è sempre presentato per le navi
da battaglia, né, data l'analogia degli scopi, sia pure in campi differenti,
poteva essere diversamente. Ma, al proposito, si debbono fare altre
considerazioni.
* * *
Armamento. Gli apparecchi da
bombardamento di una A. A. non sono destinati a combattere isolatamente ma
bensì in formazione. Essi dovranno quindi essere riuniti in unità da
combattimento, cioè in gruppi di apparecchi destinati a combattere insieme,
ossia costituenti un tutto tattico inscindibile.
Quindi la massima
intensità di fuoco in tutte le direzioni più che nell'apparecchio deve cercarsi
essenzialmente nella formazione dell'unità da combattimento, che potrà essere
opportunamente modificata per raggiungere lo scopo a seconda della direzione
d'attacco dell'avversario, oppure a seconda della direzione dell'attacco che si
ha in animo di portare all'avversario. Quindi il problema dell'armamento tocca,
oltre l'apparecchio, anche la formazione e perciò se si sceglie prima la
formazione si dovrà concretare dopo l'armamento degli apparecchi, se si
determina prima l'armamento degli apparecchi si dovrà su di essi concretare la
formazione.
Parimenti non è la
potenza di fuoco dell'apparecchio isolato che interessi: interessa quella
dell'unità da combattimento, unità che va considerata inscindibile. Ed anche
qui entra in giuoco la formazione, la quale deve consentire di integrare nel
modo migliore la potenza di fuoco nei singoli apparecchi; in ogni modo si può
osservare che se pure conviene che ogni apparecchio possegga una potenzialità
di fuoco non assolutamente minima, forse non conviene esagerare la potenzialità
di fuoco di ogni apparecchio, perché fra due unità da combattimento possedenti
una uguale potenzialità di fuoco sembra si trovi in migliori condizioni quella
che l'ottiene col maggior numero di apparecchi, il che, fino ad un certo
limite, ammette un'azione di fuoco, direi, più avvolgente. Del resto tutto ciò
non può essere praticamente desunto che col metodo sperimentale.
* * *
Protezione. La protezione ha lo scopo
di conservare l'arma in potenza diminuendo la sua vulnerabilità. Fra due
apparecchi ugualmente armati ma aventi, ad esempio, vulnerabilità l'uno doppia
dell'altro, è evidente che il meno vulnerabile possiede una capacità offensiva
doppia, perché sotto le stesse offese può mantenersi in potenza il doppio di
tempo o mantenersi in potenza un ugual tempo sotto offese doppie. La
caratteristica «protezione» ha quindi un grandissimo valore materiale, oltre
che morale, e non bisogna ritenere che il peso che importa sia sempre male o
poco bene utilizzato, anche se talvolta può andare a scapito dell'armamento.
La protezione interessa
l'apparecchio isolato e su di esso non ha influenza la formazione, tuttavia si
comprende facilmente come la protezione venga a pesare relativamente di meno
quanto più si riduce il numero degli apparecchi, pur conservando inalterata la
potenzialità complessiva.
* * *
Velocità. Per quanto la maggiore
velocità rappresenti un vantaggio indiscutibile nel combattimento, sta il fatto
che, come ho ampiamente dimostrato, l'A. A. non dovrà cercare l'incontro né
imporre il combattimento, e quindi la maggiore velocità ha una importanza
relativa e di qualche valore solo per l'A. A. meno forte che potrebbe valersene
per sfuggire il combattimento. Non conviene quindi troppo sacrificare le altre
caratteristiche per esaltare la velocità.
* * *
Raggio d'azione. Dal raggio d'azione
dipende la possibilità di arrecare offese al nemico più o meno addentro al suo
territorio ed al suo mare. Perciò esiste un raggio d'azione minimo, al di sotto
del quale il valore dell'A. A. si annulla, che dipende dalle possibilità di
includere in esso obbiettivi territoriali avversari la cui distruzione risulti
necessaria agli scopi che ci si prefigge, mentre conviene, evidentemente, di
disporre del massimo raggio d'azione per accrescere al massimo le possibilità
offensive dell'A. A.
* * *
Mezzi di bombardamento. Gli apparecchi da
bombardamento debbono
integrare l'azione di
quelli da combattimento incaricati di aprire loro la
strada qualora questa
venisse ostacolata dal nemico; perciò le loro caratteristiche
debbono rispondere alle
seguenti condizioni:
Raggio d'azione:
uguale a quello degli apparecchi da combattimento.
Velocità: idem idem.
Protezione: se la si considera
utile per gli apparecchi da combattimento, non c'è nessuna ragione perché non
la si consideri ugualmente utile per quelli da bombardamento: quindi uguale
protezione.
Armamento: deve consistere
essenzialmente in armamento contro la superficie, ma, poiché, anche per sole
ragioni morali, non è possibile ammettere che un apparecchio da guerra che può
trovarsi coinvolto in una lotta aerea risulti completamente disarmato contro
aerei, occorrerà anche un armamento aereo, se pure ridotto.
E cioè tutte le caratteristiche,
ad eccezione dell'armamento, debbono essere uguali tanto nell'apparecchio da
combattimento quanto in quello da bombardamento: la differenza fra i due non
consiste se non in quanto l'apparecchio da bombardamento usufruisce per portare
bombe la differenza di peso determinata dalla differenza di armamento aereo fra
l'apparecchio da combattimento e quello da bombardamento.
* * *
Da questa considerazione
sorge immediatamente l'idea di un apparecchio insieme da combattimento e da bombardamento
che, per semplicità di espressione, chiamerò da battaglia.
L'apparecchio da
battaglia dovrebbe dunque essere un apparecchio avente le caratteristiche di
raggio d'azione, velocità e protezione già dette, che dovrebbe essere armato
sia per il combattimento aereo sia per l'offesa contro terra. Se indichiamo con
P il peso che rimane disponibile soddisfatte le altre caratteristiche, per
l'armamento (il peso dell'armamento comprende le armi, le munizioni ed il
personale addettovi) e se una A. A. è composta di C apparecchi da combattimento
e B da bombardamento, la sua potenzialità di combattimento sarà CP e quella da
bombardamento B (P-p) essendo p il peso dell'armamento di sicurezza degli
apparecchi da bombardamento.
Se invece l'A. A. viene composta
di tutti apparecchi da battaglia, il numero di tali apparecchi sarà C + B, il
peso disponibile per l'armamento da battaglia sarà (C + B) P, vale a dire CP +
BP. Ora se noi su ciascun apparecchio proporzioniamo convenientemente i due
armamenti (l'aereo e quello contro la superficie) possiamo dare all'armamento
contro la superficie il valore complessivo BP. Vale a dire la potenzialità di
questa A. A. può risultare identica a quella precedente come forza di
combattimento ma leggermente superiore come azione contro la superficie perché
manca l'armamento di sicurezza.
Ed a questo proposito
occorre fare un'altra osservazione. Se l'A. A. è divisa in apparecchi da
combattimento e da bombardamento, in caso d'incontro coll'avversario, l'azione
verrà divisa in due tempi, ossia in un combattimento aereo inteso a vincere
l'opposizione avversaria ed in una successiva azione di bombardamento. Durante
il primo tempo entreranno in azione i soli apparecchi da combattimento e nel
secondo i soli da bombardamento, ossia nel primo tempo opererà solo il
personale addetto alle armi aeree, nel secondo solo il personale addetto alle
offese contro la superficie.
Se, invece, l'A. A. è
composta di soli apparecchi da battaglia, lo stesso personale potrà nel primo
tempo impiegare le armi aeree, nel secondo esercitare le offese contro la
superficie, perciò l'impiego dell'apparecchio da battaglia fa risparmiare tutto
il personale addetto all'impiego dei mezzi contro la superficie e cioè un peso
che può venire utilizzato per accrescere l'armamento complessivo.
E ancora. Una A. A.
composta di apparecchi da bombardamento e da combattimento, in caso d'incontro
coll'avversario, dovrà combattere con una sola aliquota dei suoi apparecchi e
non avrà libertà di manovra, in quanto dovrà, combattendo, proteggere gli
apparecchi da bombardamento. Se invece l'A. A. viene composta di apparecchi da
battaglia, tutti gli apparecchi dell'A. A. entreranno nel combattimento con
piena libertà di manovra. Quindi sotto tutti i punti di vista conviene che l'A.
A. sia costituita da una massa di apparecchi da battaglia vale a dire riunenti
la capacità di combattere nell'aria e di offendere la superficie.
* * *
Ed ecco come partendo
dalla considerazione delle necessità della guerra aerea siamo venuti determinando
le caratteristiche della lotta per la conquista del dominio dell'aria e quelle
del mezzo più idoneo a tale lotta.
Possedere l'idea chiara
e precisa di ciò che si vuole ottenere e poi cercare il modo più adatto per
raggiungere lo scopo, ed, in fine, il mezzo materiale idoneo.
* * *
A questo proposito si
può andare ancora più in là. Conviene che le caratteristiche, o almeno una
parte di esse, degli apparecchi da battaglia risultino elastiche.
Raggio d'azione,
protezione ed armamento si traducono materialmente in pesi trasportati, e la
somma di tali pesi in un determinato apparecchio è una costante, vale a dire si
può accrescere una qualunque di tali caratteristiche a spese di un'altra o di
tutte le altre.
Ora può darsi che per
ragioni di impiego convenga fare ciò, di conseguenza sarebbe utilissimo che i
particolari costruttivi dell'apparecchio da battaglia permettessero di variare
facilmente le caratteristiche in parola.
Evidentemente allorché
l'A. A. deve compiere un'azione entro un breve raggio converrebbe diminuire il
peso dei materiali di consumo dell'apparecchio motore per accrescere
corrispondentemente l'armamento, come potrebbe convenire poter diminuire la
protezione e forse anche l'armamento per accrescere il raggio di azione qualora
l'A. A. dovesse compiere azioni molto lontane dalle sue basi. Conquistato il
dominio dell'aria, l'A. A. non avrebbe più bisogno di combattere nell'aria per
vincere eventuali opposizioni nemiche, ed allora verrebbe a mancare la
necessità di un forte armamento aereo e della protezione. Perciò converrebbe
che l'apparecchio da battaglia permettesse di sostituire facilmente al peso
della protezione e dell'armamento aereo sia un peso di armamento contro la
superficie sia un peso di materiali di consumo dell'apparecchio motore per
allargare il suo raggio d'azione.
Perciò a parità di altre
condizioni è da preferirsi quell'apparecchio da battaglia che presenta maggiore
elasticità nelle sue caratteristiche.
* * *
Siamo così venuti
determinando tutte le caratteristiche dell'apparecchio da battaglia occorrente
per costituire la massa della nostra A. A.: compito dei tecnici e dei
costruttori è quello di presentare l'apparecchio che, allo stato attuale della
tecnica costruttiva, meglio risponda alle caratteristiche volute.
Tale apparecchio dovrà
certamente essere un apparecchio del tipo pesante - per trovarsi in grado di
presentare in misura sufficiente le caratteristiche di armamento, protezione e
raggio di azione - plurimotore - per fornire una potenzialità sufficiente e
presentare un alto grado di sicurezza in caso di avaria da parte
dell'apparecchio motore, a velocità media.
L'apparecchio da
battaglia, poiché l'A. A. dovrà potere agire in massa sia sulla terra che sul
mare, dovrebbe essere del tipo anfibio. Qualora non fosse possibile, per ora,
realizzare questo tipo, l'A. A. dovrà venire composta parte con idro e parte
con apparecchi terrestri, presentanti le identiche caratteristiche già
determinate.
La tecnica attuale
permette di realizzare l'apparecchio da battaglia rispondente in un certo grado
alle condizioni enunciate e, certamente, il progresso della tecnica,
indirizzato su questa via, permetterà di rendere l'apparecchio da battaglia
sempre più efficiente.
* * *
Siamo così venuti di
deduzione in deduzione a definire tutte le caratteristiche alle quali deve
soddisfare l'apparecchio da battaglia, unico tipo che deve costituire la massa
operante dell'Armata Aerea, unico organismo necessario e sufficiente dello
svolgimento della guerra aerea.
L'Armata Aerea,
tuttavia, ha bisogno di raccogliere informazioni sul nemico e di operare al
sicuro da ogni sorpresa. Perciò occorre provvederla di mezzi da ricognizione.
Qui bisogna che ci
fermiamo un momento a chiarire che cosa significa ricognizione, perché
sulla significazione di questa espressione si equivoca facilmente. La
ricognizione è una operazione di guerra che si eseguisce per il nostro
vantaggio e quindi contro l'interesse dell'avversario. È perciò un'operazione
che l'avversario ha interesse di contrastare, opponendovi una reazione. Per
compiere una ricognizione occorre, di conseguenza, mettersi in grado di vincere
o di sfuggire la reazione nemica. Ciò è vero sia sulla terra, sia sul mare, sia
nell'aria. La cavalleria, ad esempio, può riconoscere l'avversario sia impiegando
masse di cavalleria capaci di spezzare la copertura nemica per scorgere ciò che
vi è oltre, oppure mediante piccole pattuglie di cavalieri ben montati, le
quali, valendosi della loro capacità di sfuggire il combattimento, cerchino di
infiltrarsi attraverso la copertura nemica, di vedere e di sfuggire per
riferire.
Nell'aria è lo stesso: o
si vuol fare una ricognizione in forza, ed allora bisogna, anzitutto, disporre
della forza per vincere la possibile resistenza avversaria, ed in questo caso è
l'A. A. od una parte di essa che deve entrare in giuoco; o si vuol fare una
ricognizione cercando di sfuggire l'eventuale opposizione avversaria, ed allora
occorrono elementi aerei presentanti caratteristiche opportune e completamente
diverse da quelle che debbono presentare gli elementi da combattimento:
occorrono cioè elementi che chiameremo da ricognizione, sottintendendo: escludendo
il combattimento.
Per infiltrarsi
attraverso l'ordinanza nemica e per sfuggire il combattimento, occorre
possedere una velocità superiore a quella dell'avversario che può
opporsi alla ricognizione, ed, insieme, una grande facilità di manovra
(maneggevolezza); per riconoscere a vantaggio di una A. A. operante, è
necessario possedere un raggio di azione superiore a quello dell'A. A. e la
capacità di poterle riuscire utile durante tutto il tempo nel quale l'A. A. può
operare; per riconoscere occorre vedere, comprendere e riferire, occorre
perciò che l'apparecchio da ricognizione possa trasportare almeno due occhi, un
cervello ed i mezzi adatti a comunicare coll'A. A.
Le caratteristiche
dell'apparecchio da ricognizione debbono quindi essere le seguenti:
a) Velocità: la
massima possibile compatibile collo stato della tecnica aeronautica;
b) Raggio d'azione:
quello che risulta da un tempo di volo almeno uguale al tempo di volo dell'A.
A. Se questa ha, ad esempio, la capacità di 6 ore di volo, la stessa capacità
di ore di volo almeno devono avere gli apparecchi da ricognizione;
c) Armamento e
protezione: zero. È inutile armare e proteggere un apparecchio che deve
evitare il combattimento; è meglio utilizzare i pesi corrispondenti per
aumentare le caratteristiche: velocità e raggio d'azione;
d) Mezzi di
comunicazione: i più perfetti.
e) Equipaggio: il
minimo assolutamente indispensabile, possibilmente una sola persona.
La ricognizione,
evitando il combattimento, deve venire eseguita con apparecchi isolati o con
piccolissimi gruppi di apparecchi quando si possano prevedere eventuali
perdite.
Una A. A. agente in massa,
preceduta e contornata a conveniente distanza da uno stormo di apparecchi da
ricognizione di tal genere, sarà assicurata contro qualsiasi sorpresa, mentre
simili apparecchi da ricognizione possono essere impiegati per scoprire
eventuali luoghi terrestri da battersi.
* * *
Le caratteristiche degli
apparecchi da battaglia e da ricognizione fino ad ora determinate valgono per
qualsiasi A. A., ma a noi interessa essenzialmente la nostra A. A.
Occorre perciò tenere conto di due altre condizioni.
I nostri eventuali
nemici si possono trovare o al di là delle Alpi o al di là degli stretti mari
che ci circondano. Perciò, se noi intendiamo metterci nelle condizioni di
poterli offendere, è necessario che la nostra A. A. sia capace di sorvolare le
Alpi e di attraversare i mari che ci circondano. Queste due condizioni, che, se
non soddisfatte, annullano completamente il valore dell'A. A., determinano
l'una il minimo plafond che debbono possedere gli apparecchi da guerra e
l'altra il minimo raggio d'azione che deve possedere l'A. A.
Non bisogna confondere
il raggio d'azione di un apparecchio col raggio d'azione dell'A. A., che può
risultare di gran lunga inferiore a quello degli apparecchi che la
costituiscono.
Una A. A. che intenda
agire in massa deve anzitutto adunarsi, poi operare, e quindi sciogliersi e
rientrare alle proprie basi. Il raggio d'azione di una A. A. è uguale al raggio
d'azione degli apparecchi che la costituiscono, meno due volte la distanza dal
punto di adunata alla base più lontana da tale punto.
* * *
Da questa considerazione
deriva l'importanza della dislocazione delle basi aeree, ossia delle località
ove debbono posare sulla superficie gli elementi di una A. A.
È evidente la
convenienza di dislocare le basi aeree in modo che esse si presentino ad una
distanza presso a poco uguale dal punto di adunata e più che sia possibile
accostate a tale punto.
Ma13 i punti di
adunata possono variare a seconda del nemico che ci si può presentare, e
talvolta, anche, a seconda dell'operazione che si intende svolgere su di un
determinato nemico. Da ciò deriva la necessità di disporre di numerose basi più
o meno raggruppate in modo da potere utilizzare nel miglior modo possibile il
raggio d'azione dei singoli apparecchi affinché sia possibile disporre del
massimo raggio d'azione dell'A. A.
Ciò fa parte della
logistica aerea, la quale deve prefiggersi lo scopo di preparare quelle
condizioni che valgano a permettere di utilizzare al massimo grado tutto
l'efficienza delle forze aeree. Di ciò, per ora, non intendo occuparmi, ed ho
voluto semplicemente mettere in luce la necessità di numerose basi aeree
unicamente per giungere alla conclusione che queste non possono essere che
semplici e costituite essenzialmente da un conveniente terreno di
atterramento.
Le basi aeree da guerra
non possono venire provvedute di ricoveri per gli apparecchi, sia perché non
sarebbe praticamente possibile disporre di un numero così rilevante di
ricoveri, sia perché le basi stesse verrebbero troppo facilmente identificate
dal nemico. Gli apparecchi debbono quindi essere metallici e poter resistere
alle intemperie: i grandi campi del tempo di pace dovranno essere abbandonati
all'atto della guerra, o almeno dovranno essere abbandonati tutti quelli che
alla guerra non potrebbero servire, il che praticamente è identico.
* * *
L'A. A. a terra deve
scomparire perché a terra si trova in condizioni di inferiorità sempre, ed in
un momento veramente critico non appena atterrata dopo una operazione. Questo
momento critico può venire sfruttato da un nemico abile ed audace anche se
inferiore di forze.
Bisogna perciò che l'A.
A. a terra sia largamente dislocata e il più che è possibile mascherata; di
più: occorre che disponga di basi di riserva da utilizzarsi all'atto
dell'atterramento quando qualche base, per effetto di un eventuale
bombardamento nemico, non permetta più l'atterramento stesso.
Inoltre, come abbiamo
visto, occorre che l'A. A. possa disporre di diversi gruppi di basi per poter
godere di tutta la sua libertà di manovra, e che possa cambiare facilmente la
sua dislocazione generale.
Perciò le forze aeree
debbono essere in grado di funzionare in modo autonomo e indipendente dal
terreno.
Occorre quindi creare
una unità logistica aerea, unità che dovrà venire provvista di tutti i mezzi
necessari alla vita, al movimento ed al combattimento e che, a sua volta, dovrà
venire rifornita da una Intendenza aerea.
Una A. A., per
rispondere ai suoi scopi, deve costituire una organizzazione complessa capace
di muovere nell'aria e di spostarsi sulla superficie in modo autonomo. Ciò
dimostra che una A. A., degna di questo nome, è qualche cosa di ben differente
da quanto generalmente si pensa.
* * *
Il tipo dell'apparecchio
da battaglia adatto alla nostra A. A., e cioè possedente largo raggio d'azione,
capacità di sorvolare la catena Alpina, velocità ragguardevole se pure non
eccessiva ed attitudine a trasportare un peso non indifferente di armamento e
di protezione (compreso il personale necessario al maneggio dell'armamento),
rappresenta un tipo utilizzabile dall'aviazione civile quando all'armamento ed
alla protezione si sostituisca un ugual peso di passeggeri, merci e posta.
Ciò dimostra la
possibilità, mediante opportuni provvedimenti tecnici, di trasformare un
apparecchio civile in apparecchio da battaglia.
Vale a dire: la
possibilità di far concorrere l'aviazione civile al completamento dell'A. A. in
caso di guerra.
A questa finalità,
secondo me, occorre tendere con tutti gli sforzi, perché l'ideale sarebbe: organizzare
una aviazione civile capace, all'atto del bisogno, di trasformarsi in una
potente aviazione militare14.
Un apparecchio militare,
durante il tempo di pace, vale a dire normalmente, non ha che una funzione
potenziale, cioè vale in quanto sarebbe capace di fare qualora scoppiasse la
guerra. Tutte le risorse, d'ogni genere, necessarie a mantenere in potenza un
apparecchio militare durante tutto il tempo in cui la vita della Nazione scorre
normalmente, vengono consumate in vista di quell'azione potenziale.
Un apparecchio civile,
capace di trasformarsi immediatamente all'atto della guerra, presenta un valore
potenziale identico a quello di un apparecchio militare, ma presenta anche, ed
in più, un valore attuale durante i periodi di pace, in quanto può esplicare
determinati servizi civili.
Si comprende perciò come
fra due masse, una di apparecchi militari ed una di apparecchi civili capaci di
trasformarsi immediatamente in militari, convenga materialmente e moralmente
scegliere la seconda.
Per quanto possa essere
limitato il rendimento di un servizio aereo civile, specie dal lato materiale,
tale rendimento è sempre superiore a zero, perciò una massa di apparecchi
civili capaci di trasformarsi in militari viene a costare meno che non una
ugual massa di apparecchi militari. Ed a parità di spesa, impiegando apparecchi
civili trasformabili, si viene ad ottenere una maggiore potenza militare e,
contemporaneamente, la possibilità di mantenere in attività un largo complesso
di servizi aerei civili.
Il vantaggio è talmente
grande che io non esito ad affermare che il limite cui bisogna tendere è quello
di organizzare una potente aviazione civile, capace di trasformarsi
immediatamente, al caso del bisogno, in una potente aviazione militare,
riducendo questa, durante la pace, ad un semplice inquadramento, organo di
istruzione e di comando.
* * *
Come ho dimostrato, la
possibilità di tendere a questo limite esiste per quanto riguarda la massa
dell'A. A. secondo le idee qui espresse. L'ambiente aeronautico in genere nega
tale possibilità, né la nega a torto, data l'attuale concezione della potenza
aerea, concezione che esige una grande varietà di tipi specializzati e talvolta
a caratteristiche estreme.
Può darsi che non sia
possibile, subito, creare degli apparecchi civili capaci di trasformarsi
immediatamente in apparecchi da battaglia, perché questi esigono
l'installazione a bordo, oltre che di un armamento aereo e di un armamento
contro la superficie, di una conveniente protezione. Ma è certo possibile, fin
d'ora, creare degli apparecchi civili capaci di trasformarsi immediatamente in
apparecchi da bombardamento, poiché, per far ciò, è sufficiente sostituire
bombe al peso dei passeggeri, delle merci e della posta.
E cioè, è, fin d'ora,
possibile accrescere la potenza di bombardamento di una A. A. mediante
complementi tratti dall'aviazione civile.
A seconda dei casi, tali
complementi potrebbero andare ad accrescere la potenza di bombardamento dell'A.
A. durante la lotta per la conquista del dominio dell'aria oppure dopo conquistato
il dominio dell'aria.
Perciò verso il limite
accennato nulla vieta mirare fin d'ora.
* * *
Ho detto, dimostrandolo,
che solo chi avrà saputo conquistare il dominio dell'aria sarà in grado di
impiegare mezzi aerei per servizi ausiliari dell'Esercito e della Marina, e che
l'unica forza aerea che la
Nazione deve crearsi è l'A. A.
Ma una A. A. che abbia
conquistato il dominio dell'aria può cedere parte dei suoi elementi
all'Esercito ed alla Marina come aviazione ausiliaria. Sono tali elementi adatti
a tali servizi?
Certamente sì.
Anzitutto occorre notare
che, di fronte ad un avversario reso incapace di volare, qualunque azione
aerea, ausiliaria o no, si compie con estrema facilità e risulta di grande
rendimento in quanto che l'avversario, da parte sua, non ne può compiere
alcuna.
L'A. A. conquistando il
dominio dell'aria, può cedere per i servizi ausiliari dell'Esercito e della
Marina unità da battaglia (oppure da combattimento e da bombardamento) e da
ricognizione.
Tali unità possono
assolvere colla maggiore facilità - perché in piena sicurezza - tutti quei
servizi ausiliari di esplorazione, ricognizione, osservazione, ecc. che
l'Esercito e la Marina
possono richiedere: - esse, ho detto, hanno la capacità di sorvolare le Alpi là
dove il nostro Esercito dovrà combattere e di attraversare i mari che la nostra
Marina dovrà percorrere.
Le unità da
combattimento, potentemente armate in modo da ottenere la massima intensità di
fuoco in tutte le direzioni, potranno servire egregiamente per attaccare truppe
in marcia, colonne di servizi, treni in movimento, ecc., mentre quelle da
bombardamento potranno egregiamente servire per la distruzione di bersagli
interessanti direttamente le operazioni sulla superficie.
Di apparecchi caccia non
ce ne può essere bisogno poiché è ammesso di possedere il dominio dell'aria.
Quindi la costituzione
dell'A. A. secondo le mie idee permette di assolvere, una volta conquistato il
dominio dell'aria, tutti i servizi aerei ausiliari possibili ed immaginabili.
* * *
Ho voluto dimostrare che
l'A. A. può anche, una volta conquistato il dominio dell'aria, rispondere ai
bisogni dei servizi aerei ausiliari, ma ho fatto tale dimostrazione ad
abundantiam perché sono del reciso parere che anche dopo conquistato il
dominio dell'aria l'A. A. deve agire indipendentemente e non perdere tempo e
disperdere mezzi in azioni di secondaria importanza.
Conquistato il dominio
dell'aria, l'A. A. deve cercare di recare all'avversario offese di una
grandezza tale da spezzarne le resistenze materiali e morali. Ora, se pure
questa finalità non potrà essere completamente raggiunta, occorre giungere ad
affievolire al massimo grado le dette resistenze materiali e morali perché con
ciò, meglio che con qualsiasi altro mezzo, si faciliteranno le operazioni del proprio
Esercito e della propria Marina.
Per ottenere tale scopo
è necessario non disperdere i propri mezzi, ma tutti utilizzarli col massimo
rendimento.
Ora il massimo
rendimento delle offese aeree bisogna cercarlo oltre il campo di battaglia, là
dove la reazione è sempre minore e dove si trovano i bersagli più sensibili,
più e maggiormente interessanti, sia pure indirettamente, il campo di
battaglia. Rende immensamente di più distruggere una stazione, un panificio,
una officina producente materiale bellico, mitragliare colonne di camions,
treni in marcia, maestranze ecc. che non bombardare o mitragliare trincee.
Rende immensamente di più infrangere resistenze morali, dissolvere organismi
poco disciplinati, diffondere il panico ed il terrore che non urtarsi contro
resistenze materiali più o meno solide.
Che cosa non può
ottenere una A. A. di una certa capacità offensiva dominante l'aria e perciò
capace di impunemente scorrazzare in tutto il cielo nemico!
* * *
Sembra a taluno
paradossale il pensare che la decisione delle guerre future potrebbe derivare
da colpi inflitti al morale delle popolazioni, eppure è ciò che già si è
verificato nella passata guerra e che, con maggiore evidenza, si verificherà
nelle guerre future.
L'esito della passata
guerra non dipese che apparentemente dalle operazioni militari, effettivamente
dipese dallo spezzarsi delle resistenze morali dei popoli che vennero
sconfitti, spezzarsi di resistenze morali che derivò dall'enorme attrito fra i
popoli in lotta.
L'Arma aerea permette di
raggiungere i popoli direttamente oltre le linee di battaglia, permette cioè di
intaccare direttamente le resistenze dei popoli, e nulla vieta pensare che
questa azione diretta possa raggiungere una grandiosità tale da giungere a
spezzare le resistenze stesse anche lasciando intatti i rispettivi eserciti e
la rispettiva marina. Non depose le armi un esercito tedesco ancora capace di
combattere, non si consegnò al nemico una flotta pressoché intatta, allorché il
popolo tedesco sentì venir meno la sua forza di resistenza?
Non bisogna pensare a
ciò che è oggi l'aviazione, bisogna pensare a ciò che, oggi, potrebbe essere.
Certo che se noi dicessimo che le attuali potenze aeree delle varie nazioni possono
decidere le sorti di una guerra, diremmo cosa non paradossale ma assurda
addirittura. Ma ciò non vuol dire alcunché, perché non è affatto detto che le
attuali aviazioni siano ciò che dovrebbero effettivamente essere.
Bisogna pensare a ciò
che potrebbe avvenire, per esempio, nel nostro Paese, se un avversario
giungesse a conquistare il dominio del nostro cielo e potesse liberamente
scorrazzare colla sua A. A. sul Piemonte, sulla Lombardia e sulla Liguria
gettando sui centri più sensibili di queste nostre province grandi quantitativi
di materiali incendiari, esplosivi e venefici. Se si pensa a ciò, si deve
necessariamente concludere che la resistenza delle nostre forze di superficie
potrebbe venire direttamente spezzata dal dissolversi della vita sociale di
quelle tre province, dissolvimento che esigerebbe unicamente una adeguata
quantità di materiali distruttivi e di mezzi aerei per disseminarli.
Il perfezionamento dei
mezzi aerei e la sempre crescente efficacia dei materiali distruttivi dimostrano,
ammesso e non concesso che oggi non fosse possibile raggiungere la voluta
grandiosità di offese aeree, che tale voluta grandiosità sarà possibile
raggiungere in un tempo più o meno lontano.
* * *
In ogni modo sta il
fatto che le offese aeree posseggono una tale efficacia materiale e morale, per
comune consenso, fin d'ora, da imporre già oggi una serie di provvedimenti
(occultamenti, movimenti notturni, ecc. ecc.) che vincolano la manovra delle
forze superficiali e (difesa aerea e contraerea, ecc.) che producono una
gravissima dispersione di mezzi, e ciò quantunque si consideri l'aviazione
quale è e non quale potrebbe e dovrebbe essere.
Noi non dobbiamo
fondarci sul fatto che l'estero organizza ed impiega le sue forze aeree presso
a poco come le organizziamo e le impieghiamo noi. Potrebbe darsi che un nostro
eventuale avversario, un bel momento, le organizzi e le impieghi, ad esempio,
come le organizzerei e le impiegherei io. Ed allora io domando, a chiunque
intenda rispondere coscienziosamente, se questo nostro eventuale avversario -
pure non disponendo di maggiori risorse per la sua forza aerea - non
giungerebbe a rapidamente conquistare il dominio del nostro cielo, dati i
nostri attuali concetti organizzativi e d'impiego e data la dislocazione sulla
superficie delle nostre risorse aeree, e se, conquistato il dominio del nostro
cielo, non potrebbe arrecarci danni forse irreparabili e decisivi.
Se qualcuno in coscienza
e coscientemente mi potrà rispondere decisamente no, io abbasserò le armi e dichiarerò
che ho torto.
Ma finché non udrò
questo no reciso e finché qualcuno di questo no reciso non assumerà piena ed
intera la responsabilità, io non cesserò di indicare il gravissimo pericolo e
di lottare con tutte le mie forze affinché venga scongiurato, intendendo con
ciò di assolvere un mio preciso dovere.
* * *
Riepilogo le mie idee
fondamentali in ordine alla costituzione della nostra potenza aerea:
1. - La guerra aerea
consiste e si esaurisce nella conquista del dominio dell'aria; conquistato il
dominio dell'aria, le forze aeree debbono prefiggersi l'esecuzione di offese
contro la superficie intese a spezzare la resistenza morale e materiale
dell'avversario.
2. - Nessun altro scopo,
al di fuori dei due scopi precedenti, deve venire perseguito se non si vuol
fare il giuoco dell'avversario.
3. - Il mezzo per
raggiungere gli scopi di cui sopra non può essere dato che da una Armata Aerea
indipendente costituita da una massa di unità da battaglia e da una aliquota di
unità da ricognizione.
4. - L'A. A. deve
presentare la maggior potenza compatibile colle risorse di cui si dispone, e
perciò nessuna risorsa aerea dovrà comunque essere distratta per scopi
secondari, quali sono l'aviazione ausiliaria, la difesa aerea e la difesa
contraerea.
5. - L'efficacia dei
materiali distruttivi (esplosivi, incendiari e venefici) deve essere
accresciuta al massimo, perché, a parità di tutte le altre condizioni, la
potenza offensiva di un'A. A. è proporzionale all'efficacia dei materiali
distruttivi di cui dispone.
6. - L'aviazione civile
deve venire predisposta a venire utilizzata come complemento di quella militare
tendendo alla organizzazione di una potente aviazione civile capace di
trasformarsi immediatamente, al caso del bisogno, in una potente aviazione
militare ed alla riduzione di questa ad un semplice inquadramento di istruzione
e di comando.
7. - La guerra aerea non
ammette l'attitudine difensiva, ammette solo quella offensiva. L'A. A. più
forte in mezzi di combattimento nell'aria dovrà agire senza ricercare e senza
sfuggire il combattimento; quella meno forte dovrà cercare di agire sfuggendo
il combattimento. Tanto la più forte quanto la meno forte dovranno trovarsi
pronte ad agire anche prima che si inizino le ostilità ed, una volta iniziata
l'azione, le A. A. dovranno proseguirla incessantemente e colla massima
violenza cercando di colpire i bersagli più sensibili, più vulnerabili e più
adatti a portare grandi ripercussioni sulla potenza aerea o sulle resistenze
morali dell'avversario.
8. - Conquistato il dominio
dell'aria l'A. A. dovrà, con una azione ininterrotta e violentissima contro
obbiettivi situati sulla superficie, tendere a spezzare le resistenze materiali
e morali dell'avversario.
9. - L'A. A. deve venire
organizzata in modo da potere facilmente e coi suoi propri mezzi spostarsi sul
territorio nazionale allo scopo di poter essere impiegata col maggior
rendimento contro qualsiasi eventuale nemico.
10. - La guerra aerea
verrà svolta e decisa unicamente dalle forze aeree che si troveranno pronte
all'atto delle ostilità perché il suo svolgimento e la sua decisione saranno
rapidissimi, data l'estrema violenza colla quale converrà combatterla, si sia
più o meno forti dell'avversario.
11. - Una A. A.
costituita con tutte le risorse di cui una Nazione dispone in ordine alle sue
forze aeree, formata di una massa di apparecchi da battaglia e di una aliquota
di apparecchi da ricognizione, agente in modo decisamente ed esclusivamente
offensivo, conquisterà rapidamente il dominio dell'aria di fronte ad una potenza
aerea diversamente costituita, formata ed agente.
* * *
Sono sicuro che tutte
queste affermazioni, non ostante i ragionamenti serrati dalle quali derivano,
appariranno, a molti, azzardate.
Ciò non mi fa affatto specie:
sono abituato a sentire dichiarare azzardate, e peggio, le mie affermazioni che
spesso contrastano con quelle che la grande maggioranza ha fatto sangue del suo
sangue, il che, d'altra parte, non impedisce che poco alla volta le più
azzardate fra le mie affermazioni diventino di comune consenso.
Non mi fa affatto
specie, e tanto meno mi turba, in quanto che ho la sicurezza assoluta, perché
matematica, che verrà giorno in cui, dovunque, le potenze aeree delle varie
nazioni si conformeranno in modo preciso alle affermazioni più sopra elencate.
Certo desidererei che
noi fossimo i primi a raggiungere tale conformità, perché, certamente, la prima
nazione che si costituirà una potenza aerea in modo logico e razionale avrà un
enorme vantaggio sulle altre; ma, se pure questo mio desiderio non verrà
soddisfatto, la mia coscienza nulla potrà rimproverarmi, avendo io fatto tutto
ciò che mi era umanamente possibile fare perché tale scopo potesse essere
raggiunto.
* * *
È stato enunciato il
seguente concetto: all'Italia occorre una forza aerea capace di difendere il
proprio cielo durante tutto quel tempo che sarà necessario, dall'inizio delle
ostilità, alla nostra industria per mettersi in grado di costruire in grandi
serie gli apparecchi più perfezionati15.
Questo concetto
trasporta nel campo dell'aria il concetto che, nel campo terrestre, è stato
detto dello scudo e della lancia. Secondo tale criterio, sarebbe sufficiente
uno scudo aereo la cui protezione provvederebbe alla costituzione della lancia
aerea. Vale a dire: si ammette la possibilità di una forza aerea capace di
coprire dalle offese aeree avversarie la nostra produzione di materiale
perfezionato e di personale addestrato durante tutto quel tempo che sarà
necessario per costituirsi una potenza aerea in grado di prendere l'offensiva,
facendo balenare il vantaggio di valersi, per lo scontro decisivo, di mezzi
realizzanti gli ultimi perfezionamenti della scienza e dell'industria.
Se sulla terra, data
l'enorme sproporzione di forze necessaria all'offensiva per spezzare le
resistenze opposte da una difensiva bene sistemata, è giustificabile il
concetto dello scudo e della lancia, tale criterio non trova alcuna
giustificazione nel campo dell'aria, dove le armi che vi si impiegano non
posseggono alcuna attitudine difensiva, mentre presentano, al massimo grado, i
più spiccati caratteri offensivi. Pur troppo nell'atmosfera non si possono
scavare trincee, né distendere reticolati, né impedire infiltrazioni e, pur
troppo, le nostre essenziali industrie aeronautiche sono tutte alla portata
delle offese aeree dei nostri eventuali più terribili nemici. Non dico quale
sicurezza né quale probabilità, ma quale possibilità esiste di impedire al
nemico aereo la distruzione delle nostre più essenziali industrie aeronautiche,
durante tutto quel tempo che può occorrere per preparare una produzione in
grandi serie, mediante una difesa aerea?
E anche se una tale
possibilità esistesse, possiamo supporre che l'avversario durante tutto quel
tempo resterebbe colle mani in mano e non si metterebbe anch'esso a costruire
in grandi serie?
Tutto ciò appartiene al
regno della fantasia. La guerra aerea, necessariamente, si svolgerà e si
deciderà coi mezzi che si troveranno in presenza all'apertura delle ostilità.
Chi si lascerà sorprendere impreparato, chi aspetterà lo scoppio della guerra
per decidersi a fare, sarà irremissibilmente battuto nell'aria. Chi si sentirà
più forte, cercherà la decisione e non attenderà il beneplacito del più debole,
né permetterà che questo lavori sotto il suo naso. Dimentichiamo, per carità,
la passata guerra! Allora fu possibile creare un'aviazione addirittura
cominciando col creare gli stabilimenti ed i tipi; ma allora era l'aviazione
che nasceva e tutti ci trovavamo nelle medesime condizioni. Ai conflitti a
venire, l'aviazione si presenterà adulta e cosciente del proprio valore. E sarà
un'altra cosa.
* * *
Non bisogna prepararsi a
fare: bisogna fare. Bisogna che la nostra aeronautica risulti sempre armata nel
modo migliore. Perciò occorre che la nostra industria sia sempre in grado di
produrre i migliori materiali e di produrre in quantità superiore al fabbisogno
normale.
È cioè di sommo
interesse - in ordine alla Difesa nazionale - che la nostra industria aeronautica
diventi largamente esportatrice, perché se tale diventa, significa che produce
i materiali migliori e ne produce in quantità superiore ai nostri normali
bisogni e cioè in quantità tale da facilmente corrispondere anche a bisogni
anormali.
È infinitamente più
conveniente - in ordine alla difesa nazionale - possedere un'industria
aeronautica esportatrice ed un minore numero di squadriglie che non una
industria così così, costretta talvolta a riprodurre materiali esteri, ed un
maggior numero di squadriglie armate alla meglio.
Perciò è nell'interesse
della difesa nazionale - interesse diretto - che l'aeronautica faccia anche dei
sacrifici pur di rapidamente ottenere che la nostra industria aeronautica possa
gareggiare vittoriosamente con quella estera. Né bastano sacrifici d'indole
economica: occorre che l'industria aeronautica venga ad avere una sicurezza di
vita ed una sicurezza di indirizzo, ciò che non potrà ottenersi, per ovvie
ragioni, se non concretando un sicuro indirizzo aeronautico.
* * *
Se analizziamo la
costituzione delle forze aeronautiche esistenti negli Stati principali, ci
convinciamo che in esse vigono ancora gli identici criteri che imperarono
durante la passata guerra.
Si parla sovente, oggi,
di guerra aerea. La guerra è lotta, e lotta è combattimento. Ebbene, le
aeronautiche, mentre presentano numerosissimi tipi di apparecchi per
diversissimi scopi, non presentano il tipo da combattimento. Sembra
quasi che tutto possa farsi in aria e dall'aria fuorché combattere.
Ci sono i caccia. Lo so,
ma i caccia non sono apparecchi da combattimento, bensì da caccia. Non ostante
presentino caratteristiche eminentemente offensive, sono apparecchi destinati a
scopo difensivo. Ciò deriva dalla loro stessa origine e, del resto, il loro
limitato raggio d'azione non permette di svolgere operazioni addentro nel
territorio nemico.
L'apparecchio da
combattimento, capace di imporre all'avversario la propria volontà nel cielo
nemico, non esiste, né sembra che si tenda a concretarne. Non esiste, né si
tende a concretare, perché ci si è fermati alla grande guerra, e cioè
all'infanzia dell'azione aerea, e non si è ancora formata la coscienza che in
guerra, prima di ogni altra cosa, occorre essere idonei a combattere. Al
contrario: in genere si è convinti che nella guerra aerea si possano fare
moltissime cose senza essere costretti a combattere, tanto è che la grande
massa degli apparecchi da guerra è inadatta al combattimento nell'aria.
* * *
Su questo concetto è fondata
proprio l'aviazione da bombardamento presso le diverse aeronautiche, e cioè si
crede che l'azione di carattere più offensivo possa venire svolta al di fuori
del combattimento.
L'aviazione da
bombardamento è, di fatto, divisa generalmente in due specialità: da
bombardamento diurno e da bombardamento notturno, la prima destinata ad agire sfuggendo
il combattimento grazie alla sua grande velocità, la seconda sfuggendolo
grazie all'oscurità della notte.
Ora chi intende sfuggire
deve agire in dipendenza dell'azione avversaria o di circostanze speciali, non
è quindi libero delle sue azioni e deve limitare la sua iniziativa. Ma, d'altra
parte, come fare diversamente, se manca il concetto, e, perciò, i mezzi, di
agire vincendo l'opposizione nemica, come è norma costante di guerra in terra
ed in mare?
Se quando, come avvenne
durante la grande guerra, l'azione di bombardamento limitava i suoi scopi a
dare, più che altro, noia al nemico od a reagire contro una noia ricevuta dal
nemico, si poteva ancora ammettere che le operazioni di bombardamento potessero
venire eseguite sfuggendo la reazione nemica, oggi non lo si può ammettere,
dato che si tende ad ottenere, mediante bombardamenti aerei, risultati
veramente positivi e di un elevato ordine di grandezza.
Durante la grande guerra
si verificarono bombardamenti notturni, cioè talvolta un limitato numero di
apparecchi si recò, di notte, a gettare delle bombe su obbiettivi avversari.
Ciò avvenne, per quanto ci riguarda più particolarmente, sulla parte più
meridionale della fronte dell'Isonzo ed attraverso il Piave. Nelle condizioni
attuali, quale che sia il nostro eventuale nemico, per compiere azioni di
bombardamento noi dovremmo partire, con masse ragguardevoli, dalla pianura,
attraversare tutta la cintura alpina, raggiungere obbiettivi avversari e
rientrare riattraversando tutta la cintura alpina. È possibile fare tutto
ciò di notte? E, se possibile, è conveniente farlo? Quale necessità vi è, se si
ammette che possa agire l'aviazione da bombardamento diurno, di conservare
quella da bombardamento notturno? Perché, in ogni caso, dividere la massa in
due parti invece di raccoglierla in una sola, il che, oltre tutto, facilita
l'istruzione del personale ed il rifornimento del materiale?
Nessuna ragione vi è per
giustificare oggi la presenza dell'aviazione da bombardamento notturno: essa
esiste unicamente perché durante la guerra avvennero bombardamenti notturni.
* * *
La mancanza di un'idea
chiara delle finalità dell'aviazione indipendente, ossia dell'Armata Aerea,
porta ad una curiosa formazione di questa. Essa, di fatto, in generale
comprende l'aviazione da bombardamento diurno, quelle da bombardamento notturno
e da caccia. Ora chi dice Armata Aerea presuppone un qualche cosa di unitario;
ebbene, l'A. A. viene generalmente a risultare composta di tre specialità che
per le loro essenziali caratteristiche non possono andare insieme neppure due a
due: bombardamento diurno: grande velocità e grande raggio d'azione;
bombardamento notturno: piccola velocità e grande raggio d'azione; caccia:
grande velocità e piccolo raggio d'azione.
* * *
La grande massa delle
attuali aeronautiche è composta di unità da ricognizione. Anche per quanto
riguarda tale specialità si osserva l'influenza predominante del passato e
della concezione che si possano compiere operazioni di guerra senza essere
costretti a combattere.
Si ritiene perciò che
l'apparecchio da ricognizione debba essenzialmente possedere tutte le
caratteristiche più idonee a facilitare la ricognizione intesa non come
operazione di guerra ma come operazione a sé all'infuori della lotta. Perciò vi
si ricerca l'ottima visibilità, la velocità non eccessiva, la buona
disposizione di macchine fotografiche, il buon funzionamento della radio, il
gancio per pescare gli ordini, ecc. ecc.; vi si ricerca insomma tutto ciò che
sarebbe necessario e sufficiente per riconoscere in tempo di pace, per fare
levate fotografiche, ecc. ecc. senza pensare che, in guerra, per poter
riconoscere l'avversario, è anzitutto necessario portarvisi sopra, e senza
tener presente che, se a noi interessa riconoscerlo, a lui interessa non
lasciarsi riconoscere e quindi agirà e reagirà di conseguenza.
* * *
Facciamo un'ipotesi:
Fronte a fronte sono due linee avversarie A e B. La linea A dispone di 500
apparecchi da ricognizione e la linea B di 500 apparecchi caccia. Evidentemente
la linea A non riuscirà a compiere il suo mandato perché i suoi apparecchi da
ricognizione non potranno portarsi sulla linea B senza venire abbattuti, mentre
la linea B, per quanto gli apparecchi caccia poco si prestino all'osservazione,
potrà pure osservare qualche cosa perché detti apparecchi potranno portarsi
sulla linea B.
Ciò dimostra che in
guerra - dove l'essenziale è combattere - per effettuare una ricognizione è più
conveniente adoperare delle mitragliatrici che delle macchine fotografiche.
* * *
Una ricognizione è una
operazione di guerra che, come tutte le operazioni di guerra, si compie a danno
del nemico e che, quindi, il nemico cercherà di impedire reagendo.
Perciò, per compiere una
ricognizione aerea - come per compiere una ricognizione terrestre o marittima -
bisogna o mettersi nelle condizioni di travolgere la reazione nemica o di
sfuggirla.
Quindi le unità da
ricognizione dovrebbero essere o delle unità da combattimento o delle unità
capaci di sfuggire il combattimento, cioè composte di apparecchi velocissimi
capaci di sottrarsi all'azione degli stessi caccia.
Mancando la persuasione
che in guerra, anzitutto, occorre la capacità di combattere, ne deriva che negli
apparecchi detti da guerra si trascura tale capacità per curare essenzialmente
capacità accessorie e secondarie.
Da ciò deriva il
costituirsi di una grande quantità di specializzazioni che spezzetta le forze
aeronautiche e le distoglie dal loro scopo essenziale.
* * *
In manovra tutto ciò può
andare benissimo, perché in essa si trovano di fronte due mentalità identiche
provviste di mezzi identici. È evidente che non possedendo né il partito rosso
né quello azzurro unità da combattimento, il combattimento non può verificarsi,
ed ognuno dei due partiti può impiegare i propri mezzi come se il combattimento
non esistesse.
Ma in guerra le cose si
possono presentare diversamente. Se di fronte ad una mentalità escludente il
combattimento aereo se ne presenta una che ritenga costituire il combattimento
l'essenziale funzione delle forze aeree e sia armata di conseguenza, le cose
cambierebbero completamente perché chi non si trovasse in grado di combattere,
non potrebbe né combattere, né riconoscere, né bombardare, né darsi a tutte le
altre specializzazioni aeree che distraggono dallo scopo essenziale.
* * *
Quando si studia per
prepararsi alla guerra bisogna sempre partire dalla supposizione, non solo che
il nemico sia abile e valoroso almeno quanto noi, ma che agisca sempre nel modo
a noi meno conveniente. Per quanto ha tratto colla guerra aerea sarebbe a noi
molto conveniente che l'avversario si provvedesse di una grande quantità di
mezzi aerei ausiliari, da difesa, ecc, ecc., perché, in tal caso, rimarrebbero
a sua disposizione minori mezzi da combattimento e da bombardamento, mezzi
idonei ad ostacolare le nostre azioni aeree e ad apportare gravi danni sul
nostro territorio.
Poiché ciò sarebbe
conveniente per noi, bisogna supporre che si verifichi l'opposto, e cioè che
l'avversario dedichi tutte le sue risorse a provvedersi di mezzi da
combattimento e da bombardamento, ed armarci prendendo come base questa ipotesi
peggiore, perché se saremo armati in modo da affrontare l'ipotesi peggiore, lo
saremo, a maggior ragione, per affrontare tutte le altre.
* * *
Naturalmente lo
schieramento varia a seconda dell'ipotesi di guerra che si prende in
considerazione, ma, per ogni ipotesi, deve venire esattamente determinato
affinché ognuno sappia, al caso, dove andare. Perciò tutte le unità
dell'aviazione militare debbono trovarsi sempre pronte a mobilitarsi
immediatamente ed a trasferirsi immediatamente nella località loro designata
dallo schieramento da attuarsi per una determinata ipotesi di guerra.
Perché una unità aerea
possa mobilitarsi immediatamente, occorre che essa sia permanentemente
provvista di tutti quei mezzi che le sono indispensabili a vivere e ad agire in
modo autonomo durante tutto quel tempo che occorrerà, una volta effettuato lo
schieramento, a stabilire, fra l'unità aerea e gli organi retrostanti, una
corrente regolare e continua di rifornimenti.
L'insieme di questi
mezzi può chiamarsi carico di mobilitazione, e deve comprendere: parti di
ricambio, apparecchi e motori, mezzi per effettuare piccole riparazioni,
materiali di consumo, ricoveri per materiale e personale, armi e munizioni,
dotazioni cartografiche, materiali di equipaggiamento, ecc. ecc., e tale carico
deve risultare costantemente al completo, ossia, per la massima parte, deve
risultare in più dei mezzi che costituiscono il carico d'esercizio, ossia che
servono nei tempi normali di pace. Siccome è evidente che occorre mettersi
nelle migliori condizioni, e cioè partire armati di apparecchi al massimo grado
di efficienza, l'unità dovrà, in tempo di pace, possedere una quantità di
apparecchi e di motori superiore a quella che mobilita, perché questi debbono
mantenersi costantemente in piena e completa efficienza.
Per raggiungere la
propria dislocazione di schieramento e per rendere possibile ulteriori
variazioni nell'ordine di schieramento, è necessario che tutto ciò che del
carico di mobilitazione non può trasferirsi in volo abbia la possibilità di
altrimenti trasferirsi, e ciò, in linea generale, non sarà possibile che
mediante il trasporto a mezzo di camions.
Quindi non solo l'unità
aerea deve possedere un carico di mobilitazione oltre un carico d'esercizio, ma
anche i mezzi automobilistici per il trasporto di tutto ciò che non è trasferibile
in volo; e solo a queste condizioni l'unità aerea può essere tempestivamente
mobilitata, schierata ed impiegata in caso di guerra.
Necessariamente le unità
aeree, in caso di guerra, dovranno dislocarsi su campi improvvisati, evitando
gli agglomeramenti, mascherandosi il più possibile, tenendosi pronte a mutare
la loro dislocazione non appena siano state identificate dall'avversario, e
quindi dovranno risultare autonome e mobili.
I grandi campi stabili
prossimi alla fronte dovranno venire sgombrati all'indietro, perché il
materiale che essi contengono non venga facilmente distrutto dal nemico.
Bisogna convincersi che
il problema della potenza aerea è molto complesso e non si limita alla
produzione di un certo numero di apparecchi e di una certa quantità di
personale navigante.
Perché quest'arma, la
cui efficacia può risultare formidabile, possa agire, occorre vengano
soddisfatte una grande quantità di condizioni, tutte le une collegate alle
altre in modo che se anche una sola viene a mancare, la sua azione può, se non
completamente annullarsi, certo infirmarsi notevolmente.
Ho accennato allo
schieramento nelle varie ipotesi di guerra. Dire: le unità aeree debbono
schierarsi, è affermare una necessità primordiale; ma perché tale necessità possa
venire soddisfatta in ordine ad una potente massa aerea che deve venire
immediatamente impiegata, occorre, anzitutto, studiare per ogni ipotesi di
guerra, in corrispondenza degli obbiettivi della azione aerea e dello
schieramento terrestre e marittimo, la dislocazione più opportuna di tutte le
unità aeree, ossia definire materialmente, per ognuna di esse, la località
nella quale dovrà trasferirsi e, data la natura dei nostri terreni intensamente
coltivati, predispone che i campi prescelti possano venire immediatamente
adattati come campi di partenza e di atterraggio.
Ho accennato al problema
dei rifornimenti. Perché le forze aeree si possano mantenere in efficienza
durante la lotta è necessario che giungano ad esse rifornimenti d'ogni natura.
Per dare un'idea della massa di lavoro che ciò importa, basti ricordare che la
guerra passata ha dimostrato che per mantenere in linea 100 apparecchi occorre
scaglionarne 300 e che l'industria sia in grado di produrne un centinaio al
mese. Nei conflitti a venire poiché le forze aeree verranno impiegate con
maggiore intensità, che non nella guerra passata, forse, il rifornimento
esigerà una massa di lavoro maggiore.
La reale potenza di una
forza aerea dipende dunque da una grande quantità di coefficienti dei quali nessuno
può ridursi a zero, e perciò, quando si voglia giudicare del reale valore di
una potenza aerea, occorre tenere conto di tutti i coefficienti che la
determinano.
Il numero degli
apparecchi che una aviazione militare è in grado di far volare, preso a sé,
significa ben poco in ordine alla potenza di quell'aviazione, perché,
militarmente, il volo non è uno scopo, ma un mezzo per compiere una azione di
guerra. Ora, perché sia possibile compiere azioni di guerra volando, è
necessario che i mezzi di volo siano adatti agli scopi, vengano raccolti in
unità organiche, armate come si conviene, addestrate alla lotta aerea,
risultino facilmente impiegabili, siano mobilitabili, ecc. e che tutto sia
armonicamente coordinato alla effettiva realtà della guerra aerea.
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