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Giulio Douhet Il dominio dell'aria IntraText CT - Lettura del testo |
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CAP. V
ORDINE DI GRANDEZZA DELLE OFFESE AEREE
Prima di analizzare il valore del dominio dell'aria, è necessario formarci un concetto dell'ordine di grandezza che possono assumere le offese aeree, concetto che l'esperienza stessa della grande guerra può, in parte, chiarirci. I proiettili aerei, in genere, non hanno bisogno di una grande quantità di metallo come quelli dell'artiglieria, poiché non debbono fare altro che cadere. Se, per i proiettili contenenti esplosivo, la quantità di metallo deve essere, in proporzione, abbastanza grande rispetto alla carica interna per ottenere buoni effetti di scoppio, per quelli contenenti materie incendiarie o velenose la proporzione del metallo può ridursi al minimo. In media, saremo nel giusto calcolando, per il metallo, una proporzione del 50 per cento del peso complessivo. Per la loro costruzione non si esigono metalli speciali e di grande finezza, né una lavorazione di altissima precisione; conviene, invece, che il materiale attivo, esplosivo, incendiario o velenoso, sia della massima efficacia, ed ogni studio deve essere diretto a questo scopo. Il bombardamento dall'alto non può certamente raggiungere la precisione del tiro dell'artiglieria; ma ciò non ha alcuna importanza, perché tale precisione non è affatto necessaria. Meno casi eccezionali, i bersagli che si presentano alle artiglierie sono bersagli preparati a ricevere il tiro delle medesime mentre i bersagli convenienti al bombardamento aereo sono quelli non predisposti a ricevere tale bombardamento. I bersagli delle offese aeree debbono essere sempre grandi: i piccoli bersagli hanno piccola importanza e non meritano, generalmente, che di essi ci si preoccupi. Il criterio che deve guidare le azioni di bombardamento aereo deve essere il seguente: il bombardamento deve distruggere completamente il bersaglio preso di mira, di modo che, su di uno stesso bersaglio, non sia necessario agire che una sola volta. Giungere su di un bersaglio, rappresenta sempre un'operazione soggetta a determinati rischi, che è bene affrontare una volta sola, e la distruzione completa dell'obbiettivo prescelto, oltre all'effetto materiale, produce un effetto morale che può avere enormi ripercussioni. Basta immaginare ciò che accadrebbe, fra la popolazione civile dei centri abitati, quando si diffondesse la notizia che i centri presi di mira dal nemico vengono completamente distrutti, senza lasciare scampo ad alcuno. I bersagli delle offese aeree saranno quindi, in genere, superfici di determinate estensioni sulle quali esistano fabbricati normali, abitazioni, stabilimenti ecc. ed una determinata popolazione. Per distruggere tali bersagli occorre impiegare i tre tipi di bombe: esplodenti, incendiarie e velenose, proporzionandole convenientemente. Le esplosive servono per produrre le prime rovine, le incendiarie per determinare i focolari di incendio, le velenose per impedire che gli incendi vengano domati dall'opera di alcuno. L'azione venefica deve essere tale da permanere per lungo tempo, per giornate intere, e ciò può ottenersi sia mediante la qualità dei materiali impiegati, sia impiegando proiettili con spolette variamente ritardate. Si comprende come, in tal modo sia possibile anche con quantità limitate di proiettili esplosivi ed incendiari provocare distruzioni complete su larghe estensioni di abitati e troncare per un tempo rilevante il transito attraverso di essi, ciò che può riuscire utilissimo quando vi sia lo scopo di tagliare determinate comunicazioni. Tanto per stabilire un ordine di grandezza, supporremo che 100 Kg. di materiale attivo estendano la loro azione entro un cerchio avente 25 metri di raggio. Questa supposizione è ammissibile allo stato attuale delle cose. Allora, per estendere l'azione del materiale attivo su di una superficie di 500 metri di diametro, occorrono cento volte 100 Kg. Di tale materiale, vale a dire 10 tonnellate. Dieci tonnellate di materiale attivo esigono 10 tonnellate di metallo. Oggi esistono aeroplani che trasportano comodamente 2 tonnellate di carico utili, quindi con 10 di tali apparecchi si possono portare le bombe necessarie per distruggere completamente tutto ciò che sta su di una superficie di 500 metri di diametro, e, per ottenere un tale scopo, è praticamente sufficiente istruire le squadriglie di 10 aeroplani a disseminare, su quella superficie, il loro carico di bombe, nel modo più uniforme possibile. Da ciò nasce il concetto della potenzialità della unità da bombardamento. L'unità da bombardamento deve possedere la potenzialità di distruggere completamente un bersaglio di determinata superficie. Secondo me, la grandezza di questa determinata superficie dovrebbe appunto essere quella di un circolo di 500 metri di diametro. Se le supposizioni già fatte fossero esatte, l'unità da bombardamento dovrebbe venire costituita con 10 apparecchi capaci di trasportare 2 tonnellate di bombe ciascuno; in ogni modo il dato preciso può venire fornito dall'esperienza. La squadriglia così composta dovrebbe, come ho detto, essere istruita a disseminare, il più uniformemente possibile, il suo carico sulla superficie di un circolo di 500 metri di diametro, eseguendo il lancio da una altezza media, per esempio da 3000 metri. Questo disseminamento si ottiene allargando con mezzi artificiali - variazioni ai dati di puntamento - la rosa di tiro naturale della squadriglia. Per taluni bersagli di più facile distruzione la superficie potrebbe allargarsi, facendo eseguire il tiro da quote maggiori, e, per bersagli di più difficile distruzione, la superficie potrebbe restringersi, facendo eseguire il tiro da quote minori. Ma questi sono particolari di secondaria importanza; il fatto è che, adottando un tale concetto, l'unità da bombardamento non rappresenta più una potenza offensiva vaga ed indeterminata; rappresenta invece una potenza offensiva precisa e definita, la potenza di distruggere completamente tutto ciò che trovasi su di una superficie di 500 metri di diametro. Quando il bersaglio prescelto abbia una superficie minore - e dovrà essere un obbiettivo molto importante per altri motivi - esso verrà inscritto completamente nella superficie distruggibile e poco interesserà, data la sicurezza della distruzione, che qualche bomba vada fuori del bersaglio. Quando, invece, questo abbia una superficie maggiore, la superficie distruggibile vi sarà tutta inscritta. Che se poi si volesse distruggere tutto ciò che esiste su di una superficie di 1000 metri di diametro, basterebbe dividere il bersaglio in zone e mandarvi 4 squadriglie; 9 se la superficie da distruggere ha 1500 metri di diametro; 16 se ne ha 2000; e via di seguito. Ma ciò non può verificarsi che nel caso di attacco su grandi centri abitati, e su questi, per le ripercussioni morali, non sarà necessario, per ottenere l'effetto voluto, impiegare un grande numero di squadriglie. Immaginiamoci, di fatto, che accadrebbe in una grande città come Londra, Parigi, Roma, quando, nella parte centrale della città stessa, si operasse la distruzione completa di una, due, quattro, superfici di 500 metri di diametro. Con mille apparecchi da bombardamento del tipo detto - tipo attuale, non tipo a venire - e coi rifornimenti necessari per mantenere a numero questi mille apparecchi, ripianando le perdite giornaliere, si possono costituire 100 squadriglie. Adoperando 50 squadriglie al giorno, una tale forza aerea mette nelle mani di chi ne dispone la possibilità di portare, giornalmente, la distruzione completa su 50 centri d'ogni genere, situati nel raggio d'azione delle squadriglie stesse, e cioè, anche al giorno d'oggi, entro una zona di 2 o 3 cento chilometri dietro le linee dei combattenti sulla superficie. Questa potenzialità offensiva è di un ordine di grandezza talmente superiore alla potenzialità offensiva di tutti gli altri mezzi di guerra conosciuti che, in confronto, l'efficacia di questi ultimi diviene pressoché trascurabile. Ed una tale potenzialità offensiva, di cui quindici anni fa non si scorgeva neppure la possibilità, tende a crescere ogni giorno, perché i grandi apparecchi da volo si perfezionano rapidamente e l'efficacia dei materiali esplosivi, incendiari e, sopra tutto, venefici, va costantemente aumentando. Di fronte ad una potenzialità offensiva di tal genere, che potrebbe fare un esercito, quando le sue linee di comunicazione fossero tagliate, incendiati i suoi magazzini, distrutti i suoi centri di produzione e di rifornimento? Che potrebbe fare una flotta, quando non trovasse più sicurezza nei suoi porti, fossero incendiate le sue basi e distrutti gli arsenali e le navi da carico? Come potrebbe un paese lavorare e vivere sotto la minaccia perenne, oppresso dal terribile incubo della distruzione imminente e collettiva? Perché, questo bisogna ben tenere presente: l'offesa aerea si esplica non solo contro i bersagli di minima resistenza materiale, ma anche di minima resistenza morale. Se un reggimento è capace di resistere ancora, in una trincea sconvolta, dopo aver perduto i due terzi dei suoi effettivi, una maestranza vede il suo lavoro arrestato dalla distruzione di un reparto di macchine e si dissolve alle minime perdite. Tutto ciò bisogna tenere presente quando ci si voglia formare un concetto, non dirò esatto, ma approssimativo, dell'ordine di grandezza delle offese aeree possibili oggi. Ora conquistare il dominio dell'aria vuol dire mettersi in grado di esplicare contro il nemico azioni offensive di un tale ordine di grandezza, superiore a tutte quelle che mente umana poté immaginare; vuol dire mettersi in grado di tagliare l'esercito e la flotta nemica dalle loro basi, impedendo loro non solo di combattere, ma di vivere; vuol dire proteggere in modo sicuro ed assoluto tutto il proprio territorio ed il proprio mare da tali offese, mantenere in efficienza il proprio esercito e la propria flotta, permettere al proprio paese di vivere e di lavorare nella tranquillità più completa; vuol dire, insomma: vincere. Rimanere battuti nell'aria, cioè ridotti nell'impossibilità di volare, vuol dire venire tagliati dal proprio esercito e dalla propria flotta, vedere l'uno e l'altra impossibilitati ad agire, rimanere alla completa mercé del nemico senza alcuna possibile difesa, esposti alle più formidabili offese che esso può esercitare ovunque colla massima facilità e col minimo rischio; vuol dire, insomma, essere vinti e costretti ad accettare quelle qualsiasi condizioni che al nemico piaccia imporre. Questo è il valore del dominio dell'aria.
Nota I. - Il municipio di Treviso ha pubblicato un opuscoletto intitolato «Il martirio di Treviso», opuscoletto che può servire ad illustrare magnificamente quanto ho detto. Furono lanciate 1500 bombe circa, in 32 incursioni, dall'aprile 1916 alla fine di ottobre 1918, su di un territorio che non supera il chilometro quadrato. Calcolando il peso medio di ogni bomba a 50 chilogrammi - e fu certo minore - in complesso, furono 75 tonnellate di bombe lanciate su Treviso. Dati i calcoli approssimativi da me fatti, essendo il diametro più lungo di Treviso di circa un chilometro, occorrerebbero 4 squadriglie di 10 apparecchi l'una, 40 apparecchi, ossia 80 tonnellate di bombe. Se si osserva ne «Il martirio di Treviso» la pianta indicante la distribuzione dei punti di caduta delle bombe e le riproduzioni fotografiche dei danni arrecati, ci si convince subito che se quelle 75-80 tonnellate di bombe fossero state lanciate tutte nello stesso giorno, ripartite convenientemente in esplosive, incendiarie ed asfissianti, Treviso sarebbe stata completamente distrutta e ben pochi abitanti si sarebbero salvati. Ciò che permise a Treviso di sussistere, non ostante le gravissime ferite, e di venire sgombrata, perdendo solo 30 cittadini uccisi e 50 feriti nei primissimi bombardamenti, si fu che in ogni incursione furono gettate in media solo 50 bombe, e che, fra l'una e l'altra, fu lasciato il tempo di ostacolare l'opera distruttiva degli incendi. La difesa aerea di positivo non fece altro che rilevare i punti di caduta delle bombe, e le incursioni durarono fino alla fine dell'ottobre 1918 cioè fino all'armistizio, non ostante che noi affermassimo, specie negli ultimi tempi, di dominare l'aria.
Nota II. - La flotta inglese, che è attualmente la flotta più potente del mondo, conta 30 navi da battaglia con un tonnellaggio complessivo di 792.496 tonnellate. La bordata complessiva, cioè il peso dei proiettili che la flotta inglese può lanciare, sparando un colpo con tutti i suoi cannoni, è di Kg. 194.931 ossia di circa 195 tonnellate; per cui la bordata media di ciascuna nave di battaglia è di tonnellate 6,5. Una squadriglia di 10 apparecchi da 2 tonnellate di bombe ciascuno può, in un solo volo, gettare 20 tonnellate di proiettili; e cioè qualche cosa di più della bordata di tre navi da battaglia inglesi. Una flotta aerea di 1000 apparecchi da 2 tonnellate l'uno può, in un solo volo lanciare 2000 tonnellate di proiettili; ossia qualche cosa di più di quanto può lanciarne tutta la flotta inglese, sparando 10 colpi con tutti i suoi cannoni. Mille apparecchi da 2 tonnellate di bombe, anche ammettendo che ognuno di essi possa costare un milione, vengono a costare un miliardo, e cioè il costo, all'incirca, di una sola dreadnought. La flotta inglese non può lanciare le sue bordate che contro un'altra flotta, predisposta a riceverle ed a rispondervi, oppure contro obbiettivi posti sulle coste del mare. Una flotta aerea può lanciare, invece, il suo carico di bombe contro bersagli che in nessun modo possono reagire, in nessun modo possono venire predisposti a riceverlo, e che possono trovarsi dovunque, sulla superficie della terra e del mare. È da prevedersi che, fra poco, esisteranno aeroplani capaci di trasportare oltre 10 tonnellate di carico utile, ossia un carico di bombe uguale o superiore alla bordata di una dreadnought. In un eventuale duello fra una dreadnought ed aeroplani potenti, la dreadnought viene a perdere la maggior parte dei suoi mezzi offensivi, in quanto che i più grossi cannoni non possono sparare - e sarebbe inutile sparassero - in direzione verticale, mentre gli aeroplani la conservano integralmente, senza contare il vantaggio loro fornito dalla maggiore velocità. A questo riguardo pare che esperienze compiute recentemente in America ed in Francia abbiano fornito risultati conclusivi. Indipendentemente da ciò, le cifre esposte nella presente nota, servono a fornire un'idea sempre più concreta dell'ordine di grandezza delle offese e della semplicità dei mezzi che occorrono per ottenere offese di un tal ordine di grandezza.
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