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Giulio Douhet
Il dominio dell'aria

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  • LIBRO PRIMO
    • CONCLUSIONE
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CONCLUSIONE

 

I lettori che mi avranno accompagnato nel non breve cammino, giunti a questo punto si saranno convinti che, se ho ardito gettare l'occhio sull'avvenire, l'ho fatto sempre senza giuocare di immaginazione, ma fondandomi sulla realtà dell'oggi che genera quella del domani. Non solo, ma avranno anche notato che, per quanto io veda nella realtà del domani qualche cosa che può turbare le menti più fredde, quando mi sono messo sul terreno pratico per accennare a quanto, secondo me, si dovrebbe fare oggi, non ho presentato alcuna proposta, dirò così, rivoluzionaria, ma mi sono, invece, limitato a presentare proposte ordinative, ai semplice scopo di ordinare ciò che già esiste e di fornire la possibilità ad ogni divenire.

Perché questo è necessario. Ordinare: per accrescere il rendimento del presente: per dare la possibilità del divenire: per non stagnare nel presente che, quando lo si afferma, è già passato.

Io ho la sicurezza matematica - e mi si perdoni l'immodestia - che l'avvenire non può smentirmi: che la guerra nell'aria costituirà l'essenziale dei futuri conflitti e che, di conseguenza, non solamente l'importanza delle Armate Aeree andrà rapidissimamente crescendo, ma, corrispondentemente, andrà rapidissimamente decrescendo l'importanza degli Eserciti e delle Marine; tuttavia, scendendo alla pratica attuale, non ho proposto la costituzione di una Armata Aerea, ho semplicemente proposto che si crei un Ente competente allo studio del problema e lo si fornisca dei mezzi di esperimento.

È la proposta minima che, allo stato presente della questione, questione che ormai si agita ovunque, poteva formularsi, e che non è possibile respingere, a meno di non volere, deliberatamente, tenere la testa sotto l'ala.

Ma per quanto minima, per me è sufficiente, perché ho la sicurezza matematica - e nuovamente chiedo venia dell'immodestia - che è sufficiente porre il problema per risolverlo, se non nella forma, certo secondo lo spirito che informano le deduzioni da me svolte.

Perciò, se il lungo studio ed il grande amore, mi avranno condotto anche solo ad indurre chi può a gettare il buon seme, io mi chiamerò pienamente soddisfatto.

La pianta crescerà rigogliosa, e diventerà gigante.

 

Roma 1921.


 




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