'l-assir | assis-ciane | ciasc-dirlo | dirmi-forni | forsi-inseg | insen-monde | mondi-pigro | pimpl-ripos | ripre-sitir | slanc-torna | torne-zuffo
Parte
1 | ’l
2 | 18
3 III| Tutto il bel di natura, abbandonai,~L’orme segnando al cor
4 II| sorriso~Con angelico vezzo: abbandonarti...~Obblïarti, e per sempre...
5 III| sostenne: e la virtude umana~Abbandonata si velò la fronte.~Nella
6 III| riva~Della sacra laguna abbandonati~Giaccion gli archi e le
7 I| Strinse il laccio, e col corpo abbandonato~Dall’irto ramo penzolar
8 III| L’officio suo, il governo abbandonava~Del timon luminoso alla
9 III| Padre, padre, perchè tu m’abbandoni?~Per chi a morte lo tragge
10 I| Tempo riverenti~Al tuo piede abbasserà;~Fremeran procelle e venti,~
11 I| ogni scossa i rai~Tremando abbassi, e nella tua paura~Se ceppi
12 III| dispenso le piogge, ite, abbattete,~Distruggete, spegnete.
13 III| lunga via,~E più dal duolo abbattuta e cadente,~Sotto un’elce
14 III| alle ruine~De’ miei templi abbattuti il mio sepolcro.~Così la
15 II| soglio,~E lacero, deluso ed abbattuto~T’abbandonâr nell’onta e
16 II| Il cui sorriso tutte cose abbella,~Voi dell’inclita Bice al
17 III| vedea cosparsa,~S’animâr, s’abbelliro, e, strette in nodo~Di care
18 III| Guerra~Che nel sangue s’abbevera e gavazza~E sol del nome
19 III| Allora i fiumi~Versano l’urne abbeverate e colme;~E quattro di maggior
20 | abbia
21 | abbiam
22 III| Egina~E la stirpe di Cadmo abbominata:~Chè per quella mandai carca
23 III| orrendo~Era intorno il terreno abbominoso,~Nell’auree tazze accolsero
24 III| dritto guarda, amico, ed abbondante~Pur la patria vedrai d’anime
25 III| croco ed il giacinto,~Ed abbondanti tenerelle erbette,~Che il
26 III| Cocito~N’avea ribrezzo, ed abborría quel crudo.~Poich’ebber
27 III| lo traesti,~Cui le Muse abborrîr. Cieca di sdegno~Ti ricercò
28 III| che ree del culto~Dell’abborrita sua rival si fêro,~Ed illeso
29 III| intese, e invano~Vivi corpi abbracciai spirto defunto.~Mi staccai
30 I| nel cor si sente,~Tutti abbracciando con amplesso eguale;~E Ragion
31 I| favella.~Ond’io già corro ad abbracciarla. Ed ella~Labbro non move,
32 III| capelli~Consorte e suora ad abbracciarlo, e gli occhi~Ognuna avea
33 III| il giovinetto amante,~E abbracciato l’altar. Letta nel fato~
34 III| il cancro il piè d’Alcide abbranca~E discende la via del paradiso,~
35 III| insulto di villana auretta~D’abbronzato guerriero in su la guancia.~
36 II| sparse anche sul volto,~E l’abbuiò. Me misero! non veggo~Che
37 III| devolve su l’olmo e su l’abete:~Crepita il lauro; e le
38 III| che tutti ne muggían gli abissi.~Liete da lungi le lombarde
39 III| rupi~Traggonsi in salvo gli abitanti; e il fiume~Li persegue
40 III| ferro si noma. O dalle Muse~Abitate mai sempre alme contrade,~
41 II| campagne erranti,~Altri di tane abitator crudeli,~Altri dell’uomo
42 III| divina~Al mite genitor fe’ d’Absalone~Caro il censo costar di
43 III| irto e selvoso~Del funesto Abukir rivide il flutto~E tant’
44 II| altari~Ridestate le fiamme, d’Academo~Fe’ riviver le selve, e
45 III| sonnifero loto, e il molle acanto~Che alla soave colocasia
46 III| Venne contro l’eterno ad accamparse;~E ne sfidò la folgore suprema,~
47 III| Perdendo merca e supplicando accatta.~Scorre a fiumi il danaro,
48 II| che va di porta in porta~Accattando la vita. Il fato avverso~
49 III| petti~Di porta in porta ad accattar compulse:~Pianto di padri,
50 III| intanto del misfatto enorme~L’accecata Parigi; e sull’arena~Giacea
51 III| il bosco,~A quella volta acceleranti il passo~Vide Giuno e Vulcano,
52 III| anch’essa e la vendetta~Accelerar d’Italia e di Lamagna:~Mentre
53 III| Senza far motto il passo accelerava,~E l’aria intorno tenebrosa
54 III| fatto un saluto,~Il passo accelerò verso i recessi~Del talamo
55 III| superbi udiva~La dolorosa; ed accennando al duce~La fiera di Renallo
56 II| e mille intorno al capo accenso~Rugghiano i tuoni e strisciano
57 III| Gridò con voce d’acre bile accesa:~«Oh d’ogni vizio fetida
58 III| in sembianti di pietade accesi,~Sì terribile l’altro alla
59 III| saporoso~Melagrano divino), ad acchetarli~Corse, e per nome li chiamò,
60 III| avria spetrati i monti,~Ed acchetato il mar quando è in fortuna;~
61 III| bipenne.~Alla caduta dell’acciar tagliente~S’aprì tonando
62 III| aver cangiato in pastoral l’acciaro!~Taque ciò detto il disdegnoso.
63 III| nequitosa e rara~Di due tali accigliate anime ree,~Che il diadema
64 III| del padre~Il precetto s’accinse. E pria l’alato~Petaso al
65 III| Teti doloroso e rotto~Non m’accogliean pietose in cavo speco,~A
66 III| man tolse.~Poscia che le accoglienze, onde si fanno~Lieti gli
67 I| libere~Il fuggitivo piede,~E accolte si compiacquero~Della cangiata
68 II| sua~Imitatrice i monumenti accolti~Di grave meraviglia empion
69 III| reggia rispettosi i divi~Accompagnâr l’onnipotente; e giunti~
70 I| colei ritornano~I Fati ad accoppiarmi,~Per cui di Samo e Carnia~
71 II| l’arte de’ carmi, e mal s’accorda~La meraviglia ed il portento
72 III| gli dèi~Curïose pupille, e accorgimento~Quasi divin), sospetto alto
73 III| sagrificii avvolta,~Tutti a mensa accorrà d’Ausonia i numi~Cortesemente,
74 II| giorno~Le tue saette, nè s’accorse l’arco~Del già mutato arciero:
75 I| fischio e l’ira.~Meravigliando accorsero~Di Doride le figlie;~Nettuno
76 III| a cui la notte~Spavento accresce, e orribilmente splende~
77 III| meraviglia a dirsi!),~Quasi accusando d’empietade il cielo.~Ma
78 I| che son forti in soglio~T’accusano d’orgoglio,~Rispondi: Italia
79 III| M’eran già del suo nome accusatori,~All’intelletto mio manifestando~
80 III| chiome,~Dell’amplesso celeste accusatrici,~Mise in tutto furor la
81 III| convento~Sparso il solco accusò del proprio padre.~Altri
82 III| il pianto.~Cotai sul vaso acerbi fatti impresse~L’artefice
83 III| stigia~Onda lo giuro) che l’achea contrada~Lasciar debbano
84 II| stagion delle pompose~Menzogne achèe. Di fè quindi più degna~
85 I| intrepido~Col fior del sangue acheo~Vide la Grecia ascendere~
86 I| squallide~Allor le spiagge achive,~E le bell’arti corsero~
87 III| cader: con questo~L’ardito Aconzio e Ippòmene già fèro~(Che
88 II| vacillanti in su la terra,~Acquistan piede e fondamento i troni;~
89 III| piova~Che fe’ lo stupro dell’acrisia torre.~Quest’io vidi nell’
90 II| Sol ti ravvisa di Sofia l’acume,~Che nelle sedi di natura
91 II| segreta, allor che voce acuta~In suon di doglia e di pietà
92 III| vïolarli ardía co’ morsi acuti~D’Orizia il rapitor, che
93 III| dove la folgore prende~L’acuto volo e furibonda il seno~
94 III| Alzati, o donna;~Vieni, e t’adagia nella mia capanna,~Che non
95 II| fresco margine d’un rivo~M’adagiava tranquillo in su l’erbetta,~
96 III| silenzio universale anch’essa~Adagiossi la dea vinta dal sonno;~
97 III| ogni ruga,~Nel suo registro adamantino ha scritto,~Che all’amplesso
98 III| pria l’alato~Petaso al capo adatta ed alle piante~I bei talari,
99 III| e il mio cammino~Oltre l’Adda affrettando ed oltre il
100 III| questa ciurma ell’è colei che addenta~I migliori, colei che tuona
101 III| daría gramigna.~Mossi più addentro il piede; e in logra zona~
102 III| castella~E le svelte cittadi. Addolorata~Geme la terra, che snodar
103 III| sollevò, rizzossi in piedi~L’addolorato spirto, e, le pupille~Tergendo
104 II| Infiammansi le membra,~L’anelito s’addoppia, e piove a rivi~Il sudor
105 III| furore~Placar de’ morbi, addormentar le serpi,~E sanarne i veleni;
106 III| dal suo monte, e svegli~L’addormentata Italia, e alla ritrosa~Le
107 III| groppe~L’una all’altra s’addossano le agnelle,~Pria le gagliarde
108 III| Anchise il pio figliuol, seco adducendo~D’Ilio i Penati, che faran
109 III| capo divino, e, al carro addutti~Gli alipedi immortali, il
110 III| trascorre~Su le rote volanti e adegua i flutti.~Cade al commercio,
111 III| questo ancora~Vuole al suolo adeguar la furibonda.~Or che consiglio
112 III| di Tebe.~Vidi in cocchio Adelasio, ed in catene~Paradisi e
113 II| face,~Di Citerea le veci adempi, e desta~Ne’ talami del
114 III| ripa.~Or pensa se vorrò non adempire,~Di Giove in onta, il tuo
115 III| diva,~Il tuo desire, e l’adempirlo a noi.~Delle piove e de’
116 III| le speranze nuove~Tutte adempite; e di giustizia il telo~
117 III| Novella Circe a, gli amatori adesca.~Lasciò Garonna addietro,
118 III| coronato melagrano, e tutti~Adescar gli occhi ed invitar le
119 III| il cor vinse la lite.~E l’Adige seguii fino alla truce~Adria,
120 III| Urlar lupi, e grugnire ed adirarsi~Nelle stalle cinghiali ed
121 III| seconda vita.~Qui di Saturno l’adirata figlia~Sostenne i passi,
122 I| terra, e torna Astrea~All'adirato empiro.~Quindi l'empia ragion
123 III| nutritor di molte genti~Verbano adombra colle verdi spalle.~Quindi
124 II| velando~Di lusinghieri adombramenti il vero,~Spento lo stesso
125 III| e il cherubino appresso,~Adorando la croce e nella polve~In
126 III| volsche~Genti lor diva l’adoraro, e lei~Antefora chiamaro
127 I| illustre spirito,~Che d’adorarti è degno.~
128 I| non colpa) il tuo fedele,~Adorata mia donna,~T’aspetterà,
129 III| de’ mortali~Sarà che più n’adori, e nella nostra~Divina qualità
130 III| petto e le divine chiome~Adornarsi di questo ella solea,~Quando
131 III| ciel, di tua divina~Luce adornata e di virginee bende;~Vaga
132 III| Pingi il mio capo di corona adorno~Che non si frange nè si
133 III| la terra intorno, ed io t’adoro, —~Dir pareva ogni core,
134 III| iracondo e senza posa,~L’adriaco flutto ed il tirren muggiva.~
135 I| Bell’arte animatrice;~E d’Adrïano e Cassio,~Sparsa le belle
136 I| costui nostro nemico~Nè vile adulatore.~Egli del fango prometéo
137 III| mio scorno anco mancava,~Adultera impudente, che dovesse~Farlosi
138 III| trono~Co’ tuoi mille tiranni adulterasti;~E mitre e gonne e ciondolini
139 I| furtivo ei mise;~E su le piume adultere~Lasciò l’impronta, e rise.~
140 III| non è mago.~Disse rea d’adulterio altri la madre,~E di vile
141 III| lamentossi a lungo~Dell’adultero Giove; alle cui voglie~Poco
142 III| spelonche, orrendo albergo~Degli adusti Ciclopi e di Vulcano.~Stava
143 III| Dell’ardue torri e dell’aeree querce,~Non vinte ancor,
144 I| Vinse i portenti argolici~L’aereo tuo tragitto.~Tentar del
145 III| Scorrean di porta in porta affaccendati~Fantasmi di terribile sembianza;~
146 III| fioría, la coglie,~Dopo molto affannarsi entro il suo velo,~E anelar
147 II| Regal fantasma, la donna affannata~Il mesto sollevò ciglio
148 III| lagrimar costringa?~Uom d’affannosa ma regal sembianza,~A cui,
149 III| la diva~Mi va cantando l’affannoso esiglio.~Il bestemmiar di
150 III| piedi~Tremar senti la ripa affaticata.~Ruggiscono le selve; ed
151 III| ed altri,~Che più pronti afferrâr già la montagna,~Con l’immenso
152 III| fronte,~Vola l’umido Noto, ed afferrate~Con le gran palme le pendenti
153 III| catena;~E un sospir trasse affettuoso, e disse:~Pace eterna all’
154 III| infame congrèga, in che s’affida~Cotanto Francia, ahi stolta!,
155 III| In mano aventi uno stocco affilato~E percotenti ognun che per
156 III| grand’arte~Tutto giorno si affina e si rinnova;~Tal che, guasta
157 III| cui la riverente~Europa affissa le pupille e tace;~Al sommo
158 III| mali, onde sovente~Giove n’affligge. Ma del tuo cordoglio~Qual
159 III| qual de’ numi l’infelice afflisse,~E lei, ch’era pur diva,
160 III| vinse il pregar di madri afflitte,~Che la chiedeano in nuora,
161 III| Confondersi e serrarsi, ed affollarse~Gli uni su gli altri d’amicizia
162 III| ancor dicea: Perdona;~E l’affollate intorno ombre pietose~Concordemente
163 III| io stava che a scusar s’affretta~Involontaria offesa, e più
164 III| mio cammino~Oltre l’Adda affrettando ed oltre il Brembo,~Alla
165 III| vagabondo~Nugolo il velo ed affrettar raminga~Gli atterriti cavalli
166 II| io sorgendo~A salutarlo m’affrettava, e fiso~Tenea l’occhio a
167 III| era,~Mirabile, immortale. Affumicato~E in gran faccenda l’indefesso
168 III| nato su gli equorei campi~D’Africo e d’Euro i tempestosi assalti.~
169 III| avea~Pochi dì prima all’afrodisia madre~Porti i suoi voti
170 III| manto~Di sofo ha caro l’afrodisio mirto;~Disdegnoso d’aver
171 III| di Troia, e spezzeranno~D’Agamennon lo scettro in Campidoglio.~
172 III| materna Delo,~Ai dipinti Agatirsi ama preporre~Del Soratte
173 II| catene, inclito figlio~D’Agenore; le bacia, ed in vederti~
174 I| la vista orribile~L’alme agghiacciar dovría;~Ma di Robert nell’
175 II| di sì bella diva,~Non t’aggirar del morbido Parigi~Cotanto
176 III| Ganimede,~Ch’altra ancor ne s’aggiunge, e di malnati~Mi si fan
177 III| De’ morti paventò. Stupore aggiunse~L’improvviso nitrito e calpestìo~
178 III| lunato argenteo carro~Al temo aggiunte le parrasie cerve,~Con gli
179 III| braccio fieramente stese,~S’aggrandì, si scurò, gli occhi mandaro~
180 II| architettrici e pronte~Di moli aggravan la latina arena~D’eterni
181 III| bocche i venti,~E le nubi aggruppâr, che cielo e luce~Ai mortali
182 III| rival si fêro,~Ed illeso agitar l’argute frondi~Non lungi
183 II| tremar sento e l’ingegno,~Ed agitarsi all’appressar del dio~Sul
184 III| anch’essa~Riviver parve e s’agitò nell’urna.~Ma desto non
185 III| all’altra s’addossano le agnelle,~Pria le gagliarde e poi
186 III| re più grande in atto~D’agno innocente fra digiuni lupi,~
187 III| Di dotti orecchi cangiò l’ago in cetra,~E quel sottile
188 III| roman suo petto.~Vidi l’umil Agogna intollerante~Del suo fato
189 I| spavento,~E i piè mal fermi agognano~Ir dietro al guardo attento.~
190 III| Solo a Serse e a Cartago agri e funesti,~Fêr gioconde
191 I| Per un dipinto dell’Agricola~ ~Più la contemplo, più
192 III| compiuta e ricca~Fea dell’avaro agricoltor la speme.~Ogni prato, ogni
193 III| della diva, e ai duri sassi~Aguzzano per via le corna e l’ira,~
194 III| Batte il turbo crudel l’ala sonora,~Schianta uccide
195 III| pietoso, e dietro ai colli albani~Pallida e mesta raccogliea
196 I| infame prezzo, e disperato~L’albero ascese il venditor di Cristo:~
197 III| pace.~Ma guerra i lidi d’Albïone, e guerra~D’inferno i mostri
198 III| Farlosi eterno! Semele ed Alcmena~Eran poca vergogna all’onor
199 III| sentilla delle bianche chiome~D’Alcon, d’Alcone il più giusto,
200 | alcuni
201 | alcuno
202 III| rege~Degl’itali giardini. Aleppo e Cipro,~Candia, Rodi e
203 III| avea nascoso.~Ivi il franco Alessandro il fresco lutto~Vendicò
204 III| gli olmi, i cipèri~E l’alghe e le mirici in larga copia~
205 I| mar spedita,~O de’ fiumi algoso re;~Dinne all’Adria che
206 III| Come face al mancar dell’alimento~Lambe gli aridi stami, e
207 III| la caronie linfe~Mandâr l’alito rio, che tetro ancora~Spira,
208 III| pianto ed il sospiro.~Tal s’allaccia in senato la zimarra,~Che
209 III| Erinni, e le fan piazza,~E allacciando le van l’elmo e la maglia~
210 II| Ritto su i piedi~Stommi, ed allargo le tremanti braccia~Inclinandomi
211 III| De’ torelli giurâr dell’alleanza~Il sacramento; e l’invocata
212 II| chiari i regni,~Suscitando allegrâr Febo e Sofia.~Tu fulgid’
213 II| desío~Pungere i cuori ed allettar le menti.~Vien, chè tutta
214 II| stanco mai,~De’ vostri mali allevïò la soma:~Ei vi fe’ ricchi
215 | allorché
216 II| appressar del dio~Sul crin l’alloro e di furor dar segno.~Ove,
217 II| scosso colui che il dito allunga~Al leidense vetro che fiammeggia~
218 III| Dardano i Penati, nè degli almi~Figli di Leda la propizia
219 III| E chi sa quante in quell’alpestre balza~Lunghe e dure m’avrei
220 III| ibere e le tedesche~E l’armi alpine e l’angliche e le prusse~
221 III| casti~Primi costumi, e fra l’altare e ’l trono~Co’ tuoi mille
222 II| sangue e le fibre onde s’alterna~Quel moto che la vita urta
223 III| un dell’altro in seno,~E alternando il parlar, spinser le piume~
224 III| misti i sereni alle procelle~Alternar l’allegrezza e il pianto
225 II| a cadenza le lunghe orme alternava.~Con feroce dispetto al
226 I| orme sue correa.~Di sacri alterni vincoli~Congiunsi allor
227 II| guarda il ciel dalla superna altezza~Con amanti pupille; e per
228 III| volo ecco di Piero~Sull’altissimo tempio alla lor vista~Un
229 III| onnipossenti duci e gl’ingordi alvi~Di questori prefetti e meretrici.~
230 I| offesa.~Mirabil arte, ond’alzasi~Di Sthallio e Black la fama,~
231 III| palco erto scorgesti,~Ed alzata la scure, e al gran misfatto~
232 I| quella scossa.~Cadrete; ed alzerà Natura alfine~Quel dolce
233 III| fango suo la neghittosa~Alzi la fronte, e sia delle sue
234 II| Allor requie non trovo. Io m’alzo e corro~Forsennato pe’ campi,
235 III| L’ali aperse e raggiando alzossi al cielo.~Le virtù, che
236 II| sono, e ad ambidui~Su l’amabil sembiante un feritore~Raggio
237 I| io resti.~Io di virtudi amabili~Sarò custode e padre;~E
238 III| quella onde Mosè percusse~Amalecco quel dì che i lunghi preghi~
239 III| fianco.~Parmi de’ nuovi Amaleciti i gridi~Dall’Olimpo sentir,
240 III| del suo corso il sole.~E Amalia la dicea dal nome amato~
241 II| suono delle tue parole;~Amar te sola, e rïamato amante~
242 III| vile detrattor fan fede~Se amâr la patria o la tradir comprati.~
243 III| Ciprigna in altra parte~L’amaraco olezzava. In su la sponda~
244 III| crin la corona del vivace~Amaranto immortal e su le gote~Il
245 III| il flutto;~E il superbo Amasen, che le gran corna~Mai non
246 III| era la cura.~Il tremendo Amaseno avea frattanto~Sotto i vortici
247 III| crini,~Or su le tombe degli amati estinti,~Che ne’ cupi silenzii
248 III| pungea di farsi~Al suo fero amatore ancor più bella.~Ecco prole
249 III| Senna,~Novella Circe a, gli amatori adesca.~Lasciò Garonna addietro,
250 III| diletta Venere trasporta~D’Amatunta i canestri, e Bacco e Vesta~
251 III| pensier non mi rifugge.~Amavansi così quegl’infelici,~Ch’
252 III| portator son io~Di severa ambasciata. A te comanda~L’onnipossente
253 II| Ambo cari a te sono, e ad ambidui~Su l’amabil sembiante un
254 III| Folgori e i tuoni, e culto ambir divino~Fra le genti d’orror
255 II| guasto e scolorito~Lascivia, ambizïon, ira ed orgoglio,~Che alla
256 III| arrabatta esta genía,~Che ambizïosa obliqua entra e penètra~
257 III| modesta~Licnide figlia delle ambrosie linfe,~Di che le Grazie
258 III| Babilonico salcio, che piangente~Ami nomarti, e or sovra i laghi
259 I| la rude~Stupida pietra t'ammaestra, e chiude~Una vital fiammella.~
260 II| vago e vario degl’insetti ammanto,~E l’indole diversa e la
261 II| legami della salma interna,~Ammiranda prigion! cerco, e non veggio~
262 III| avea l’artefice divino~D’ammirando lavoro impresse e sculte~
263 III| quai sventure~L’amor suo n’ammonisce e la sua fede!~Poniamo,
264 III| il puzzo purgarne che n’ammorba;~Voi ch’alla mano il temo
265 III| Vedi come la ria ne’ petti ammorza~Di ragion la scintilla,
266 III| bianchi petti~Delle caste Amnisídi, a cui venute~Già son men
267 III| quei cari in traccia~Che amò fra’ vivi e più fra gli
268 III| Ma di Giove non seppe un’amorosa~Frode fuggir. La vide, e
269 III| Di pastor, nè di greggia; amorosetta~L’aura il molce, di sue
270 III| l’alto roti~Sì strane ed ampie le comete, e il varco~D’
271 II| corrotti figli,~Che prodighi d’ampolle e di parole,~Tutto contaminâr
272 III| per l’ossa al pescator d’Amsanto,~Quando sul capo ruinar
273 III| segni;~Ed il Felsineo vidi Anacreonte~Cacciato di suo seggio,
274 III| terra: e già s’appressa~D’Anchise il pio figliuol, seco adducendo~
275 III| bella o più dolente;~Ed ancisi i custodi alla meschina,~
276 III| vento~Non si movea di loco, ancorchè tutta~Fosse in moto la selva.
277 III| ridea.~Voi sole a terra non andaste, o sacre~Ansure mura; chè
278 III| suo buon duca che davanti andava~Pien del crudo pensier che
279 III| Insúbri~Le tolte chiome o andran più mozzi e calvi?~Verran
280 III| celesti mense.~Ma inulta non andrò, se Giuno io sono;~Nè tu
281 III| entrambi~D’orrende faci, ed anelanti a nuova~Nefanda offesa.
282 III| affannarsi entro il suo velo,~E anelar stanca su l’uscita, alfine~
283 II| Infiammansi le membra,~L’anelito s’addoppia, e piove a rivi~
284 II| vagabondo insetto,~E le lubriche anella serpentine~Del più caduco
285 III| flagello~Di chelidri e di verdi anfesibene,~Altri un nappo di tósco,
286 III| Orgogliosa n’andrai più che l’Anfriso,~Già lavacro d’Apollo. Ecco
287 III| quetato era lo squillo~Delle angeliche tube, il tuon dormiva,~E
288 II| pregarmi, e d’un sorriso~Con angelico vezzo: abbandonarti...~Obblïarti,
289 III| raccolse~E confortolla l’angelo beato~Che contro Dite a
290 III| donzella~Fe’ contra gli Angli le famose prove.~Di là ripiega
291 III| La peccatrice Europa, ed Anglia cruda~L’onor ne compra e
292 III| tedesche~E l’armi alpine e l’angliche e le prusse~Usciranno a
293 III| bastone.~Quinci move dell’anglico coviglio~Il biondo imperator
294 III| Ma vil patto il fiaccato anglo soccorse:~Frutto del suo
295 III| dietro~Le vien la febbre, e l’angoscia, e la dira~Che locato il
296 II| Nè valor manca in quegli angusti petti,~Previdenza, consiglio,
297 III| valle si vedea cosparsa,~S’animâr, s’abbelliro, e, strette
298 III| fior, l’erbe, le fronde~Animarsi e iterarmi in suon pietoso:~
299 II| Tutto avea vita allor, tutto animava~La bell’arte de’ vati. Ora
300 II| fuggitiva~Devoti per l’Europa animi ligi,~E tempio degno di
301 III| e di giustizia il telo~Animosi vibrando, udir vi giove~
302 III| di natura.~Damiens l’uno, Ankastrom l’altro dicea,~E l’altro
303 I| calpestar,~Torva l’ombra d’Anniballe~Verrà teco a ragionar.~Chiederà
304 III| Quindi un demone spesso ivi s’annida~In uman corpo, e scaldane
305 II| D’AVANTI IL 18 FRUTTIDORO ANNO V~ ~Stendi, fido amor mio,
306 I| giubilo~Spianò le fronti annose.~Così fur fatte ospizio~
307 III| ruggito alza la testa~L’annoverese impavido cavallo~E il campo
308 II| parole,~Di non lieto avvenire annunziatrici,~Cadmo chinò pensoso il
309 III| terra non andaste, o sacre~Ansure mura; chè di Giove amica~
310 III| s’avvalla spazïoso~Fra l’ánsure dirupo ed il circèo,~E tutto
311 III| lor diva l’adoraro, e lei~Antefora chiamaro e Filostefana,~
312 III| Il lido afferra la felice antenna:~Ne stupisce ogni sguardo,
313 III| E venir mi credei nell’Antenòra,~Nella Caína, o s’altro
314 III| solea le pometine~Spesso anteporre alle trinacrie mèssi.~Nè
315 III| Che fieramente dalla sete antiqua~Di vittime nefande stimolati,~
316 I| parlanti e vive~Di Perïandro e Antistene~Le sculte forme argive.~
317 III| tributo.~Di Giuno ei quindi antivedendo il nuovo~Scellerato disegno,
318 II| essa il ceda~A te, divina Antonïetta, a cui~(Meglio che a Giuno
319 II| aurette;~I lieti allori dell’aonie rive~In funebri cipressi;
320 II| consente poi~Libera entrar d’Apelle e di Lisippo~Nell’officina?
321 III| la pietà si volse.~L’ali apersi a un sospiro; e l’infinito~
322 II| in mille rivi~E a tutte aperti, corrono veloci~Ad irrigar
323 II| sempre~Famose e verdi l’apollinee frondi,~«Onor d’Imperatori
324 II| dilettando, i prischi~Dell’apollineo culto archimandriti~Di quanti
325 I| fuggente ai lumi,~E come larve appaiono~Città, foreste e fiumi.~
326 II| pupille; e per lei sola~S’apparenta dell’uomo alla bassezza.~
327 III| quei che vede oltre all’apparenza?~Mira l’astro del dì. Siccome
328 III| di note sembianze altra n’apparse;~E corse anch’ella, ed abbracciò
329 III| ascoltar degni il ver che v’appartiene.~. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .~
330 III| ed ora~Arancio lusitan l’appella il vulgo,~Sotto vario sembiante
331 II| col ferrigno~Dente agli appesi avidi brandi il lampo~La
332 I| frattanto all’aere tetro~Calâr l’appeso, e l’infocate spalle~All’
333 III| ovil, svelta l’aprica~Vite appiè del marito olmo, che geme~
334 III| non abbia~L’ucciso tauro appien sazie le canne,~Anche il
335 III| i più famosi; e in prima Appio, che in mezzo~Spingerà delle
336 I| Surse di Gallia il figlio.~Applaudi, Europa attonita,~Al volator
337 III| ascelle~L’una all’altra appoggiati in sulla via.~Evvi l’arbitra
338 III| una lunga mazza~Il cubito appoggiato; e, poi che Giuno~Al ragionar
339 III| indistinto uscía~Soave olezzo che apprendeasi al core.~Che di mille dirò
340 III| belve~La verace amicizia apprenderemo.~ ~
341 III| Da’ miei mali istrutto~Apprendi, o figlio, la virtude, e
342 III| han l’arte delle penne a appresa,~E, mentre la bufera entro
343 II| Luigi e Costanza il nome apprese.~Ambo cari a te sono, e
344 III| pelosi. In questo mezzo~S’appresentò la veneranda Giuno~Nella
345 III| rilucente~Sul vestibolo sacro appresentossi.~All’improvvisa sua comparsa
346 III| con la man callosa.~Nell’appressarsi, nel toccar ch’ei fece~Il
347 III| quando si muore.~Ma tu, che approdi da quel mar di pianto,~Che
348 III| Sïene.~La sentîr da lontano approssimarse~Le galliche falangi, ed
349 III| orrenda~Babilonia francese approssimarsi.~Or qui vigor la fantasia
350 III| feroce~Spettacolo di sangue approssimate,~Sul petto delle man fèro
351 III| penne~L’antiche flagellava áppule selve,~O di Lucrino i risonanti
352 III| queta il suo volo, ivi s’appunta~In tre sguardi beata, ivi
353 III| fianco di quei monti; orrendo~Apri un lago di fiamme, ardi
354 II| s’opponeva, nel tuo cor s’apria~Da mortal mano la seconda
355 III| leggi romane inspiratrice.~S’apría di nero cïanèo scolpita~
356 III| i sui~Tabernacoli d’oro apriagli il sole;~E, vieni, ei pur
357 III| inclita donna del Carmelo~Apriasi un tempio, e distendea la
358 II| Folgorante beltà nel vago aprile~D’amor l’alme rapisti, e
359 III| piè regale il varco ella s’aprìo.~Dolce un guardo abbassò
360 II| di folte irte boscaglie~Aprir la via col petto, e del
361 III| il danno.~Dodici rôcche aprîr le ferree porte~In un sol
362 III| e la terra ove alla luce aprîrsi~I solerti di Plinio occhi
363 III| alpe, ei disse: e l’alpe aprissi;~E tremò dell’eroe sotto
364 III| il varco~D’ogni delirio apristi a’ tuoi nipoti?~E te che
365 III| dio preso il sembiante,~Apriti, o alpe, ei disse: e l’alpe
366 III| del fier settentrïone~L’aquile bellicose, e coll’artiglio~
367 II| e vita.~Or d’aspro gelo aquilonar percossa~Dafne morì; ne’
368 III| Al profondo ruggir degli aquiloni.~Che cor, misero Ugon, che
369 III| tutto mira~Il suol che l’aquitana onda flagella.~Quindi ai
370 III| rattenne~Il mar della bollente araba sabbia;~I vortici sfidonne
371 III| piante peregrine,~Qual d’arabo lignaggio e qual d’assiro,~
372 III| che i trecento al fonte~D’Arad prescelse, e al Madianita
373 III| limone, or cedro ed ora~Arancio lusitan l’appella il vulgo,~
374 III| favonii, e in curvi solchi~Arandole frangean sovra le molli~
375 III| irresoluta e stupid’onda~D’Arari a dritta, e Ligeri a mancina,~
376 III| polsi,~E il villan coll’aratro ancor tra l’erbe~Urta le
377 III| appoggiati in sulla via.~Evvi l’arbitra Fame, a cui la pelle~Informasi
378 III| Stava questo dell’arti arbitro sommo~Intento a fabbricar
379 III| amplessi.~Vedi il perso arboscel che i rosei frutti~Ne mostra
380 II| chiome ai boschi; e gli arbuscelli~Grato stillâr dalle cortecce
381 III| volto di lauro ha l’almo arbusto;~E, se diverso e vivo in
382 II| cantar dianzi s’intese~L’arcade schiera su le corde elette.~
383 III| primo l’incruente porte~Nell’arcana percosse orribil notte,~
384 III| ne venía~Dei procellosi arcangeli possenti~La terribile e
385 III| ella, esperta~De’ botanici arcani, immantinenti~Di varïate
386 II| era della diva il canto arcano,~Della diva Calliope, a
387 III| frutto;~Ma l’inghiottono l’arche voratrici~Di onnipossenti
388 III| abbandonati~Giaccion gli archi e le frecce, onde famosi~
389 II| e d’orsi;~Onde poi mani architettrici e pronte~Di moli aggravan
390 II| accorse l’arco~Del già mutato arciero: e se il destino~Non s’opponeva,
391 III| Banchetta, e l’osso che non unge arcigna~Getta al merto giacente
392 III| spettro passar lungo ed arcigno,~Superbamente coturnato
393 II| Così del crudo ai colpi arde e vampeggia~Ogni seno percosso,
394 III| donna di beltà che dolce ardea~(Tese l’orecchio, e fiammeggiando
395 III| Apri un lago di fiamme, ardi le rupi,~Struggi i campi
396 II| de’ numi in sua possanza~Ardia toccar, trattò fiera donzella,~
397 III| aure amiche;~Nè vïolarli ardía co’ morsi acuti~D’Orizia
398 III| segreta, a cui nessuno~Non ardisce appressar degli altri eterni~(
399 II| primiera,~Che con rozze figure arditamente~Pingi la voce, e, color
400 III| strinse ne’ suoi specchi arditi~Di mia luce gli strali e
401 I| immemore~Non son del prisco ardore:~Amor lo desta, e serbalo~
402 III| veliterne~Pendici, e gli ardui sassi, ove costrusse~Cora
403 III| Laurento, e quelle~Del Vulturno arenoso e del Taburno.~Corser da
404 III| aspra~Spandeasi d’oro con argentee spume~La corinzia marina,
405 III| Chè tu pur, del lunato argenteo carro~Al temo aggiunte le
406 III| Apollo il dì che a lui~L’argicida fratel cesse la lira:~Con
407 I| Cantava il Vate odrisio~D’Argo la gloria intanto,~E dolce
408 I| e rise.~Per la vendetta argolica~Volar su la marina~Fe’ mille
409 III| il cocchio e l’asta~E l’argolico scudo, armi che un giorno~
410 III| Ma in lei della contrada argomentando~Una ninfa smarrita: O tu,
411 III| ognor cantando,~E con l’arguto pettine le tele~Percorrendo,
412 III| trinacrie mèssi.~Nè te d’Aricia il bosco, e il nemorense~
413 III| nemorense ne rimbomba~E la selva aricina. Indi non lunge~Stassi il
414 III| Con mutati sembianti all’aricine~Selve poi reca la deliaca
415 III| dell’alimento~Lambe gli aridi stami, e di pallore~Veste
416 II| meraviglia ed il portento al nudo~Arido vero che de’ vati è tomba.~
417 III| fraudolento~De’ galeotti aringator, per fame~Va trafficando
418 III| Vidi chierche e cocolle armar la plebe,~Consumar colpe
419 III| lontan; vedi il fratello~D’armena stirpe, che con gli aurei
420 III| tornando,~Nel Tevere lavò l’armento ibero,~E fe’ sopra il ladron
421 III| E le selve eran tutte un’armonìa.~Parean d’intorno i fior,
422 III| del sole e della luna~Le armoniche vicende, e sanno i venti~
423 II| Nel danzar delle stelle armonïose~Ella ti vede, e nell’occulto
424 II| non più rapite in giro~Armonïoso e per l’eterea vôlta~Carolanti,
425 III| vasi d’oro e l’urne~Degli aromi celesti e de’ profumi,~Onde
426 III| il manco~Gl’imporporati Aronni e i Calebidi~De’ quai soffolto
427 III| d’orzo sagginar lupi ed arpie;~Pianto d’attrite meschinelle,
428 III| parole;~Chè con ugna rapace arpíe digiune~Fêro a noi ciò che
429 III| da colúbri?~Sai come si arrabatta esta genía,~Che ambizïosa
430 III| furibondo, e fuor del cielo~Arrandellommi per l’immenso vòto.~Intero
431 II| altri l’amico~In suo cammino arresta, e con lui sembra~Gran cose
432 III| comparsa il passo~Stupefatti arrestâr Vulcano e Giuno,~E si turbâr
433 III| delle battute~Ale Parigi; ed arretrò la Senna~Le sue correnti
434 III| vide le facce maledette,~Arretrossi d’Ugon l’ombra turbata,~
435 III| orribili favelle,~Che le chiome arricciar ti fanno in fronte:~Pianto
436 III| pensiere~Rifugge e in capo arricciasi ogni pelo,~Nella terza scultura
437 III| di grand’orme~Stampâr l’arringo degli eterei calli.~Gioiva
438 II| non ascende~«Tanto, che arrivi all’alto mio concetto».~
439 III| Udì Vulcano~Della madre l’arrivo, e frettoloso,~Fra tanaglie
440 III| Procellosa su l’Istro, e l’arrogante~Tedesco al piè d’un nuovo
441 III| capestro.~Oh iniqui! E tutti in arroganti inchiostri~Parlar virtude,
442 III| qual ti prese insania ed arroganza,~Insolente mortal, che una
443 III| tempesta.~E sulla fronte arroncigliata e scura~Scritto in sangue
444 III| il torello,~E rugghia, e arrota tuttavia le zanne;~Ed ella,
445 III| vive e rugge, e il pelo arruffa e gli occhi,~Terror d’Egitto,
446 II| salvarla sacramento, tutti~Arruffando feroci i sopraccigli.~Di
447 III| luminoso figlio,~Quando dall’arsa eclittica il gran carro~
448 III| Petrosa Ecètra, e la turrita Artena,~E l’illustre per salda
449 III| Se non che dell’oscure artiche grotte~Languían le mute
450 II| cadrai, tardo Boote,~Tu degli artici lumi il più gentile?~Deh!
451 II| saltante Driade; e quel duro~Artico genio destruttor l’uccise.~
452 III| allo schermo de’ materni artigli.~Chinarsi in gentil atto
453 II| Nebbie soffiate dal gelato arturo~Si cangia (orrendo a dirsi!)
454 III| Jaffa e Gaza crollarno, e in Ascalona~Il britanno fellon morse
455 III| Inerzia colle man sotto le ascelle~L’una all’altra appoggiati
456 III| alto e fiero mio concetto ascenda.~Curva la fronte e tutta
457 II| la lena, e il verso non ascende~«Tanto, che arrivi all’alto
458 II| la sera~L’erta del monte ascenderai soletto,~Di me ti risovvenga,
459 I| sangue acheo~Vide la Grecia ascendere~Il giovinetto Orfeo.~Stendea
460 I| acquista;~Già cento globi ascendono~Del cielo alla conquista.~
461 I| prezzo, e disperato~L’albero ascese il venditor di Cristo:~Strinse
462 III| patibolo infame all’improvviso~Asceser quattro smisurate larve,~
463 III| chi cader le vede~E non le asciuga, ma più rio le spreme!~E
464 II| I rai la Donna di Parigi asciutti.~Chiudi la bocca, ohimè!
465 I| il canto.~O della Senna, ascoltami,~Novello Tifi invitto:~Vinse
466 III| trono~Ecco a gran lite. Ad ascoltarle intenti~Lascian l’arpe i
467 III| tuo percuote,~Qual altra ascolterai voce mortale?~Riverente
468 III| Bergamo splendor che qui m’ascolti;~E mesta la trovai del repentino~
469 III| prego e dona,~E il dono asconde con un bel tacere:~Poi le
470 III| E Filomena nella siepe ascosa~Va iterando le sue dolci
471 III| tal di carmi vena~Che non Ascra, non Chio la maggior schiuse,~
472 II| questa selva, che la selva ascrea~Imita, e suona di febeo
473 II| Posti i gioghi in oblio, l’ascrèe fanciulle~Fermano il seggio,
474 II| Torquato dettò questo gentile~Ascreo lavoro; e infino allor più
475 III| Tante nacquer vïole ed asfodilli.~Mosse, ciò fatto, la tremenda
476 III| meschinelle, avulse~Ai sacri asili, e con tremanti petti~Di
477 III| giogo,~Sull’Ismen, sull’Asopo, ove sovente~Delle vaghe
478 II| coniugal sia tutta~Di dolce aspersa e di ridenti idee~Simiglianti
479 III| Ahi gioie umane d’amarezza asperse!~Suonò fra la vittoria orrendo
480 III| Correttor delle cose, e con asperso~Auro di pianto al suo poter
481 I| ebbi orror del giorno.~Ed aspettai benefica~Etade in cui sicuro~
482 I| fedele,~Adorata mia donna,~T’aspetterà, cantando,~Finchè tu giunga,
483 II| de’ numi~Si contristâr gli aspetti, ed un silenzio~Ne seguì
484 III| infame ciurma che alle forche aspira~Nè vale il fango che mi
485 III| e del maggior de’ numi~Aspirato alle nozze. Oh mia vergogna!~
486 III| nave andar smarrita.~Prima assal se l’eroe stupore e duolo,~
487 III| Forti comandi. Con le fiamme assalga,~Se tanto è il suo disdegno,
488 I| novelli, anco del cielo~Assalgono le torri: a Giove il trono~
489 III| narrò quel che poc’anzi~Assalito l’avea strano tumulto,~Quando
490 III| sostenne.~Domò del folle assalitor la rabbia:~Jaffa e Gaza
491 III| in Flegra già del cielo assalse il muro~E armò di Brïareo
492 III| già le mura~Delle cittadi assalta e le percote,~Di cadaveri
493 I| insolito~Porta alle nubi assalto.~Il gran prodigio immobili~
494 III| il ladro, il pezzente e l’assassino,~E in trono si locò vile
495 I| Tienvi sopra il suo dito e l’assecura.~Tu, primo degli eroi, che
496 III| apparir diêr ratto il loco~L’assetate del Tartaro caterve,~Un
497 II| dei petrosi monti~Talor t’assidi maestosa, e rendi~Belle
498 III| gemere di rote, un picchio assiduo~Di martelli e d’incudi,
499 III| giornata~Di Guastalla e d’Assietta ella rammenta~E l’ombra
500 III| mute scuole~Del saper dell’Assiria e dell’Egitto.~V’era una
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