Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Paolo Valera
L'insurrezione chartista in Inghilterra

IntraText CT - Lettura del testo

  • III.   Feargus O' Connor.
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

III.

 

Feargus O' Connor.

 

I leaders del chartismo furono parecchi. Ma l'anima del movimento fu Feargus O' Connor. Ne fu la penna, la voce, la minaccia. Alto, erculeo, eloquente, con una faccia tutta irlandese. I suoi contemporanei lo chiamavano un demagogo o un agitatore. In verità era un avvocato nutrito di letteratura indignata.

Sulla piattaforma era un sacco di storia che sparpagliava sulle masse, che ascoltavano sospese alle sue labbra, i «delitti legali». Massacri, coercizioni, miseria, impiccagioni. La turbolenza della sua fraseologia rimescolava, risvegliava, gettava nella testa i diritti delle moltitudini e faceva germogliare negli individui la rivolta.

Il suo odio era profondo come la sua amicizia.

Quando il Governo fece arrestare il reverendo (metodista) J. R. Stephens — uno dei più violenti oratori chartisti — per aver denunciato il proclama, che proibiva i meetings degli esercizi militari notturni illuminati dalle torce, come un insulto al popolo oppresso e una violazione alla costituzione, O' Connor, contrario a questo sistema, si dichiarò per Stephens. Molti, come il Lovett, autore della «Charta», avrebbero voluto ch'egli lo sconfessasse perchè «pericoloso» al movimento. Tanto più che pochi giorni prima dell'arresto, a Ashton-under-Lyne, il metodista, dopo una «furiosa requisitoria» contro il ministero whig, aveva domandato alla folla:

— Siete armati?

Parecchi gli risposero con delle scariche in aria.

Va benedisse il ministro della chiesa. — Buona notte.

Tuttavia O' Connor disse che se i dissensi, tra loro, dovevano sparire a questo prezzo, votava per Stephens.

A Manchester, in Corte di polizia, mentre si accusava l'arrestato, O' Connor si levò in piedi e colla mano tesa al magistrato riassunse la sua determinazione:

«— Il signor Oastle predisse che Stephens verrà deportato. Non lo credo. Ma se i tiranni volessero spingere la loro audacia fino a farlo condannare alla deportazione, le sue membra incatenate dovrebbero passare sul mio corpo prima di salire sulla nave dei deportati

Stephens, alle Assise, dopo un discorso di 5 ore e una dichiarazione di essere «un avvocato della sommissione a qualunque legge che non sia contraria a Dio», se la cavò con 18 mesi di carcere.

La prosa rigurgitante di collera di Feargus O' Connor, nel 39, era per Daniele O' Connell, ch'egli considerava «un transfuga e una spia del gabinetto whig». Nel Northern Star scrisse che il «Liberatore» aveva «ingannato e illuso il popolo irlandese per degli anni». Transfuga! transfuga!! Un giorno, imbestialito, gli caricò le spalle di improperii in tre lettere nel Northern Star. In un cappello lo perseguitò con delle interiezioni. Chi raccomandò la Charta? — O' Connell! — Chi la firmò pel primo? — O' Connell!! — Chi si impegnò di presentare alla Camera dei Comuni un bill che la incorporasse? — O' Connell!!! — Chi le voltò le spalle? — O' Connell!!!! — Sulla piattaforma fece sapere al mondo ch'egli non aveva paura di farsi vedere a Dublino. «La minaccia d'assassinarmi non mi impedirà di andare a Dublino e trovarmi faccia a faccia col leone (O' Connell) nella sua fossa».

Anche il «grande Repealer» (colui che voleva l'abolizione della unione tra l'Irlanda e l'Inghilterra) non ebbe mai o quasi mai simpatia per «questo infelice». Il Fitzpatrick, che ne raccolse la corrispondenza, dice che Feargus O' Connor fu sempre una spina nel fianco di Daniele O' Connell. «Dopo avere fatto parte del Consiglio Nazionale di O' Connell, l'O' Connor se ne staccò e cercò di mettersi lui alla testa del partito». Questa può essere stata la causa dei loro risentimenti.

Giornalista, giornalista nato, giornalista di professione, insultava sovente i giornalisti con delle insolenze collettive. «Banda di pennaiuoliAttaccava di preferenza il Globe, il Times, il Morning Chronicle, il Weehly Chronicle e il Morning Advertiser. Col Times l'aveva su, perchè riduceva i suoi meetings giganteschi a delle centinaia di ragamuffins (vagabondi). Col Weehly Chronicle, perchè era l'organo di lord Russell e perchè lo aggrediva ogni settimana con delle serque di sostantivi ingiuriosi. Col Globe perchè non voleva credere al suo disinteresse. Col Morning Advertiser perchè lo ammanniva al pubblico come un arruffapopolo della forza fisica. «Sfido tutta la stampa londinese a venire qui, sulla stessa piattaforma, a provarmi che sono un tizzone tra la folla e che eccito alla guerra civile.» E diceva la verità. Feargus O' Connor non fece mai parte e non seppe mai dei «meetings segreti che preparavano l'insurrezione». Via, non era in lui alcun materiale di sedizione. Se gli si sopprime la virulenza, non era che un filantropo e un riformatore delle classi medie del nostro tempo.

La popolarità era la poesia della sua vita. Godeva di vedere alto pel cielo i palloni frenati, che ballonzolavano a poca distanza dai comizi, col suo nome e cognome a caratteri elefanteschi. Il suo ticchio era di torreggiare, di sovraneggiare e di non avere rivali intorno al suo trono. La giacca di fustagno che indossava parlando alle moltitudini diventava, per lui, una vanteria, un orgoglio. Incominciava spesso i discorsi così: Giacche di fustagno! «Cominciaidisse un giorno — questa battaglia in giacca di fustagno e coll'aiuto di Dio spero, così, di combattere sino alla fine

Il suo cavallo di battaglia sulla piattaforma era il suffragio universale. Non credeva negli agitatori per l'abolizione delle leggi sui cereali, perchè la riforma doveva essere seguita e preceduta da altre indispensabili.

L'abolizione del maggiorasco, per esempio, che sbocconcellerebbe queste immense possessioni di terreni coltivati e incolti, avrebbe dovuto, piuttosto, precederla.

La sua rivoluzione agraria si limitava al contadino proprietario. Aveva la mania delle cifre grosse, quadruplicava il numero delle persone che intervenivano alle riunioni e che partecipavano alle dimostrazioni, minacciava il governo di processioni di mezzo milione o di riunioni di cento, duecento, trecento mila persone, e duplicava la tiratura del suo Northern Star — la tigre dei giornali chartisti.

La grande petizione portata alla Camera dei Comuni, la disse firmata da 5.700.000 nomi. La Camera non ne trovò che 1.975.469! E tra i firmati lesse la regina, Wellington, Peel, Naso Piatto, Senza Formaggio, Naso da Scimmiotto, ecc. Così i 650 pickpockets — come O' Connell chiamò gli onorevoli — non ne vollero sapere di prenderla in considerazione.

Il primo numero del Northern Star uscì in Leeds il 18 novembre 1837. In pochi giorni, malgrado il prezzo, salì a 60.000. O' Connor lo faceva salire a oltre 100.000 copie. Era di otto pagine e portava già nei fianchi il giornalismo nuovo. Aveva dovunque dei corrispondenti e inviava reporters a tutti i meetings chartisti. Così che nessuno può scrivere la storia di questo ciclo senza passare attraverso i volumi del Northern Star.

La sua influenza è registrata nel diario di C. J. Napier, il comandante in capo delle truppe che occupavano le provincie eminentemente chartiste. Il Napier non aveva simpatia per Feargus O' Connor. Vedeva sempre in lui dei motivi sinistri e un uomo che si valeva della popolarità per insaccocciare quattrini. Può darsi che facesse dei denari. Ma era sua la colpa se il Northern Star aveva tanti lettori e tante inserzioni? Il Napier gli dava una tiratura di 60.000 copie. Il Fitzpatrick scrisse che il Northern Star raggiunse una tiratura senza esempio.

Il Feargus O' Connor, il quale rappresentò Nottingham per tre anni alla Camera dei Comuni, consigliò i chartisti a invadere le chiese nelle ore delle prediche per costringere i predicatori ad occuparsi di loro e a dichiararsi cristiani o anticristiani.

Il predicatore della cattedrale di S. Paolo li fece scappare tutti dicendo loro: «Il mio tempio è il tempio della preghiera. Voi ne avete fatto il tempio dei ladri

Non era socialista, perchè al suo tempo era dell'utopia. Ma ebbe pei lavoratori della terra pensieri che non lo lasciarono che morto.

Tanto più se ne studia il movimento, tanto più O' Connor esce circondato dall'aureola del patriota che voleva dare alle masse del lavoro i diritti politici delle classi parassitarie.

I whigs del suo tempo per questo delitto gli fecero scontare due anni di carcere.

Come tutti gli uomini che fanno storia in piena bufera, passando dalla piattaforma pubblica al tavolino del giornalista, dalla tribuna del legislatore alla cella degli audaci del movimento, Feargus O' Connor commise degli errori. Come quello di avere fissato il giorno in cui la Charta doveva divenire legge. Come quello di voler inviare una deputazione alla regina per pregarla di licenziare i ministri. Come quello di lasciar credere alle moltitudini che i soldati non avrebbero mai fatto fuoco su loro. Ma è certo, come disse lui stesso, ch'egli viveva e regnava nel cuore di milioni di individui anelanti di dimostrargli la propria devozione e che egli riassumeva la boccata dei vogliamo chartisti.

Passò sotto archi trionfali, si vide acclamato, applaudito da processioni enormi, immortalato con una statua in una delle più belle piazze di Nottingham, letto a ruba, segnato dovunque a dito come un dio del popolo o come un miserabile leader di canaglia. Morì incosciente della sua gloria, pazzo, in uno stabilimento di pazzi. Sic transit gloria mundi.

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License