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Giulio Douhet Il dominio dell'aria IntraText CT - Lettura del testo |
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CAP. XV
SVOLGIMENTO DELLA GUERRA AEREA
Fino a che le forze aeree delle varie nazioni conserveranno la forma attuale, costituendo più che altro mezzi ausiliari degli eserciti e delle marine, non potrà, in caso di conflitto, svolgersi una vera e propria guerra aerea: si svolgeranno, invece, dei combattimenti aerei, di maggiore o minore importanza, ma sempre in relazione od in dipendenza delle operazioni terrestri o marittime. Perché possa svilupparsi una vera e propria guerra aerea è necessario, anzitutto, che vengano creati gli elementi della medesima. La nazione che per la prima si provvederà di una Armata Aerea verrà a trovarsi in condizioni di superiorità, almeno temporanea, finché le altre non ne abbiano seguito l'esempio, perché verrà a possedere un mezzo offensivo formidabile di cui le altre saranno sprovviste. La necessità dell'equilibrio indurrà le altre nazioni a seguire l'esempio di quella prima che si provvederà di una Armata Aerea; perciò, inevitabilmente, ed in un non lontano avvenire, tutte le nazioni, oltre agli Eserciti e le Marine, verranno a possedere Armate Aeree. Per studiare lo svolgimento della guerra aerea considereremo i due casi:
1. - Conflitto fra due nazioni, l'una disponente di una Armata Aerea e l'altra no. 2. - Conflitto fra due nazioni provviste ambedue di Armate Aeree.
Cominciamo a considerare il primo caso: la nazione A possiede una Armata Aerea; la nazione B possiede una aviazione del tipo attuale. Un'Armata Aerea deve trovarsi sempre pronta ad entrare in azione, altrimenti verrebbe a perdere il 90 per cento della sua efficacia. Data la velocità di traslazione delle sue unità, per quanto la sua dislocazione possa, in pace, essere largamente disseminata in paese, in poche ore l'Armata Aerea può raccogliersi sulla fronte di schieramento ed essere pronta ad agire. Se l'Armata Aerea, per il suo completamento, si serve di elementi dell'aviazione civile, le predisposizioni debbono essere tali da ottenere, colla massima rapidità, il completamento dell'Armata Aerea stessa. Insomma, l'organica e la logistica aerea debbono fornire il mezzo di impiegare l'Armata Aerea immediatamente all'atto dello scoppio delle ostilità. L'Armata Aerea A inizia quindi le sue operazioni cogliendo la nazione B in piena crisi di mobilitazione. Ammettiamo, tuttavia, che la nazione B presenti anch'essa immediatamente mobilitata tutta la sua aviazione militare, di cui, però, solo le specialità caccia e bombardamento possono in qualche modo agire, tutte le altre specialità essendo adatte solo ad utilizzarsi per integrare le azioni delle armi terrestri e marittime. Risulta chiaro che l'Armata Aerea A verrà a godere della massima libertà di azione, in quanto non potrà certamente essere l'aviazione da caccia di B quella che potrà ostacolarla nei suoi movimenti, se pure le potrà arrecare qualche perdita, per poco che l'Armata A possegga un adeguato numero di unità da combattimento. Rapidissimamente, quindi, l'Armata Aerea A potrà conquistar il dominio dell'aria, distruggendo i centri di raccolta, di rifornimento e di produzione dell'aviazione B. Conquistato il dominio dell'aria, le unità da combattimento dell'Armata Aerea verranno a perdere il loro principale scopo, che è quello di sbarazzare la via alle unità da bombardamento, e quindi dovranno anch'esse venire utilizzate per offendere bersagli situati sulla superficie. Le unità da combattimento potranno venire impiegate, come ho già accennato, per neutralizzare le artiglierie contraeree che disturbassero l'azione delle unità da bombardamento, oppure per mitragliare convogli in marcia, abitati ecc. Tali unità potrebbero anche venire trasformate in unità da bombardamento, e perciò basterebbe che gli apparecchi fossero predisposti per subire la necessaria trasformazione. Conquistato il dominio dell'aria, l'Armata Aerea avrà la più completa libertà di scorrazzare, pressoché indisturbata e senza rischi, su tutto il territorio ed il mare nemico, ed essa, naturalmente, approfitterà di una tale libertà d'azione per arrecare all'avversario i massimi danni possibili. Agendo sui grandi nodi ferroviari, sui centri di raccolta del materiale ferroviario, sui centri abitati che costituiscono importanti nodi stradali, sui magazzini, ecc., essa potrà ostacolare la mobilitazione dell'esercito nemico. Agendo sulle basi navali (arsenali, depositi di nafta, naviglio nei porti) e sui porti mercantili, essa potrà impedire che la flotta nemica possa assumere e mantenere la sua efficienza. Agendo sui centri abitati più sensibili, potrà, inducendo la confusione ed il terrore nel paese avversario, spezzarne rapidamente la resistenza materiale e morale. Il lettore, cui questo quadro appaia troppo fosco, si ponga dinanzi una carta d'Italia e supponga di essere il comandante di una Armata Aerea, della potenzialità giornaliera di 50 superfici distruggibili di 500 metri di diametro, appartenente ad una qualunque delle nazioni poste ai nostri confini, poi si domandi quanti giorni di operazione gli occorrerebbero per ottenere gli scopi sopra enunciati. Pensi poi che una Armata Aerea, della potenzialità giornaliera di 50 superfici distruggibili di 500 metri di diametro, può esigere, sia pure impiegando le unità un giorno sì e l'altro no, allo stato attuale delle cose, un migliaio di apparecchi, ai quali possono corrispondere qualche migliaio di uomini come personale di bordo. E concluda. Io desidero solamente insistere su di un punto, e cioè sulla grandezza degli effetti morali che una simile azione aerea può conseguire: effetti morali che possono avere una influenza ancora maggiore che non gli stessi effetti materiali. Su di un centro abitato, anche assai vasto, l'azione di una sola unità da bombardamento, inserendovi la propria superficie distruggibile, ad esempio di 500 metri di diametro, non può mancare di produrre un effetto enorme. Immaginiamoci una grande città che, in pochi minuti, veda la sua parte centrale, per un raggio di 250 metri all'incirca, colpita da una massa di proiettili del peso complessivo di una ventina di tonnellate: qualche esplosione, qualche principio d'incendio, gas venefici che uccidono ed impediscono di avvicinarsi alla zona colpita; poi gli incendi che si sviluppano, il veleno che permane; passano le ore, passa la notte, sempre più divampano gli incendi, mentre il veleno filtra ed allarga la sua azione. La vita della città è sospesa; se attraverso ad essa passa qualche grossa arteria stradale, il passaggio è sospeso. Ma ciò che avviene in una città può, nello stesso giorno, prodursi in 10, 20, 50 grossi centri abitati di una determinata zona. La notizia di ciò che è avvenuto nei centri colpiti si diffonde ai centri risparmiati, che sentono la possibilità di venire colpiti nel giorno dopo, nell'ora che segue. Qual forza d'imperio può riuscire a mantenere l'ordine in centri così minacciati, come far funzionare regolarmente i servizi, come produrre nelle officine? E se pure una parvenza di ordine può mantenersi ed un qualche lavoro può eseguirsi, non basterà la vista anche di un solo aeroplano nemico per indurre panici formidabili? La vita normale non può svolgersi sotto l'incubo perenne della morte e della distruzione imminente. E se, nella seconda giornata, altri 10, 20, 50 centri vengono colpiti, chi potrà ancora tenere le popolazioni smarrite dal gettarsi alle campagne, per sottrarsi dai centri che costituiscono i bersagli del nemico? Necessariamente un dissolvimento deve prodursi, un dissolvimento profondo di tutto l'organismo, e non può mancare di giungere rapidamente il momento in cui, per sfuggire all'angoscia, le popolazioni, sospinte unicamente dall'istinto della conservazione, richiederanno a qualunque condizione, la cessazione della lotta. Forse prima che l'esercito abbia potuto mobilitarsi e la flotta uscire dai porti. Ed al lettore, cui sembri che in questo quadro io abbia caricato le tinte, rammento che cosa è avvenuto, per esempio, a Brescia nel momento in cui si svolgevano i funerali delle vittime del bombardamento aereo di qualche giorno prima, bombardamento trascurabile di fronte a quelli che prospetto, in seguito al panico prodotto nella folla da un uccello che, agli occhi esaltati di qualcuno, venne scambiato per un aeroplano. Passiamo a considerare il secondo caso: Armata Aerea contro Armata Aerea. Si comprende come, in questo caso, il vantaggio di chi riuscirà a prevenire il nemico risulti ancora più grande che non nel caso precedente, e come, quindi, se non è possibile riuscire a prevenire l'avversario, sia necessario lasciarsi prevenire il meno possibile. Ammettiamo perciò, per evitare complicazioni, che le due Armate Aeree inizino contemporaneamente le loro operazioni. Abbiamo visto che il concetto fondamentale che regge la guerra aerea è il seguente: rassegnarci a subire le offese che il nemico può infiggerci, per utilizzare tutte le risorse allo scopo di infliggere al nemico offese maggiori. Perciò una Armata Aerea non deve assolutamente preoccuparsi di ciò che può fare l'avversaria: deve solo preoccuparsi di apportare al nemico, sulla superficie, il maggior danno possibile. Il maggior danno possibile dipende, oltre che dai mezzi aerei disponibili, anche dalla opportuna scelta dei bersagli da battere. Quindi una Armata Aerea deve impiegare i maggiori mezzi possibili, perciò tutto ciò che da essa sarà distratto, per tentare difese aeree od altro, risulterà a danno e contrario alla finalità della guerra, ed i bersagli più opportuni saranno gli obbiettivi più sensibili, materialmente e moralmente, come quelli che forniscono le maggiori ripercussioni sull'andamento generale della guerra. La scelta di questi bersagli, come ho già detto, è l'operazione più delicata della guerra aerea, specie quando le due parti sono provviste di Armata Aerea, perché, in tal caso, la decisione della guerra non può derivare che da uno squilibrio fra le offese arrecate all'avversario e la sua resistenza, squilibrio che occorre produrre il più rapidamente possibile, prima che si verifichi a nostro riguardo. Potrà convenire impiegare la propria Armata Aerea per conquistare il dominio dell'aria, il che fornirebbe conseguentemente la vittoria; ma può anche non convenire, per esempio, se, prima di avere il tempo di conquistare il dominio dell'aria, l'Armata Aerea avversaria, agendo essenzialmente sulle nostre popolazioni, riuscisse ad ottenere la disgregazione ed il disfacimento del nostro paese. Non è possibile neppure indicare norme generali a questo riguardo: la scelta dei bersagli dipenderà da complesse circostanze di fatto, circostanze d'ordine materiale, morale e psicologico non facilmente ponderabili, e la genialità dei comandanti delle future Armate Aeree si dimostrerà appunto in questa scelta. Ma, determinati i bersagli da distruggersi ed il loro ordine di distruzione, il compito dell'Armata Aerea sarà molto semplice, e cioè sarà quello di procedere alle distruzioni, senza altra preoccupazione, nel più breve tempo possibile. Le due Armate Aeree partiranno quindi dalle loro fronti di schieramento per gettarsi, in massa, sugli obbiettivi prescelti, senza cercare di incontrarsi. Se si incontreranno, la battaglia sarà inevitabile; ma, ripeto, non dovranno cercare di incontrarsi. Tengo a questa affermazione, che per me ha grande importanza, e perciò mi arresto a meglio chiarirla. Supponiamo che una delle Armate Aeree cerchi l'Armata Aerea nemica, e l'altra non la cerchi e marci direttamente contro i propri prefissati obbiettivi. Chi cerca può trovare, ma può anche non trovare. Perciò l'Armata Aerea che cerca l'avversaria, oltre al distrarsi dai suoi obbiettivi essenziali, oltre a perdere tempo ed a restringere la sua libertà d'azione, può anche non trovare l'Armata nemica. Questa, perciò, può compiere la sua missione perfettamente come se l'avversario non l'avesse cercata, mentre l'avversario avrà inutilmente perduto il tempo e sminuita la sua potenzialità di azione. In un tipo di guerra in cui il tempo rappresenta un fattore essenziale, ciò rappresenta un grave danno, se non altro possibile, che bisogna evitare. Ho accennato, parlando di azioni aeree, alla possibilità di far agire le unità dell'Armata Aerea un giorno sì e l'altro no. Ma questo accenno l'ho fatto solamente per dimostrare come, anche impiegando giornalmente solo una metà delle forze, si possano ottenere grandi risultati con un numero di apparecchi relativamente piccolo. Ma, poiché si tratta di fare il maggior danno al nemico nel più breve tempo possibile, sarebbe un errore impiegare la forza disponibile un po' per giornata d'operazione. Una Armata Aerea deve essere sempre impiegata al massimo del suo rendimento, gettandola senza economia, specie quando di fronte abbia un'altra Armata Aerea cui è possibile danneggiare gravemente le nostre basi. Si potranno preparare materiali e personale di ricambio, ma l'Armata Aerea deve permanere quasi costantemente in aria, occupata a rovesciare tonnellate e tonnellate di materiale attivo sugli obbiettivi nemici. È la massa di queste tonnellate di materiali che decide in favore di chi riesce a gettarne una maggiore quantità nel più breve tempo possibile. Ho voluto esporre queste idee di carattere generale per dimostrare che, se nelle sue linee sintetiche la guerra aerea può apparire semplice, essa presenta dei formidabili problemi la cui risoluzione è, all'opposto, molto complessa. Ma, anche da quanto ho esposto succintamente, si scorge a quale altezza possa assurgere, dirò così, l'atrocità di una guerra aerea. Rassegnarsi a subire le offese che il nemico può infliggerci - nessun mezzo veramente pratico esistendo per ripararci dalle offese stesse, e non convenendo assolutamente distrarre forze per tentare una parvenza di difesa - è una frase che rappresenta una condizione di fatto di una terribile tragicità, quando si pensi alla grandiosità ed alla atrocità delle offese che il nemico può infliggerci. Ed è tragico anche il pensare che la decisione di un simile tipo di guerra deve necessariamente derivare dallo spezzarsi di tutte le energie materiali e morali di un popolo, sottoposto ad un pauroso cataclisma che lo insegue dovunque, senza tregua, fino a scioglierne tutti i legami sociali. Tuttavia, per compenso, la decisione, con un simile tipo di guerra, avverrà in brevissimo tempo, poiché le sue azioni verranno a ripercuotersi direttamente e colla massima violenza sugli elementi meno resistenti dei paesi in lotta. Forse, non ostante la sua atrocità, queste guerre saranno più umane di quelle passate perché, in definitiva, costeranno meno sangue. Ma chi non si troverà preparato e pronto a sostenerle sarà perduto.
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