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Victor Hugo Lotte sociali IntraText CT - Lettura del testo |
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X.
Al ballo di Odilon Barrot, il 28 gennaio, Thiers avvicina Leone Faucher e gli dice: — Fate, dunque, un tal prefetto! Al nome pronunziato, Leon Faucher storce la bocca, ciò che gli è molto facile, e risponde: — Signor Thiers, vi sono delle difficoltà. — Oh, guarda! soggiunge Thiers. Proprio quello che il presidente della Repubblica mi ha risposto il giorno nel quale io gli ho detto: Fate, dunque, Faucher ministro! A quel ballo fu notato che Luigi Bonaparte cercava Berryer; si attaccava a lui e lo attirava negli angoli. Il principe aveva l'aria d'inseguire e Berryer di evitare. Verso le undici il presidente disse a Berryer: — Venite con me all'Opera? — Principe, disse; ciò farebbe mormorare e io mi crederei in buona fortuna. — Bah! rispose Luigi Bonaparte ridendo: i rappresentanti sono inviolabili! Il principe se ne andò solo; dopo poco si fece girare questa quartina:
Se l'impero s'imbelletta Da Luigi-Putifar.
Non ostante le migliori intenzioni di questo mondo, e non ostante una certa intelligenza ed un certo spirito assai visibili, temo che Luigi Bonaparte resti al di sotto della sua missione. Per lui, la Francia, questo secolo, lo spirito moderno, gl'istinti propri a questa terra e all'epoca che corre, sono altrettanti libri chiusi. Egli resta a guardare, senza comprenderli, tutti i caratteri ed i fatti che si agitano. Parigi, gli avvenimenti, gli uomini, le cose e le idee. Appartiene a quella classe d'ignoranti che si chiamano «principi», ed a quella categoria di stranieri che si chiamano emigrati. Al di sopra di nulla, sotto a tutto. Per chi lo studia attentamente ha più l'aria di un condannato che di un governante. Dei Bonaparte egli non ha nulla, nè la fisonomia nè l'andatura; probabilmente egli è di un'altra razza. Si ricordano ancora le abitudini allegre della regina Ortensia. Così mi diceva ieri Alessio di Saint-Priest. Di fatti, Luigi Bonaparte, ha tutta la freddezza olandese.
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Luigi Bonaparte conosce pochissimo Parigi; la conosce così poco sino a questo punto: la prima volta che io l'ho veduto in via della Tour-d'Auvergne, mi disse: — Vi ho cercato molto. Sono stato perfino alla vostra antica abitazione. Che cos'è questa piazza dei Vosgi?... — È la piazza Reale, gli risposi. — Ah, riprese egli; è forse un'antica piazza?...
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Egli ha voluto conoscere il poeta Beranger. È andato due volte a Passy senza trovarlo. Suo cugino Napoleone ha indovinato un'ora più precisa ed ha trovato Beranger nel canto del fuoco. Egli gli ha chiesto: — Che cosa consigliereste a mio cugino? — D'osservare la Costituzione. — E da che cosa è necessario ch'egli stia lontano? — Dal violare la Costituzione. Beranger non ha detto altro; si è piantato semplicemente su queste due cose.
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Ieri, 5 dicembre 1850, ero al Teatro Francese. La Rachel rappresentava Adriana Lecouvreur. Gerolamo Bonaparte si trovava in una barcaccia di fronte a me. In un intermezzo sono andato a trovarlo. Abbiamo fatto due chiacchiere. Egli mi ha detto: — Luigi è pazzo. Egli diffida dei suoi amici e si abbandona ai suoi nemici. Egli diffida della sua famiglia e si lascia abbindolare dai vecchi partiti monarchici. Lo credete?... Io ero ricevuto molto meglio, dopo il mio ritorno in Francia, da Luigi Filippo alle Tuileries, che non lo sia all'Eliseo da mio nipote. Difronte ad uno dei suoi ministri, Fould, l'altro giorno io gli ho detto: — Ma ricordati, dunque! Quando tu eri candidato alla presidenza, il signore (e accennavo Fould) venne a trovarmi in via d'Algeri, dove abitavo, e mi pregò di mettermi in fila con gli altri candidati per la presidenza, a nome dei signori Thiers, Molè, Duvergier, de Hauranne, Berryer e Bugeaud. Egli mi fece sapere che il Costituzionale, non sarebbe mai stato dalla tua; che per Molè eri un idiota, e per Thiers una testa di legno; che soltanto io potevo accomodare tutto e riuscire contro al lavoro di Cavaignac. Ho rifiutato. Ho detto che tu eri la giovinezza e l'avvenire, che tu avevi ancora venticinque anni dinanzi a te, e che io ne avevo soltanto otto o dieci appena; ch'ero un mezzo invalido e che mi lasciassero in pace. Ecco quello che queste persone volevano ed ecco quello che ho fatto io — e tu dimentichi tutto questo?... E tu fai di questi signori i padroni! E tuo cugino, mio figlio, che ti ha difeso alla Costituente, che si è dedicato tutto intero per la tua candidatura e per la tua riuscita, tu lo metti alla porta! E distruggi il suffragio universale che ha fatto di te quello che sei! Parola d'onore io direi come il signor Molè, che sei un idiota; o come Thiers, che sei una testa di legno! Il re di Vestfalia si è fermato per un momento, poi ha ripreso: — Sapete, signor Victor Hugo, quello che mi ha risposto? — «Vedrete! vedrete!» Nessuno sa qual'è il fondo di quell'uomo!4
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4 Lo si seppe il 2 Dicembre 1851, col colpo di stato, punito a Sedan nel 1870. |
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