Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Paolo Valera
La catastrofe degli czars

IntraText CT - Lettura del testo

  • La strage della famiglia imperiale.
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

La strage della famiglia imperiale.

 

Siamo vicini alla santificazione. È inutile. La storia si ripete, si riproduce. Luigi XVI che aveva assoldato Mirabeau, la più poderosa voce della Francia, che aveva ridotto il popolo alla razione della miseria per i gavazzamenti borbonici, che aveva tramutata la Corte in un bordello, e la regina in una ditta di libertinaggio spettacoloso, cadute le teste di monsieur e di madame nel paniere di Sanson, sbucarono i coristi dell'estimazione. I gaglioffi del calamaio trovarono subito dei panegiristi, degli illustratori, dei beatificatori che elevarono loro monumenti marmorei e scritti, perchè altri imbecilli continuassero nella storia dei secoli a raccontare l'ingiustizia della «plebe» francese. Così è della famiglia dei Romanov. Lo Czar che fu il più raffinato simulatore della vita imperiale, il più indifferente degli uomini davanti alle catastrofi nazionali, che aveva accumulato in sè tutti i mezzi di maciullare il genere umano, che aveva inflitto le sue perversioni a centottanta milioni d'uomini per un ciclo di 24 anni, che si era buttato sui cervelli aperti alla vita nuova, grandiosa e ascensionale per farne una poltiglia sanguinosa, ha già trovato un manipolo di pennivendoli che dà la stura al bottiglione della pietà, della compassione, della esaltazione. Nicola non è più il pederasta dei giorni giovanili, il turpe vaccone di Rasputin, il degenerato del trono che sguinzagliava i mercenari del Don per decimare le folle in processione a colpi di revolver e di scudiscio cosacco, che puniva banditescamente coloro che domandavano quello che c'è già da mezzo secolo nelle monarchie europee, che trucemente sopprimeva gli ebrei come immondizia, è già nelle mani di chi si serve dell'inchiostro della venerazione.

Il povero Nicola fu un infelice, un disgraziato, un santo. La colpa fu dei suoi consiglieri. Lui non sapeva niente. Poveraccio! L'assolutismo in cui teneva il regno era dei suoi cortigiani. La tracotanza mascalzonesca con cui trattava le deputazioni che si curvavano al «piccolo padre» per ottenere qualche pertugio o una buffata di libertà era dei suoi Protopopof.

Circondate pure di benevolenza l'infame omicidiario imperiale che ha compiuto tanti delitti sociali da non avere parole per crocifiggerlo! Voi rimarrete sempre gli stessi buffoni della stampa antisociale. Uno di essi si è domandato in un suo libercolo: L'assassinio del povero Nicola segnerà uno svolto nella storia della Russia? Forse, ha risposto lo scriba. Altro che forse. La Russia del ci-devant Nicola è stata decomposta. Non esiste più. L'hanno trasformata. La morte di questo paltoniere imperiale, per i giornalisti russi, fuggiti sul continente, è stata inutile per la nazione. Non ci sarebbe stato che un imperatore in esilio. Egli era ormai l'impotenza. Voi approvate il verdetto che condanni qualunque rivoluzionario e trovate la pena toccata a Nicola ingiustificata! Canaglie! Basterebbero queste semplici parole per fucilarlo sette volte. Allo esordio del trono egli ha regalato alla nazione questo complimento

«Il potere assoluto che ho ricevuto dalle mani di mio padre lo rimetterò intatto ai miei eredi».

Qualunque morte abbia fatto la famiglia imperiale ci lascia indifferenti. Per gente che ha fatto tanto male non agli individui, ma alla nazione, non abbiamo compassione. Siamo di metallo. I dolori imperiali non ci fanno impallidire. Per corazzarci, non abbiamo che da voltarci indietro e camminare fra gli orrori dinastici. La vita dello Czar è stata una crociata contro la civiltà, contro le classi e le masse. Egli e i suoi hanno fatto piangere miliardi di famiglie per gli uomini e le donne di casa periti nei pozzi siberici e negli strazi senza nome in un ergastolo. Sì, sì, lo sappiamo. L'ex Romanov una volta imprigionato non è stato riottoso. Si è sottomesso alle ingiunzioni dei nuovi reggitori. Così egli ha scritto a uno dei suoi amici tre mesi dopo la detronizzazione: «Non mi dolgo, aggiungeva, della mia sorte». Doveva dolersene? Era stato chiuso nel fasto del suo palazzo di Zarkoie Selo, dove la sola privazione era quella di non vedere la oscena consorte. Per lui deve essere stata una sosta ai piaceri. Un po' di sobrietà lo avrà risanato. La frase «io non mi dolgo della mia sorte» ha intenerito tutta l'aristocrazia e tutta l'alta burocrazia al largo.

Noi leggevamo le scipitaggini con la bocca piena di sarcasmo. Nella fortezza Pietro e Paolo si lamentava pure che l'erede al trono, malato e stramalato, fosse rinchiuso con il padre, in un luogo dove era malcurato e malnutrito. Ma noi per consolarci di questa apparente crudeltà non avremmo che da ricordarci dei suoi penitenziari preventivi a tubo, dove i rivoluzionari soffrivano le pene dell'inferno. Gli rincresceva altresì di avere con lui la consorte, la più malcontenta, la più maldicente, la più concupiscente, la più rasputiana e la più svergognata del mondo. Nessuna fu più impudica e più feroce di lei che godeva dei massacri umani, come della carne dei suoi amanti! Per rimetterci i nervi a posto non abbiamo che da correre col pensiero alla Ragozinnikova, appesa dal carnefice per avere ammazzato il direttore delle carceri che affrontava i prigionieri politici e li sottometteva a bastonate, a scaracchi, a vergate, a pugni che scombussolavano il fusto umano. L'ex monarca era fuori di sè quando vedeva le sue figlie, le grandi duchesse, deboli, anemiche in un'atmosfera mefitica o pestilenziale. Ma l'ex Czar non doveva dolersene, lui, che non ha mai avuto pensieri per le figlie cadute nelle mani dei suoi sgherri! Egli le ha fatte crepare negli orrori a migliaia. Ne cito solo qualcuna. Galla Benedictova, fucilata per la sommossa di Kronstadt nel 1906. Nastia Mamaeva, fucilata allo stesso modo per la stessa insurrezione. Maria Spiridonova è ancora viva. È stata liberata dalla rivoluzione. Come la nonna della rivoluzione è stata liberata dalla Siberia decrepita e disfatta. Sono i néi delle colpe di Nicola. Per pacificare la nostra anima corriamo alle stragi in massa, ai progroms, e poi giustifichiamo le inezie del governo bolscevico. Ricordiamoci solo degli orrori cosacchi per i processionisti che andavano al Palazzo d'Inverno con le icone delle loro maestà! A migliaia sono stati baionettati e fucilati dal furore militare!

Tutto il suo regno, dal nord al sud, dall'est all'ovest è pieno di montagne di cadaveri. Egli fu un mostro.

Con lo Czar coloro che si radunavano o credevano di avere qualche diritto venivano considerati delinquenti e caricati dalla cavalleria spietata!

«È un grande favore — diceva il massimo prigioniero, in S. Pietro e Paolo, dei Romanov — quello di lasciarmi nel mezzo dei miei cari. Io ho tanto voglia di vivere della vita pacifica di un borghese inoffensivo»! Quanti avevano la stessa voglia in Siberia e nelle fortezze czariste, dove imperavano il randello, la tortura e il digiuno!

Chi abbia assistito alla fine della famiglia imperiale non è ancora saputo. Quello che sappiamo è di un testimone sospetto. Il principe Lvof. Ne ha confidati i particolari in Francia, e Pichon li ha portati alla Camera. «Signori — ha detto agli onorevoli — la Convenzione Nazionale ha fatto cadere la testa di un re. Voi udrete come i bolscevichi hanno fatto cadere tutti i membri della famiglia imperiale di Russia. Senza che alcun tribunale pronunciasse una sentenza su di loro, i bolscevichi li hanno riuniti tutti assieme in una sola stanza, dove li hanno fatti sedere l'uno accanto all'altro e baionettati per tutta la notte, per finirli all'indomani, l'uno dopo l'altro, a colpi di revolvers. L'imperatore, l'imperatrice, le grandi duchesse, lo czarevich, la dama d'onore e la lettrice dell'imperatrice e tutti quelli che avevano relazione con la famiglia imperiale sono stati finiti così, quantunque la stanza fosse un vero lago di sangue. Ecco cosa si è fatto sotto il regime bolscevico».

Per assicurare l'assemblea che la sua narrazione fosse sincera, il ministro antibolscevico ha detto che il principe Lvof era un nome universalmente onorato. Egli era stato imprigionato in Pietro e Paolo, torturato e minacciato di morte. La sua cella era vicina a quella in cui si trovavano i membri dell'antico regime.

Noi non sopprimiamo la storia, ma siamo sicuri che il principe non era in condizione nè di vedere nè di sapere quello che si faceva in un'altra cella, per quanto vicina. Non bisognerebbe mai essere stati in prigione per ingoiare le supposizioni del principe. Le celle sono fatte in un modo dove l'uno non può vedere l'altro. Avrebbe potuto udirne le grida se i carcerieri del sistema bolscevico fossero stati tanto idioti da far assistere alla tragedia un uomo che doveva rivedere le stelle. Buffone! Per la verità aggiungerò questo. Che gli «aguzzini, chiamati così, bolscevichi» quando i Romanov sono entrati nell'edificio spaventoso hanno domandato loro se avevano bisogno di qualche cosa, come se fossero entrati in un Hôtel.

— Un po' di vodka, rispose l'ex-monarca. E gli fu portata in una bottiglia. Se la tracannò in un bicchiere di cristallo.

Nessuno dei suoi milioni di imprigionati ha mai avuto un simile trattamento.

Il ministro degli esteri francese deve essere di buona bocca. Beve tutto... Chi può dimostrare che viene dalla Russia, può fargli trangugiare che l'orso bianco è divenuto rosso. Continuando alla Camera gli orrori bolscevichi ha detto: «Tutte le libertà sono soppresse, tanto per gli operai, che per i contadini, che per i borghesi. La voce della nazione è assolutamente soffocata. Questo despotismo, più terribile del militarismo prussiano, è sostenuto da un pugno di energumeni, causa della fame spaventosa che conduce il paese a una rovina completa!»

E in Francia non c'erano le code alle botteghe come ci sono state in Italia, in Austria e in Germania?

Fortuna che Pichon non è uno storico come lo era Thiers!

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License