'l-assir | assis-ciane | ciasc-dirlo | dirmi-forni | forsi-inseg | insen-monde | mondi-pigro | pimpl-ripos | ripre-sitir | slanc-torna | torne-zuffo
Parte
3004 II| diletto è prima legge e mille~Mondi il pensiero a suo voler
3005 III| E avea Bronte riposo in Mongibello.~Erasi intanto la saturnia
3006 III| le bende,~Ruppe armille e monili, e gettò lunge~La clamide
3007 III| taciturno e scuro.~Il sidicino montanar v’affisse~Stupido il guardo,
3008 III| scorno~Patir che resti un monumento ancora?~Già non fui sì pietosa
3009 III| strano~Terror percossi, e le morate giubbe~E le briglie scuotean,
3010 I| in cura.~Per me nitenti e morbidi~Sotto la man de’ fabri~Volto
3011 II| diva,~Non t’aggirar del morbido Parigi~Cotanto per le vie,
3012 III| lavoro e degli affetti il morbo.~Vassene solo l’eloquente
3013 I| rigore~De' suoi fiati mi morde, io rido e dico:~Non è certo
3014 III| lido intanto il dito si mordea~La temeraria Libertà di
3015 III| allor che su i nostri occhi Morféo~Sparger ricusa la letea
3016 II| ricetto~Di spirto, e polve moribonda e frale,~Chi può cantar
3017 III| sentì l’ire nel petto~Già moribonde: e poi che v’ebbe alquanto~
3018 III| che la voce in un sospir morío.~ ~
3019 III| nel fior che già parea morisse~Desta il riso e l’amor di
3020 III| infinita~D’Oceàn la corrente mormorava.~Ivi per tema del crudel
3021 III| nacque,~Poi tal s’intese un mormorio profondo,~Che lo spesso
3022 I| ti giovi~Che tutto io non morrò: pensa che un nome~Non oscuro
3023 III| Ascalona~Il britanno fellon morse le labbia.~Ciò che il prode
3024 III| amiche;~Nè vïolarli ardía co’ morsi acuti~D’Orizia il rapitor,
3025 III| trono,~Quando acerba a’ mortai volge la sorte~E rompe la
3026 III| Spargendolo di fiori e di mortella,~Di rispetto atteggiata
3027 III| non duol di Caprara e di Moscati?~Lor ceppi al vile detrattor
3028 III| fugge talor delle proterve~Mosche lo sciame che alla beva
3029 III| Se non v’ha quella onde Mosè percusse~Amalecco quel dì
3030 III| e in preda alla lor cura~Mosser tacendo per l’etereo piano.~
3031 III| e di minori han nome;~Ma mossero frequenti ad onorarla~Di
3032 III| Epico plettro, che dall’aura mosso~Dir fremendo parea: Nessun
3033 III| fu delitto~Supplicare e mostrar la sua ferita.~Fu chiamato
3034 III| serbo~Tieni di meglio; chè mostrarci è d’uopo~Come più puossi
3035 II| timida ai profani~Tutta nuda mostrarsi, il trasparente~Mistico
3036 II| primiero~Cammin terrestre, nè mostrarti schiva~Di minor vanto e
3037 III| primizie. E in questo~Gli mostrava l’orribile palude~Da freschi
3038 III| che intorno il guardo io mova e ’l fianco,~Strazio tanto
3039 III| denso, che per vento~Non si movea di loco, ancorchè tutta~
3040 III| foglie al suol cadute~Si movean roteando in presti giri.~
3041 II| corpo e guasto~Scopre al mover dell’anca e le scarne ossa,~
3042 III| fragranze ad acquistar, deh! movi,~Mammoletta gentil, queste
3043 II| la comprese,~E un dolce movimento, un brividío~Serpeggiar
3044 II| Dovunque il passo e la pupilla movo~Escono d’ogni parte ombre
3045 II| levò più ch’anzi ardito~Il mozzo corno, e al suo scettrato
3046 III| possente Astura,~L’opima Mucamite, e l’alta Ulubra,~E la vetusta
3047 III| Larve uscite parean dai muffi avelli.~Batte la fame ad
3048 III| timballi~Fragor, che tutti ne muggían gli abissi.~Liete da lungi
3049 III| adriaco flutto ed il tirren muggiva.~Ripetea quel muggir l’Alpe
3050 III| Delle svelte città. Giace Mugilla,~E la ricca di pampani e
3051 II| odo~Che urlar torrenti e mugolar tempeste.~Dovunque il passo
3052 III| piedi onnipossenti irato~Mugolò il tuono e fiammeggiâr gli
3053 III| atra officina~Lasciò cader Mulcibero l’ardente~Irritato carbone.
3054 III| d’acqua cibate, onde di mulse~E d’orzo sagginar lupi ed
3055 III| Circuisce la misera fanciulla~Multiforme di mostri una congrega~Che
3056 III| Brunello~Saría tenuto un Mummio ed un Fabrizio,~Come in
3057 III| Forza, e grida: Cittadino,~Muori, ma paga: e il miser paga
3058 III| stormisce virgulto, aura non muove,~Che un crin sollevi della
3059 III| Levansi tutte, e quale alla muraglia,~Qual si lancia alla mano
3060 III| era la via.~Qual da fesse muraglie e cave grotte~Sbucano di
3061 III| regio sangue un rombo,~Un murmure facean che cupo il fiume~
3062 III| già del cielo assalse il muro~E armò di Brïareo le cento
3063 II| laberinto occulto?~Veggo muscoli ed ossa, e nervi e vene;~
3064 III| corona intorno,~E tal dalle muscose erbe si spande~Una fragranza,
3065 II| delle tele, e quella~Che di musiche note il cor ricrea:~Onde
3066 III| densa nube avvolto,~Con mutati sembianti all’aricine~Selve
3067 II| s’accorse l’arco~Del già mutato arciero: e se il destino~
3068 III| del licor celeste,~Tante nacquer vïole ed asfodilli.~Mosse,
3069 II| dell’urna~D’un’innocente Naiade; ed, infranta~L’urna, il
3070 III| chiome e i vestimenti.~Del narciso d’Averno incoronate~Van
3071 III| foco sbuffando~Dalle larghe narici; infin che desta~A quel
3072 III| l’alte cagioni,~Tu le mi narra, o Musa, e dall’oblio~Traggi
3073 III| regnando in pace~Le nostre pene narreremci un giorno.~Vanne poscia
3074 III| verno fiore che segreto nasce~In rinchiuso giardin, nè
3075 III| scritto~Il quarto colla man si nascondea.~Da queste Dire avvinto
3076 II| figure implora,~Onde, mezzo nascosa e mezzo aperta,~Come rosa
3077 III| leggiadro spirto.~Al felice natal presenti avea~Sculte il
3078 III| sua ricchezza?~Alle ben nate piante peregrine,~Qual d’
3079 I| dal ferro attriti,~Se pel natio vigor prostrati i nervi~
3080 II| darà? Secondo~Sua qualitade natural, null’altro~Che fior tra
3081 I| Volar su la marina~Fe’ mille navi, e d’Ilio~Le spinse alla
3082 II| soggiorno~Di tanti divi al navigante amici~E rallegranti al suon
3083 III| da lungi~E periglioso ai naviganti invito,~Mentre pel buio
3084 I| Europa attonita,~Al volator naviglio.~Non mai Natura, all’ordine~
3085 I| Interpose Giustizia: e il Nazareno~Volse lo sguardo, e seguitò
3086 III| circèa marina Ansuro pende,~E nebulosa il piede aspro gli bagna~
3087 I| la vita e senza affanno:~Ned altro mal si teme, altro
3088 III| faci, ed anelanti a nuova~Nefanda offesa. All’appressar di
3089 III| sete antiqua~Di vittime nefande stimolati,~A sbramarsi venían
3090 III| frattanto, empia matrigna,~Nega il pane a’ suoi figli, e
3091 II| parlar sculpe e colora,~Negar lo dritto delle sue sorelle?~
3092 III| Sì che dal fango suo la neghittosa~Alzi la fronte, e sia delle
3093 III| lavori, e rampognando~I neghittosi: con le larghe pale~Altri
3094 III| Scarso il raggio vibrando e neghittoso;~E compito del dì la nona
3095 | Negl’
3096 II| fortuna~Nè amor tiranno in negre ombre ravvolto~L’inonorato
3097 | nello
3098 III| gli sdegni imitarne e le nembose~Folgori e i tuoni, e culto
3099 III| tonar tenea nascose:~Drimo, Nemerte, e Glauce de’ cavalli~Di
3100 III| ai primi onor la via.~Di Nemi il galeotto e di Libetra~
3101 II| inspiratore~Delle nordiche nenie? Ohimè! che, nato~Sotto
3102 III| santo.~Segue una coppia nequitosa e rara~Di due tali accigliate
3103 III| Nella fiumana di tanta nequizia,~Deh! trammi in porto, io
3104 III| declinando i lumi,~D’Ansuro nereggiar sul balzo vide~Tale un nugolo
3105 III| bada, e innanzi il campo netta.~Dietro è tutto di morti
3106 I| il telo,~E della vita il nettare~Libar con Giove in cielo.~
3107 II| vie, nè sulle sponde~Della Neva, dell’Istro e del Tamigi.~
3108 I| umani replicâr,~E l’eterne nevi intatte~D’armi e armati
3109 III| terror compresi, i dolci~Nidi e i covili abbandonâr stridendo~
3110 III| il polso al pio voler si nieghi,~Gli sosterranno il destro
3111 III| ragione apporta;~Ma duro niego de’ suoi gridi è il frutto:~
3112 III| dall’Indo venuta e qual dal Nilo,~L’italo suolo arrise, e
3113 III| mari nutritor, crollasti,~O nimboso Appennin, l’alte tue cime;~
3114 I| io l’ebbi in cura.~Per me nitenti e morbidi~Sotto la man de’
3115 III| bei rilievi espresso~Di nitid’oro e di forbito argento.~
3116 II| balzar ritto il destriero,~E nitrendo sfidar nel corso il vento;~
3117 III| Stupore aggiunse~L’improvviso nitrito e calpestìo~De’ suoi neri
3118 | niun
3119 III| il morso e la rapina.~Poi Niverno trascorre, ed oltre move~
3120 III| sponde invan consuma,~Di Nizza inulto rimirando il lutto~
3121 III| fronte sublime e dal cipiglio~Nobilmente severo si procaccia~Testimonianza
3122 II| pensiero~Tien della vera nobiltà la cima~E de’ cortesi è
3123 III| mosse fedele e taciturna~E nocchiera s’assise in su la bruna~
3124 III| mormorando,~Empion le tazze di nocenti sughi.~Chioma e volto di
3125 II| converso,~Una ninfa, a cui nocque esser gelosa.~Il canto che
3126 III| abbelliro, e, strette in nodo~Di care parentele, in mezzo
3127 III| nell’udir mi piacqui~Da voi nomarmi coll’antico affetto,~E ricordar
3128 III| salcio, che piangente~Ami nomarti, e or sovra i laghi e i
3129 III| scorresse,~E da Feronia si nomasse: ed oggi~Serba quel nome
3130 III| Il campano terreno, un dì nomato~Campo flegrèo, famosa sepoltura~
3131 III| opra e l’ingegno. Io non ti nomo~Che i più famosi; e in prima
3132 III| libertà vestita,~Che libertà nomossi e fu rapina.~Serva la vidi,
3133 III| neghittoso;~E compito del dì la nona ancella~L’officio suo, il
3134 III| infido~Sul mar sidonio, sul nonacrio giogo,~Sull’Ismen, sull’
3135 | nondimeno
3136 III| salda intatta fede~Erculea Norba, a cui di cento greggi~Biancheggiavano
3137 II| genio inspiratore~Delle nordiche nenie? Ohimè! che, nato~
3138 III| Ciprigna e Bacco.~Venne il nordico nembo, e quel leggiadro~
3139 III| volle, e al suo valore~Fu norma la virtù che in cor gli
3140 III| bellicosa lira.~Traversa Normandia, traversa il tardo~Sbocco
3141 II| pallido raggio~Malïarde del norte. Ed or che brilla~Nel tuo
3142 | nove
3143 III| riposo.~Giacean squallidi, nudi, irti i capelli,~E di lampe
3144 III| cura~I tenerelli parti ne nudría,~Castigando i ritrosi, e
3145 III| pensier funesti~E di colpe nudrice e di rimorsi~Le mute riprendea
3146 III| Spose, a cui lode è la beltà nudrire,~Ma di matrone ancor cura
3147 III| e quei che la fulva onda nudrisce~Del sacro fiume tiberin,
3148 | null’
3149 III| Salve, sorella del bel numer una,~Cui rimesso è dal cielo
3150 III| polve~Sorger più belle e numerose e colte.~D’Italia in questo
3151 III| Conseguisti l’onor. Pudica e cara~Nunzia d’april, deh! quando per
3152 III| afflitte,~Che la chiedeano in nuora, e per la schiva~Vedean
3153 III| cui confuse de’ Tritoni a nuoto~Van le torme proterve. In
3154 I| circonda:~Virtù patria lo nutrì,~E Desaix la sacra fronda~
3155 I| noi lombardi petti, e noi nutrica~Il valor che alle donne
3156 III| schiuse,~D’onor di cortesia nutrice arena,~Come giaci deserta!
3157 II| accompagnate~Le due da voi nutrite alme donzelle;~E vengano
3158 II| e frali.~Tumide allor di nutritivi umori~Si fecondâr le glebe,
3159 III| furibonda il seno~Della materna nuvola scoscende,~Inversero le
3160 I| domasti.~Oggi a calcar le nuvole~Giunse la tua virtute,~E
3161 III| ciurmaglia;~Ed altri una pendente nuvoletta,~D’ira sbuffando, a lacerar
3162 I| vide,~Qual astro che de’ nuvoli~Fra il denso orror sorride.~
3163 II| incoronaro~Dell’aureo letto nuzïal la sponda;~Indi al canto
3164 III| gigante.~Reggio ancor non obblia che dal suo seno~La favilla
3165 III| già disciolte,~E l’offesa obbliai, che mi costrinse~A sbandirlo
3166 I| cangiata sede.~Ed or fastose obbliano~L’onta del goto orrore,~
3167 III| degl’immortali invola,~Quasi obbliar di diva e di reina~Le fe’
3168 II| angelico vezzo: abbandonarti...~Obblïarti, e per sempre... Ah lungi,
3169 III| fu cortese,~Che per loro obbliò Dodona ed Ida,~E men care
3170 III| quell’ossa sacrate infando obblío~Freme il pubblico sdegno,
3171 III| colse intero~Gallia, ed obbliquo il guardo Olanda torse.~
3172 III| il suo vïaggio~La terra e obliqui al sole invia gli sguardi~
3173 II| Non rispose il crudel; ma obliquo fisse~Gli occhi no, ma degli
3174 II| Il Pericolo~IN OCCASIONE DELLE TURBOLENZE PARIGINE~
3175 II| che moría nel nero.~Dalle occhiaie, dal naso e dall’infetto~
3176 III| tonando,~Del monte il fianco occidental percosse;~E una súbita fonte
3177 III| pensiero,~Quando un’ombra m’occorse alla veduta~Mesta sì, ma
3178 III| tenesse in quelle forme occulta~Cosa più che terrena. Onde
3179 III| Caste vïole o due ligustri occulti~Cui nè l’aura nè l’alba
3180 I| è sì gran pensiero,~Come occupar de’ fulmini~L’invïolato
3181 III| sofferte,~Se Eurinome, la bella Ocëanina,~E l’alma Teti doloroso
3182 II| tube e conche~Il gran padre Oceáno ed Amfitrite,~Che divenne
3183 | Od
3184 II| talor melodïoso~Errar s’oda uno spirto, ed empia tutto~
3185 III| Ed ella, che i ruggiti ode al cancello,~Di doppio timor
3186 III| timor terreno.~Amai, potendo odiarlo, anco il nemico;~Or m’è
3187 III| ove più vivo~Con lo spesso odorar sentìa l’effluvio~De’ commossi
3188 III| edúcano alle chiome~Degli odorati rami, e i più bei fiori~
3189 II| aspetta che faranno~Liete d’odori e l’una e l’altra riva~Di
3190 III| in suolo estranio nati~L’odorosa educar dolce famiglia,~Propagarne
3191 I| briglie.~Cantava il Vate odrisio~D’Argo la gloria intanto,~
3192 III| che del puzzo i firmamenti offenda;~Sì che l’alta vendetta
3193 II| il veglio rapace, e non t’offende.~O solo, allorché fia che
3194 II| della madre il santo~Petto offendete, al suo tiranno antico~Ricuperando
3195 II| più care al cupid’occhio offerti~I lai del suo pastor fan
3196 III| cento punte in cento parti offeso.~Ruppe a tal vista in un
3197 III| Grazie ed a Cupido,~E operose officine, e di volanti~Splendidi
3198 III| vagina~Rimesso il ferro, offrì l’olivo al crudo~Avversario
3199 III| vi bacia e tutta~Di ben olenti spirti in voi s’imbeve,~
3200 III| piante e delle pingui~Bacche oleose nereggianti i rami.~L’accompagnava
3201 III| le piriti~E gli asfalti oleosi, e, dal segreto~Amor sospinti,
3202 I| che sul mattin sì grato olezza~E smorto il capo su la sera
3203 III| in altra parte~L’amaraco olezzava. In su la sponda~L’avean
3204 III| in mezzo~Di lor sedesti, olimpia dea, nè l’ira~Temi del forte
3205 III| la ricca di pampani e d’olivi~Petrosa Ecètra, e la turrita
3206 III| salci gli avvampai, gli olmi, i cipèri~E l’alghe e le
3207 I| Bramai vederti; e timido~D’oltraggi in suol nemico~Sembianza
3208 II| converso in crudo spettro~L’oltraggiata bontade; e l’uom per vie~
3209 | omai
3210 III| guancia irta e sparuta.~Ombrata avea di lauro non mai scosso~
3211 III| ecco in mezzo di ricinto ombroso~Sculto un sasso funèbre
3212 III| tempesta~Saltano i flutti: ondeggiano le rupi,~E scuotono dal
3213 III| piuma biancheggiante e pura:~Ondeggiavano all’altro di sanguigno~Color
3214 III| inulto rimirando il lutto~Ed Oneglia che ancor combatte e fuma.~
3215 III| Poichè, di doglia piene e d’onestate,~Si fûr l’alme due dive
3216 I| Pel giorno onomastico della sua donna~ ~Donna,
3217 III| Tale andar si vedea quell’onoranda~Di sofi compagnia, curva
3218 III| quella rupe~Sì gli piacque onorar, dove la ninfa~Dell’occulto
3219 III| Ma mossero frequenti ad onorarla~Di cortese saluto anche
3220 III| alme fanciulle,~Voi che l’opere tutte e i pensier anco~De’
3221 III| alle Grazie ed a Cupido,~E operose officine, e di volanti~Splendidi
3222 II| è la potenza~Su la reina opinïon che a nullo~De’ viventi
3223 III| prendi conforto,~E pazïenza opponi alle sventure~Che ne mandano
3224 III| lamentosa~Le querimonie dall’opposto speco.~Fremè d’orror, di
3225 I| amistade inteso~Lieto vivea, nè oppresselo~Delle sue brame il peso.~
3226 III| nume~Portano i voti degli oppressi e il pianto),~L’egioco padre
3227 III| dovere,~E l’altrui bene oprando al proprio è sordo:~Umiltà,
3228 III| tremendo trono;~E sulla lance d’òr quinci ponea~L’alta sua
3229 III| Correttor delle cose, e con ôr lordo~Di sangue e pianto
3230 III| parmi che Pio~Di Francia, orando, ei sol gli scacci e snidi.~
3231 III| solo l’eloquente ed irto~Orator del Contratto, e al par
3232 I| Degli astri il moto e l’orbite,~L’Olimpo e l’infinito.~
3233 III| converte in scimitarra.~All’orbo padre intanto ahi! non rimane~
3234 II| Elmi la lidia tessitrice ordisce~L’ingegnosa sua tela, e
3235 III| Salga egli dunque sull’Orebbe, e spieghi~Alto le palme;
3236 III| attonite rizzando ambe le orecchie,~Guardolla, e muto su l’
3237 III| le mani; e tu di questo~Orgogliosa n’andrai più che l’Anfriso,~
3238 III| per poche insomma alme orgogliose.~Taccio il nembo di duol
3239 III| numeri frenò la via segreta,~Orian degli astri indagator sovrano.~
3240 III| Del ciel conquistatori, ed Orïano~L’amico tuo qui assunto
3241 II| intero l’onor? Alto fragore~D’oricalchi guerrieri e d’armi orrende~
3242 III| quando le Pleiadi,~Che d’Orïon la spada incalza e stimola,~
3243 II| spaventoso, armato~D’un orïuolo a polve e d’una ronca;~Mentre
3244 I| Se sorride il mattin sull’orizzonte,~Tutta scuote d’un crollo
3245 III| Achille all’ira la follia d’Orlando!~Ben ti disdegni a dritto,
3246 II| in balza valicando, all’orlo~D’un abisso mi spingo. A
3247 III| fanciulletta,~Disïosa d’ornar le tempia e il seno,~Or
3248 III| divo ingegno~Filosofando ornasti i pensier tui,~Vien; tu
3249 III| Dall’Eufrate ululando e dall’Oronte.~Egli mosse a rincontro;
3250 II| del sacro~Capo di Giove orrendamente armata~Balzò Minerva, ed
3251 III| d’onte~Per tutto intesi orribili favelle,~Che le chiome arricciar
3252 III| una cerulea foca.~E per orride balze ecco fuggire~Gli atterriti
3253 III| le genti, arme cospira~L’orto e l’occaso, l’austro e l’
3254 III| cibate, onde di mulse~E d’orzo sagginar lupi ed arpie;~
3255 II| congiunta, a sè t’invita~Chè non osando timida ai profani~Tutta
3256 III| della selva; e l’aure~Non osano di far rissa e bisbiglio.~
3257 II| Mentre a raggio di luna oscene larve~Danzano a tondo, e
3258 III| sospesi,~Scuotersi ancora, ed oscillar commossa~Dalla tremenda
3259 III| Veder oltre la terra e s’oscurarno.~Tu, che dei raggi di quel
3260 II| l’egro intelletto~Langue oscurato, e i miei pensier sen vanno~
3261 III| i bei volti per pietade oscuri;~Che cor fu il vostro allor
3262 III| vendetta);~Ma, se l’empia oserà stender la destra~Alle sacre
3263 III| che una cotanta~A me far osi ingiuria, e non mi temi?~
3264 III| abbandonate~Ebbe le mense e l’ospital ricetto,~E a quel giogo
3265 I| fronti annose.~Così fur fatte ospizio~Della Virtù le selve,~Sole
3266 III| Chinarsi in gentil atto ossequïoso,~Oltre volando, i due minori
3267 III| gli specchi~Banchetta, e l’osso che non unge arcigna~Getta
3268 III| rivide il flutto~E tant’oste che il piano avea nascoso.~
3269 I| Qua mira uscir Biante,~Ed ostentar l’intrepido~Disprezzator
3270 III| ritrose~Alpestri glebe all’ostinata cura~Del pio cultore ad
3271 I| salma il cor d’un dio;~All’ostinato e rio~Tedesco or di’ che
3272 II| sparute~Cela le corna l’ottomana luna,~E l’isolette dell’
3273 III| vermiglia.~Sai che il truce ottomano e d’Inghilterra~L’avaro
3274 III| procaccia;~E percosso l’ovil, svelta l’aprica~Vite appiè
3275 | ovunque
3276 III| aureo nembo~Li copriva; e ozïosa al sole aprico~Col rostro
3277 III| Sveglia i tremoti, che ozïosi e pigri~Dormon nel fianco
3278 II| splendesti allora,~Dotto Paciaudi mio; nome che dolce~Nell’
3279 I| conquista.~Umano ardir, pacifica~Filosofia sicura,~Qual forza
3280 II| se laggiù ne’ campi~Del pacifico Eliso, ove tranquillo~Godi
3281 III| saette~Tenta rapirgli e il padiglion del sole.~Come vide le facce
3282 III| dolorose e care~Le pene pagherai, ninfa superba:~Anche il
3283 III| e de’ tiranni il dritto!~Paghi di sangue chi vuol sangue,
3284 III| deserto ostello:~Che non pago d’avergli il ladron franco~
3285 I| città, fuggi i lucenti~D'oro palagi, tane di serpenti~E di perfide
3286 III| Corruttibil vivanda non confassi~A palato immortal; ma ben di trito~
3287 III| Vidi in vuoto liceo spander Palcani~Del suo senno i tesori,
3288 III| neghittosi: con le larghe pale~Altri il carbon nelle fornaci
3289 III| Il denso fumo che facea palese~La presenza del nume. Onde,
3290 III| tuttavolta il suo diverso affetto~Palesemente col tacer dicea.~Ma la scorta
3291 III| Caro il censo costar di Palestina.~L’ultimo fiero volator
3292 II| su la Parma; e le seguía~Palla Minerva, con dolor fuggendo~
3293 III| dallo stesso~Amor sul colle pallantèo tradutta,~Di Zefiro la sposa
3294 III| e dietro ai colli albani~Pallida e mesta raccogliea la luce.~
3295 III| moto restarsi e senza voce,~Pallide e smorte come due recise~
3296 III| velo~Ponsi alla fronte e di pallor si tinge;~Tal fiammeggiava
3297 III| Lambe gli aridi stami, e di pallore~Veste il suo lume ognor
3298 III| nell’altra delle man la palma.~Torse ai due che veniéno
3299 III| Corse, e per nome li chiamò, palpando~Soavemente di que’ feri
3300 III| fisso i lumi~In Dio ciascun palpebra non battea.~Dal basso mondo
3301 III| Degli afflitti sì caro alle palpebre.~E tal di tutte un indistinto
3302 II| Di crederlo insensato e palpitante;~Per te di marmi i duri
3303 III| il core,~E il suo sospese palpitar natura.~Lagrimai di rimorso;
3304 II| buccia~Di quella pianta palpitava il petto~D’una saltante
3305 I| io venni;~E primo i dolci palpiti~Dell’uman cuore ottenni.~
3306 I| sparte~Pianse Francia, e palpitò:~Non lo pianse Bonaparte,~
3307 II| percossa~Dafne morì; ne’ calami palustri~Più non geme Siringa; ed
3308 III| Giace Mugilla,~E la ricca di pampani e d’olivi~Petrosa Ecètra,
3309 III| divine~Muse la donna del Panar, nè quella~Più sembra che
3310 III| e morte.~Stendean Reno e Panár le indomit’onde~Con immensi
3311 III| tronchi capi e le squarciate pance,~Agitando la face che sanguigna~
3312 III| cocchio Adelasio, ed in catene~Paradisi e Fontana. Oh sventurati!~
3313 I| superò:~Afro, cedi al suo paraggio;~Tu scendesti, ed ei volò.~
3314 III| solchi di mirabil vista~Parallelli traean per lo sereno.~L’
3315 III| famiglia. Unico volle~La ria Parca lasciar Melampo in vita,~
3316 I| conoscenti rive:~Spirto acquistar pareano~L’erbette, i fiori e l’onde,~
3317 III| rubar maestro~A Caton si pareggia, e monta i rostri~Scappato
3318 III| strette in nodo~Di care parentele, in mezzo al sangue~De’
3319 III| mia luce gli strali e fe’ parere~Cari a Marcello di Sicilia
3320 III| palpitanti~Strinser le madri i pargoletti al seno.~Mentre corrono
3321 I| ninfa o dea.~Al cenno mio le parie~Montagne i fianchi apriro,~
3322 II| OCCASIONE DELLE TURBOLENZE PARIGINE~D’AVANTI IL 18 FRUTTIDORO
3323 III| Tutte quante solcate. E sì parlando,~Scosse i polsi, e suonar
3324 III| serva~Avea gli atti, il parlare ed il mantello.~E la seguía
3325 II| è il suo cappello.~Volea parlarle e dimandar: ma dietro~Tomba
3326 III| delitti e delle pene:~Ei di parlarvi, e voi, rimosso il velo~
3327 III| l’Ufente~Diserto e chiaro parlator rispose:~— A te l’esaminar
3328 I| molto~De’ tuoi cari costumi~Parlerò co’ Celesti, e dirò quanta~
3329 III| io sono.~Mentre l’un sì parlò, l’altro in lui fiso~Tenea
3330 II| Parnaso e Cirra,~E calar su la Parma; e le seguía~Palla Minerva,
3331 II| figlie~Fur viste abbandonar Parnaso e Cirra,~E calar su la Parma;
3332 III| altro il brando.~Ratti a paro scendean come baleno,~E
3333 III| Tal vi trama, che tutto è parossismo~Di delfica manía, vate più
3334 III| degli dèi la stanza:~E di là parta un dì quanto valore~Della
3335 III| usata calma.~E già surto partía, per lo desire~Di riveder
3336 III| E lo spirto d’abisso si partìa~Vòta stringendo la terribil
3337 III| domerà la tua palude;~E le partiche spade e le tedesche~In vomeri
3338 I| dolor, fia che mi gravi~Nel partirmi da questo~Troppo ai buoni
3339 III| siccome è grido,~Dell’uomo partorì l’alto soccorso.~Doma del
3340 III| Solo al ferro e al furor partoriranno?~Dunque Europa le guance
3341 II| Minerva,~Dalla mente di Cadmo partorita,~E nell’armi terribili del
3342 II| impoverir del bello~Dall’idea partorito, e in te sì vivo,~La delfica
3343 II| queste le valli,~Che già parver sì belle agli occhi miei?~
3344 III| le parrasie cerve~Erran pascendo il tenero trifoglio,~Gradita
3345 III| affetto,~E di salso umidor pasciuti e pingui~Si fermentaro,
3346 III| Muse,~Che di tenere idee pascon la mente,~Agli studi sei
3347 II| solingo asilo~Senza nube passai, chi vi disperse?~Ratti
3348 III| alle viti.~Lungo il calle passando, ove la diva~In quell’atto
3349 III| già matura~Nel cui mezzo passata è la tempesta.~E sulla fronte
3350 III| sorsi~L’obblio beran delle passate cose.~Va dunque, e sì le
3351 III| forba~Di tal peste, e il passato ti ricorde.~E voi che in
3352 III| Spiega un candido lino, e passe ulive~Récavi e pomi e grappoli,
3353 II| aria alteramente vieni,~E passeggi sul dorso alle tempeste:~
3354 III| a te non dica~Parole il passeggier scortesi e rie.~Oltre il
3355 II| impresse il suo sigillo,~E passò la stagion delle pompose~
3356 II| de’ vermi rivela il fiero pasto,~Che nel putrido ventre
3357 III| vïolento~Crollò la casa pastorale, e tutta~In un súbito, ahi!
3358 I| colà m’accolsero~Pastori e pastorelle,~Che m’insegnaro a tessere~
3359 III| smarrito il miglior calle,~Alla pastura intemerata e fresca~Dell’
3360 III| dispietate e crude~Fur le mani paterne, e de’ suoi vanti~Ino furente
3361 III| candelabri ardenti~Il rapito di Patmo evangelista.~Rote di fiamme
3362 I| cangiarono~In cittadine mura~I patrii campi, e videsi~L’Arte cacciar
3363 III| Con questo che biscazza il patrimonio.~V’ha, ventoso raschiator
3364 III| ne’ conviti~Alle antiche patrizie il petto adorna,~Ove Amor
3365 III| E quel sottile ravegnan patrizio~Sì di frodi perito che Brunello~
3366 I| sedea sul core:~Le leggi, i patti, i limiti,~Tutto segnava
3367 III| caverne,~E tutti intorno paurosi i fonti~N’ebber senso d’
3368 I| intanto i suoi mali, e nulla pave.~Così lion, cui grave~Su
3369 III| cielo ogni peccato.~Non paventar: tu non berai la bruna~Onda
3370 I| La videro da lunge; e per pavento~Si fer dell’ale agli occhi
3371 III| luce il regno~De’ morti paventò. Stupore aggiunse~L’improvviso
3372 II| sponde;~E alla sua vista pavide e sparute~Cela le corna
3373 III| orrenda;~Ed io, com’uom che pavido si desta~Nè sa ben per timor
3374 III| sagace~Con lungo studio e pazïente cura~I tenerelli parti ne
3375 II| vasello~I chimici curvati e pazïenti.~Ma più le tracce del divin
3376 III| furenti,~E la Discordia pazza il capo avvolta~Di lacerate
3377 I| perfide belve.~Fuggi il pazzo furor, fuggi il sospetto~
3378 III| proterva.~Altri, perduta nel peccar vergogna,~Fuggì la patria
3379 III| squarciata intanto langue~La peccatrice Europa, ed Anglia cruda~
3380 III| sacro costar nome di madre.~Peccò Francia, gli è ver; ma,
3381 III| impure.~Indi a guisa di pecore e di zebe~Venía lorda di
3382 III| giacean, siccome~Scannate pecorelle; e fean ribrezzo~L’aperte
3383 III| ladron franco~Rotta del caro pecoril la sbarra,~I figli, i figli
3384 III| Da cavalli, da rote e da pedoni;~E ne mormora l’aria sbigottita;~
3385 III| Dell’audace Giapeto, a cui peggiori~I figli seguiran, noi dalle
3386 III| latine ad abitar contrade~Dai pelasghi confini eran venuti;~Ch’
3387 III| Oltre gli anni di Dardano e Pelasgo~La sua fama ascendeva, e
3388 II| di macchia differente i peli~Tu di tua mano dipingesti,
3389 I| Montgolfier~ ~Quando Giason dal Pelio~Spinse nel mar gli abeti,~
3390 III| ad incontrar vien oltre~I pellegrini figli, Ifigenía~Sacerdotessa
3391 III| il fianco adorna~Delle pelli caprine, e dentro il fumo~
3392 III| altra si cingea,~Siccome il pellican piagata il petto.~E nella
3393 II| Giove nascoso~Nella casa di Pelope. Venute~Le fanciulle di
3394 III| mascelle~Sui gran petti pelosi. In questo mezzo~S’appresentò
3395 III| la circèa marina Ansuro pende,~E nebulosa il piede aspro
3396 III| dolor, ma freddo e muto~Pendè gran pezza sul funesto incarco,~
3397 III| tremebondo~Dal suo cenno pendea l’immenso empiro.~La gran
3398 III| ciurmaglia;~Ed altri una pendente nuvoletta,~D’ira sbuffando,
3399 III| afferrate~Con le gran palme le pendenti nubi,~Le squarcia risonante,
3400 II| mi giacea, fosche mirando~Pender le selve dall’opposta balza,~
3401 II| Peso vederti dal mio collo pendere,~E d’un bacio pregarmi,
3402 III| varcate avea le veliterne~Pendici, e gli ardui sassi, ove
3403 III| poggi felici~Che con dolce pendío cingon le liete~Dell’Eupili
3404 III| giù tornarlo ancora,~Qual pendolo che fa l’arco all’insuso.~
3405 III| Lombardia!~Poi nell’ascoso penetrai (chè fuora~Sta le più volte
3406 II| Delle membra rivela, e il penetrale~Di nostra vita attentamente
3407 III| poggia,~E i petti invade penetrante e lieve~E le menti mortali,
3408 II| Del cor latèbre ognun si penetrava,~Chè il pensier per la vista
3409 II| guardo su l’azzurra faccia.~Penetrò nelle cupe acque profonde~
3410 III| come lo diría lingua né penna.~Ei la salute della patria
3411 II| Pittor d’Urbino~I sovrani pennelli, e di quel d’Arno~«Michel
3412 III| ogni parte al coperto le pennute~Torme accorrono, e in téma
3413 III| era il tiranno:~Ahi! che pensando ancor ne fremo e scoppio.~
3414 III| scena di pianto, onde il pensiere~Rifugge e in capo arricciasi
3415 III| stringea~Al suo conducitor, che pensieroso~Le triste soglie già varcate
3416 II| fai quella del Tebro andar pensosa!~Qual t’è maniera di bell’
3417 III| alla Senna il mandava, che pentita~Dell’indugio pareva e vergognosa.~
3418 III| intelletto il buio, e il cor pentito~Al mar di tutta la pietà
3419 I| abbandonato~Dall’irto ramo penzolar fu visto.~Cigolava lo spirito
3420 | Perch’
3421 III| l’arguto pettine le tele~Percorrendo, facea dolce da lungi~E
3422 III| e l’arme~Onde il soglio percossero e la fede,~E di nobile bile
3423 II| Un nemico maggior che la percota.~Fra l’eccidio e l’orror
3424 III| Delle cittadi assalta e le percote,~Di cadaveri ingombra e
3425 III| coltello:~E con quei serpi percotean le schiene~E le fronti mortali,
3426 III| che col tridente eterno~Percotendo i tuoi fianchi, il re Nettuno,~
3427 III| aventi uno stocco affilato~E percotenti ognun che per la via~Del
3428 III| non v’ha quella onde Mosè percusse~Amalecco quel dì che i lunghi
3429 III| alla dïurna~Lampa il corpo perd’ombra, la fortuna~Con lui
3430 III| prigion, la spada~Tutti li perda e li disperda tutti.~E chi
3431 III| sostanza; or la meschina~Perdendo merca e supplicando accatta.~
3432 II| pregiudizi e la fortuna;~Perder la speme di donarti un giorno~
3433 II| immaginando nel piacer mi perdo~Di gittarmi là dentro, onde
3434 I| sconfisse~Col sorriso e col perdon.~Che più chiedi? Tu ruina,~
3435 III| giusto simíl che fra’ ladroni~Perdonando spirava ed esclamando:~Padre,
3436 III| mansueta~Alma cortese a perdonar sol usa.~Ma col cenno del
3437 I| Sembianza presi ed abito,~Di peregrin mendico.~Maggior del grido
3438 I| palagi, tane di serpenti~E di perfide belve.~Fuggi il pazzo furor,
3439 I| Ancor parlanti e vive~Di Perïandro e Antistene~Le sculte forme
3440 II| Il Pericolo~IN OCCASIONE DELLE TURBOLENZE
3441 III| Civil furore ancor la si periglia?~Tacquesi; e tutta la pupilla
3442 II| perenne alma dolcezza~Le perigliose d’Imeneo catene.~Bacia queste
3443 III| facea dolce da lungi~E periglioso ai naviganti invito,~Mentre
3444 II| risonar le vôlte~D’un altro Peripato, che di gravi~Salde dottrine,
3445 III| nelle tue ruine~Le ceneri perîr sante del primo~Ausonio
3446 III| ravegnan patrizio~Sì di frodi perito che Brunello~Saría tenuto
3447 III| della conchiglia~La prima perla invenne, e Doto e Proto,~
3448 III| chiamaro e Filostefana,~E Persefone, e tutte a lei de’ campi~
3449 III| abitanti; e il fiume~Li persegue mugghiando, e ne raggiunge~
3450 III| seduti al rezzo~Tra color persi azzurri e porporini,~Fèr
3451 III| caldi amplessi.~Vedi il perso arboscel che i rosei frutti~
3452 III| Il sospiro, o Signor, ti persuada.~La dea qui ruppe il suo
3453 III| Cuor semplice ed onesto è persuaso.~Allor Lica narrò quel che
3454 III| sol vivo.~Mirasi dopo una perversa gente~Cercar furendo a morte
3455 III| stolti, altri vili, altri perversi,~Tiranni molti, cittadini
3456 III| Italia imbriaca, e non ti pesa~Ch’or questa gente, or quella
3457 III| le gambe, ne si getta~I pesanti cadaveri alle spalle,~Né
3458 I| Del sole i rai dividere,~Pesar quest’aria osasti:~La terra,
3459 III| dall’alto, e giusto e buono~Pesava il fato della rea Parigi.~
3460 III| gelo~Corse per l’ossa al pescator d’Amsanto,~Quando sul capo
3461 II| indole e figura~Guizzaro i pesci, e fin dall’ime arene~Tutta
3462 II| legge che tira al centro i pesi:~Potente legge di Sofia,
3463 II| la tabe uscía sanguigna e pesta,~Che tutto gli rigava il
3464 III| traslata dell’ausonia terra,~Fu pestana nomata e prenestina.~Sua
3465 III| allor raccolte~Dalle rose di Pesto Iri coperse~La sua reina,
3466 III| s’accinse. E pria l’alato~Petaso al capo adatta ed alle piante~
3467 II| grandezza:~Anche sul dorso dei petrosi monti~Talor t’assidi maestosa,
3468 III| cantando,~E con l’arguto pettine le tele~Percorrendo, facea
3469 III| freddo e muto~Pendè gran pezza sul funesto incarco,~Poi
3470 III| dito~Tinse il ladro, il pezzente e l’assassino,~E in trono
3471 I| Per gli occhi tuoi, deh, piacciati~Voler che teco io resti.~
3472 II| Spenti gli Dei che del piacere ai dolci~Fonti i mortali
3473 III| Oh quanto nell’udir mi piacqui~Da voi nomarmi coll’antico
3474 III| cingea,~Siccome il pellican piagata il petto.~E nella manca
3475 III| vederli mi sclamai: Salvete,~Piagge dilette al ciel, che al
3476 III| in mar converso~Geme il pian ferrarese, ecco un secondo~
3477 III| rubiconde a sera~Par che piangano il dì che va mancando.~E
3478 III| discorrean le lagrime dal ciglio.~Piangean tutti d’intorno; e dall’
3479 III| Babilonico salcio, che piangente~Ami nomarti, e or sovra
3480 III| Sì che i nepoti ancor ne piangeranno.~Vidi chierche e cocolle
3481 III| boschi, urlar le rupi,~E piangere le fonti e le notturne~Strigi
3482 III| Tebe che l’antica ha vinto.~Piangevan l’aure per terrore immote,~
3483 III| congiunte, e che gli orrendi~Piangon miei mali ed il più rio
3484 I| Per alto orror la fronte.~Pians’io con essa; e profugo~Dalle
3485 I| l’orme,~E il fato incerto piansero~Di mie perdute forme.~Roma
3486 III| Xanto le sue rosee dita~Piantato; e il petto e le divine
3487 I| sulle vostre alte ruine~Pianterà colla destra onnipossente~
3488 III| intorno l’Erinni, e le fan piazza,~E allacciando le van l’
3489 III| mar britanno infino al mar piccardo.~Poi si converte ai gioghi
3490 III| dappertutto~Un gemere di rote, un picchio assiduo~Di martelli e d’
3491 III| Panaro e il picciol Reno;~Picciolo d’onde e di valor gigante.~
3492 III| Dïana un d’oro e bronzo~Gran piedestallo, su cui l’alma effigie~Collocar
3493 III| scelleranze tutte; e nullo ancora~Piegar de’ due gran carchi si vedea.~
3494 III| figli;~Nè mai lusinghe la piegâr di quanti~Déi le latine
3495 III| tremenda bilancia ancor piegava.~Quando due donne di contrario
3496 II| porte superate, e doma~Di Piemonte la valle e la lombarda.~
3497 III| pallido barlume.~Scendi, pïeria dea, di questa prava~Masnada
3498 III| casto seno~Della donna di Pietro incende e lima.~Nè di tal
3499 III| Ed amoroso per la man la piglia.~. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .~
3500 III| vincastro~Diè rabbiosa di piglio, e la percosse.~Attonito
3501 III| oh giusto Iddio!~Perchè pigra in tua mano è la saetta?~
3502 III| i tremoti, che ozïosi e pigri~Dormon nel fianco di quei
3503 II| Divincolarsi il bue, che pigro e lento~Isviluppa le gran
|