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Vincenzo Monti
Poesie

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


'l-assir | assis-ciane | ciasc-dirlo | dirmi-forni | forsi-inseg | insen-monde | mondi-pigro | pimpl-ripos | ripre-sitir | slanc-torna | torne-zuffo

     Parte
1 | ’l 2 | 18 3 III| Tutto il bel di natura, abbandonai,~L’orme segnando al cor 4 II| sorriso~Con angelico vezzo: abbandonarti...~Obblïarti, e per sempre... 5 III| sostenne: e la virtude umana~Abbandonata si velò la fronte.~Nella 6 III| riva~Della sacra laguna abbandonati~Giaccion gli archi e le 7 I| Strinse il laccio, e col corpo abbandonato~Dall’irto ramo penzolar 8 III| L’officio suo, il governo abbandonava~Del timon luminoso alla 9 III| Padre, padre, perchè tu m’abbandoni?~Per chi a morte lo tragge 10 I| Tempo riverenti~Al tuo piede abbasserà;~Fremeran procelle e venti,~ 11 I| ogni scossa i rai~Tremando abbassi, e nella tua paura~Se ceppi 12 III| dispenso le piogge, ite, abbattete,~Distruggete, spegnete. 13 III| lunga via,~E più dal duolo abbattuta e cadente,~Sotto un’elce 14 III| alle ruine~De’ miei templi abbattuti il mio sepolcro.~Così la 15 II| soglio,~E lacero, deluso ed abbattuto~T’abbandonâr nell’onta e 16 II| Il cui sorriso tutte cose abbella,~Voi dell’inclita Bice al 17 III| vedea cosparsa,~S’animâr, s’abbelliro, e, strette in nodo~Di care 18 III| Guerra~Che nel sangue s’abbevera e gavazza~E sol del nome 19 III| Allora i fiumi~Versano l’urne abbeverate e colme;~E quattro di maggior 20 | abbia 21 | abbiam 22 III| Egina~E la stirpe di Cadmo abbominata:~Chè per quella mandai carca 23 III| orrendo~Era intorno il terreno abbominoso,~Nell’auree tazze accolsero 24 III| dritto guarda, amico, ed abbondante~Pur la patria vedrai d’anime 25 III| croco ed il giacinto,~Ed abbondanti tenerelle erbette,~Che il 26 III| Cocito~N’avea ribrezzo, ed abborría quel crudo.~Poich’ebber 27 III| lo traesti,~Cui le Muse abborrîr. Cieca di sdegno~Ti ricercò 28 III| che ree del culto~Dell’abborrita sua rival si fêro,~Ed illeso 29 III| intese, e invano~Vivi corpi abbracciai spirto defunto.~Mi staccai 30 I| nel cor si sente,~Tutti abbracciando con amplesso eguale;~E Ragion 31 I| favella.~Ond’io già corro ad abbracciarla. Ed ella~Labbro non move, 32 III| capelli~Consorte e suora ad abbracciarlo, e gli occhi~Ognuna avea 33 III| il giovinetto amante,~E abbracciato l’altar. Letta nel fato~ 34 III| il cancro il piè d’Alcide abbranca~E discende la via del paradiso,~ 35 III| insulto di villana auretta~D’abbronzato guerriero in su la guancia.~ 36 II| sparse anche sul volto,~E l’abbuiò. Me misero! non veggo~Che 37 III| devolve su l’olmo e su l’abete:~Crepita il lauro; e le 38 III| che tutti ne muggían gli abissi.~Liete da lungi le lombarde 39 III| rupi~Traggonsi in salvo gli abitanti; e il fiume~Li persegue 40 III| ferro si noma. O dalle Muse~Abitate mai sempre alme contrade,~ 41 II| campagne erranti,~Altri di tane abitator crudeli,~Altri dell’uomo 42 III| divina~Al mite genitor fe’ d’Absalone~Caro il censo costar di 43 III| irto e selvoso~Del funesto Abukir rivide il flutto~E tant’ 44 II| altari~Ridestate le fiamme, d’Academo~Fe’ riviver le selve, e 45 III| sonnifero loto, e il molle acanto~Che alla soave colocasia 46 III| Venne contro l’eterno ad accamparse;~E ne sfidò la folgore suprema,~ 47 III| Perdendo merca e supplicando accatta.~Scorre a fiumi il danaro, 48 II| che va di porta in porta~Accattando la vita. Il fato avverso~ 49 III| petti~Di porta in porta ad accattar compulse:~Pianto di padri, 50 III| intanto del misfatto enorme~L’accecata Parigi; e sull’arena~Giacea 51 III| il bosco,~A quella volta acceleranti il passo~Vide Giuno e Vulcano, 52 III| anch’essa e la vendetta~Accelerar d’Italia e di Lamagna:~Mentre 53 III| Senza far motto il passo accelerava,~E l’aria intorno tenebrosa 54 III| fatto un saluto,~Il passo accelerò verso i recessi~Del talamo 55 III| superbi udiva~La dolorosa; ed accennando al duce~La fiera di Renallo 56 II| e mille intorno al capo accenso~Rugghiano i tuoni e strisciano 57 III| Gridò con voce d’acre bile accesa:~«Oh d’ogni vizio fetida 58 III| in sembianti di pietade accesi,~Sì terribile l’altro alla 59 III| saporoso~Melagrano divino), ad acchetarli~Corse, e per nome li chiamò, 60 III| avria spetrati i monti,~Ed acchetato il mar quando è in fortuna;~ 61 III| bipenne.~Alla caduta dell’acciar tagliente~S’aprì tonando 62 III| aver cangiato in pastoral l’acciaro!~Taque ciò detto il disdegnoso. 63 III| nequitosa e rara~Di due tali accigliate anime ree,~Che il diadema 64 III| del padre~Il precetto s’accinse. E pria l’alato~Petaso al 65 III| Teti doloroso e rotto~Non m’accogliean pietose in cavo speco,~A 66 III| man tolse.~Poscia che le accoglienze, onde si fanno~Lieti gli 67 I| libere~Il fuggitivo piede,~E accolte si compiacquero~Della cangiata 68 II| sua~Imitatrice i monumenti accolti~Di grave meraviglia empion 69 III| reggia rispettosi i divi~Accompagnâr l’onnipotente; e giunti~ 70 I| colei ritornano~I Fati ad accoppiarmi,~Per cui di Samo e Carnia~ 71 II| l’arte de’ carmi, e mal s’accorda~La meraviglia ed il portento 72 III| gli dèi~Curïose pupille, e accorgimento~Quasi divin), sospetto alto 73 III| sagrificii avvolta,~Tutti a mensa accorrà d’Ausonia i numi~Cortesemente, 74 II| giorno~Le tue saette, s’accorse l’arco~Del già mutato arciero: 75 I| fischio e l’ira.~Meravigliando accorsero~Di Doride le figlie;~Nettuno 76 III| a cui la notte~Spavento accresce, e orribilmente splende~ 77 III| meraviglia a dirsi!),~Quasi accusando d’empietade il cielo.~Ma 78 I| che son forti in soglio~T’accusano d’orgoglio,~Rispondi: Italia 79 III| M’eran già del suo nome accusatori,~All’intelletto mio manifestando~ 80 III| chiome,~Dell’amplesso celeste accusatrici,~Mise in tutto furor la 81 III| convento~Sparso il solco accusò del proprio padre.~Altri 82 III| il pianto.~Cotai sul vaso acerbi fatti impresse~L’artefice 83 III| stigia~Onda lo giuro) che l’achea contrada~Lasciar debbano 84 II| stagion delle pompose~Menzogne achèe. Di fè quindi più degna~ 85 I| intrepido~Col fior del sangue acheo~Vide la Grecia ascendere~ 86 I| squallide~Allor le spiagge achive,~E le bell’arti corsero~ 87 III| cader: con questo~L’ardito Aconzio e Ippòmene già fèro~(Che 88 II| vacillanti in su la terra,~Acquistan piede e fondamento i troni;~ 89 III| piova~Che fe’ lo stupro dell’acrisia torre.~Quest’io vidi nell’ 90 II| Sol ti ravvisa di Sofia l’acume,~Che nelle sedi di natura 91 II| segreta, allor che voce acuta~In suon di doglia e di pietà 92 III| vïolarli ardía co’ morsi acuti~D’Orizia il rapitor, che 93 III| dove la folgore prende~L’acuto volo e furibonda il seno~ 94 III| Alzati, o donna;~Vieni, e t’adagia nella mia capanna,~Che non 95 II| fresco margine d’un rivo~M’adagiava tranquillo in su l’erbetta,~ 96 III| silenzio universale anch’essa~Adagiossi la dea vinta dal sonno;~ 97 III| ogni ruga,~Nel suo registro adamantino ha scritto,~Che all’amplesso 98 III| pria l’alato~Petaso al capo adatta ed alle piante~I bei talari, 99 III| e il mio cammino~Oltre l’Adda affrettando ed oltre il 100 III| questa ciurma ell’è colei che addenta~I migliori, colei che tuona 101 III| daría gramigna.~Mossi più addentro il piede; e in logra zona~ 102 III| castella~E le svelte cittadi. Addolorata~Geme la terra, che snodar 103 III| sollevò, rizzossi in piedi~L’addolorato spirto, e, le pupille~Tergendo 104 II| Infiammansi le membra,~L’anelito s’addoppia, e piove a rivi~Il sudor 105 III| furore~Placar de’ morbi, addormentar le serpi,~E sanarne i veleni; 106 III| dal suo monte, e svegli~L’addormentata Italia, e alla ritrosa~Le 107 III| groppe~L’una all’altra s’addossano le agnelle,~Pria le gagliarde 108 III| Anchise il pio figliuol, seco adducendo~D’Ilio i Penati, che faran 109 III| capo divino, e, al carro addutti~Gli alipedi immortali, il 110 III| trascorre~Su le rote volanti e adegua i flutti.~Cade al commercio, 111 III| questo ancora~Vuole al suolo adeguar la furibonda.~Or che consiglio 112 III| di Tebe.~Vidi in cocchio Adelasio, ed in catene~Paradisi e 113 II| face,~Di Citerea le veci adempi, e desta~Ne’ talami del 114 III| ripa.~Or pensa se vorrò non adempire,~Di Giove in onta, il tuo 115 III| diva,~Il tuo desire, e l’adempirlo a noi.~Delle piove e de’ 116 III| le speranze nuove~Tutte adempite; e di giustizia il telo~ 117 III| Novella Circe a, gli amatori adesca.~Lasciò Garonna addietro, 118 III| coronato melagrano, e tutti~Adescar gli occhi ed invitar le 119 III| il cor vinse la lite.~E l’Adige seguii fino alla truce~Adria, 120 III| Urlar lupi, e grugnire ed adirarsi~Nelle stalle cinghiali ed 121 III| seconda vita.~Qui di Saturno l’adirata figlia~Sostenne i passi, 122 I| terra, e torna Astrea~All'adirato empiro.~Quindi l'empia ragion 123 III| nutritor di molte genti~Verbano adombra colle verdi spalle.~Quindi 124 II| velando~Di lusinghieri adombramenti il vero,~Spento lo stesso 125 III| e il cherubino appresso,~Adorando la croce e nella polve~In 126 III| volsche~Genti lor diva l’adoraro, e lei~Antefora chiamaro 127 I| illustre spirito,~Che d’adorarti è degno.~ 128 I| non colpa) il tuo fedele,~Adorata mia donna,~T’aspetterà, 129 III| de’ mortali~Sarà che più n’adori, e nella nostra~Divina qualità 130 III| petto e le divine chiome~Adornarsi di questo ella solea,~Quando 131 III| ciel, di tua divina~Luce adornata e di virginee bende;~Vaga 132 III| Pingi il mio capo di corona adorno~Che non si frange si 133 III| la terra intorno, ed io t’adoro, —~Dir pareva ogni core, 134 III| iracondo e senza posa,~L’adriaco flutto ed il tirren muggiva.~ 135 I| Bell’arte animatrice;~E d’Adrïano e Cassio,~Sparsa le belle 136 I| costui nostro nemico~ vile adulatore.~Egli del fango prometéo 137 III| mio scorno anco mancava,~Adultera impudente, che dovesse~Farlosi 138 III| trono~Co’ tuoi mille tiranni adulterasti;~E mitre e gonne e ciondolini 139 I| furtivo ei mise;~E su le piume adultere~Lasciò l’impronta, e rise.~ 140 III| non è mago.~Disse rea d’adulterio altri la madre,~E di vile 141 III| lamentossi a lungo~Dell’adultero Giove; alle cui voglie~Poco 142 III| spelonche, orrendo albergo~Degli adusti Ciclopi e di Vulcano.~Stava 143 III| Dell’ardue torri e dell’aeree querce,~Non vinte ancor, 144 I| Vinse i portenti argolici~L’aereo tuo tragitto.~Tentar del 145 III| Scorrean di porta in porta affaccendati~Fantasmi di terribile sembianza;~ 146 III| fioría, la coglie,~Dopo molto affannarsi entro il suo velo,~E anelar 147 II| Regal fantasma, la donna affannata~Il mesto sollevò ciglio 148 III| lagrimar costringa?~Uom d’affannosa ma regal sembianza,~A cui, 149 III| la diva~Mi va cantando l’affannoso esiglio.~Il bestemmiar di 150 III| piedi~Tremar senti la ripa affaticata.~Ruggiscono le selve; ed 151 III| ed altri,~Che più pronti afferrâr già la montagna,~Con l’immenso 152 III| fronte,~Vola l’umido Noto, ed afferrate~Con le gran palme le pendenti 153 III| catena;~E un sospir trasse affettuoso, e disse:~Pace eterna all’ 154 III| infame congrèga, in che s’affida~Cotanto Francia, ahi stolta!, 155 III| In mano aventi uno stocco affilato~E percotenti ognun che per 156 III| grand’arte~Tutto giorno si affina e si rinnova;~Tal che, guasta 157 III| cui la riverente~Europa affissa le pupille e tace;~Al sommo 158 III| mali, onde sovente~Giove n’affligge. Ma del tuo cordoglio~Qual 159 III| qual de’ numi l’infelice afflisse,~E lei, ch’era pur diva, 160 III| vinse il pregar di madri afflitte,~Che la chiedeano in nuora, 161 III| Confondersi e serrarsi, ed affollarse~Gli uni su gli altri d’amicizia 162 III| ancor dicea: Perdona;~E l’affollate intorno ombre pietose~Concordemente 163 III| io stava che a scusar s’affretta~Involontaria offesa, e più 164 III| mio cammino~Oltre l’Adda affrettando ed oltre il Brembo,~Alla 165 III| vagabondo~Nugolo il velo ed affrettar raminga~Gli atterriti cavalli 166 II| io sorgendo~A salutarlo m’affrettava, e fiso~Tenea l’occhio a 167 III| era,~Mirabile, immortale. Affumicato~E in gran faccenda l’indefesso 168 III| nato su gli equorei campi~D’Africo e d’Euro i tempestosi assalti.~ 169 III| avea~Pochi prima all’afrodisia madre~Porti i suoi voti 170 III| manto~Di sofo ha caro l’afrodisio mirto;~Disdegnoso d’aver 171 III| di Troia, e spezzeranno~D’Agamennon lo scettro in Campidoglio.~ 172 III| materna Delo,~Ai dipinti Agatirsi ama preporre~Del Soratte 173 II| catene, inclito figlio~D’Agenore; le bacia, ed in vederti~ 174 I| la vista orribile~L’alme agghiacciar dovría;~Ma di Robert nell’ 175 II| di sì bella diva,~Non t’aggirar del morbido Parigi~Cotanto 176 III| Ganimede,~Ch’altra ancor ne s’aggiunge, e di malnati~Mi si fan 177 III| De’ morti paventò. Stupore aggiunse~L’improvviso nitrito e calpestìo~ 178 III| lunato argenteo carro~Al temo aggiunte le parrasie cerve,~Con gli 179 III| braccio fieramente stese,~S’aggrandì, si scurò, gli occhi mandaro~ 180 II| architettrici e pronte~Di moli aggravan la latina arena~D’eterni 181 III| bocche i venti,~E le nubi aggruppâr, che cielo e luce~Ai mortali 182 III| rival si fêro,~Ed illeso agitar l’argute frondi~Non lungi 183 II| tremar sento e l’ingegno,~Ed agitarsi all’appressar del dio~Sul 184 III| anch’essa~Riviver parve e s’agitò nell’urna.~Ma desto non 185 III| all’altra s’addossano le agnelle,~Pria le gagliarde e poi 186 III| re più grande in atto~D’agno innocente fra digiuni lupi,~ 187 III| Di dotti orecchi cangiò l’ago in cetra,~E quel sottile 188 III| roman suo petto.~Vidi l’umil Agogna intollerante~Del suo fato 189 I| spavento,~E i piè mal fermi agognano~Ir dietro al guardo attento.~ 190 III| Solo a Serse e a Cartago agri e funesti,~Fêr gioconde 191 I| Per un dipinto dell’Agricola~ ~Più la contemplo, più 192 III| compiuta e ricca~Fea dell’avaro agricoltor la speme.~Ogni prato, ogni 193 III| della diva, e ai duri sassi~Aguzzano per via le corna e l’ira,~ 194 III| Batte il turbo crudel l’ala sonora,~Schianta uccide 195 III| pietoso, e dietro ai colli albani~Pallida e mesta raccogliea 196 I| infame prezzo, e disperato~L’albero ascese il venditor di Cristo:~ 197 III| pace.~Ma guerra i lidi d’Albïone, e guerra~D’inferno i mostri 198 III| Farlosi eterno! Semele ed Alcmena~Eran poca vergogna all’onor 199 III| sentilla delle bianche chiome~D’Alcon, d’Alcone il più giusto, 200 | alcuni 201 | alcuno 202 III| rege~Degl’itali giardini. Aleppo e Cipro,~Candia, Rodi e 203 III| avea nascoso.~Ivi il franco Alessandro il fresco lutto~Vendicò 204 III| gli olmi, i cipèri~E l’alghe e le mirici in larga copia~ 205 I| mar spedita,~O de’ fiumi algoso re;~Dinne all’Adria che 206 III| Come face al mancar dell’alimento~Lambe gli aridi stami, e 207 III| la caronie linfe~Mandâr l’alito rio, che tetro ancora~Spira, 208 III| pianto ed il sospiro.~Tal s’allaccia in senato la zimarra,~Che 209 III| Erinni, e le fan piazza,~E allacciando le van l’elmo e la maglia~ 210 II| Ritto su i piedi~Stommi, ed allargo le tremanti braccia~Inclinandomi 211 III| De’ torelli giurâr dell’alleanza~Il sacramento; e l’invocata 212 II| chiari i regni,~Suscitando allegrâr Febo e Sofia.~Tu fulgid’ 213 II| desío~Pungere i cuori ed allettar le menti.~Vien, chè tutta 214 II| stanco mai,~De’ vostri mali allevïò la soma:~Ei vi fe’ ricchi 215 | allorché 216 II| appressar del dio~Sul crin l’alloro e di furor dar segno.~Ove, 217 II| scosso colui che il dito allunga~Al leidense vetro che fiammeggia~ 218 III| Dardano i Penati, degli almi~Figli di Leda la propizia 219 III| E chi sa quante in quell’alpestre balza~Lunghe e dure m’avrei 220 III| ibere e le tedesche~E l’armi alpine e l’angliche e le prusse~ 221 III| casti~Primi costumi, e fra l’altare e ’l trono~Co’ tuoi mille 222 II| sangue e le fibre onde s’alterna~Quel moto che la vita urta 223 III| un dell’altro in seno,~E alternando il parlar, spinser le piume~ 224 III| misti i sereni alle procelle~Alternar l’allegrezza e il pianto 225 II| a cadenza le lunghe orme alternava.~Con feroce dispetto al 226 I| orme sue correa.~Di sacri alterni vincoli~Congiunsi allor 227 II| guarda il ciel dalla superna altezza~Con amanti pupille; e per 228 III| volo ecco di Piero~Sull’altissimo tempio alla lor vista~Un 229 III| onnipossenti duci e gl’ingordi alvi~Di questori prefetti e meretrici.~ 230 I| offesa.~Mirabil arte, ond’alzasi~Di Sthallio e Black la fama,~ 231 III| palco erto scorgesti,~Ed alzata la scure, e al gran misfatto~ 232 I| quella scossa.~Cadrete; ed alzerà Natura alfine~Quel dolce 233 III| fango suo la neghittosa~Alzi la fronte, e sia delle sue 234 II| Allor requie non trovo. Io m’alzo e corro~Forsennato pecampi, 235 III| L’ali aperse e raggiando alzossi al cielo.~Le virtù, che 236 II| sono, e ad ambidui~Su l’amabil sembiante un feritore~Raggio 237 I| io resti.~Io di virtudi amabili~Sarò custode e padre;~E 238 III| quella onde Mosè percusse~Amalecco quel che i lunghi preghi~ 239 III| fianco.~Parmi de’ nuovi Amaleciti i gridi~Dall’Olimpo sentir, 240 III| del suo corso il sole.~E Amalia la dicea dal nome amato~ 241 II| suono delle tue parole;~Amar te sola, e rïamato amante~ 242 III| vile detrattor fan fede~Se amâr la patria o la tradir comprati.~ 243 III| Ciprigna in altra parte~L’amaraco olezzava. In su la sponda~ 244 III| crin la corona del vivace~Amaranto immortal e su le gote~Il 245 III| il flutto;~E il superbo Amasen, che le gran corna~Mai non 246 III| era la cura.~Il tremendo Amaseno avea frattanto~Sotto i vortici 247 III| crini,~Or su le tombe degli amati estinti,~Che ne’ cupi silenzii 248 III| pungea di farsi~Al suo fero amatore ancor più bella.~Ecco prole 249 III| Senna,~Novella Circe a, gli amatori adesca.~Lasciò Garonna addietro, 250 III| diletta Venere trasporta~D’Amatunta i canestri, e Bacco e Vesta~ 251 III| pensier non mi rifugge.~Amavansi così quegl’infelici,~Ch’ 252 III| portator son io~Di severa ambasciata. A te comanda~L’onnipossente 253 II| Ambo cari a te sono, e ad ambidui~Su l’amabil sembiante un 254 III| Folgori e i tuoni, e culto ambir divino~Fra le genti d’orror 255 II| guasto e scolorito~Lascivia, ambizïon, ira ed orgoglio,~Che alla 256 III| arrabatta esta genía,~Che ambizïosa obliqua entra e penètra~ 257 III| modesta~Licnide figlia delle ambrosie linfe,~Di che le Grazie 258 III| Babilonico salcio, che piangente~Ami nomarti, e or sovra i laghi 259 I| la rude~Stupida pietra t'ammaestra, e chiude~Una vital fiammella.~ 260 II| vago e vario degl’insetti ammanto,~E l’indole diversa e la 261 II| legami della salma interna,~Ammiranda prigion! cerco, e non veggio~ 262 III| avea l’artefice divino~D’ammirando lavoro impresse e sculte~ 263 III| quai sventure~L’amor suo n’ammonisce e la sua fede!~Poniamo, 264 III| il puzzo purgarne che n’ammorba;~Voi ch’alla mano il temo 265 III| Vedi come la ria ne’ petti ammorza~Di ragion la scintilla, 266 III| bianchi petti~Delle caste Amnisídi, a cui venute~Già son men 267 III| quei cari in traccia~Che amò fra’ vivi e più fra gli 268 III| Ma di Giove non seppe un’amorosa~Frode fuggir. La vide, e 269 III| Di pastor, di greggia; amorosetta~L’aura il molce, di sue 270 III| l’alto roti~Sì strane ed ampie le comete, e il varco~D’ 271 II| corrotti figli,~Che prodighi d’ampolle e di parole,~Tutto contaminâr 272 III| per l’ossa al pescator d’Amsanto,~Quando sul capo ruinar 273 III| segni;~Ed il Felsineo vidi Anacreonte~Cacciato di suo seggio, 274 III| terra: e già s’appressa~D’Anchise il pio figliuol, seco adducendo~ 275 III| bella o più dolente;~Ed ancisi i custodi alla meschina,~ 276 III| vento~Non si movea di loco, ancorchè tutta~Fosse in moto la selva. 277 III| ridea.~Voi sole a terra non andaste, o sacre~Ansure mura; chè 278 III| suo buon duca che davanti andava~Pien del crudo pensier che 279 III| Insúbri~Le tolte chiome o andran più mozzi e calvi?~Verran 280 III| celesti mense.~Ma inulta non andrò, se Giuno io sono;~ tu 281 III| entrambi~D’orrende faci, ed anelanti a nuova~Nefanda offesa. 282 III| affannarsi entro il suo velo,~E anelar stanca su l’uscita, alfine~ 283 II| Infiammansi le membra,~L’anelito s’addoppia, e piove a rivi~ 284 II| vagabondo insetto,~E le lubriche anella serpentine~Del più caduco 285 III| flagello~Di chelidri e di verdi anfesibene,~Altri un nappo di tósco, 286 III| Orgogliosa n’andrai più che l’Anfriso,~Già lavacro d’Apollo. Ecco 287 III| quetato era lo squillo~Delle angeliche tube, il tuon dormiva,~E 288 II| pregarmi, e d’un sorriso~Con angelico vezzo: abbandonarti...~Obblïarti, 289 III| raccolse~E confortolla l’angelo beato~Che contro Dite a 290 III| donzella~Fe’ contra gli Angli le famose prove.~Di ripiega 291 III| La peccatrice Europa, ed Anglia cruda~L’onor ne compra e 292 III| tedesche~E l’armi alpine e l’angliche e le prusse~Usciranno a 293 III| bastone.~Quinci move dell’anglico coviglio~Il biondo imperator 294 III| Ma vil patto il fiaccato anglo soccorse:~Frutto del suo 295 III| dietro~Le vien la febbre, e l’angoscia, e la dira~Che locato il 296 II| valor manca in quegli angusti petti,~Previdenza, consiglio, 297 III| valle si vedea cosparsa,~S’animâr, s’abbelliro, e, strette 298 III| fior, l’erbe, le fronde~Animarsi e iterarmi in suon pietoso:~ 299 II| Tutto avea vita allor, tutto animava~La bell’arte de’ vati. Ora 300 II| fuggitiva~Devoti per l’Europa animi ligi,~E tempio degno di 301 III| e di giustizia il telo~Animosi vibrando, udir vi giove~ 302 III| di natura.~Damiens l’uno, Ankastrom l’altro dicea,~E l’altro 303 I| calpestar,~Torva l’ombra d’Anniballe~Verrà teco a ragionar.~Chiederà 304 III| Quindi un demone spesso ivi s’annida~In uman corpo, e scaldane 305 II| D’AVANTI IL 18 FRUTTIDORO ANNO V~ ~Stendi, fido amor mio, 306 I| giubilo~Spianò le fronti annose.~Così fur fatte ospizio~ 307 III| ruggito alza la testa~L’annoverese impavido cavallo~E il campo 308 II| parole,~Di non lieto avvenire annunziatrici,~Cadmo chinò pensoso il 309 III| terra non andaste, o sacre~Ansure mura; chè di Giove amica~ 310 III| s’avvalla spazïoso~Fra l’ánsure dirupo ed il circèo,~E tutto 311 III| lor diva l’adoraro, e lei~Antefora chiamaro e Filostefana,~ 312 III| Il lido afferra la felice antenna:~Ne stupisce ogni sguardo, 313 III| E venir mi credei nell’Antenòra,~Nella Caína, o s’altro 314 III| solea le pometine~Spesso anteporre alle trinacrie mèssi.~ 315 III| Che fieramente dalla sete antiqua~Di vittime nefande stimolati,~ 316 I| parlanti e vive~Di Perïandro e Antistene~Le sculte forme argive.~ 317 III| tributo.~Di Giuno ei quindi antivedendo il nuovo~Scellerato disegno, 318 II| essa il ceda~A te, divina Antonïetta, a cui~(Meglio che a Giuno 319 II| aurette;~I lieti allori dell’aonie rive~In funebri cipressi; 320 II| consente poi~Libera entrar d’Apelle e di Lisippo~Nell’officina? 321 III| la pietà si volse.~L’ali apersi a un sospiro; e l’infinito~ 322 II| in mille rivi~E a tutte aperti, corrono veloci~Ad irrigar 323 II| sempre~Famose e verdi l’apollinee frondi,~«Onor d’Imperatori 324 II| dilettando, i prischi~Dell’apollineo culto archimandriti~Di quanti 325 I| fuggente ai lumi,~E come larve appaiono~Città, foreste e fiumi.~ 326 II| pupille; e per lei sola~S’apparenta dell’uomo alla bassezza.~ 327 III| quei che vede oltre all’apparenza?~Mira l’astro del . Siccome 328 III| di note sembianze altra n’apparse;~E corse anch’ella, ed abbracciò 329 III| ascoltar degni il ver che v’appartiene.~. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .~ 330 III| ed ora~Arancio lusitan l’appella il vulgo,~Sotto vario sembiante 331 II| col ferrigno~Dente agli appesi avidi brandi il lampo~La 332 I| frattanto all’aere tetro~Calâr l’appeso, e l’infocate spalle~All’ 333 III| ovil, svelta l’aprica~Vite appiè del marito olmo, che geme~ 334 III| non abbia~L’ucciso tauro appien sazie le canne,~Anche il 335 III| i più famosi; e in prima Appio, che in mezzo~Spingerà delle 336 I| Surse di Gallia il figlio.~Applaudi, Europa attonita,~Al volator 337 III| ascelle~L’una all’altra appoggiati in sulla via.~Evvi l’arbitra 338 III| una lunga mazza~Il cubito appoggiato; e, poi che Giuno~Al ragionar 339 III| indistinto uscía~Soave olezzo che apprendeasi al core.~Che di mille dirò 340 III| belve~La verace amicizia apprenderemo.~ ~ 341 III| Da’ miei mali istrutto~Apprendi, o figlio, la virtude, e 342 III| han l’arte delle penne a appresa,~E, mentre la bufera entro 343 II| Luigi e Costanza il nome apprese.~Ambo cari a te sono, e 344 III| pelosi. In questo mezzo~S’appresentò la veneranda Giuno~Nella 345 III| rilucente~Sul vestibolo sacro appresentossi.~All’improvvisa sua comparsa 346 III| con la man callosa.~Nell’appressarsi, nel toccar ch’ei fece~Il 347 III| quando si muore.~Ma tu, che approdi da quel mar di pianto,~Che 348 III| Sïene.~La sentîr da lontano approssimarse~Le galliche falangi, ed 349 III| orrenda~Babilonia francese approssimarsi.~Or qui vigor la fantasia 350 III| feroce~Spettacolo di sangue approssimate,~Sul petto delle man fèro 351 III| penne~L’antiche flagellava áppule selve,~O di Lucrino i risonanti 352 III| queta il suo volo, ivi s’appunta~In tre sguardi beata, ivi 353 III| fianco di quei monti; orrendo~Apri un lago di fiamme, ardi 354 II| s’opponeva, nel tuo cor s’apria~Da mortal mano la seconda 355 III| leggi romane inspiratrice.~S’apría di nero cïanèo scolpita~ 356 III| i sui~Tabernacoli d’oro apriagli il sole;~E, vieni, ei pur 357 III| inclita donna del Carmelo~Apriasi un tempio, e distendea la 358 II| Folgorante beltà nel vago aprile~D’amor l’alme rapisti, e 359 III| piè regale il varco ella s’aprìo.~Dolce un guardo abbassò 360 II| di folte irte boscaglie~Aprir la via col petto, e del 361 III| il danno.~Dodici rôcche aprîr le ferree porte~In un sol 362 III| e la terra ove alla luce aprîrsi~I solerti di Plinio occhi 363 III| alpe, ei disse: e l’alpe aprissi;~E tremò dell’eroe sotto 364 III| il varco~D’ogni delirio apristi a’ tuoi nipoti?~E te che 365 III| dio preso il sembiante,~Apriti, o alpe, ei disse: e l’alpe 366 III| del fier settentrïone~L’aquile bellicose, e coll’artiglio~ 367 II| e vita.~Or d’aspro gelo aquilonar percossa~Dafne morì; ne’ 368 III| Al profondo ruggir degli aquiloni.~Che cor, misero Ugon, che 369 III| tutto mira~Il suol che l’aquitana onda flagella.~Quindi ai 370 III| rattenne~Il mar della bollente araba sabbia;~I vortici sfidonne 371 III| piante peregrine,~Qual d’arabo lignaggio e qual d’assiro,~ 372 III| che i trecento al fonte~D’Arad prescelse, e al Madianita 373 III| limone, or cedro ed ora~Arancio lusitan l’appella il vulgo,~ 374 III| favonii, e in curvi solchi~Arandole frangean sovra le molli~ 375 III| irresoluta e stupid’onda~D’Arari a dritta, e Ligeri a mancina,~ 376 III| polsi,~E il villan coll’aratro ancor tra l’erbe~Urta le 377 III| appoggiati in sulla via.~Evvi l’arbitra Fame, a cui la pelle~Informasi 378 III| Stava questo dell’arti arbitro sommo~Intento a fabbricar 379 III| amplessi.~Vedi il perso arboscel che i rosei frutti~Ne mostra 380 II| chiome ai boschi; e gli arbuscelli~Grato stillâr dalle cortecce 381 III| volto di lauro ha l’almo arbusto;~E, se diverso e vivo in 382 II| cantar dianzi s’intese~L’arcade schiera su le corde elette.~ 383 III| primo l’incruente porte~Nell’arcana percosse orribil notte,~ 384 III| ne venía~Dei procellosi arcangeli possenti~La terribile e 385 III| ella, esperta~De’ botanici arcani, immantinenti~Di varïate 386 II| era della diva il canto arcano,~Della diva Calliope, a 387 III| frutto;~Ma l’inghiottono l’arche voratrici~Di onnipossenti 388 III| abbandonati~Giaccion gli archi e le frecce, onde famosi~ 389 II| e d’orsi;~Onde poi mani architettrici e pronte~Di moli aggravan 390 II| accorse l’arco~Del già mutato arciero: e se il destino~Non s’opponeva, 391 III| Banchetta, e l’osso che non unge arcigna~Getta al merto giacente 392 III| spettro passar lungo ed arcigno,~Superbamente coturnato 393 II| Così del crudo ai colpi arde e vampeggia~Ogni seno percosso, 394 III| donna di beltà che dolce ardea~(Tese l’orecchio, e fiammeggiando 395 III| Apri un lago di fiamme, ardi le rupi,~Struggi i campi 396 II| de’ numi in sua possanza~Ardia toccar, trattò fiera donzella,~ 397 III| aure amiche;~ vïolarli ardía co’ morsi acuti~D’Orizia 398 III| segreta, a cui nessuno~Non ardisce appressar degli altri eterni~( 399 II| primiera,~Che con rozze figure arditamente~Pingi la voce, e, color 400 III| strinse ne’ suoi specchi arditi~Di mia luce gli strali e 401 I| immemore~Non son del prisco ardore:~Amor lo desta, e serbalo~ 402 III| veliterne~Pendici, e gli ardui sassi, ove costrusse~Cora 403 III| Laurento, e quelle~Del Vulturno arenoso e del Taburno.~Corser da 404 III| aspra~Spandeasi d’oro con argentee spume~La corinzia marina, 405 III| Chè tu pur, del lunato argenteo carro~Al temo aggiunte le 406 III| Apollo il che a lui~L’argicida fratel cesse la lira:~Con 407 I| Cantava il Vate odrisio~D’Argo la gloria intanto,~E dolce 408 I| e rise.~Per la vendetta argolica~Volar su la marina~Fe’ mille 409 III| il cocchio e l’asta~E l’argolico scudo, armi che un giorno~ 410 III| Ma in lei della contrada argomentando~Una ninfa smarrita: O tu, 411 III| ognor cantando,~E con l’arguto pettine le tele~Percorrendo, 412 III| trinacrie mèssi.~ te d’Aricia il bosco, e il nemorense~ 413 III| nemorense ne rimbomba~E la selva aricina. Indi non lunge~Stassi il 414 III| Con mutati sembianti all’aricine~Selve poi reca la deliaca 415 III| dell’alimento~Lambe gli aridi stami, e di pallore~Veste 416 II| meraviglia ed il portento al nudo~Arido vero che de’ vati è tomba.~ 417 III| fraudolento~De’ galeotti aringator, per fame~Va trafficando 418 III| Vidi chierche e cocolle armar la plebe,~Consumar colpe 419 III| lontan; vedi il fratello~D’armena stirpe, che con gli aurei 420 III| tornando,~Nel Tevere lavò l’armento ibero,~E fe’ sopra il ladron 421 III| E le selve eran tutte un’armonìa.~Parean d’intorno i fior, 422 III| del sole e della luna~Le armoniche vicende, e sanno i venti~ 423 II| Nel danzar delle stelle armonïose~Ella ti vede, e nell’occulto 424 II| non più rapite in giro~Armonïoso e per l’eterea vôlta~Carolanti, 425 III| vasi d’oro e l’urne~Degli aromi celesti e de’ profumi,~Onde 426 III| il manco~Gl’imporporati Aronni e i Calebidi~De’ quai soffolto 427 III| d’orzo sagginar lupi ed arpie;~Pianto d’attrite meschinelle, 428 III| parole;~Chè con ugna rapace arpíe digiune~Fêro a noi ciò che 429 III| da colúbri?~Sai come si arrabatta esta genía,~Che ambizïosa 430 III| furibondo, e fuor del cielo~Arrandellommi per l’immenso vòto.~Intero 431 II| altri l’amico~In suo cammino arresta, e con lui sembra~Gran cose 432 III| comparsa il passo~Stupefatti arrestâr Vulcano e Giuno,~E si turbâr 433 III| delle battute~Ale Parigi; ed arretrò la Senna~Le sue correnti 434 III| vide le facce maledette,~Arretrossi d’Ugon l’ombra turbata,~ 435 III| orribili favelle,~Che le chiome arricciar ti fanno in fronte:~Pianto 436 III| pensiere~Rifugge e in capo arricciasi ogni pelo,~Nella terza scultura 437 III| di grand’orme~Stampâr l’arringo degli eterei calli.~Gioiva 438 II| non ascende~«Tanto, che arrivi all’alto mio concetto».~ 439 III| Udì Vulcano~Della madre l’arrivo, e frettoloso,~Fra tanaglie 440 III| Procellosa su l’Istro, e l’arrogante~Tedesco al piè d’un nuovo 441 III| capestro.~Oh iniqui! E tutti in arroganti inchiostri~Parlar virtude, 442 III| qual ti prese insania ed arroganza,~Insolente mortal, che una 443 III| tempesta.~E sulla fronte arroncigliata e scura~Scritto in sangue 444 III| il torello,~E rugghia, e arrota tuttavia le zanne;~Ed ella, 445 III| vive e rugge, e il pelo arruffa e gli occhi,~Terror d’Egitto, 446 II| salvarla sacramento, tutti~Arruffando feroci i sopraccigli.~Di 447 III| luminoso figlio,~Quando dall’arsa eclittica il gran carro~ 448 III| Petrosa Ecètra, e la turrita Artena,~E l’illustre per salda 449 III| Se non che dell’oscure artiche grotte~Languían le mute 450 II| cadrai, tardo Boote,~Tu degli artici lumi il più gentile?~Deh! 451 II| saltante Driade; e quel duro~Artico genio destruttor l’uccise.~ 452 III| allo schermo de’ materni artigli.~Chinarsi in gentil atto 453 II| Nebbie soffiate dal gelato arturo~Si cangia (orrendo a dirsi!) 454 III| Jaffa e Gaza crollarno, e in Ascalona~Il britanno fellon morse 455 III| Inerzia colle man sotto le ascelle~L’una all’altra appoggiati 456 III| alto e fiero mio concetto ascenda.~Curva la fronte e tutta 457 II| la lena, e il verso non ascende~«Tanto, che arrivi all’alto 458 II| la sera~L’erta del monte ascenderai soletto,~Di me ti risovvenga, 459 I| sangue acheo~Vide la Grecia ascendere~Il giovinetto Orfeo.~Stendea 460 I| acquista;~Già cento globi ascendono~Del cielo alla conquista.~ 461 I| prezzo, e disperato~L’albero ascese il venditor di Cristo:~Strinse 462 III| patibolo infame all’improvviso~Asceser quattro smisurate larve,~ 463 III| chi cader le vede~E non le asciuga, ma più rio le spreme!~E 464 II| I rai la Donna di Parigi asciutti.~Chiudi la bocca, ohimè! 465 I| il canto.~O della Senna, ascoltami,~Novello Tifi invitto:~Vinse 466 III| trono~Ecco a gran lite. Ad ascoltarle intenti~Lascian l’arpe i 467 III| tuo percuote,~Qual altra ascolterai voce mortale?~Riverente 468 III| Bergamo splendor che qui m’ascolti;~E mesta la trovai del repentino~ 469 III| prego e dona,~E il dono asconde con un bel tacere:~Poi le 470 III| E Filomena nella siepe ascosa~Va iterando le sue dolci 471 III| tal di carmi vena~Che non Ascra, non Chio la maggior schiuse,~ 472 II| questa selva, che la selva ascrea~Imita, e suona di febeo 473 II| Posti i gioghi in oblio, l’ascrèe fanciulle~Fermano il seggio, 474 II| Torquato dettò questo gentile~Ascreo lavoro; e infino allor più 475 III| Tante nacquer vïole ed asfodilli.~Mosse, ciò fatto, la tremenda 476 III| meschinelle, avulse~Ai sacri asili, e con tremanti petti~Di 477 III| giogo,~Sull’Ismen, sull’Asopo, ove sovente~Delle vaghe 478 II| coniugal sia tutta~Di dolce aspersa e di ridenti idee~Simiglianti 479 III| Ahi gioie umane d’amarezza asperse!~Suonò fra la vittoria orrendo 480 III| Correttor delle cose, e con asperso~Auro di pianto al suo poter 481 I| ebbi orror del giorno.~Ed aspettai benefica~Etade in cui sicuro~ 482 I| fedele,~Adorata mia donna,~T’aspetterà, cantando,~Finchè tu giunga, 483 II| de’ numi~Si contristâr gli aspetti, ed un silenzio~Ne seguì 484 III| infame ciurma che alle forche aspira~ vale il fango che mi 485 III| e del maggior de’ numi~Aspirato alle nozze. Oh mia vergogna!~ 486 III| nave andar smarrita.~Prima assal se l’eroe stupore e duolo,~ 487 III| Forti comandi. Con le fiamme assalga,~Se tanto è il suo disdegno, 488 I| novelli, anco del cielo~Assalgono le torri: a Giove il trono~ 489 III| narrò quel che poc’anzi~Assalito l’avea strano tumulto,~Quando 490 III| sostenne.~Domò del folle assalitor la rabbia:~Jaffa e Gaza 491 III| in Flegra già del cielo assalse il muro~E armò di Brïareo 492 III| già le mura~Delle cittadi assalta e le percote,~Di cadaveri 493 I| insolito~Porta alle nubi assalto.~Il gran prodigio immobili~ 494 III| il ladro, il pezzente e l’assassino,~E in trono si locò vile 495 I| Tienvi sopra il suo dito e l’assecura.~Tu, primo degli eroi, che 496 III| apparir diêr ratto il loco~L’assetate del Tartaro caterve,~Un 497 II| dei petrosi monti~Talor t’assidi maestosa, e rendi~Belle 498 III| gemere di rote, un picchio assiduo~Di martelli e d’incudi, 499 III| giornata~Di Guastalla e d’Assietta ella rammenta~E l’ombra 500 III| mute scuole~Del saper dell’Assiria e dell’Egitto.~V’era una


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