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Vincenzo Monti
Poesie

IntraText - Concordanze

(Hapax - parole che occorrono una sola volta)


'l-assir | assis-ciane | ciasc-dirlo | dirmi-forni | forsi-inseg | insen-monde | mondi-pigro | pimpl-ripos | ripre-sitir | slanc-torna | torne-zuffo

     Parte
1502 I| oceàn cammina,~Quel rio vuol dirmi che del par veloce~Nel mar 1503 I| Giapeto iniqua stirpe! ahi diro~Secol di Pirra! Insanguinata 1504 I| alfine, e da’ cavi occhi dirotto~Come lava di foco il pianto 1505 III| veloci in men che nol so dirti~Giunsero dove gemebondo 1506 II| con pietade. Allora~Per dirupi m’è dolce inerpicarmi,~E 1507 III| avvalla spazïoso~Fra l’ánsure dirupo ed il circèo,~E tutto copre 1508 III| così l’ire gelose in cielo~Disacerba Giunon, quai sono in terra~ 1509 III| che ’l natío rancor gli disacerbe.~Vidil campo ove Scipio 1510 III| ignudo~Petto e col senno disarmollo, e pose~Fine al lungo di 1511 II| Un torrente di gioia, e discendea~Questo vasto universo entro 1512 II| voi, Franchi, di Bruto ai discendenti,~Voi premio d’amistà, premio 1513 II| pura beltà, di cui vestito~Discendesti nel carcere terreno?~Ahi, 1514 III| Lieve sul capo ad ambedue discendi~Pietosa visïon (se la tua 1515 III| certa aspettando~La tua discesa. Ah qual mai cura, o quale~ 1516 III| materno affanno~In Marengo discese fulminando.~Mancò alle stragi 1517 III| più infelice assai.~Salii discesi e risalii lo sghembo~Sentier 1518 III| immane~Fendimento di rupi era disceso,~Buio baratro immenso, a 1519 III| un altro grida)~E all’uom dischiusi sul suo dritto i rai.~Perchè 1520 III| pregherò, che presto ti discioglia~Del divieto fatal che qui 1521 I| ti toglie~La favella, e discioglie~In lagrime furtive il tuo 1522 III| mio padre Saturno ho già disciolte,~E l’offesa obbliai, che 1523 III| Dolcissimo le labbra avea disciolto.~Or tu, per l’alto sir del 1524 III| appresenta: egli sublime~E discolpato lo feconda e passa.~Or procede 1525 III| L’una velate e l’altra discoperte~Le dive luci avea, ma di 1526 III| rabbuffate e sparse,~Colui che al discoperto e senza téma~Venne contro 1527 II| tracce del divin tuo bello~Discopre la sparuta anatomia~Allorchè 1528 II| perché mai la fronte or mi discopri,~E la beata notte mi rimembri,~ 1529 III| sollevarse~Coll’omero sovran si discopría~E colle chiome rabbuffate 1530 III| infelice, e chete intanto~Gli discorrean le lagrime dal ciglio.~Piangean 1531 III| altrui gonfio oceàno.~Città discorsi e campi; e pria mi volsi~ 1532 III| Quindi lasso la luce egli disdegna,~E brancolando per dolor 1533 III| Lamentarsi e ruggir s’udian leoni~Disdegnosi di sbarre e di catene,~Urlar 1534 III| col disdirsi, umíl fa sua disdetta.~E lo spirto parea quei 1535 III| e più coll’atto~Che col disdirsi, umíl fa sua disdetta.~E 1536 III| abbatte, non guasta, non diserta~L’abborrito paese. Or prendi, 1537 III| tutti a lei tosto l’Ufente~Diserto e chiaro parlator rispose:~— 1538 II| combatte, ti vince e ti disface.~Egli il color del giglio 1539 III| la Forza le invía fusa e disfatta~La pubblica sostanza; or 1540 III| Anzi tempo, lo vedi, fu disfatto~Laggiù il mio frale. — Il 1541 II| Ogni seno percosso, e amor, disio~Dell’estinto tiranno i cuor 1542 III| d’april, la fanciulletta,~Disïosa d’ornar le tempia e il seno,~ 1543 III| Allor l’alma regal con disiose~Braccia si strinse l’avversaria 1544 III| offesa; e, s’io dall’etra~Vi dispenso le piogge, ite, abbattete,~ 1545 III| Che a creder nulla e a disperar ne porta.~Per lor sovrasta 1546 III| e non persona.~Colle man disperate entro le chiome~Guarda i 1547 III| crudele~Cadaveri e bandiere; e disperdea~L’ira del vento i gridi 1548 II| Ove non fia che tempo ti disperga,~Stabile fermerai l’eburneo 1549 III| la faccia,~E per l’aria dispersa la fatica~Onde ai figli 1550 II| Senza nube passai, chi vi disperse?~Ratti qual lampo che la 1551 III| Invan si straccia il crin disperso e bianco~In su la soglia 1552 III| man pura da virtù guidata~Dispicciarvi saprà dalla natía~Fiorita 1553 III| altri ibleo sapore,~L’onor dispiega di sue larghe chiome~Il 1554 III| molesta;~Torvo il cipiglio, dispietato il viso,~E scomposte le 1555 III| Che per vestirsi la virtù dispoglia,~La Fraude che si tocca 1556 III| con arte confuse, ed or disposte~In bei filari, come stral 1557 III| per te son io~A tutto far disposto. Io sotto i muri~Lagrimosi 1558 III| ritrosa fanciulla ebbe in dispregio.~ la vinse il pregar di 1559 I| Anche del greco Elisio~Nel disprezzato regno~V’è qualche illustre 1560 I| Ed ostentar l’intrepido~Disprezzator sembiante:~ sollevarsi 1561 II| e quello~Al suo rival ne disputa l’impero;~E venir tosto 1562 III| impallidir la fronte,~Quando gli disputâr Camilla e Turno~Di Lavinia 1563 I| Della ragion più debole~Si disputaro il soglio.~Allora io caddi: 1564 III| virago, ed anima funèbre~A dissetarsi in Acheronte vada.~E chi, 1565 III| Cheti i tuoni dell’Ida, e dissipato~Il denso fumo che facea 1566 III| Fende la terra e in fumo si dissolve.~Dal sacro intanto orror 1567 III| Carmelo~Apriasi un tempio, e distendea la notte~Sul primo sonno 1568 III| a piè del legno redentor disteso~Uom coperto di sangue tuttoquanto,~ 1569 III| fato è sola,~Ma molte che distingue ira superna.~E in Erebo 1570 III| snodar si sente~Le viscere, e distrar le sue gran braccia.~E tu, 1571 III| lo spirto parea quei che distratto~Guata un oggetto, e in altro 1572 III| piogge, ite, abbattete,~Distruggete, spegnete. Altari e templi~ 1573 III| I’ fei di più, che Dio distrussi: e tacque;~Ed ogni fronte 1574 III| Su le sentenze del furor distrutte.~Verace saggia libertà promise:~ 1575 III| il viver suo vedea fuso e distrutto~Da’ suoi pieni tiranni in 1576 III| A me piuttosto, a me che disvelai~De’ potenti le frodi (un 1577 III| Cotal de’ Fati è il giro; e disvïarlo~Tenta indarno Giunon: da 1578 III| Feronia le lagrime, i sospiri?~Ditelo, d’Elicona alme fanciulle,~ 1579 III| pupille e tace;~Al sommo dittator della vincente~Repubblica 1580 III| potenti è la vendetta),~Un divampante tizzo alto agitando~E furïando, 1581 III| grido.~L’avea quel fier divelta e conquassata~Dai fondamenti. 1582 III| di Luigi~Lassù per sangue diventar divine.~Il duol di Francia 1583 II| grato natura~Intiepidille, e diventâr feconde;~E tosto vari d’ 1584 III| famose ed onorate.~Poi, divenuta in suo furor gigante,~L’ 1585 III| zaffiro~Scendono a valle per diversi errori:~E danzando del 1586 III| Chi sovra il desco gli divida il pane.~Quindi lasso la 1587 I| fiammelle.~Del sole i rai dividere,~Pesar quest’aria osasti:~ 1588 II| fatiche.~Per te all’occhio divien viva e parlante~La tela 1589 II| la zolla, che l’implíca,~Divincolarsi il bue, che pigro e lento~ 1590 III| giunto, lui disse: alfin diviso~Ti se’ dal mondo, dal quel 1591 III| inoltre mute~Della foresta dodonea le querce,~Cheti i tuoni 1592 III| balza~Lunghe e dure m’avrei doglie sofferte,~Se Eurinome, la 1593 III| il folto~Ruppe un ombra dogliosa, e con un rio~Di largo pianto 1594 III| Giuno~Fatta accorta del dolo, e i suoi grand’occhi,~Che 1595 III| ognuno~Di quel tormento dolorar parea.~Curvo il capo ed 1596 II| della manca~Fa letto al capo dolorato e chino.~La destra in grembo 1597 I| ingannatrice~I giorni traggi dolorosi e foschi,~Vieni, amico mortal, 1598 III| talvolta per via, alcun domanda~Per temenza d’udire cosa 1599 III| bisbiglio ed un terrore,~Un domandare, un sogguardar sospetto,~ 1600 III| vendetta le grida, ed io domando~Anch’io vendetta, sempiterno 1601 II| vergogna!, la virtù latina~Domar la greca, e libere le genti~ 1602 I| pelago,~Le fere e l’uom domasti.~Oggi a calcar le nuvole~ 1603 III| regi, il pio Traiano~Che, domata con l’armi Asia ed Europa,~ 1604 III| Asia ed Europa,~Col senno domerà la tua palude;~E le partiche 1605 III| sfidonne e li sostenne.~Domò del folle assalitor la rabbia:~ 1606 I| corruttibil tempra, e di colei~Cui donaro il fatal vase gli dei~L' 1607 II| fortuna;~Perder la speme di donarti un giorno~Nome più sacro 1608 II| la face ardente;~Bocca dondesce il riso che penètra~ 1609 III| mortali addusse,~E a Fitalo donò la vagabonda~Cerere, allor 1610 II| Amico ai buoni, il cielo~Di doppie illustri nozze oggi beati~ 1611 I| Meravigliando accorsero~Di Doride le figlie;~Nettuno ai verdi 1612 III| angeliche tube, il tuon dormiva,~E il fulmine giacea freddo 1613 III| tremoti, che ozïosi e pigri~Dormon nel fianco di quei monti; 1614 III| Altre d’eterno verde, altre dotate~Di medica virtude, onde 1615 III| dar costretti~L’aver la dote e tutto, anche le poche~ 1616 III| La prima perla invenne, e Doto e Proto,~E tutta di Nerèo 1617 III| ruppe in pianto.~Ecco la dotta fronte onde s’apriro~Sì 1618 III| sconcio che supplizio~Di dotti orecchi cangiò l’ago in 1619 II| saver, splendesti allora,~Dotto Paciaudi mio; nome che dolce~ 1620 I| si scalda.~Forse restar doveami~Fra tanti io sol celato,~ 1621 III| questi gli amplessi~Che mi dovevi? e questi i baci? e ch’io,~ 1622 III| scelti arboscelli~Lieti a dovizia di nettarei frutti,~E di 1623 I| orribile~L’alme agghiacciar dovría;~Ma di Robert nell’anima~ 1624 III| Ratterrò gli odi e l’ire, e dovrò tutte~Non consumarle? Oh 1625 III| pur questa che ad immane drago~Diè negli orti a vegliar 1626 III| Di ministri di Dio sacro drappello,~Ch’empio dannava popolar 1627 II| il petto~D’una saltante Driade; e quel duro~Artico genio 1628 III| il tonar tenea nascose:~Drimo, Nemerte, e Glauce de’ cavalli~ 1629 III| itala druda,~Tolti i miei dritti, e del maggior de’ numi~ 1630 III| dell’eterno pianto.~Tutte drizzaro allor quell’alme il volto~ 1631 III| ristette, e a quella volta~Drizzò l’orecchio di Bassville 1632 III| anco~Del saggio vacillar dubbia la mente.~Come che intorno 1633 III| Altri che Giano. In cotal dubbio errando,~Si ritrassero entrambi, 1634 III| paurosa~Fa del suo regno dubitar natura.~Eran queste le dee 1635 II| paragon geloso~Dei primi onori dubitò Goffredo,~Non è, donna immortal, 1636 III| voratrici~Di onnipossenti duci e gl’ingordi alvi~Di questori 1637 III| Fontana. Oh sventurati!~Virtù dunqu’ebbe del fallir le pene?~ 1638 III| la prua.~S’or sì forte ti duoli, oh! che farai,~Quando l’ 1639 II| intanto l’itala fortuna~Di voi duolsi, di voi che libertade~Le 1640 III| proterva Libertà francese;~Ch’ebbra il sangue si bee di quei 1641 III| dell’Olimpo, e la bionda Ebe,~Ilare il volto, e l’abito 1642 III| Arcadia, e lo prepose~Agli ebuli sanguigni ed ai corimbi;~ 1643 II| disperga,~Stabile fermerai l’eburneo piede.~ 1644 | eccomi 1645 III| pampani e d’olivi~Petrosa Ecètra, e la turrita Artena,~E 1646 III| figlio,~Quando dall’arsa eclittica il gran carro~Della luce 1647 III| Scrisse quel primo l’alta economia~Che i popoli conserva, e 1648 III| Cominciò l’alto insùbre economista);~Desío che pure ne’ sepolti 1649 II| dunque, amica diva. Il tempo edace,~Fatal nemico, colla man 1650 III| tortuoso piede una vivace~Edera d’oro, ed un ruscello in 1651 III| padre Saturno,~Ivi sul dorso edificò del monte~Sezia, un’umil 1652 III| fonti,~Ch’eterno il verde edúcano alle chiome~Degli odorati 1653 III| chiuso~Suo viridario ad educarle prese,~Or con arte confuse, 1654 III| Feronia, con più pio riguardo~Educata tu cresci, o mammoletta,~ 1655 III| del furor svïato avría l’effetto.~Ma fier portento in questo 1656 III| Il resto de’ tuoi casi effigiato~V’avria pur anco, o re tradito, 1657 II| e al quarto è giunto in Ega;~Quel Giove che al chinar 1658 II| luna,~E l’isolette dell’Egèo stan mute.~Tradita intanto 1659 III| non fui sì pietosa inverso Egina~E la stirpe di Cadmo abbominata:~ 1660 III| oppressi e il pianto),~L’egioco padre in gran pensier s’ 1661 II| allegra,~Ma cognato al tonante egíoco Giove~Non ti vantar, chè 1662 III| tutte le propinque rive~Gli Egipani protervi, e, saltellando,~ 1663 III| bella.~Ecco prole gentil d’egizia madre~Vivaci aprirsi su 1664 II| carmi son segno i fatti egregi~De’ valorosi, o i peregrini 1665 II| Che poi sovra i sopiti egri mortali~Piovon di perle 1666 I| abbracciando con amplesso eguale;~E Ragion sulle vostre alte 1667 III| fiumi.~Pace la Senna, pace l’Elba, pace~Iterava l’Ibèro; ed 1668 III| quindi~Le trasse innanzi un elegante seggio,~Che d’oro avea le 1669 II| soma:~Ei vi fe’ ricchi ed eleganti e gai,~Ei vi fece superbi; 1670 II| e ventilando il chiuso~Elementar foco di vita, e tutta~La 1671 II| arcade schiera su le corde elette.~Stettero al grato suon 1672 III| Simigliante al Sigeo, quando gli eletti~Guerrier di Grecia del cavallo 1673 III| ruscello in mezzo~Di purissimo elettro. Ivi furtivo~D’Egeria ai 1674 III| Conversa in astro quella cetra elice~Sì dolci suoni ancor, che 1675 III| latini. E alle latine~D’Elide l’are già posposi io stesso,~ 1676 I| tuo trono.~Anche del greco Elisio~Nel disprezzato regno~V’ 1677 | ell’ 1678 III| parlar pregava.~Chi si fûr elle, e che per lor fu detto,~ 1679 III| senato la zimarra,~Che d’elleboro ha d’uopo e d’esorcismo;~ 1680 I| eroi le immagini~Che furo ellèni un giorno?~Tardi nepoti 1681 III| tua Roma fedel pianse con ello.~Poi, cangiate le lagrime 1682 II| di pace entro i lombardi~Elmi la lidia tessitrice ordisce~ 1683 II| questi erano un tempo~Gli eloquenti maestri, che di pura~Filosofia 1684 III| lamento~Della prostrata elvetica fortuna.~Ma l’affanno non 1685 III| Figlio gridò: Son teco. Elvezia e Francia~Udîr quel grido 1686 III| Alla virtù si dee: parlante emblema,~Del cui velo copría l’antico 1687 III| fosti gran parte, or per emenda~Piangendo in terra e contemplando 1688 III| tante e l’alto oltraggio~Emenderai, che fêrti anime ingorde~ 1689 I| vittrici.~Vedi dal suolo emergere~Ancor parlanti e vive~Di 1690 II| bella intanto la virtude emerse,~Qual astro che splendor 1691 I| d’oggetti,~Nuovi bisogni emersero~E mille nuovi affetti.~La 1692 III| infosca, e lampi invia~Dell’eminente suo divin concetto.~Scrisse 1693 III| Molti iniqui fûr posti in eminenza,~E il saran altri ancor: 1694 III| Il grand’arco curvò dell’emispero~E spinse in giro i soli, 1695 II| che di pura~Filosofia m’empian la mente e il petto;~Mentre 1696 III| l’arbor divino~Che tutti empiè di meraviglia i colli~E 1697 III| portamento, i rai celesti empiendo~Di largo ad or ad or pianto 1698 III| informar pervenne,~E di Crotone empièo le mute scuole~Del saper 1699 II| luna;~E di rose all’Aurora empiesti il grembo,~Che poi sovra 1700 III| dirsi!),~Quasi accusando d’empietade il cielo.~Ma del figliuol 1701 II| tiburtine, e il monte~Che Circe empieva di leoni e d’orsi;~Onde 1702 III| accorrono, e in téma di salvarse~Empiono il ciel di querimonie acute.~ 1703 III| stupefatta~Cerca e non trova dell’empirli il come.~Or la Forza le 1704 II| la maggior lira di Tebe,~Emulò quella di Venosa, e fece~ 1705 III| chiuda le palpèbre,~E gli emunga il carnefice l’orgoglio:~ 1706 III| Poichè protetta la rapina emunse~Del popolo le vene, e di 1707 III| m’odi. In quella spoglia emunta~D’alma e di sangue (e l’ 1708 I| Con l'armi e co' pensieri.~Enceladi novelli, anco del cielo~ 1709 III| fiera~Pèste la morte su l’enopia terra;~E sostenni per questa 1710 III| Vagai per tutto: nel tugurio entrai~Dell’infelice, e il ricco 1711 III| Non puossi; e all’altro: Entrate.~Su e giù sospinte le Speranze 1712 III| Nella città di tutti i mali entrava.~Ei procedea depresso ed 1713 III| messaggera e ancella~Verso Eolia battea preste le penne~Con 1714 III| dea, giunse d’un volo~Nell’eolie spelonche, orrendo albergo~ 1715 III| Astreo con gran fracasso~Dall’ëolie spelonche sprigionati~S’ 1716 III| vomitato~Lo ricaccia nell’epa e lo rimpozza:~ del pubblico 1717 II| parve minor della zampogna~L’epica tromba, e al paragon geloso~ 1718 III| spazïosa fronte, e sui ginocchi~Epico plettro, che dall’aura mosso~ 1719 III| braccia,~E Dïagora poscia e d’Epicuro~Dettò le carte, ed or le 1720 III| pino,~A sfidar nato su gli equorei campi~D’Africo e d’Euro 1721 III| cura~Della vita le porte; eravi Giuno~De’ talami custode; 1722 III| illustre per salda intatta fede~Erculea Norba, a cui di cento greggi~ 1723 III| riguardommi colla testa eretta~A guisa di leon queto e 1724 III| rïarde.~Nuova lena le genti erge e rintegra:~E tu di questo, 1725 III| delle care alme pupille,~Ergea d’attico gusto eccelsa mole,~ 1726 II| pianeta~Nel vapor, che odoroso ergeasi in alto,~Gía rinfrescando 1727 III| ritroso e spaventata~Dell’Eridano l’onda, e sotto i piedi~ 1728 III| un giorno~Del Taïgeto e d’Erimanto i boschi,~Ed or la nemorense 1729 II| Le nozze di Cadmo e d’Ermione~ ~IDILLIO~ ~Il giorno ch’ 1730 III| spegne ogni desiro.~A quest’ermo recesso i peregrini~Spirti 1731 II| tutelar mio nume~La parmense eroina; e di mia vita~Ch’ebbe dall’ 1732 III| strano e vago~D’ogni parte erompea l’oscena schiera;~Ed ulular 1733 III| giogo le parrasie cerve~Erran pascendo il tenero trifoglio,~ 1734 III| che Giano. In cotal dubbio errando,~Si ritrassero entrambi, 1735 II| per valli e per campagne erranti,~Altri di tane abitator 1736 III| via si prenda,~Smarrito errava, e alla città giungea~Che 1737 III| per fiere~Balze e foreste errò gran tempo esclusa~Da’ suoi 1738 III| que’ bei labbri il prego erse a te l’ale?~Se questa indarno 1739 III| vento?~E il terribile palco erto scorgesti,~Ed alzata la 1740 II| benchè assai di Grecia~Erudito l’avessero i maestri,~E 1741 III| freno lo sparsero. La vampa~Esagitata rugge, e dalla quercia~Si 1742 III| che l’erbette e i fiori~Ti esalano d’intorno. A ti chiama~ 1743 III| pingui~Si fermentaro, ed esalâr di sopra~Improvvisa mefite. 1744 III| nella piena~De’ suoi mali esalava ire e disdegni~Che parean 1745 III| parlator rispose:~— A te l’esaminar conviensi, o diva,~Il tuo 1746 III| La luna il raggio ai visi esangui in mezzo~Pauroso mandava 1747 I| sembiante:~ sollevarsi d’Eschine~La testa ardita e balda,~ 1748 III| ladroni~Perdonando spirava ed esclamando:~Padre, padre, perchè tu 1749 III| Colei che tutte le speranze esclude.~Con umil carta in man lurido 1750 III| foreste errò gran tempo esclusa~Da’ suoi santi delubri, 1751 III| rilucenti, e tutte~Ne furo escluse le fedeli ancelle.~Poichè 1752 III| dell’afflitta indi seguía~D’Esculapio il prodigio e l’ardimento,~ 1753 III| E tuttavolta col tacer l’escusa;~Tal si fece Lorenzo, mansueta~ 1754 III| fermo egli rispose:~Ben io t’escuso, o madre, se di tanta~Ira 1755 III| che il prode fe’ poi sallo Esdrelona,~Sallo il Taborre e l’onda 1756 III| Megera nell’inferno suda~Armi esecrate, per lei tòschi mesce;~Suo 1757 III| medesmi del divin comando~Esecutori, che nel pugno aviéno~L’ 1758 III| antica.~Disse; e Mercurio ad eseguir del padre~Il precetto s’ 1759 III| pianse,~Dai superbi disdegni esercitata~D’una diva maggior, che 1760 II| pellegrino errante~Questa valle d’esilio e di sciagura;~Vuoi tu, 1761 I| molto amaro~Di mia trista esistenza, egli andrà poco~Che nell’ 1762 I| dato?~Maggior del prode Esonide~Surse di Gallia il figlio.~ 1763 III| d’elleboro ha d’uopo e d’esorcismo;~Tal vi tuona, che il callo 1764 III| Diè negli orti a vegliar d’Esperetusa~Il sospettoso mauritano 1765 III| natura~Fe’ tanto di bellezza esperimento.~Duro il servaggio la premea; 1766 III| Nettuno,~A tutta forza dall’esperio lido~Il siculo divise, e 1767 III| delitto; e chini e mesti~Espero all’auree stalle i conducea;~ 1768 III| mandâro alla Diva; ed ella, esperta~De’ botanici arcani, immantinenti~ 1769 III| Vulcan, che ratto~La montagna esplorando, ove più vivo~Con lo spesso 1770 III| fierezza della tua consorte~Esporrai questa fronte? Il premio 1771 II| muta tela o in freddo marmo espressa,~Sarà degli occhi incanto 1772 II| sola, e rïamato amante~Non essere felice; e veder quindi~Contra 1773 III| colúbri?~Sai come si arrabatta esta genía,~Che ambizïosa obliqua 1774 I| aperte.~Sorge il diletto e l’estasi~In mezzo allo spavento,~ 1775 III| Valor de’ corpi immaginati estima;~Colei che li misura, e 1776 III| libri~Nell’alta tua tremenda estimativa~Le scelleranze tutte e a 1777 II| il guardo, e tanti Soli estingua?~E tu pur anche coll’infranto 1778 II| guata,~Qual mio fallo v’estinse? e tanto amara~Or mi rende 1779 III| luci alquanto;~Poi sull’estinta abbandonossi, e i volti~ 1780 III| altro è quel che sul campo estinte e rotte~Lasciò le forze 1781 II| color più vaghi, onde l’estiva~Stagion delle campagne orna 1782 III| come stella che alle notti estive~Precipite labendo il cielo 1783 III| Piante e di fiori in suolo estranio nati~L’odorosa educar dolce 1784 III| molti nomi altera~Tutte esultâr le rive; e Cipro e Chio~ 1785 III| stellate rote.~Più veloci esultarono i cavalli~Portatori del 1786 III| spettacolo il feroce~Cor di Giuno esultava; e impazïente~Di vendicarsi 1787 III| par che stolto nella colpa esulti?~Vedi sozzi di strage e 1788 I| giorno.~Ed aspettai benefica~Etade in cui sicuro~Levar la fronte, 1789 I| sicuro~Levar la fronte, e l’etere~Fruir tranquillo e puro.~ 1790 III| Stampâr l’arringo degli eterei calli.~Gioiva intanto del 1791 III| l’alma geme fra i perduti eterna-~mente perduta: a tal 1792 II| abbrustolato ascendi~Del fumante Etna, e nell’orribil veste~Delle 1793 I| Il valor che alle donne etrusche e perse~Plorar fe’ l’ombre 1794 III| della verde fronda.~Ora etrusco limone, or cedro ed ora~ 1795 II| pazïenza.~Ombra del grande Ettorre, ombra del caro~D’Achille 1796 II| Contro gli scogli della rauca Eubèa,~Tal di questi il fracasso 1797 III| Spirto divin che del troiano Euforbo~Pria la spoglia animò, poscia, 1798 III| ladroni un nembo venne~Dall’Eufrate ululando e dall’Oronte.~ 1799 III| pendío cingon le liete~Dell’Eupili lagune irrigatrici;~E nel 1800 III| avrei doglie sofferte,~Se Eurinome, la bella Ocëanina,~E l’ 1801 II| odio, la guerra.~Qual dell’Euripo è il flutto che si spezza~ 1802 III| equorei campi~D’Africo e d’Euro i tempestosi assalti.~Già 1803 III| vendetta.~Poi, com’egli d’Evandro abbandonate~Ebbe le mense 1804 III| ardenti~Il rapito di Patmo evangelista.~Rote di fiamme gli occhi 1805 III| sei cui vide l’accigliato~Ezechiello arrivar dall’aquilone,~In 1806 III| battuto alla tanaglia~De’ fabbri di Cocito in man le caccia,~ 1807 III| arbitro sommo~Intento a fabbricar per la pudica~Nemorense 1808 I| queste tane aurate,~Che fabbricò degli uomini~La stolta vanitate,~ 1809 III| Tedesco al piè d’un nuovo Fabio stese.~Finalmente, d’un 1810 I| morbidi~Sotto la man de’ fabri~Volto e vigor prendevano~ 1811 III| Saría tenuto un Mummio ed un Fabrizio,~Come in alto levarsi e 1812 III| immortale. Affumicato~E in gran faccenda l’indefesso iddio,~Di qua 1813 III| tante alfin, tanti sospiri~Faceano forza al ciel, finchè la 1814 | facesti 1815 III| espose,~E creduta ne fu; chè facilmente~Cuor semplice ed onesto 1816 II| il Sole;~E tu del sommo Facitor su l’orme~Spazïando, con 1817 III| tutta e di peccato~Tenebrosa falange il fronte avea~Dal fulmine 1818 III| approssimarse~Le galliche falangi, ed ogni petto~Dell’antico 1819 II| e stende~Da per tutto la falce ruinosa.~Ma se teco Virtù 1820 III| arsi~I pingui cólti, e le falci e le stive~In duri stocchi 1821 III| della sponda.~Indi varca la falda tigurina,~A cui fe’ Giulio 1822 III| grandi anche facea,~Non fallibili segni avean già scorto~Di 1823 III| sventurati!~Virtù dunqu’ebbe del fallir le pene?~Cui non duol di 1824 II| dell’eterno~Le sembianze falsando, spaventosa~Fra le nubi 1825 III| I genitori. Ahi brevi e false in terra~Le speranze e le 1826 I| robusto,~Quindi falso l'onor, falsi gli amici,~Compre le leggi, 1827 III| dall’ossa, e per le vie~Famelica suonar fa le mascelle:~Pianto 1828 III| uscîr Vulcano e Giuno,~Quai fameliche belve che di notte~Lascian 1829 III| scarno e derelitto~Tra i famelici figli e la consorte.~Deh 1830 III| Vago parto d’april, la fanciulletta,~Disïosa d’ornar le tempia 1831 II| fece il tenebroso~Regal fantasma, la donna affannata~Il mesto 1832 III| adducendo~D’Ilio i Penati, che faran nel Lazio~La vendetta di 1833 | faranno 1834 III| del cieltristo dono~Faratti, il padre ti rammenta, o 1835 I| templi alzar gli volle:~Aurea farètra agli omeri,~Diede alla mano 1836 III| frutto.~Siccome vaga tremula farfalla~Scendea quell’alma, e nel 1837 III| più sublime aura sicura~La farfalletta dell’ingegno mio,~Lasciando 1838 III| dannata~Gente gli udendo si faría felice.~Giunte a quell’onda 1839 III| dimandar mercede,~Con voci che farian miti i serpenti.~Ma non 1840 III| trito~Odoroso puleggio e di farina~D’acqua commisti una bevanda 1841 III| Adultera impudente, che dovesse~Farlosi eterno! Semele ed Alcmena~ 1842 | farne 1843 | farò 1844 | farti 1845 | farvi 1846 III| salire.~Tutto di lei si fascia e si circonda~Un eroe, del 1847 I| Della cangiata sede.~Ed or fastose obbliano~L’onta del goto 1848 III| ciglio,~Allor conobbi che fatale è Roma,~Che la tremenda 1849 III| son veltri.~Ma sotto il faticoso vestimento~Celan ferri e 1850 III| serpi, prezïoso dono~Del fatidico Apollo il che a lui~L’ 1851 III| al seno,~E dolce in caro favellar rispose:~Questo amplesso 1852 III| Per tutto intesi orribili favelle,~Che le chiome arricciar 1853 II| posa. Degli occhi io non favello,~Che son due rivi; e più 1854 III| onde leggieri~Spiravano i favonii, e in curvi solchi~Arandole 1855 II| canto d’Elicona? Al suo favore~Più che all’ombre cirrèe 1856 II| pompose~Menzogne achèe. Di quindi più degna~Cosa vi 1857 III| lene mormorando irriga~I feacii giardini: e dolce rendi~ 1858 II| ascrea~Imita, e suona di febeo concento,~Tutta è spirante 1859 III| E chi, rïarso da superba febre,~Del capo altrui si fea 1860 | fecero 1861 III| può rapire.~Di’ lor che feci in sen di Dio ritorno,~Ch’ 1862 III| sublime~E discolpato lo feconda e passa.~Or procede alle 1863 II| allor di nutritivi umori~Si fecondâr le glebe, e si fêr manto~ 1864 II| Si squarciò dell’abisso fecondato,~Dove andâr l’innocenza 1865 III| le piovea nel grembo~De’ fecondi suoi raggi il quarto frutto.~ 1866 III| plebe;~Ed eran quelli che fecondo e brutto~Del proprio sangue 1867 III| tutte~Ne furo escluse le fedeli ancelle.~Poichè sola rimase, 1868 I| terso il rendea l’anima fella:~Dio tra le tempie gliel’ 1869 III| cento volte sul destin tuo fello~Bagnò di pianto i rai. Per 1870 III| in Ascalona~Il britanno fellon morse le labbia.~Ciò che 1871 III| la terra,~Alla mia stolta fellonia perdona,~ raccontar lassù 1872 III| del sapere i segni;~Ed il Felsineo vidi Anacreonte~Cacciato 1873 III| ciglio rabbassati ha i larghi feltri,~Impiombate le cappe, e 1874 III| cotanta spene~Già di Libia fendea l’ampia laguna.~Innanzi 1875 I| gli abeti,~E primo corse a fendere~Co’ remi il seno a Teti,~ 1876 III| bitumi, entro un immane~Fendimento di rupi era disceso,~Buio 1877 II| e imprigionato.~Allor si feo gigante; e colle torte~Vuote 1878 I| lunge; e per pavento~Si fer dell’ale agli occhi una 1879 III| coniugal gli scioglie.~Poichè fera menando oscena danza~Scorrean 1880 III| e sacerdoti~Col fulmine ferì del labbro insano.~Dove 1881 III| mandre Ulisse~Non stampò di ferine orme il terreno~Di questa 1882 III| crudele.~Mentr’egli sì dicea, ferinne un forte~Muggir di fiumi, 1883 III| l’urto in un’altra ed il ferirsi~Di cinquecento incontra 1884 III| Marsiglia alla spietata riva.~Di ferità, di rabbia orribil opra~ 1885 II| martíri.~E come stenderò su le ferite~L’ardita mano, e toglieronne 1886 III| digrigna~I bianchi denti, ed i feriti artiglia~Con la grand’unghia 1887 II| Su l’amabil sembiante un feritore~Raggio imprimesti de’ begli 1888 III| gemiti al suon che il ciel feriva,~D’ogni parte iracondo e 1889 III| oscuro~Fabbro d’armille e di fermagli e d’altre~Opre al mio senno 1890 II| oblio, l’ascrèe fanciulle~Fermano il seggio, e grato a te 1891 II| fianco al ruscelletto,~Io mi fermava a riguardar le nubi,~Che 1892 III| intollerando puzzo, e lo fermenta~Tutto quanto de’ vizi il 1893 III| umidor pasciuti e pingui~Si fermentaro, ed esalâr di sopra~Improvvisa 1894 II| tempo ti disperga,~Stabile fermerai l’eburneo piede.~ 1895 I| allo spavento,~E i piè mal fermi agognano~Ir dietro al guardo 1896 III| Signoreggia la selva. Ivi fermossi,~Qual uom che tempo al suo 1897 II| Perocchè, duce ed auspice Fernando,~D’un Pericle novel l’opra 1898 III| coturnato il piede,~È costui di Ferney l’empio e maligno~Filosofante, 1899 I| ed il brando insanguinato~Ferocemente stendono sull’urna~Lamagna 1900 II| sacramento, tutti~Arruffando feroci i sopraccigli.~Di Sambra 1901 III| Longula e Polusca:~Tre la ferocia del possente Astura,~L’opima 1902 III| La Feroniade~ ~ 1903 III| mar converso~Geme il pian ferrarese, ecco un secondo~Strano 1904 III| Dodici rôcche aprîr le ferree porte~In un sol punto tutte, 1905 II| paure, e delle Parche~Su ferrei troni alteramente assise~ 1906 II| Fra gl’immortali, dal suo ferreo trono~Balza atterrito, squarciata 1907 II| ingegnosa sua tela, e col ferrigno~Dente agli appesi avidi 1908 III| la grand’unghia antica e ferrugigna;~E pria l’anime felle ne 1909 III| Il remeggio dell’ali in ferrugigno.~Quegli d’olivo un ramoscel 1910 III| oltraggio~Emenderai, che fêrti anime ingorde~Di libertà 1911 III| cittadi, onde l’immensa~Fertile valle si vedea cosparsa,~ 1912 III| volle Silvan, dimenticate~Le ferule fiorenti e i suoi gran gigli.~ 1913 III| l’una, in che sì santo~Sì fervido del giusto arse il desiro:~ 1914 III| cielo e delle stelle~Livido fessi il virginal sereno.~Inversero 1915 III| fanciulle,~Di te fan preda e festa, e tu beata~Vai fra la neve 1916 III| fra mille seguaci ombre festose~Tale ascendeva la bell’alma 1917 III| accesa:~«Oh d’ogni vizio fetida sentina,~«Dormi, Italia 1918 III| selve; ed or le vedi~Come fiaccate rovesciarsi in giuso,~E 1919 III| si mosse;~Ma vil patto il fiaccato anglo soccorse:~Frutto del 1920 III| atterrata Cerasunte ancora~Quel fiammante rival giunto non era,~Che, 1921 III| incoronando~L’ampio creato di fiammanti mura,~Contro cui del caosse 1922 II| allunga~Al leidense vetro che fiammeggia~E par che snodi i nervi 1923 III| ardea~(Tese l’orecchio, e fiammeggiando il vate~Alzò l’arco del 1924 III| di pallor si tinge;~Tal fiammeggiava di sidereo zelo,~E fra mille 1925 I| ammaestra, e chiude~Una vital fiammella.~Vieni dunque, infelice, 1926 I| sbuffa e col rigore~De' suoi fiati mi morde, io rido e dico:~ 1927 III| larghe chiome~Il calcidico fico, il cui bel frutto,~Se verace 1928 I| son degno?~Io della man di Fidia~Lavoro e dell’ingegno?~Qui 1929 III| quel dir, che il generoso fiele~De’ bollenti precordii in 1930 III| già matura.~Copiangenti figliuoi fugge compreso~Di pietade 1931 III| Sbucano di Minèo l’atre figliuole,~Quando ai fiori il color 1932 III| ritrova in braccio~Del gran figliuolo di Saturno. Ed egli~Riconfortala 1933 II| torma e fuggenti in lunga fila~Vengono e van per via carchi 1934 III| più destro~La calunnia a filar che il sillogismo;~Vile! 1935 III| confuse, ed or disposte~In bei filari, come stral diritti,~Rallegrando 1936 III| Poi, seguendo, di Bauci e Filemone~Rammentâr l’avventura, e 1937 III| stridor l’ombra notturna;~E Filomena nella siepe ascosa~Va iterando 1938 III| raggi di quel divo ingegno~Filosofando ornasti i pensier tui,~Vien; 1939 III| Ferney l’empio e maligno~Filosofante, ch’or tra’ morti è corbo,~ 1940 III| lei~Antefora chiamaro e Filostefana,~E Persefone, e tutte a 1941 III| questa ei tutti della maga i filtri~Contra l’itaco eroe fece 1942 | Finalmente 1943 III| zona~Vidi l’inferma che Finanza ha nome,~Che scheletro pareva 1944 III| Sdebiterommi in cielo, e finch’ei vegna,~Di sua virtù ragionerò 1945 III| quando vedrai?...~E non finì; chè tal gli sopravvenne~ 1946 III| dimandarse~Tra quell’alme finito ancor non era,~Che di note 1947 III| stillato ogni venen si bee.~Finse l’altra del fosco americano~ 1948 III| sublima,~E col valor di finte cifre il vero~Valor de’ 1949 III| sospiri e voci or alte or fioche~Di tutte genti, per gridar 1950 III| più truce.~Qual tra mille fioretti in prato ameno,~Vago parto 1951 III| stelo~Vital che verde ancor fioría, la coglie,~Dopo molto affannarsi 1952 III| ricorre.~Al destarsi, al fiorir delle gagliarde~Membra del 1953 II| di leggiadre~Fantasie già fiorîr le carte argive~E le latine, 1954 III| Di lauro, che parea lieto fiorisse~Tra le sue man, fe’ al sasso 1955 III| minor, ma di più grido,~Le fioriva da canto la modesta~Licnide 1956 I| insegnaro a tessere~Le lane e le fiscelle.~Guidai con loro i candidi~ 1957 II| poeti,~Quella canna che fischia, e quella scorza~Che ne’ 1958 III| pianto sonanti e di ruina~Fischiar per l’aure di Sion s’udiro,~ 1959 I| suon chetavasi~De’ venti il fischio e l’ira.~Meravigliando accorsero~ 1960 III| illustre estinto il guardo fise,~Senza moto restarsi e senza 1961 I| asta il franco Marte~Ancor fissa al suol non ha;~Di’ che 1962 II| fean corona e letto,~Si fissava il mio sguardo, e attento 1963 III| fra’ mortali addusse,~E a Fitalo donò la vagabonda~Cerere, 1964 III| di fama~Poveri e d’onda fiumicei seguaci,~E cento ninfe, 1965 III| irrequïeto~Stanca del rubro fiumicel la riva~Che Cesare saltò, 1966 III| ciel di querimonie acute.~Fiutan l’aria le vacche, e immote 1967 III| ricercando a lungo~Andò col fiuto il suo signor sepolto,~Immemore 1968 III| muto su l’impressa arena~Ne fiutò le vestigia. In questo mentre~ 1969 II| rive estreme~S’odon le mura flagellar del mondo;~Simili a un mar 1970 III| le forti penne~L’antiche flagellava áppule selve,~O di Lucrino 1971 III| strade,~E i sacri bronzi in flebile lamento~Giù calar dalle 1972 III| terreno, un nomato~Campo flegrèo, famosa sepoltura~De’ percossi 1973 II| ruscelli~Mormorando, e la florida riviera~Lambîr freschi e 1974 III| Dori uscîr, che de’ metalli~Fluttuanti il tonar tenea nascose:~ 1975 III| ed io la polve~Strumento fo del mio voler. Qui tacque~ 1976 III| Uscía sbuffando una cerulea foca.~E per orride balze ecco 1977 I| mar d'eternità mette la foce~Mia vita peregrina.~Tutte 1978 III| rozzi alberghi~A canto al focolar molce con lungo~Sonnifero 1979 III| non puote~Seguitarne la foga; in men che il lampo~Guizza 1980 II| insieme ambo repente~Giù dalla foglia sdrucciolar li vedi.~ 1981 III| questa d’Italia a quella fogna~A fornicar correa colla 1982 II| suo piede, e la trisulca~Folgor s’infiamma di partir bramosa;~ 1983 II| Quando novella Venere di tua~Folgorante beltà nel vago aprile~D’ 1984 III| Lieve lieve radendo il folgorato~Terren di Maia il figlio 1985 I| di foco il pianto uscía.~Folgoreggiò sul nero corpo osceno~L’ 1986 III| pare~D’Achille all’ira la follia d’Orlando!~Ben ti disdegni 1987 III| mondo, e il fece di tremende~Follie teatro e lo coprì di lutto.~ 1988 II| inerpicarmi,~E a traverso di folte irte boscaglie~Aprir la 1989 III| Quando repente della calca il folto~Ruppe un ombra dogliosa, 1990 III| getta~D’Itala libertà le fondamenta?~Oh inopia di capestri! 1991 III| divelta e conquassata~Dai fondamenti. Alle vicine rupi~Traggonsi 1992 II| terra,~Acquistan piede e fondamento i troni;~Già Lamagna, già 1993 III| destino,~Che glorïosa dee fondar sul Tebro~La reina del mondo. 1994 III| ed in catene~Paradisi e Fontana. Oh sventurati!~Virtù dunqu’ 1995 III| obliqua entra e penètra~E fóra e s’apre ai primi onor la 1996 III| sì amaro il frutto.~Altri forato il ventre ed altri ha cionco~ 1997 III| sozzura. Or fa che tu ti forba~Di tal peste, e il passato 1998 III| espresso~Di nitid’oro e di forbito argento.~In una sculto si 1999 III| ciechi aggira~I sussurri forier della tempesta.~Mentre vario 2000 III| il fragor parea sentirsi.~Formidabile il volto e le pupille,~La 2001 III| tenerelle erbette,~Che il talamo forniro; e le segrete~Opre d’amore


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