'l-assir | assis-ciane | ciasc-dirlo | dirmi-forni | forsi-inseg | insen-monde | mondi-pigro | pimpl-ripos | ripre-sitir | slanc-torna | torne-zuffo
Parte
4504 III| veloce,~E fugge e torna e slanciasi in un punto~Dall’aurora
4505 II| aspetto,~E de’ freschi ruscei smalta la riva,~L’ale spruzzasti
4506 III| precipiti e sonori~Tra scogli di smeraldo e di zaffiro~Scendono a
4507 III| improvviso~Asceser quattro smisurate larve,~Stringe ognuna un
4508 III| Tremò quell’ombra e si fe’ smorta in viso;~E sull’orme così
4509 I| mattin sì grato olezza~E smorto il capo su la sera abbassa,~
4510 II| liquida pianura.~I delfin snelli colle curve schiene~Uscîr
4511 III| orando, ei sol gli scacci e snidi.~Quindi ver’ lui di tutto
4512 III| Addolorata~Geme la terra, che snodar si sente~Le viscere, e distrar
4513 II| che fiammeggia~E par che snodi i nervi e li trapunga,~Così
4514 II| sospiro, e a quel sospir snudati~Mille brandi fuggir dalla
4515 III| nome li chiamò, palpando~Soavemente di que’ feri il petto~Con
4516 II| Stretta in santi d’amor nodi soavi.~Teco scorrea per l’infinito;
4517 III| sovverte gli altari; e la soccorre~Ministra al suo furor l’
4518 II| Co’ benefizi al mio dolor soccorri,~Gismondo, e qual di gioie
4519 III| patto il fiaccato anglo soccorse:~Frutto del suo valor non
4520 III| cavallo~E il campo colla soda unghia calpesta.~D’altra
4521 III| cotanto e maestà dagli occhi,~Soddisfami d’un detto a’ miei desiri;~
4522 I| poni~Che cerca un lungo sofferir chi cerca~Lungo corso di
4523 III| Taborre e l’onda che sul dorso~Sofferse asciutto il piè di Barïona.~
4524 III| Lunghe e dure m’avrei doglie sofferte,~Se Eurinome, la bella Ocëanina,~
4525 I| occulto e memore~Del già sofferto scorno,~Temei novella ingiuria,~
4526 II| streghe. In tenebrose~Nebbie soffiate dal gelato arturo~Si cangia (
4527 III| porse aita,~E con la mano le soffolse il fianco.~Poi, seguendo,
4528 III| Aronni e i Calebidi~De’ quai soffolto e coronato ha il fianco.~
4529 III| bei fior penuria unqua non soffre.~Felice l’aura che vi bacia
4530 III| vedea quell’onoranda~Di sofi compagnia, curva le fronti,~
4531 III| Contratto, e al par del manto~Di sofo ha caro l’afrodisio mirto;~
4532 II| l’eccidio e l’orror della soggetta~Colpevole Natura, ove l’
4533 III| lena~Da quattro parti sul soggetto piano,~Svelte, atterrate
4534 III| terrore,~Un domandare, un sogguardar sospetto,~Una mestizia che
4535 II| corpi mirar negli elementi~Sogliono al gorgoglío d’acre vasello~
4536 II| sovente di mie notti il sogno,~E pietosa a posarti in
4537 I| ogni astro in faccia al sol. —~
4538 III| nembi; e come lampo~Che solca il sen della materna nube~
4539 III| queste vene~Tutte quante solcate. E sì parlando,~Scosse i
4540 III| repe e busca ruffianando il soldo;~Qual è spia; qual il falso
4541 III| leggi; il gran patto era solenne;~Ma fu calpesto. Si trattò;
4542 III| ove alla luce aprîrsi~I solerti di Plinio occhi veggenti,~
4543 II| erta del monte ascenderai soletto,~Di me ti risovvenga, e
4544 III| fonti e le notturne~Strigi solinghe, e ulular cagne e lupi;~
4545 II| strugge.~Giorni beati, che in solingo asilo~Senza nube passai,
4546 I| perdute forme.~Roma di me sollecita~Se ’n dolse, e a’ figli
4547 III| ciò che a lei si volve.~Sollecitando poscia la sua traccia~L’
4548 III| crudel su l’auree teste~Si sollevâr le chiome agl’immortali,~
4549 III| comparía,~E su tutti gigante sollevarse~Coll’omero sovran si discopría~
4550 I| Disprezzator sembiante:~Là sollevarsi d’Eschine~La testa ardita
4551 I| furor, fuggi il sospetto~De' sollevati; nel cui pugno il ferro~
4552 III| Alto incendio da tutte si solleve.~Arme fremon le genti, arme
4553 III| aura non muove,~Che un crin sollevi della fronte: il rivo,~Il
4554 III| Più rivolsi laggiù, dove soltanto~S’acquista libertà quando
4555 II| De’ vostri mali allevïò la soma:~Ei vi fe’ ricchi ed eleganti
4556 II| assorba il nulla, e tutto lo sommerga~Nel muto orror della seconda
4557 III| Negli atlantici flutti si sommergono,~E tutto ferve per burrasca
4558 III| le procelle~Che del Varo sommersero l’antenne~Per le sarde e
4559 III| non aver si pente~Da pria sommersi i mal raccolti abeti.~Mugge
4560 III| faccia~Scopriasi tutta del sommerso piano.~Guarda, disse Giunon
4561 III| polve~In devoto cadendo atto sommesso,~Di Dio cantaro la bontà
4562 III| Le pupille celesti anco sommette.~Quando il gran padre degli
4563 III| zelo, arte o possanza~Di sommi sacerdoti all’onor primo~
4564 III| colpi usciro,~Che di pianto sonanti e di ruina~Fischiar per
4565 II| il secol mio! memoria~Non sonerebbe sì dolente al mondo~Di mie
4566 III| odii segreti e i morbi e i sonni~E gli amor ne curava e i
4567 II| la procella del mio cor sopita.~Io balzo fuori delle piume,
4568 II| grembo,~Che poi sovra i sopiti egri mortali~Piovon di perle
4569 III| Pluto~Mena le vive, ed or sopore infonde~Nell’umane pupille,
4570 III| ondeggianti.~La volubile bruna sopravvesta~Da brune penne ventilata
4571 III| questi i baci? e ch’io,~Ch’io sopravviva?... E non seguì; ma stette~
4572 III| patria n’ebbe e l’ultimo soqquadro.~Udii di Cristo i bronzi
4573 III| Agatirsi ama preporre~Del Soratte gli scalzi sacerdoti.~Già
4574 III| de’ tristi, che, alla voce sordi~Di natura e del ciel, nè
4575 III| presentâr spumanti; una dicendo:~Sorga da questo sangue un qualcheduno~
4576 II| Dall’umile mio letto anch’io sorgendo~A salutarlo m’affrettava,
4577 II| scaturir dovesse~La torbida sorgente? Oh saggio! oh solo~A me
4578 I| tuo splendor vestita,~E le sorgenti apparvero,~Onde il creato
4579 III| strano tumulto,~Quando a sorgere in piè le porse aita,~E
4580 I| il peso.~Virtude e Amor sorgevano~Con un medesmo volo;~Ed
4581 II| pianure, e gioghi aspri sormonta;~E tutta la persona entro
4582 III| Alzò l’arco del ciglio, e sorridea)~Colle dita venía bianco-rosate~
4583 III| sazio~Lo sguardo, e steso sorridendo il dito;~Con fiera dilettanza
4584 II| E altero di sè stesso, e sorridente~Su i benefizi suoi l’aureo
4585 II| l’insúbre,~Dalle Grazie sorrisa e dalle Muse?~Qual tempio
4586 III| Propinando a vicenda, e in larghi sorsi~L’obblio beran delle passate
4587 III| nèttare celeste; ed ella un sorso~Nè pur gustò dell’immortal
4588 III| Cristo, a lui che il regno~Sortì minor del core e della mente:~
4589 III| alta cortesia, che il ciel sortille,~Più che consorte, amico.
4590 III| Maia il figlio e la marina~Sorvolando, levossi all’erte cime~Della
4591 III| diersi a far parole,~Quasi sospeso il sempiterno strazio.~A
4592 III| credette:~E in quel sospetto sospettò cangiata~La sua sentenza,
4593 III| riguardar si volse~Tutta ancor sospettosa e sbigottita.~Ma dolce con
4594 III| d’una fonte nera~I lupi sospettosi e vagabondi~A ber venuti
4595 III| vegliar d’Esperetusa~Il sospettoso mauritano Atlante;~Finchè
4596 III| con ira~Un degli spettri sospingendo il venne~Sotto il taglio
4597 III| altro: Entrate.~Su e giù sospinte le Speranze nude~Van zoppicando,
4598 II| ben trovate cifre avrían sospinto,~Pregustava la gioia, e
4599 III| dolenti~S’odon nel parto sospirar le spose;~E in disparte
4600 III| Disser l’ultimo vale, e sospiraro.~E quindi in riverente atto
4601 III| volgea lo sguardo indietro,~E sospirava. Sul piè stanco alfine~Mal
4602 I| Bonaparte,~Ma invidiollo e sospirò.~Ombra illustre, ti conforti~
4603 III| Lazio i lidi.~Ivi sull’ara Sospita le genti~L’invocheranno;
4604 III| e in un confusi~N’andâr sossopra i vasi d’oro e l’urne~Degli
4605 III| fusa e disfatta~La pubblica sostanza; or la meschina~Perdendo
4606 III| diè segno agli altri~Di sostarsi e cessar per lo rispetto~
4607 III| virtude il fio si paga,~Sóstati e m’odi. In quella spoglia
4608 III| Chi la cadente vita gli sostegna,~Chi sovra il desco gli
4609 III| impotente~De’ tuoi nemici a sostener la guerra;~E il reo felice
4610 II| Se il ciel non crolla, a sostenerlo in trono.~Di selvaggia per
4611 III| pio voler si nieghi,~Gli sosterranno il destro braccio e il manco~
4612 II| poi cede,~E un pensiero sottentra ed un desío,~Disperato desío.
4613 III| volsca regïone~Per cento cave sotterranee vie~Vengon sovente a visitarsi
4614 III| fece. Ne sentiro il puzzo~I sotterranei zolfi e le piriti~E gli
4615 III| E non seguì; ma stette~Sovr’essa immoto con le luci
4616 III| gigante sollevarse~Coll’omero sovran si discopría~E colle chiome
4617 II| reggesti del Pittor d’Urbino~I sovrani pennelli, e di quel d’Arno~«
4618 III| sdegnosa e in atto altero.~Sovresso un marmo sepolcral seduta~
4619 III| esule nemica i simulacri,~Ne sovverte gli altari; e la soccorre~
4620 III| Feronia turbossi, e amare e sozze~Dalla pietra natía spinse
4621 III| salta in bigoncia dallo spago;~V’ha chi versuto ciurmador
4622 III| Intrinseca le gira e le spalanca.~Risonò d’un fragor profondo
4623 II| universo cadano le mura,~E spalancando le voraci grotte~L’assorba
4624 III| alla vorace~Squallida fame spalancò le porte,~E chi serrarle
4625 III| il dito,~Gli occhi e la spalla brontolando torse.~Strinse
4626 III| or ama.~Ella di Borda e Spallanzan la faccia~E di Parin sol
4627 III| Aspettando chi primo il suo cor spanda.~Luogo è d’Olimpo su gli
4628 III| tal dalle muscose erbe si spande~Una fragranza, che da lungi
4629 III| Tesèo. Gonfiata ed aspra~Spandeasi d’oro con argentee spume~
4630 III| fonte.~Vidi in vuoto liceo spander Palcani~Del suo senno i
4631 III| sovra i laghi e i fonti~Spandi la pioggia de’ tuoi lunghi
4632 III| arpe e le cetre, onde si sparge~Di pia dolcezza il cor degl’
4633 III| intorno tutte~Della maga spargea le rilucenti~Tremende case,
4634 III| dita venía bianco-rosate~Spargendolo di fiori e di mortella,~
4635 III| su i nostri occhi Morféo~Sparger ricusa la letea rugiada,~
4636 III| ricordo,~Mise un grido e sparì. Mentre fuggía,~Si percotea
4637 III| diffonde e solve~Con immenso sparpaglio. Il crin si straccia~Il
4638 III| la selva~Senza freno lo sparsero. La vampa~Esagitata rugge,
4639 II| colline, e tutta in faccia~Di sparsi armenti biancheggiar la
4640 I| le vie d’Atene,~E n’ebbe Sparta invidia~Dalle propinque
4641 I| Su quel lauro in chiome sparte~Pianse Francia, e palpitò:~
4642 III| Se il vuol, qua dentro a spaventarmi questo~Seduttor di fanciulle
4643 III| Mugge volta a ritroso e spaventata~Dell’Eridano l’onda, e sotto
4644 II| eterno~Le sembianze falsando, spaventosa~Fra le nubi s’affaccia,
4645 II| diletto,~Stringe uno scheltro spaventoso, armato~D’un orïuolo a polve
4646 II| sommo Facitor su l’orme~Spazïando, con esso preparavi~Di questo
4647 III| fiera dilettanza in poco spazio~Strinsersi tutti, e diersi
4648 III| lauro non mai scosso~La spazïosa fronte, e sui ginocchi~Epico
4649 III| attento~Al piano che s’avvalla spazïoso~Fra l’ánsure dirupo ed il
4650 III| e le nebbie e le tenèbre~Spazza il vento sì ratto, che più
4651 III| belle alme s’apprende,~Le spedisti dal ciel, di tua divina~
4652 III| figliuol di Maia, a ciò spedito,~Non fu tarda l’aita in
4653 II| di Sofia cultor felice, e speglio~Di candor, d’amistade e
4654 III| atterrarlo, incenerirlo,~E spegnere con esso ogni vestigio~Dell’
4655 III| abbattete,~Distruggete, spegnete. Altari e templi~E città
4656 III| Dio parola. Tu che l’alto spegni~Patrio delirio, e Francia
4657 III| Poppa, che grave di cotanta spene~Già di Libia fendea l’ampia
4658 I| fortuna~Egra è sì, ma non spenta. Empio sovrasta~Il fato,
4659 III| pochi o muti o insidïati o spersi.~Inique leggi, e per crearle
4660 III| Traverso all’ombra sanguinosa e spessa,~Vide in su per la truce
4661 III| sorriso~Che di dolcezza avria spetrati i monti,~Ed acchetato il
4662 III| di doglia generosa~Allo spettacol fero e miserando~La conversa
4663 II| Euripo è il flutto che si spezza~Contro gli scogli della
4664 III| Appennin, l’alte tue cime;~E spezzata temesti la catena~Che i
4665 III| La vendetta di Troia, e spezzeranno~D’Agamennon lo scettro in
4666 III| Della vinta Dodona. In su la spiaggia~D’Anzio diletta Venere trasporta~
4667 III| Parini, e la severa~Fronte spianando balenò, siccome~Raggio di
4668 I| vecchi padri il giubilo~Spianò le fronti annose.~Così fur
4669 III| occhi a mirar, che il ciel spïarno~Tutto quanto, e, lui visto,
4670 III| di sua mano un ramoscel spiccando~Della scesa dal ciel pianta
4671 II| tigre e il leopardo in alto~Spiccarsi fuora della rotta bica,~
4672 III| e con tal d’ali remeggio~Spiccasi a volo. Occhio mortal non
4673 III| nel cor della gelosa,~Che spiccossi qual lampo e rabbuffata~
4674 III| alte loro parole; e siano spiedi~A infame ciurma che alle
4675 III| sorriso~D’amor; nè dirlo nè spiegarlo appieno~Pur lingua lo potría
4676 III| egli dunque sull’Orebbe, e spieghi~Alto le palme; e, s’avverrà
4677 III| duolo;~E di sua libertà spietato e baldo~Tuffò le stolte
4678 III| saprà dalla natía~Fiorita spina, e d’Imeneo sull’ara~Con
4679 III| valle e la collina,~D’acute spine circondò le rose,~Ed accanto
4680 II| sublime~Per l’azzurro del ciel spingea le rote.~Allor sul fresco
4681 III| prima Appio, che in mezzo~Spingerà delle torbide Pontine~Delle
4682 II| all’orlo~D’un abisso mi spingo. A riguardarlo~Si rizzano
4683 III| E alternando il parlar, spinser le piume~Là dove fa la lira
4684 III| Nessun mi tocchi.~Ver’ lei mi spinsi, e dissi: O tu che spiri~
4685 I| trecento con Pluto a cenar spinti.~E noi lombardi petti, e
4686 III| corruppe, ed un orrendo~Spiraglio aperse, che conduce a Dite.~
4687 III| fra’ ladroni~Perdonando spirava ed esclamando:~Padre, padre,
4688 III| le placate onde leggieri~Spiravano i favonii, e in curvi solchi~
4689 III| spinsi, e dissi: O tu che spiri~Dolor cotanto e maestà dagli
4690 III| più bella~Su la fronte splendea l’alma serena,~Come in limpido
4691 II| cielo,~Pieno d’alto saver, splendesti allora,~Dotto Paciaudi mio;
4692 II| sue fiamme ti ravvolgi e splendi.~Tu del nero aquilon su
4693 I| la ruina~Render superba e splendida~La povertà latina.~Pianser
4694 III| operose officine, e di volanti~Splendidi cocchi fervida la via,~E
4695 II| ingegno~Sì lieta aurora e splendido meriggio,~Non forse avrebbe
4696 II| ebber dal poter de’ tuoi splendori~Vita le cose inanimate e
4697 II| marmi i duri alpestri dorsi~Spoglian le balze tiburtine, e il
4698 III| latina?~La gola e ’l sonno ti spogliâr de’ casti~Primi costumi,
4699 II| Che agli occhi di quaggiù, spogliate alfine~Del reo presagio
4700 III| congrega~Che la sugge la spolpa e la maciulla:~Il furto,
4701 II| aspetto,~E stendendo la man spolpata e lunga,~Con lo scettro
4702 III| da’ gorghi imi commoto,~Sporge il capo divino, e, al carro
4703 III| immondi~Al sanguigno ruscel, sporgendo il muso,~L’un dall’altro
4704 II| ardir novello~All’avene sposar di Siracusa,~Vanne al fior
4705 III| canto che il chiomato bardo~Sposava al suon di bellicosa lira.~
4706 III| del fratello~O dell’amato sposo? chè son questi~Certo i
4707 III| Una vil mia nemica, una spregiata~Di boschi abitatrice, il
4708 II| e fra’ tiranni.~Non più spregio di noi, non più negletta~
4709 III| del forte nè del vil lo sprezzo,~Tu verace consegna alla
4710 III| fracasso~Dall’ëolie spelonche sprigionati~S’avventâr su l’incendio,
4711 III| Cocito in man le caccia,~E la sprona e l’incuora alla battaglia~
4712 II| ruscei smalta la riva,~L’ale spruzzasti al vagabondo insetto,~E
4713 III| montagna,~Con l’immenso suo spruzzo li flagella,~E di paura
4714 III| pietose in cavo speco,~A cui spumante intorno ed infinita~D’Oceàn
4715 III| vestiti a bruno~Le presentâr spumanti; una dicendo:~Sorga da questo
4716 III| Tremolar diresti~L’onde e rotte spumar dai bianchi petti~Delle
4717 III| guerriero in su la guancia.~Spumava la tirrena onda suggetta~
4718 III| col Xanto pugnai, quando spumoso~Co’ vortici ei respinse
4719 III| dolce in petto la pietà ti spunta,~Albergo io m’ebbi: manigoldo
4720 III| Perchè tante perir misere squadre~Per la causa de’ vili? Ahi!
4721 III| toglieva ogni riposo.~Giacean squallidi, nudi, irti i capelli,~E
4722 III| pieni tiranni in una cena.~Squallido macro il buon soldato e
4723 III| de’ fati è il corso) alto squallore~Lo coprirà; nè zelo, arte
4724 III| faville~E i tronchi capi e le squarciate pance,~Agitando la face
4725 II| alla cui voce il seno~Si squarciò dell’abisso fecondato,~Dove
4726 III| pioggia ad ogni scossa.~Squassan altri un tizzone, altri
4727 III| i cozzi ed un clangor di squilla.~Quindi gemere i boschi,
4728 III| e nell’opima~Itala terra stabilir più fermo,~Più temuto il
4729 III| abbracciai spirto defunto.~Mi staccai da’ miei cari: e di Milano~
4730 II| ancora non osai dall’alto~Staccar l’incerto piede, e coraggioso~
4731 III| capo scemi~Delle rauche di stagno abitatrici,~E di Galvan
4732 III| disparte frattanto un aureo stame~Al fatal fuso ravvolgean
4733 III| alimento~Lambe gli aridi stami, e di pallore~Veste il suo
4734 II| parte ombre e paure,~E muta stammi e scolorita innanzi~Qual
4735 III| giorno, e di grand’orme~Stampâr l’arringo degli eterei calli.~
4736 III| fra le mandre Ulisse~Non stampò di ferine orme il terreno~
4737 III| Pria le gagliarde e poi le stanche e zoppe.~Cupo regnava lo
4738 III| fino alla truce~Adria, ove stanchi già del lungo corso~Trenta
4739 | stando
4740 III| nome fa tremar la terra.~Stanle intorno l’Erinni, e le fan
4741 | Star
4742 | starà
4743 | state
4744 II| origine tua trovar potranno?~Stavasi ancora la terrestre mole~
4745 III| merto giacente in su gli stecchi.~E la patria frattanto,
4746 II| contemplar poneami,~Che tra gli steli brulica dell’erbe,~E il
4747 III| balli~Ricominciar delle stellate rote.~Più veloci esultarono
4748 II| alle gote più ridenti, e stende~Da per tutto la falce ruinosa.~
4749 I| ascendere~Il giovinetto Orfeo.~Stendea le dita eburnee~Su la materna
4750 III| orror portando e morte.~Stendean Reno e Panár le indomit’
4751 II| ancora i miei martíri.~E come stenderò su le ferite~L’ardita mano,
4752 III| il ciel vïaggia e orrendo stendesi~Su la bionda vallea, quando
4753 II| IL 18 FRUTTIDORO ANNO V~ ~Stendi, fido amor mio, sposa diletta,~
4754 I| insanguinato~Ferocemente stendono sull’urna~Lamagna e Francia
4755 III| Gradivo la feroce schiatta~Sterminar de’ Lapiti: aver da Giove~
4756 III| Emilia pur anco è la semenza;~Sterpane i bronchi, e la vedrai fiorita.~
4757 I| E con diletto al vomere~Stesi la man divina.~Su l’orme
4758 I| Mirabil arte, ond’alzasi~Di Sthallio e Black la fama,~Pèra lo
4759 III| nel mio volere (e per la stigia~Onda lo giuro) che l’achea
4760 III| guida.~Questo fe’ lo mio stil leggiadro e franco~E il
4761 III| la dolce~Lagrima di Lieo stillan le viti.~Lieve lieve radendo
4762 III| di dolcezza il vanto.~Ma stillante più ch’altri ibleo sapore,~
4763 III| forsennato~Con le man tese e co’ stillanti crini~Per la balza scorrea;
4764 I| di miele e balsamo~Tutte stillar le fronde:~Gli amplessi
4765 II| e gli arbuscelli~Grato stillâr dalle cortecce il pianto;~
4766 III| infinito tesoro e l’oceàno~Ove stillato ogni venen si bee.~Finse
4767 III| antiqua~Di vittime nefande stimolati,~A sbramarsi venían la vista
4768 III| dar volta, e mugolando~A stiparsi, e parer vento che rotto~
4769 III| pensier. S’alza di crebre~Stipe un nembo e di foglie e di
4770 III| famiglia,~Propagarne le stirpi, e cittadina~Dell’ausonio
4771 III| pingui cólti, e le falci e le stive~In duri stocchi e in lance
4772 II| degno del senno~Che della Stoa dettò l’irte dottrine,~Ma
4773 III| aquilone,~In mano aventi uno stocco affilato~E percotenti ognun
4774 III| matura~Cinge il primo la stola, e qual di cigno~Apre la
4775 III| lo scettro e lacerar le stole.~A me piuttosto, a me che
4776 II| desío. Ritto su i piedi~Stommi, ed allargo le tremanti
4777 III| sepolta è la natura!~Non stormisce virgulto, aura non muove,~
4778 III| doglia accompagnava.~Non stormiva una fronda alla foresta,~
4779 III| nè potendo il duro~Fato stornar, nel suo segreto il chiuse;~
4780 III| intanto e le querele~Derise e storpie gemono alle porte~Inesorate
4781 II| vacilla, e par che caggia.~Stracciato e sparso d’aurei gigli indossa~
4782 III| Cristo in sacramento.~Tutto è strame letame e putridame~D’intollerando
4783 III| carboni di fiammelle.~Sotto la strana rubiconda pioggia~Ferve
4784 I| al vento~La salma in alto strangolata e nera.~Gli angeli dal Calvario
4785 III| suoi figli, e a tal lo dona~Stranier, cui meglio si daría gramigna.~
4786 I| Fonte amara ognor ti fu,~Di stranieri e crudi amanti~T’avea posta
4787 III| sbarra,~I figli, i figli strappagli dal fianco;~E del pungulo
4788 III| costoro empio furore~A gittar strascinato (ahi! parlo o taccio?)~De’
4789 III| luna indebolite e rotte.~Strascinavasi quivi un mansueto~Di ministri
4790 II| il campo~Ai lemuri e alle streghe. In tenebrose~Nebbie soffiate
4791 III| fredda onda, che gorgoglia e stride.~Rimbomba la caverna, e
4792 III| Nidi e i covili abbandonâr stridendo~E ululando smarriti, e senza
4793 III| lauro; e le loquaci chiome~Stridono in capo al berecinzio pino,~
4794 III| molce con lungo~Sonnifero stridor l’ombra notturna;~E Filomena
4795 III| opre del giorno, e muto lo stridore~Dell’aspre incudi e delle
4796 III| e i campi~Fêr di lunghi stridori e di lamenti.~N’ulularono
4797 III| piangere le fonti e le notturne~Strigi solinghe, e ulular cagne
4798 III| d’abisso si partìa~Vòta stringendo la terribil ugna.~Come lion
4799 III| altri d’amicizia i detti.~Lo stringersi a vicenda e il dimandarse~
4800 III| Giunon, chè rabbia e tema~Le stringono la mente; e par tra’ ferri~
4801 III| dilettanza in poco spazio~Strinsersi tutti, e diersi a far parole,~
4802 III| corsi ombra leggera,~E gli strinsi, e sentii tutta in quel
4803 II| rabbuffa e la tempesta.~Striscia di sangue il collo gli viaggia,~
4804 II| accenso~Rugghiano i tuoni e strisciano i baleni.~Ma sotto il vel
4805 III| Viver sommerse: ma novello stroppio~La patria n’ebbe e l’ultimo
4806 II| tarlo roditor, logora e strugge.~Giorni beati, che in solingo
4807 III| Più ch’altre in pianto si struggea Diana.~Al pregar dell’afflitta
4808 III| immensi volumi alla pianura;~E struggendo venian le furibonde~La speranza
4809 III| sguardo, ed io la polve~Strumento fo del mio voler. Qui tacque~
4810 III| Ad or ad or si volge, e studia il passo~Pel compagno tremando
4811 III| abito bruno~Venía poscia uno stuol quasi di scheltri,~Dalle
4812 III| ratto intorno le si fea lo stuolo~Di quell’ombre beate, onde
4813 III| pianto segreto;~E l’ombra si stupía, quinci vedendo~Lagrimoso
4814 III| accenna.~Lasciò l’irresoluta e stupid’onda~D’Arari a dritta, e
4815 I| le piante: anche la rude~Stupida pietra t'ammaestra, e chiude~
4816 III| sidicino montanar v’affisse~Stupido il guardo, e sbigottissi,
4817 III| Senza un Camillo, a che stupir, se avaro~Un’altra volta
4818 III| quella piova~Che fe’ lo stupro dell’acrisia torre.~Quest’
4819 III| occidental percosse;~E una súbita fonte cristallina~Scaturì
4820 III| pastorale, e tutta~In un súbito, ahi! tutta ebbe sepolta~
4821 III| tempo e il modo~De’ futuri successi: e non diè fine~All’austero
4822 III| Chè di tanto fu degno) il successore~Di Romolo traeva. Ivi le
4823 III| Ilare il volto, e l’abito succinta,~Le corse incontro con la
4824 III| santo simulacro~Tremò, e sudante (maraviglia a dirsi!)~Torse
4825 III| taciturne;~Starsi i fiumi, sudar sangue le pie~Immagini de’
4826 III| Spumava la tirrena onda suggetta~Sotto le franche prore,
4827 III| in pace e in guerra~Farà suggetto il mondo, e quanta insieme~
4828 III| Empion le tazze di nocenti sughi.~Chioma e volto di lauro
4829 III| gote,~Del cui fragrante sugo hanno in costume~Le amorose
4830 III| dell’ali del pensiero~Per le sulfuree vie corse la fiamma~Licenziosa,
4831 III| Siccome fra cortesi alme si suole.~E questi, e l’altro, e
4832 I| trapassa.~Tace la terra, e suonano~Del ciel le vie deserte:~
4833 III| e le frecce, onde famosi~Suonâr di caccia fragorosa un giorno~
4834 III| Aurunci~Venerevoli padri alto suonava~E glorïoso fra le genti
4835 III| umane d’amarezza asperse!~Suonò fra la vittoria orrendo
4836 III| sciolte i capelli~Consorte e suora ad abbracciarlo, e gli occhi~
4837 II| Grandezza e Maestà, tue suore antiche~Che ti chiaman da
4838 II| gagliarda~Le cozie porte superate, e doma~Di Piemonte la valle
4839 III| vago aspetto alma chiudendo~Superbetta, d’amor tutte parole~La
4840 III| misfatti onde mai possa~La loro superbir semenza iniqua.~Erano in
4841 II| e figlia,~La brulicante superficie aprío.~Dalle gravide glebe,
4842 I| coraggio~Te quel grande superò:~Afro, cedi al suo paraggio;~
4843 II| quasi mi copriva: ed ora~Supino mi giacea, fosche mirando~
4844 III| meschina~Perdendo merca e supplicando accatta.~Scorre a fiumi
4845 III| tiranni la voce; e fu delitto~Supplicare e mostrar la sua ferita.~
4846 III| figli, le ginocchia a terra;~Supplichiamo agli dèi, che certo in ira~
4847 III| e contemplando andrai.~E supplicio ti fia la vista orrenda~
4848 III| dritto i rai.~Perchè l’uom surga e il suo tiranno uccida,~
4849 III| rammenta quel dì che fra voi surta~Su l’Olimpo contesa, avventurarmi~
4850 III| Nè a verun degli dèi, che surti in piedi~Erano, al suo passar,
4851 III| aggira e si lamenta~In val di Susa e arretra per paura~Qualunque
4852 II| belle e chiari i regni,~Suscitando allegrâr Febo e Sofia.~Tu
4853 III| libertà mandato~Sul Tebro a suscitar le ree scintille.~Stolto,
4854 II| dunque potero~Non preveduto suscitarmi in seno~Tanto incendio d’
4855 III| padre: chi da’ marmi bui~Suscitò l’ombra tua? — Concittadino~
4856 I| mirmidóni e delle trombe,~Sussurrando vendetta alzan la testa.~
4857 III| allor che ciechi aggira~I sussurri forier della tempesta.~Mentre
4858 II| morte onde que’ feri~Van susurrando, simiglianti a tuono~Che
4859 III| che tuoni dal suo monte, e svegli~L’addormentata Italia, e
4860 II| fatica di tue dita aspetta:~Svegliami l’armonia ch’entro le cave~
4861 I| L’Olimpo e l’infinito.~Svelaro il volto incognito~Le più
4862 III| Atlante;~Finchè di là la svelse il forte Alcide,~Spento
4863 III| procaccia;~E percosso l’ovil, svelta l’aprica~Vite appiè del
4864 I| leggi, i traditor felici,~E sventurato il giusto.~Quindi vedi calar
4865 III| Via di qua,~Via di qua, svergognata! E in questo dire~Il bianco
4866 III| servaggio;~Anime stolte, svergognate e lorde~D’ogni sozzura.
4867 III| anco parve~Che del furor svïato avría l’effetto.~Ma fier
4868 II| DEDICATORIA DELL’AMINTA DI T. TASSO~A NOME DEL TIP. PARMENSE
4869 III| rincontro folgorando i sui~Tabernacoli d’oro apriagli il sole;~
4870 III| sallo Esdrelona,~Sallo il Taborre e l’onda che sul dorso~Sofferse
4871 III| Del Vulturno arenoso e del Taburno.~Corser da tutte le propinque
4872 III| e prega che di lor non taccia.~Ed ecco a suo rincontro
4873 III| sicure dal furor di Giove~Tacean d’Ato e di Rodope le rupi,~
4874 III| volti e le contese,~Che non tacenti ma parlanti e vere~Quelle
4875 III| Larina, il miserando fato~Non tacerò, se a tanto il cor resiste,~
4876 III| scanni e di berillo~Si locàr taciturni e riverenti.~D’ogni parte
4877 III| furore ancor la si periglia?~Tacquesi; e tutta la pupilla aprío~
4878 III| ricordar siccome amai nè tacqui~La pubblica ragion, sin
4879 III| Alla caduta dell’acciar tagliente~S’aprì tonando il cielo,
4880 III| proscritti~Popoli interi, e di taglienti scuri~Tutte ingombre le
4881 III| fragorosa un giorno~Del Taïgeto e d’Erimanto i boschi,~Ed
4882 III| adatta ed alle piante~I bei talari, ond’ei vola sublime~Su
4883 III| e ne raggiunge~Altri al tallone, e li travolve; ed altri,~
4884 II| ardua antica mole, a cui talora~La folgore del cielo il
4885 | taluno
4886 III| zuffoli e di pive,~Ma di tamburi e trombe e di tormenti:~
4887 II| Della Neva, dell’Istro e del Tamigi.~Volgi il guardo d’Italia
4888 III| che di notte~Lascian la tana, e taciturne e crude~Van
4889 III| Mentre un pugnal battuto alla tanaglia~De’ fabbri di Cocito in
4890 III| cangiato in pastoral l’acciaro!~Taque ciò detto il disdegnoso.
4891 I| vilipeso onore.~Vivi, o signor. Tardissimo~Al mondo il Ciel ti furi,~
4892 II| le corporee forze,~Qual tarlo roditor, logora e strugge.~
4893 III| posposi io stesso,~E sul Tarpeo recai dell’Ida i tuoni~E
4894 III| còrse onde sorelle.~Ei sol tarpò del franco ardir le penne;~
4895 II| DEDICATORIA DELL’AMINTA DI T. TASSO~A NOME DEL TIP. PARMENSE
4896 III| ognun che per la via~Del Tau la fronte non vedean segnato.~
4897 III| aspettando, entro si chiude~A’ taumanzii vapori, e taciturna~Su le
4898 III| simulacro insanguinato~Dalle tauriche sponde alle tirrene.~In
4899 III| a cui non abbia~L’ucciso tauro appien sazie le canne,~Anche
4900 III| fe’ dolce, e la vestía~Di tebani concenti e venosini.~Parea
4901 II| franco,~Quando su l’Alpi la tedesca e sarda~Rabbia ruggiva;
4902 III| verrà, che largamente reso~Tel vedrai, non temerne, e i
4903 I| Del già sofferto scorno,~Temei novella ingiuria,~Ed ebbi
4904 II| Balza atterrito, squarciata temendo~Sul suo capo la terra e
4905 III| via, nè alcun domanda~Per temenza d’udire cosa dura;~Tale
4906 III| de’ templi, ed involato~Temer le genti eternamente il
4907 III| intanto il dito si mordea~La temeraria Libertà di Francia,~Che
4908 I| ed altra~Gente di voglie temerarie e prave.~Ella passa e non
4909 III| bassa,~Scorre il Tumulto temerario, e il Fato~Ch’un ne percuote
4910 III| largamente reso~Tel vedrai, non temerne, e i muti altari~E le cittadi
4911 III| alte tue cime;~E spezzata temesti la catena~Che i tuoi gioghi
4912 I| sono;~Ma i voti miei non temono~La luce del tuo trono.~Anche
4913 III| copría l’antico senno~La temperanza, che de’ turpi affetti~Doma
4914 III| ritenta.~Mugge fra tanto tempestosa e scura~Da lontan l’onda
4915 III| campi~D’Africo e d’Euro i tempestosi assalti.~Già tutta la gran
4916 I| l’anima fella:~Dio tra le tempie gliel’avea confitto,~Nè
4917 I| voi che sole d’alcun dolce~Temprate il molto amaro~Di mia trista
4918 III| imperïoso~Contro il lor petto le temute serpi~Chinar dell’aurea
4919 I| indocili elementi.~Dalle tenaci tenebre~La verità traesti,~
4920 II| pensieri~Che del sublime un dì tenean la cima.~Or che giacquer
4921 III| bianche; e le nebbie e le tenèbre~Spazza il vento sì ratto,
4922 II| baleni.~Ma sotto il vel di tenebror sì denso~Non ti scorge del
4923 II| lemuri e alle streghe. In tenebrose~Nebbie soffiate dal gelato
4924 III| basso;~Di ritroso fanciul tenendo il metro,~Quando la madre
4925 III| giacinto,~Ed abbondanti tenerelle erbette,~Che il talamo forniro;
4926 III| studio e pazïente cura~I tenerelli parti ne nudría,~Castigando
4927 I| vanto;~E i dolci modi e teneri~Narrar, dell’alme incanto.~
4928 III| sospetto alto la prese,~Che si tenesse in quelle forme occulta~
4929 III| mercede,~Su questi carmi, che tentando or vegno,~Di quel nèttare,
4930 II| suo tiranno, io dico;~Che tentate infelici? Ah! se tal guerra~
4931 III| capo fra le nubi ascose,~E tentò porlo in ciel la tracotante,~
4932 III| perito che Brunello~Saría tenuto un Mummio ed un Fabrizio,~
4933 I| col rival Demostene~Alla tenzon si scalda.~Forse restar
4934 I| spettacolo!)~Le colpe e le tenzoni,~Ond’ei d’Europa e d’Asia~
4935 I| Venere~Poi lo chiamò la folle~Teologia di Cecrope,~E templi alzar
4936 I| Lungo corso di vita. Oh mia Teresa,~E tu del pari sventurata
4937 II| fracassato mondo allor le terga~Darai fuggendo, e su l’eterea
4938 III| le gran corna~Mai non si terge, e strepitoso e torbo~Empie
4939 III| addolorato spirto, e, le pupille~Tergendo a dire incominciò: Tu vedi,~
4940 III| fiumi si dilunga,~E sempre a tergo ha la tremenda Giuno,~Che
4941 III| macello.~Tolta al dolor delle terrene pugne~Apriva intanto la
4942 I| Incontro a lui di fulmini terreni,~E forza in van lo crolla
4943 II| Cadmo partorita,~E nell’armi terribili del vero~Fulminando atterrasti
4944 II| e la lombarda.~Ei vi fe’ tersa e lucida la chioma;~Ei,
4945 II| alle carole.~Della danza Tersicore guidava~I volubili giri;
4946 I| la man lo scritto.~Ma più terso il rendea l’anima fella:~
4947 III| giù la tira~Il poter delle tessale canzoni.~E l’occhio sotto
4948 I| colonne usciro.~Si lamentaro i tessali~Alpestri gioghi anch’essi~
4949 III| clamide regal che di sua mano~Tessè Minerva, e d’auree frange
4950 I| pastorelle,~Che m’insegnaro a tessere~Le lane e le fiscelle.~Guidai
4951 II| i lombardi~Elmi la lidia tessitrice ordisce~L’ingegnosa sua
4952 III| inauspicate~I cantici, le faci, i testimoni;~Questo alla nuova del Tonante
4953 III| Nobilmente severo si procaccia~Testimonianza il senno ed il consiglio.~
4954 III| Qual è spia; qual il falso testimonio~Vende pel quarto e men d’
4955 II| gioia, e della sorte~Già tetragono ai colpi si sentía.~Preser
4956 III| il diadema ne crolla e la tïara.~L’una raccolse dell’umane
4957 II| Roma udillo, e la lupa tiberina~Sollevò il muso e si fe’
4958 III| il fratello~Di Catillo e Tiburte; e non lontano~Era di Cinzia
4959 II| dorsi~Spoglian le balze tiburtine, e il monte~Che Circe empieva
4960 II| miglior del mio pensiero~Tien della vera nobiltà la cima~
4961 III| lambrusca, e s’altro in serbo~Tieni di meglio; chè mostrarci
4962 I| tranquillo e fra baleni~Tienvi sopra il suo dito e l’assecura.~
4963 I| Senna, ascoltami,~Novello Tifi invitto:~Vinse i portenti
4964 II| imperator della foresta:~Ecco la tigre e il leopardo in alto~Spiccarsi
4965 III| un sasso;~Non le galliche tigri. Ahi! dove spinto~L’avete,
4966 III| sponda.~Indi varca la falda tigurina,~A cui fe’ Giulio dell’augel
4967 III| d’armi, di nitriti e di timballi~Fragor, che tutti ne muggían
4968 II| t’invita~Chè non osando timida ai profani~Tutta nuda mostrarsi,
4969 I| incanto.~Bramai vederti; e timido~D’oltraggi in suol nemico~
4970 III| alla fronte e di pallor si tinge;~Tal fiammeggiava di sidereo
4971 I| monte~Nel sangue di Gesù tingendo il dito,~Scrisse con quello
4972 III| Avea ciò detto appena,~Che tingersi mirò l’aria in sanguigno,~
4973 I| guance eburnee~Che di rossor tingesti~Per gli occhi tuoi, deh,
4974 II| AMINTA DI T. TASSO~A NOME DEL TIP. PARMENSE G.B. BODONI~ ~I
4975 II| per lui questa novella~Di tipi leggiadria; digli in che
4976 III| silenzio suo scossa la Spagna~Tirar la spada anch’essa e la
4977 III| Prendi adunque sul mar tirreno il volo,~T’appresenta a
4978 III| contra d’Atamante e d’Ino~Tisifone invocar. Quei due superbi~
4979 I| ardori.~Calcò quell’empio i titoli~Di madre e di sorella,~E
4980 III| fean, toccando~Con gli arsi tizzi, ribollir le vene.~Allora
4981 III| scossa.~Squassan altri un tizzone, altri un flagello~Di chelidri
4982 III| fronti mortali, e fean, toccando~Con gli arsi tizzi, ribollir
4983 III| già fatte~Entrambe amiche, toccheran le tazze~Propinando a vicenda,
4984 III| cavalli~Di Nettuno custode, e Toe vermiglia,~Di zoofiti amante
4985 II| ferite~L’ardita mano, e toglieronne il velo?~Una fulgida chioma
4986 III| alla morte,~Alla qual mi togliesti. Entro quell’onde~Concedimi
4987 III| poverelli~Che agli orecchi toglieva ogni riposo.~Giacean squallidi,
4988 III| fuggendo, a quel sordo mi tolsi~Delle lagrime altrui gonfio
4989 III| ciurmador le quadre~Muta in tonde figure, e non è mago.~Disse
4990 III| D’ineffabil dolcezza, e i tondi balli~Ricominciar delle
4991 II| luna oscene larve~Danzano a tondo, e orribilmente urlando~
4992 III| che in questa procellosa e torba~Laguna di dolore il piè
4993 II| anco scaturir dovesse~La torbida sorgente? Oh saggio! oh
4994 III| in mezzo~Spingerà delle torbide Pontine~Delle vie la regina.
4995 II| casi~Consolator, che non torcesti mai~Dalle pene d’altrui
4996 III| in mezzo al sangue~De’ torelli giurâr dell’alleanza~Il
4997 III| La vedova giovenca ed il torello,~E rugghia, e arrota tuttavia
4998 III| fianco~Dell’eterno timor tôrgli la guida.~Questo fe’ lo
4999 II| diversa e la natura.~Altri a torma e fuggenti in lunga fila~
5000 III| di tamburi e trombe e di tormenti:~E il barbaro a soldato
5001 III| Quando di Spagna vincitor tornando,~Nel Tevere lavò l’armento
5002 II| tranquilla ancora~La mia polve tornar donde fu tolta.~Ma in que’
5003 III| diffuso~L’enorme capo, e giù tornarlo ancora,~Qual pendolo che
5004 II| Augusto i tempi e di Leon tornarno~Vedrai stender giulive a
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