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Giulio Douhet
Il dominio dell'aria

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  • LIBRO PRIMO
    • PARTE PRIMA     LA NUOVA FORMA DELLA GUERRA
      • CAP. VII   LE CONSEGUENZE ESTREME
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CAP. VII

 

LE CONSEGUENZE ESTREME

 

Conquistare il dominio dell'aria vuol dire vincere, ed essere battuti nell'aria vuol dire essere vinti e costretti ad accettare quelle qualsiasi condizioni che al nemico piaccia imporci.

Questa affermazione, che per me rappresenta l'evidenza stessa, si presenterà sempre più vera agli occhi dei lettori mano mano che scorreranno questo studio, che, discendendo dal generale al particolare, la chiarirà in modo, spero, completo.

Da tale affermazione si trae immediatamente questo primo corollario:

Per assicurare la Difesa nazionale è necessario e sufficiente mettersi nelle condizioni di conquistare, in caso di confitto, il dominio dell'aria.

Dal quale deriva, necessariamente, questo secondo corollario:

Tutto ciò che una nazione è disposta a fare per assicurare la sua difesa deve venire diretto allo scopo di provvederla di quei mezzi che, in caso di conflitto, sono adatti alla conquista del dominio dell'aria.

Ogni sforzo, ogni energia, ogni risorsa distratta da questo scopo essenziale, rappresenta una probabilità in meno di conquistare il dominio dell'aria, una probabilità in più di venire, in caso di guerra, sconfitti. Ogni distrazione dallo scopo essenziale rappresenta un errore.

Per conquistare il dominio dell'aria, ossia per giungere ad impedire al nemico di volare, è necessario privare il nemico di tutti i mezzi di volo, sia in volo, sia nelle loro basi, sia negli stabilimenti di produzione: dovunque, insomma, possono trovarsi o crearsi.

Una tale azione distruggitrice non può esplicarsi che nell'aria o nell'interno del paese avversario, perciò non può venire compiuta che da mezzi aerei. I mezzi di guerra terrestri e marittimi non possono concorrere ad una simile opera distruggitrice in alcun modo. Quindi:

Il dominio dell'aria non può venire conquistato che da una adeguata forza aerea.

Legando questo assioma al primo corollario più sopra enunciato possiamo trarre la seguente conseguenza di fondamentale portata pratica:

La Difesa nazionale non può essere assicurata che da una forza aerea atta, in caso di conflitto, a conquistare il dominio dell'aria

Questa proposizione contrasta completamente colla concezione attuale della Difesa nazionale e porta in primo piano l'importanza delle armi aeree. Ma per negarla è necessario negare il valore del dominio dell'aria.

Il contrasto con tutto il passato è turbante, ma anche la conquista dello spazio per parte dell'uomo è un fatto che non può non turbare.

È, come ho già accennato, il completo capovolgimento dei valori di fronte ad un valore nuovo ed impensato. Le forze terrestri e marittime hanno finora dominato, ed il loro dominio era incontrastato: lo spazio era precluso all'uomo. Non c'è nessuna ragione che, a priori, possa escludere, nei reciproci rapporti, che le armi dell'aria possano predominare su quelle terrestri e marittime. Studiando questi reciproci rapporti si giunge appunto alla conclusione che le armi dell'aria sono destinate a predominare su quelle terrestri e marittime: queste, in causa del loro limitato potere offensivo e raggio di azione, vengono a svalorizzarsi rispetto alle armi aeree, il cui potere offensivo ed il cui raggio d'azione sono di un ordine di grandezza enormemente superiore.

Come ho detto, ci troviamo in un punto singolare della curva che segna l'evoluzione delle forme della guerra; da questo punto la curva si getta bruscamente in un'altra direzione, rompendo ogni continuità.

Perciò, se noi tenteremo di procedere distaccandoci il meno possibile dall'andamento fin qui seguito, non faremo che distaccarci dalla realtà, e finiremo per trovarci, ben presto, completamente al di fuori della realtà stessa. Per seguire la realtà, dobbiamo, come essa fa, bruscamente cambiar rotta.

Se i fatti, il ragionamento e la coscienza ci dicono che i valori relativi dell'Esercito e della Marina vengono a decadere di fronte a quello delle forze aeree, noi faremmo opera improduttiva, anzi contraria alla reale efficienza della Difesa nazionale, se ci ostinassimo, nel campo pratico, a voler dare all'Esercito ed alla Marina valori fittizi, non rispondenti, cioè, alla realtà.

Evidentemente, poiché natura non facit saltum e tanto meno ne fa l'uomo, io non pretendo che, dall'oggi al domani, si capovolgano le cose: si aboliscano Esercito e Marina per conservare ed accrescere solo le forze aeree.

Io chiedo, per ora, unicamente che si incominci a dare alle forze aeree l'importanza che esse meritano - ed in Italia siamo ancora molto lontani da ciò - e che si adotti il seguente concetto di natura media e transitoria:

Tendere alla progressiva diminuzione delle forze terrestri e marittime ed al progressivo accrescimento delle forze aeree atte alla conquista del dominio dell'aria.

Concetto che ci avvicinerà tanto più alla realtà quanto più la tendenza sarà decisa verso i limiti estremi.

La vittoria arride a chi precede le trasformazioni delle forme della guerra, non a chi si adatta alle trasformazioni stesse. In questo periodo di passaggio brusco da una forma ad un'altra completamente diversa, chi per primo si getterà arditamente e decisamente sulla nuova via godrà di un vantaggio incalcolabile, perché godrà di tutto il vantaggio che la nuova forma dà sulla vecchia.

La nuova forma della guerra, esaltando all'estremo i vantaggi dell'offensiva, produrrà inevitabilmente una rapidissima decisione dei conflitti armati. Chi non si sarà preparato a combattere la nuova guerra, non avrà più il tempo, non di prepararsi, ma di orientarsi. Chi, per primo, sarà preparato alla nuova guerra, potrà ottenere la vittoria non solo rapidamente, ma coi minimi mezzi e coi minimi sacrifici. Quando la trasformazione sarà completa, la guerra, pur rapidamente decidendosi, impegnerà forze aeree sempre più formidabili; ma, nel periodo di transizione, sarà sufficiente una forza limitata per annullare completamente il valore dell'esercito e della marina avversaria, e vincere.

Se per decidersi si aspetta l'esempio altrui, è evidente che si rimane indietro; e rimanere indietro in questo periodo, vuol dire venir battuti, in caso di guerra.

E, come ho già accennato, si verifica attualmente questo fatto curioso: l'Intesa, per assicurarsi contro le possibili velleità di rivincita tedesca, ha messo la Germania nelle condizioni di gettarsi risolutamente sulla via che più sicuramente può condurla alla rivincita.

Di fatto, la Germania, impedita di armarsi per terra e per mare, sarà indotta ad armarsi nell'aria. Come vedremo, una forza aerea atta a conquistare il dominio dell'aria, specie in questo primo periodo, esige mezzi molto limitati, poco personale, poche risorse, e tutto può venire predisposto senza risvegliare l'attenzione dei probabili avversari: l'attrattiva di liberarsi, con grande facilità, dal gioco impostole trascinerà certamente la Germania sulla nuova via2.

Questa nuova via è economica. Essa permette di provvedere alla Difesa nazionale con un dispendio di energie e di risorse molto minore, quando si diano i giusti valori rispettivi alle armi del cielo, della terra e del mare.

Ricordiamo che, in Inghilterra, vi sono già stati degli ammiragli che si sono posti il problema se è più conveniente costruire dreadnoughts oppure aeroplani: ricordiamo che negli Stati Uniti si sono già fatti esperimenti pratici, i quali hanno dimostrato che, mediante aeroplani, si possono affondare corazzate.

Ci troviamo in quell'ora nella quale non è più possibile ignorare il problema, ed è necessario, invece, guardarlo nel bianco degli occhi per prendere una risoluzione decisa nell'interesse della Difesa nazionale.

 

 

 




2 Sono passati solo cinque anni da che scrissi queste parole e la Germania possiede già, incontestabilmente, il primato dell'industria aeronautica e della navigazione aerea civile, oltre quello dell'industria chimica, e cioè gli elementi necessari e sufficienti a crearsi, rapidissimamente e nascostamente, una formidabile potenza aerea.






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