CAPITOLO
NONO,
La vendetta
della tradita.
Era
proprio Diego che tornava alla villetta. Una passeggiata vertiginosa
fatta in calesse, in compagnia del domestico, che tremava come una
foglia vedendosi spesso in procinto di essere sbalzato sulla strada
per la rapidità della corsa e la violenza con cui il suo
padrone frustava a sangue il cavallo, non bastò a calmargli i
nervi violentemente eccitati.
Sentiva
una collera pazza contro sua moglie, il cui disprezzo, le parole
insultanti lo bruciavano, e chiedeva a sè stesso con qual
mezzo sarebbe riuscito a piegarla. Il suo domestico non osava
rivolgergli la parola, vedendolo roteare minacciosamente gli occhi,
bestemmiare, imporporarsi talvolta in volto e dopo poco impallidire.
Temeva che quella tempesta gli si scaricasse sul capo e soltanto
quando il giovane, rallentata alquanto la corsa, fece riprendere al
cavallo la via di casa, il servo respirò più
liberamente.
Quando
si trovarono vicino al cancello della villa, Diego di un balzo fu a
terra e gettate le briglie al domestico.
-
Abbi cura del cavallo, - disse brevemente.
-
Sì, signor marchese.
Questi
che già era entrato nel giardino, fece un passo indietro.
-
Non importa che tu venga poi a raggiungermi nella mia camera -
aggiunse - io non ho bisogno di cosa alcuna: vattene a letto.
Salì
difilato al suo appartamento, si tolse il cappello ed i guanti, si
guardò allo specchio, sorrise con una contrazione nervosa, che
mise allo scoperto i suoi denti bianchi ed acuti e deformò la
sua bocca, poi si diresse verso la camera di Adriana.
Provava
un malessere inesplicabile, le tempia gli ardevano terribilmente,
tuttavia nei suoi occhi eravi un'espressione di volontà
frenetica, che pareva dovesse tutto piegare a lui dinanzi.
Adriana
aveva avuto il tempo di collocare Maria nel suo ricco spogliatoio, in
modo che potesse vedere ed udire ciò che succedeva nella sua
camera.
Poi
sormontando il suo orrendo disgusto, il turbamento che la dominava,
si decise recarsi ella stessa incontro al marito.
Ma
allorchè aprì l'uscio, non potè reprimere un
movimento di stupore e di paura, trovandosi Diego di faccia...
-
Che volete? - chiese indietreggiando alquanto.
-
Suppongo non crediate voglia farvi del male, se mi presento qui dopo
la scena fra noi avvenuta; ma dobbiamo parlare ancora una volta
insieme e state pur certa, che dopo non vi tormenterò più
colla mia presenza.
Diego
aveva ripreso il suo spirito, la sua correttezza di modi.
-
Passate, - disse Adriana con quel fare altezzoso, che le stava così
bene.
E
quando ebbe rinchiuso l'uscio, gl'indicò una poltrona presso
il divano, su cui ella sedette.
Per
qualche minuto si guardarono in faccia senza parlare. A Diego pareva
che durante le ore rimasto assente, si fosse prodotto un cambiamento
in sua moglie.
Non
l'aveva mai veduta così bella, animata. Vi era come un
riflesso dolcissimo negli occhi di lei, le guancie avevano acquistata
una lievissima tinta rosea, trasparente, nell'insieme della persona
vi era un incanto, una grazia da commovere, incantare. I nervi di
Diego andavano rammollendosi.
-
E la vostra cameriera? - chiese un po' imbarazzato.
-
L'ho mandata a letto: avete forse bisogno di lei?...
-
No, tutt'altro, anzi sono lieto della sua mancanza, perchè
stanotte, spero far io le sue veci presso di voi.
Adriana
aggrottò alquanto le sopraciglia.
-
Siete venuto qui per dirmi delle galanterie? - esclamò in tono
duro, glaciale, - Potete allora risparmiarle, perchè non sono
in vena di sentirle.
Diego
si morse le labbra, tuttavia rispose con disinvoltura.
-
Non montate in furore, mia cara, perchè come vedete, m'inchino
rassegnato al vostro volere; può darsi però che fra
poco desideriate assai più un linguaggio tenero, galante a
quello che vi ho preparato,
Adriana
colle labbra strette frenava l'impazienza, la collera che suscitavano
in lei quelle parole: provava una sensazione dolorosa.
Diego
si passò la mano bianca sulla fronte: non sorrideva più...
-
Del resto ero preparato a questa accoglienza - aggiunse - e se mi
sono permesso di comparirvi dinanzi, non è stato senza
lotta... Ma ero stanco della parte ridicola che mi fate fare; infine
vi ho presa io a forza?
La
giovine donna si alzò bruscamente, cogli occhi fiammeggianti.
-
Colla forza no - disse fremendo d'indignazione - ma coll'inganno, il
tradimento...
Aspettava
quasi tremando la risposta del marito.
Egli
si mise a ridere, di un riso aspro, convulso, che fece salire il
rossore sulla fronte di Adriana: tuttavia seppe frenarsi.
-
Ah! ah! vi hanno forse raccontato il tiro che giuocai al vostro
sentimentale amante ed alla bella guantaia, una sciocca che prendeva
sul serio le mie promesse, i miei giuramenti? Ebbene, non vi nego di
esserne l'autore e che perciò? Tutti i mezzi sono buoni quando
si vuol giungere ad uno scopo ed il mio era quello di possedervi,
perchè vi amavo.
Adriana
era pallida di un furore indicibile.
-
Non bestemmiate la parola amore. Voi avete compiuta un'azione
vigliacca, infame, malvagia. Ed io non voglio passare per vostra
complice, nè sopportare più a lungo la vergogna di
vivere sotto il vostro tetto: però vi cedo il posto.
Fece
un passo verso l'uscio, ma Diego più pronto di lei, balzò
in piedi ed afferrandola con violenza per un braccio.
-
Voi non uscirete - disse con voce sorda - prima di avermi ascoltato.
Ella
non chinò gli occhi sotto lo sguardo infocato, terribile del
marito.
-
Avete qualche altra vergogna a rivelarmi? - esclamò
lentamente.
-
L'avete scelta bene la parola: sì... una vergogna, che
farà chinare la vostra fronte superba, schiaccierà
quell'orgoglio che vi domina...
Ella
si era svincolata da lui ed aveva incrociate le braccia al seno
fremente.
-
Scendete anche all'insulto, signore...
-
Non si insulta, quando si parla la voce della verità. Credete
che se io non vi avessi ottenuta con un inganno, altri vi avrebbe
sposata? Sapete chi sia stato vostro padre, l'uomo che la società
stima, rispetta, perchè ne ha dimenticate le sembianze, le
gesta malvagie? Un'infame spia, un traditore della patria, che il
popolo milanese nei giorni memorabili della sollevazione, aveva
giurato di ammazzare. Egli è riuscito a fuggire, ma abbandonò
alle furie dei ribelli, che ne dovettero far strazio, perchè
non se ne seppe più nuova, una moglie giovane e bella,
un'innocente bambina.
-
Mentite... mentite! - gridò con energia Adriana, rizzandosi
minacciosa dinanzi al marito, che ne sentì sul viso l'alito
infiammato.
Egli
la fissava con degli sguardi atroci, quasi sfidandola.
-
Posso darvene le prove che ebbi da mio padre - disse freddamente - e
che tengo nel cassetto del mio scrittoio, nella camera da letto. E
poi - aggiunse con un sorriso insultante - se il conte Patta non mi
avesse temuto, forse che mi avrebbe concessa la mano di sua figlia...
ed aiutato a formare il piano, che doveva gettarla nelle mie
braccia...?
Adriana
sentì al cuore un dolore così atroce, come non ne aveva
mai provato in sua vita. In uno spasimo di terrore, la disgraziata
tentò fuggire, ma fu colta da una vertigine e prima che Diego
pensasse a sostenerla, gli cadde ai piedi svenuta.
Egli
fissò un istante lo sguardo su quel bellissimo corpo inerte,
le cui linee pure, delicate, sembravano scolpite nell'alabastro, su
quei capelli, che disciolti si spandevano sul tappeto in onde
dorate... ed una fiamma d'inferno si accese nei suoi occhi. Si curvò
su di lei e sollevatala violentemente fra le sue braccia, la depose
sul letto.
E
le sue mani si accinsero a slacciare con moto febbrile il corsetto
della disgraziata, allorchè una voce aspra, mordente, risuonò
alle sue spalle,
-
Attendete, signor marchese, prima avete da discorrere con me...
Diego
si volse con un fremito. Ritta in mezzo alla camera, stava Maria,
bianca come una morta, sublime d'indignazione, di collera.
Il
giovane, per quanto cinico, a quell'apparizione improvvisa, rinculò,
madido di un sudor freddo, cogli occhi sbarrati, diffidenti, paurosi.
Maria
invece fece due passi innanzi ed allora Diego si accorse che teneva
una rivoltella nelle mani.
-
Ah! non ti attendevi di vedermi ancora comparirti dinanzi -
esclamò-con tale accento, che Diego sentì un brivido
percorrergli le vene. - Tu speravi che la povera sciocca, dopo
aver preso sul serio le tue promesse, i tuoi giuramenti, si fosse
rassegnata al triste avvenire, che le avevi preparato, subisse senza
ribellarsi l'oltraggio inflittole col mentirle il nome, versare a
piene mani su di lei il fango e la vergogna. Ebbene, ti inganni...
Diego:... dal giorno che scopersi il tuo tradimento, non ebbi che un
pensiero: vendicarmi. E tanto ti ricercai coll'uomo da te atrocemente
offeso, che abbiamo finito per trovarti. Gabriele, IL VERO, la tua
vittima al pari di me e di tua moglie, avrebbe voluto provocarti per
il primo, chiederti soddisfazione. Ah... ah! un duello, uno scandalo,
che sarebbe ancora ricaduto su di lui... Ho pianto, ho supplicato per
aver io il diritto di smascherarti con tua moglie, erigermi a tuo
giudice. Un miserabile tuo pari, non può incrociare il ferro
con un galantuomo; un delitto ne chiama un altro e vendicando me
stessa, vendico anche gli altri, libero la terra da un mostro.
Egli
l'aveva lasciata parlare, senza interromperla, tanto era intento a
guardarla! A prima vista l'aveva riconosciuta, ma esaminandola
attentamente, si stupiva dei guasti avvenuti in così breve
tempo nella sua fisonomia, in tutta la persona.
Dov'era
quella splendida bellezza che per un istante l'aveva affascinato, di
cui si parlava spesso tra i giovani gaudenti milanesi, che non erano
riusciti a conquistarla?
Di
Maria, la bella guantaia, non rimaneva che l'ombra. Il corpo spariva
nelle pieghe dell'abito severo, i lineamenti portavano impressi le
stimmate di tutte le torture sofferte, esprimevano eloquentemente la
veemenza della disperazione. Un largo solco livido cerchiava gli
occhi, che si fissavano lugubremente sul giovane.
Invece
di provare della pietà, Diego apparve disgustato a quella
vista. Volle quindi far pompa ancora di cinismo.
-
Oh! finiamola - proruppe impazientito - le tue parolone non mi
spaventano e faresti meglio deporre quel gingillo che tieni in mano e
non è fatto per te. Mi sembri un'attrice tragica da strapazzo.
Orsù, che pretendi da me? Sono io forse il primo che dopo aver
corso dietro, per qualche tempo a una bella ragazza, che tutti
corteggiano, mette giudizio e ne sposa un'altra? Ho fatto male
cangiar nome, ma di questo non devo renderne conto a te. Mi dicesti
più volte esserti innamorata della mia persona, non del mio
nome: che importa dunque mi chiamassi Gabriele o Diego? Infine ti ho
io usata violenza? No... mi è bastato aprire le braccia,
perchè tu vi ci gettassi. È inutile quindi che adesso
ti atteggi a Dio vendicatore; questo non basterà a ricondurmi
ai tuoi piedi.
Maria
si sentiva assalita dalle vertigini: la nausea, il disgusto, l'orrore
si dividevano il suo cuore. E più l'infame l'insultava, più
cresceva il suo odio per lui, il desiderio di punire. Ed era per
quell'uomo che ella aveva sacrificato gioventù, bellezza,
avvenire, che aveva ingannata una madre, si era resa un oggetto di
dispregio per tutti?...
Una
nube di sangue le velò gli occhi. Fattasi incontro al
miserabile, che a sua volta aveva istintivamente indietreggiato fino
a toccare colle spalle il muro, con un riso sinistro, terribile.
-
Ah! non vuoi più cadermi ai piedi - esclamò - eppure lo
farai, per spirarvi l'anima tua nefanda.
Con
rapido atto strinse il grilletto della rivoltella. Rintronò
uno sparo seguito tosto da un grido di suprema agonia.
Diego
era stato colpito in mezzo al petto e cadde colla faccia riversa al
suolo, vomitando un rivo di sangue, che spruzzò sugli abiti e
fin sulle mani di Maria... Ella non sembrò provarne alcun
ribrezzo: colla bocca increspata, gli occhi accesi, guardava lo
sciagurato che si dibatteva nelle ultime convulsioni.
Intanto
al rumore della detonazione, erano accorsi Gabriele, Clarina ed il
domestico di Diego.
Il
servo dato una rapida occhiata alla scena drammatica, se la svignò
quasi subito,
Clarina
era accorsa al letto della sua padrona, che non dava segni di vita.
Gabriele
veduto il corpo sanguinoso di Diego, afferrò bruscamente per
un braccio la guantaia, chiedendole con voce commossa, tronca.
-
Sciagurata, che avete fatto?
Ella
conservava sempre un sorriso crudele sulle labbra.
-
Lo vedete: mi sono vendicata... ed ho vendicati gli altri; ora costui
non potrà più nuocere ad alcuno.
-
È morto?
-
Sì... la mia mano non ha tremato nel prendere la mira; devo
avergli spezzato il cuore, come egli ha spezzato un giorno il mio.
Si
passò una mano sulla fronte, rivolse lo sguardo verso il
letto... e tornando al sentimento della realtà.
-
Non occupatevi di lui, che non lo merita - disse con voce rapida e
breve - pensate piuttosto a salvare la donna che amate.
Gabriele
trasalì.
-
Mio Dio... sembra morta - esclamò - Che è dunque
successo?
Un
lungo brivido percorse il corpo di Maria.
-
Qui non vi hanno che cuori devoti a quella sventurata - pronunziò
con voce lenta - quindi posso dirvi tutto: ah! vedete... quell'infame
non ha voluto risparmiarla... non gli bastò di averla un
giorno ingannata al pari di me, ora con una raffinata scelleratezza
ha avvelenata tutta la vita della povera donna, rivelandole un
segreto d'infamia, che perderebbe suo padre, se si venisse a
scoprire; ma Dio ha voluto che io ascoltassi... ed il segreto, perirà
con quel morto... ve lo giuro; non chiedetemi di più, ma per
quanto avete di più sacro... conducete Adriana lungi di qui...
in casa di suo padre... prima che abbia acquistata la conoscenza di
sè stessa: dite pure al conte Patta il dramma qui successo, ma
affrettatevi, affrettatevi ad allontanarvi con lei... lasciatemi qui
sola.
Quella
giovine ritta presso il cadavere di Diego, che parlava così
freddamente, non pensando a sè stessa, ma solo alla salvezza
degli altri, scombussolava orribilmente Gabriele.
-
Perchè non venite con noi? Che volete far qui?
-
Attendere che vengano ad arrestarmi: ho commesso un delitto, non
cercherò sfuggire alla pena.
-
Io rimarrò con voi.
-
Non voglio, nè lo dovete per l'onore di Adriana - esclamò
con accento imperioso. - Suvvia partite, partite prima che alcuno
giunga: il degno servo di costui, deve essere già corso in
paese ad avvertire i carabinieri, non avete quindi tempo da perdere;
la vostra vettura, Gabriele, deve sempre attendervi dietro quel
sentiero; vi sarà facile trasportare in braccio quella
sventurata fino là. Clarina verrà con voi... e
ricordatevi entrambi se veniste interrogati, di dire che la marchesa
da qualche giorno si trovava da suo padre, fate che questi lo
confermi.
Gabriele
esitava ancora. La bella guantaia ebbe un grido di dolore.
-
Ma non capite che mi fate assai più male rimanendo qui, -
proruppe concitata, convulsa.
C'era
tanta supplica nel suo accento, tanta solennità nel suo gesto,
che il giovane vinto, si affrettò a sollevare la svenuta fra
le sue braccia, esclamando:
-
Ebbene... vado... vado, ma ad una condizione: tornerò.
-
No, sotto nessun pretesto, dovete farvi rivedere; non voglio che si
creda siate stato mio complice; non salvereste me e perdereste la
donna che amate. Solo vi raccomando ancora, quando ella riaprirà
gli occhi, se ricorderà la rivelazione orrenda di suo marito,
di giurarle... che il marchese Diego aveva mentito, che suo padre...
è innocente.
-
Ve lo prometto.
-
Ed ora... non perdete un minuto: addio.
Gabriele
non ebbe più la forza di aggiungere parola: si allontanò
col suo prezioso peso, seguito da Clarina piangente, smarrita.
La
notte avrebbe protetta quella fuga singolare. Maria non dette il
minimo segno di debolezza, neppure quando rimasta sola, si mise a
frugare il cadavere di Diego.
Era
dominata da un'idea fissa e compiva la sua opera con ostinazione, con
fermezza. Esaminò il portafogli del morto, rovesciò le
tasche interne del soprabito, dei pantaloni, colla frenesia di un
ladro, e nulla trovando di quello che cercava, si mordeva le labbra,
le sopraciglia si aggrottavano.
Ad
un tratto dall'apertura della camicia, in mezzo al sangue, del quale
tutta s'imbrattava, scorse una microscopica catenella d'oro, alla
quale era attaccata una chiavicina ritorta.
Gli
occhioni di Maria ebbero un luccicore ardente. Strappare quella
catenella dal collo del morto, impadronirsi della chiave, balzare in
piedi, fu l'opera di un secondo.
Maria
non rivolse un solo sguardo ai lineamenti contraffatti del cadavere;
un sentimento superiore la dominava in quell'istante, precipitava le
sue risoluzioni.
Afferrato
un candeliere che posava sul velluto del caminetto, si diresse verso
l'appartamento di Diego, che Adriana stessa le aveva insegnato, ed
entrò risoluta nella camera da letto. Scorse tosto lo
scrittoio fra le due finestre. Era un mobile di quercia all'antica,
che poteva servire anche da casa-forte. Diego l'aveva ivi fatto
trasportare da Milano.
Maria
si avvicinò e in quel momento solo, fu colta da una straziante
apprensione, che diede al suo sguardo un non so che di smarrito,
increspò fortemente le sue labbra. Se si fosse ingannata in
ciò che desiderava!
Posò
il candeliere sul mobile e con mano febbrile introdusse la chiave
nell'unica serratura, che lo chiudeva come un armadio.
E
tosto un grido di gioia eruppe dal suo petto oppresso. La chiave
girava a meraviglia, la tavola dinanzi si abbassò lentamente,
ponendo allo scoperto una quantità di piccoli cassetti.
Maria
li aprì uno dopo l'altro, frugando in tutti con ansioso
ardore. Vi trovò delle cambiali, lettere di donna, gioielli,
denari.
Mise
da parte la lettere, spargendo di mano in mano al suolo gli altri
oggetti che trovava: era sotto il dominio di una viva impazienza; la
sua emozione ritornava, cresceva, diveniva più pungente.
Finalmente
nell'ultimo cassetto, scorse un piego voluminoso, rattenuto da una
fascia, su cui stava scritto a grossi caratteri. - Documenti
riguardanti il conte Ercole Patta. - Con quei fogli, Maria
avrebbe potuto perdere l'uomo che aveva aiutato Diego ad ingannarla;
con quel tremendo segreto, ella poteva ancora salvarsi, avere una
posizione, un avvenire.
Ma
la generosa e sventurata creatura non pensava a sè; ma a
Gabriele, ad Adriana. L'uno era divenuto suo amico, si era appoggiato
a lei con somma fiducia, l'aveva chiamata sorella; l'altra era caduta
ai suoi piedi, chiedendole perdono d'averla sospettata, poi l'aveva
stretta fra le sue braccia, pianto con lei.
Pareva
quindi a Maria che se avesse potuto contribuire alla felicità
di quei due cuori ammirabili, amanti, Dio le avrebbe forse perdonata
la sua colpa, il suo delitto.
Fu
quindi con una specie di straziante ebbrezza, che ella tolse ad una
ad una quelle carte dalla fascia, e senza leggerle, le bruciò
alla fiamma della candela.
Così
pure fece di tutte le altre lettere e fogli ritrovati nello
scrittoio...
E
quando la sua opera di distruzione fu compiuta, una specie di sorriso
dischiuse le sue labbra, un sospiro profondo sollevò il suo
petto.
-
Ed ora vengano pure ad arrestarmi - esclamò a voce alta e
ferma - io sono pronta!
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