XI
La miseria 5
9 Luglio 1849.
Signori, io parlo per appoggiare
la proposta dell'onorevole de Melun.
Comincio col dichiarare che una
proposta la quale abbracciasse interamente l'articolo 13 della costituzione
sarebbe un'opera immensa, sotto a cui soccomberebbe la commissione che tentasse
intraprenderla; ma in questo caso non si tratta che di preparare una
legislazione che organizzi la previdenza e l'assistenza pubblica; è così che
l'on. relatore ha inteso la sua proposta, ed è così che la intendo anch'io, ed
è per questo che vengo ad appoggiarla.
Mi si permetta, a proposito
delle discussioni politiche che questa proposta ha sollevato e solleva, qualche
parola di schiarimento.
Signori; io voglio dire in
questo momento, e lo stesso volli dir sempre, anche quando mi mossi per salire
a questa tribuna, che per ristabilire l'ordine non ci sono due modi.
In tempi di anarchia si diceva
che il rimedio sovrano è la forza; tranne la forza, tutto è sterile, tutto è
inutile; e che le proposte dell'on. Melun, come tante altre analoghe, debbono
essere scartate perchè non sono altro (ripeto la frase che si usava) che del
socialismo truccato. (Interruzioni a destra).
Signori, io ritengo che certi
giudizi siano meno dannosi detti qui, alla tribuna, che sussurrati sordamente;
e se ricordo quanto è stato detto lo ricordo perchè spero di trascinare alla
tribuna, per spiegarsi, coloro che hanno manifestato tali idee. Allora, signori
miei, noi potremo combatterle alla luce... (Mormorio a destra).
Aggiungerò, signori, che si è
andati anche più in là. (Interruzioni).
Voce a destra: — Chi?....
Chi?.... Spiegatevi; dite chi ha detto tutto questo!
Victor Hugo: — Coloro i quali
hanno parlato così si nominino, e andrà bene! Ch'essi abbiano alla tribuna il
coraggio delle loro opinioni espresse nei corridoi ed in seno alla Commissione.
Per conto mio, non tocca a me e non è il mio compito rivelare i nomi di coloro
che si nascondono. Le idee si mostrano, e io combatto le idee. Si mostrano gli
uomini, combatto gli uomini! (Agitazione.) Signori; voi lo sapete; le
cose che si dicono sottovoce sono quelle che molto spesso fanno più male. Qui,
le parole dette ad alta voce sono per la folla; quelle pronunziate
sommessamente servono.... per votare. Ebbene, io non voglio delle parole
segrete quando si tratta dell'avvenire del popolo e delle leggi del mio paese.
Dalle parole nascoste io strappo il velo, e smaschero le influenze truccate;
questo è il mio dovere! (L'agitazione raddoppia).
Io continuo, dunque:
Coloro che parlano così
aggiungono che «fare sperare al popolo un po' di benessere è una diminuzione di
responsabilità, è promettere l'impossibile; che in una parola, non si può far
altro che quello che tutti i governi hanno fatto sempre in tutte le circostanze
simili a questa; che tutto il resto è declamazione o chimera, e che mentre la
repressione basta per oggi, la compressione basterà per domani». (Violenti
proteste. Molte domande sono lanciate all'oratore dai membri della destra e del
centro, fra quali notiamo gli onorevoli Denis Benoist e Dampierre).
Sono felicissimo, o signori, che
le mie parole abbiano suscitato un tale unanime scoppio di proteste.
Dupin, presidente: — Di
fatti, l'Assemblea ha espresso il proprio sentimento. Io, come presidente, non
ho nulla da aggiungere! (Benissimo! Benissimo!)
Victor Hugo: — Non è
cotesta la maniera di ristabilire l'ordine. (Interruzione a destra).
Una voce: — Non è la
maniera di nessuno!
On. Noel Parfait: — È
stato detto nel mio studio! (Urli a destra).
On. Dufournel all'or Parfait:
— I nomi! I nomi! Dite chi è che ha parlato così!
On. De Montalembert: — Col
permesso dell'on. Victor Hugo, io mi piglio la libertà di dichiarare.... (Interruzioni).
Voci numerose: — Alla
tribuna! Alla tribuna!...
On. De Montalembert: — (montando
alla tribuna). Io mi prendo la libertà di dichiarare che l'asserzione
dell'on. Victor Hugo, è tanto mal fondata che la Commissione fu unanime
nell'approvazione della proposta dell'on. de Melun, e la miglior prova di
questo sta nel fatto ch'ella scelse a relatore l'autore stesso della proposta.
(Benissimo! Benissimo!)
Victor Hugo: — L'on.
Montalambert risponde a quello che io non ho mai detto. Io non dissi che la
commissione non era stata unanime nell'approvare e adottare la proposta; dissi
soltanto, e lo mantengo, che avevo udito molto spesso, e lo udii ripetere anche
quando stavo per venir quì alla tribuna, le parole alle quali ho alluso; ora,
siccome per me le obiezioni occulte sono le più dannose, avevo il diritto ed il
dovere di fare delle obiezioni pubbliche, affine di rilevarle e di metterle a
nudo. Come voi avete visto avevo perfettamente ragione, poiché, subito dopo la
prima parola, la vergogna le assale ed esse svaniscono. (Rumorose proteste a
destra. Molti deputati apostrofano vivamente l'oratore in mezzo al chiasso).
Il presidente: —
L'oratore non ha nominato, particolarmente, nessuno, ma le sue parole hanno un
substrato personale che colpisce tutti, dimodochè, nelle interruzioni che sono
scoppiate io non posso vedere altro che la generale smentita di
quest'Assemblea. V'invito a rientrare nella questione.
Victor Hugo: Io accetterò
la smentita dell'Assemblea quando questa smentita mi sarà data con dei fatti e
non con delle parole. Vedremo se l'avvenire mi darà torto; noi vedremo se non
si farà quello che dico io; della compressione o della repressione;6 vedremo se le idee che serpeggiano oggi non
rappresentano l'alba della politica che si farà domani. Aspettando, ed in
qualunque modo, mi sembra che l'unanimità che io riesco a sollevare in
quest'Assemblea sia una cosa eccellente... (Rumori — Interruzioni).
Ebbene, signori, trasportiamo
tali obiezioni al di fuori di questo ambiente e disinteressiamo i membri di
quest'Assemblea.
Stabilito questo, spero mi sarà
permesso di dire che io non credo che il sistema che unisce la repressione con
la compressione, sia l'unica maniera, sia la buona maniera, di ristabilire
l'ordine. (Mormorio)
Ho detto che io disinteresso
interamente i membri dell'Assemblea... (Rumori)
Il presidente: —
L'Assemblea è disinteressata; è un'obiezione che l'oratore fa a se stesso e
ch'egli vuol combattere.... (Risate).
Victor Hugo: — Il signor
Presidente si sbaglia. Su questo punto io mi appello ancora all'avvenire.
Vedremo. Del resto, siccome questa non è niente affatto una obiezione che io
faccio a me stesso, mi basta di aver provocato la manifestazione unanime
dell'Assemblea, sperando che l'Assemblea stessa se ne ricorderà; e così passo
subito ad un altro ordine d'idee.
Tutti i giorni io sento dire...
(Interruzioni;) Ah signori, quanto a questo non accetto nessuna
interruzione, perchè voi stessi riconoscete che questa è la gran frase
d'attualità: io sento dire da tutte le parti che la società ha ottenuto un
altro trionfo, e che bisogna approfittare della vittoria. (Agitazione).
Avanti il 13 Giugno, una specie
di tormenta agitava quest'Assemblea. Il vostro tempo così prezioso si perdeva
in una sterile lotta di frasi e di parole. Tutte le questioni più serie, più
vitali, sparivano di fronte alla battaglia che ad ogni momento scoppiava a
questa tribuna o avveniva nella strada. (È vero!) Oggi la calma è
tornata, il terrore è scomparso e la vittoria è completa. Bisogna profittarne.
Si, bisogna profittarne! Ma sapete voi come?...
Bisogna profittare del silenzio
imposto alle passioni, per dar la parola agl'interessi del popolo (Sensazione).
Bisogna profittare dell'ordine ristabilito per rialzare il lavoro, per creare
su vasta scala la previdenza sociale, per sostituire all'elemosina che degrada
(denegazioni a destra) l'assistenza che fortifica, per fondare da tutte
le parti e sotto tutte le forme degli stabilimenti d'ogni specie che
rassicurino gl'infelici e che incoraggino i lavoratori; in una parola, per
offrire cordialmente dei miglioramenti d'ogni sorta alle classi sofferenti.
Ecco come bisogna profittare della vittoria! (Sì! Sì! Agitazione vivissima).
Bisogna approfittare della
scomparsa dello spirito rivoluzionario per far tornare lo spirito di progresso!
Bisogna approfittare della calma per ristabilire la pace, ma non solamente la
pace nelle strade, ma la pace vera, la pace definitiva, la pace degli spiriti e
dei cuori! Bisogna, in una parola, che la disfatta della demagogia sia la
vittoria del popolo! (Vive approvazioni).
Ecco che cosa bisogna fare della
vittoria; ed ecco come bisogna servirsene. (Benissimo! Benissimo!)
E, signori, considerate..... considerate
il momento che voi attraversate. Molte illusioni sono svanite dalle masse, e,
scomparendo, hanno fatto crollare le popolarità senza base e gli odii senza
motivo. La luce viene a poco: il popolo, o signori, ha l'istinto del vero e del
giusto, e, dal momento che egli si dirozza, diventa lo stesso buon senso: la
luce penetra nel suo spirito; nello stesso tempo la fraternità pratica, la
fraternità che nessuno decreta, la fraternità che non si scrive sui muri, la
fraternità che nasce dal fondo delle cose e dalla identità reale dei destini
umani, comincia a germinare in tutte le anime, nell'anima del ricco come in
quella del povero, dappertutto; in alto e in basso, e dappertutto ci si cerca,
si allargano le braccia, con quella inesprimibile concordia che segna la fine
di ogni discordia civile! (Sì! Sì!)
La società vuole ricominciare la
sua marcia dopo quest'alto sull'orlo di un precipizio. Ebbene! mai, o signori,
mai il momento apparve più propizio, meglio scelto, più nettamente indicato
dalla provvidenza per compiere, dopo tante collere e tanti malintesi, la grande
opera della vostra missione, la grande opera che può esprimersi tutta intera
con una sola parola: Riconciliazione! (Sensazione vivissima).
Signori, la proposta dell'on.
Melun non ha altro scopo che questo.
Ecco, secondo me, il senso vero,
completo di questa proposta che può, del resto, essere modificato e
perfezionato.
Dare a quest'Assemblea per
oggetto principale lo studio delle sorti delle classi sofferenti, vale a dire il
grande ed oscuro problema posato da Favrier; circondare questo studio
d'interesse solenne, trarre da questo studio profondo tutti i miglioramenti
pratici e possibili; sostituire una grande ed unica commissione dell'assistenza
e della previdenza pubblica a tutte le commissioni secondarie che non guardano
ad altro che ai dettagli i quali sfuggono all'Assemblea; mettere questa
commissione in alto, molto in alto, in modo che la si veda da tutto il paese (agitazione);
riunire i luminari sparsi, le esperienze disseminate, gli sforzi contrari, i
devoti al bene, i documenti, le ricerche particolari, le inchieste locali,
tutte le buone volontà che lottano, e crear loro, qui, un centro al quale
facciano capo tutte le idee e dal quale s'irraggino tutte le soluzioni! (Vive
approvazioni).
Diciamolo, signori; e diciamolo
precisamente per trovare il rimedio: nel fondo del socialismo vi è una parte di
realtà dolorosa dei nostri tempi e di tutti i tempi (agitazione); vi è
il malessere eterno, proprio all'infermità umana; vi è l'aspirazione ad una
sorte migliore che non è meno naturale all'uomo, ma che spesso sbaglia strada
cercando in questo mondo quello che forse ella non può trovare in altro luogo
che in cielo7 (Viva ed unanime adesione).
Vi sono degli affanni molto
vivi, molto veri, molto pungenti, e molto facilmente guaribili. Vi sono, e
questo è tutto proprio dei nostri tempi, delle condizioni nuove create agli
uomini dalle rivoluzioni; condizioni le quali hanno fatto delle constatazioni
sacrosante, ed hanno poi situato in alto la dignità umana e la sovranità del
popolo! Dimodochè, adesso, l'uomo soffre col doppio sentimento contraddittorio
della sua miseria resultante dal fatto, e della sua grandezza resultante dal
diritto! (Profonda sensazione).
Tutto questo è nel socialismo, o
signori; e tutto questo, mescolandosi spesso alle cattive passioni, forma una
forza. Bisogna scongiurare il pericolo....
Una voce: — Come?...
Victor Hugo: — Gettando
la luce sulle esagerazioni, e sodisfacendo tuttociò che è giusto (È vero!)
Fatta questa operazione, compiuta lealmente, coscenziosamente, onestamente,
quello che nel socialismo vi spaventa, sparirà. (Agitazione in vari sensi).
Volete, o signori, che io
completi il mio pensiero?... Mi accorgo dall'agitazione dell'Assemblea che non
sono compreso bene. La questione che si agita è grave. È la più grave di tutte
quelle che possono essere trattate dinanzi a voi.
Io non sono di coloro, o
signori, i quali credono che in questo mondo si possa facilmente sopprimere il
dolore. Il dolore è una legge divina; ma sono però di quelli che pensano e che
affermano si possa benissimo distruggere la miseria!... (Proteste. —
Violenti denegazioni a destra. E Victor Hugo, più forte:) Rimarcatelo bene,
o signori, io non dico diminuire, attenuare, limitare, circoscrivere, ecc. io
grido alto che la miseria si può distruggere!... (Tumulto a destra).
La miseria è una malattia del
corpo sociale, come la lebbra era una malattia del corpo umano; la miseria può
sparire com'è scomparsa la lebbra!... (Sì! Sì! a sinistra).
Distruggere la miseria, sì,
questo è possibile. I legislatori e i governanti devono pensare a ciò
costantemente, senza riposo, perchè, in una tale materia, finchè tutto quello
ch'è possibile non è stato fatto, il dovere non è compiuto!... (Grande impressione).
La miseria, o signori; io
penetro nel vivo della questione; volete sapere dov'è la miseria?... Volete
sapere fin dove ella arriva, fin dove ella giunge? non dico in Irlanda, non
dico nel medio evo, dico in Francia, dico a Parigi, ed ai tempi nei quali
viviamo! Volete dei fatti?...
V'è, a Parigi... (L'oratore
s'interrompe).
Mio Dio; io non esito a citarli
certi fatti. Sono tristi, ma è necessario rivelarli; e, guardate, se debbo
dire, tutto intero, qual'è il mio pensiero, vorrei che da questa Assemblea
uscisse, e nel caso sarei pronto a farne formale proposta, una grande e solenne
inchiesta sulla vera situazione delle classi operaie e sofferenti. Io vorrei
che tanti fatti splendessero alla luce del sole. Come vogliamo guarire il male,
se non si conoscono le piaghe?!... (Benissimo! Bravo!)
Ecco, dunque, dei fatti.
Esiste a Parigi, nei sobborghi
di quella Parigi che il soffio della sommossa sollevava, or non è molto, tanto
facilmente, esistono in certe case delle cloache, dove delle famiglie, delle
famiglie intere, vivono confuse, uomini, donne, fanciulle, fanciulli, non
avendo per letto, non avendo per coprirsi, sto per dire per vestirsi, che dei
brandelli putridi di stracci in fermentazione, raccolti nel fango fuori delle
barriere, dove si accumulano tutte le ceneri della città e dove delle creature
umane corrono per scaldarsi e per vincere il freddo che le assale! (Impressione)
Questo un fatto. Eccone altri.
In questi ultimi giorni, un uomo... Mio Dio; un disgraziato uomo di lettere, un
letterato, poichè la miseria colpisce tanto le professioni liberali quanto
quelle manuali; un disgraziato, dunque, è morto di fame, alla lettera, e si è
constatato, dopo la sua morte, che egli non aveva mangiato da sei giorni. (Lunga
interruzione). Volete qualcosa di più doloroso?.,. Il mese passato, durante
la recrudescenza del colera, si è trovata una madre coi suoi quattro bambini
che cercava un po' di nutrimento fra i ritagli immondi e pestilenziali dei
macelli di Montfaucon! (Sensazione).
Ebbene, io dico o signori che
queste sono cose che non debbono esistere; io dico che la società deve spendere
tutte le sue forze, tutte le sue sollecitudini, tutta la sua intelligenza,
tutta la sua volontà, perchè tali fatti non avvengano! Io dico che questi
fatti, in un paese civilizzato, impegnano la coscienza della società tutta
intera; e che io che parlo, mi sento complice e solidale (agitazione) perchè
tali fatti non sono solamente delle colpe verso gli uomini, sono anche dei
delitti verso Dio! (Sensazione vivissima).
Ecco perchè io sono convinto,
ecco perchè vorrei convincere tutti quelli che mi ascoltano, della grande
importanza della proposta che è sottoposta al vostro giudizio.
Non è che un primo passo, ma è
un passo decisivo. Io vorrei che quest'Assemblea, maggioranza e minoranza, non
importa; in tali questioni io non conosco nè destra nè sinistra; io vorrei che
questa Assemblea non avesse che una sola anima per incamminarsi verso il
raggiungimento di un tal fine, di un fine così magnifico, così sublime,
l'abolizione della miseria! (Bravo! - Applausi.)
E, o signori, io non mi rivolgo
soltanto alla vostra generosità, m'indirizzo a quello che v'è di più serio nel
sentimento politico di un'Assemblea di legislatori. A questo soggetto,
un'ultima parola, poi avrò finito.
Signori! come io vi dicevo poco
fa, col concorso della guardia nazionale, dell'armata, di tutte le forze vive
del paese, voi avete ristabilito ancora una volta l'ordine. Voi non avete
retrocesso dinanzi a nessun pericolo, voi non avete esitato dinanzi a nessun dovere.
Voi avete salvato la società, il governo legale, le istituzioni, la quiete
pubblica, la civilizzazione stessa. Voi avete fatto una cosa considerevole...
Ebbene! voi non avete fatto nulla! (Agitazione).
Si, voi non avete fatto niente,
insisto su questo punto; non avete fatto niente perchè l'ordine materiale
ottenuto, non ha per base l'ordine morale consolidato!
(Benissimo! Benissimo! Viva
ed unanime approvazione). Voi non avrete fatto nulla finchè il popolo
soffre!
(Bravo a sinistra). Voi
non avrete fatto nulla finchè sotto a voi esisterà una parte di popolo che non
ha fiducia! Non avrete fatto nulla finchè coloro che sono forti e nell'età
della vita e del lavoro, possono rimanere senza pane! finchè coloro che sono
vecchi e che hanno lavorato possono restare senza tetto! finchè l'usura divora
le nostre campagne, finchè si muore di fame nelle nostre città, (agitazione)
finchè non vi saranno delle leggi fraterne, delle leggi evangeliche che da ogni
parte giungano a soccorrere le famiglie oneste, i contadini, gli operai, tutti
coloro che hanno cuore! (Acclamazione). Voi non avrete fatto nulla
finchè lo spirito rivoluzionario avrà per alleato la sofferenza pubblica! Non
avrete fatto nulla, fatto nulla, finchè il cattivo, nel suo lavoro sotterraneo
e segreto, avrà per collaboratore fatale l'uomo che soffre!...
Lo vedete, o signori, io lo
ripeto terminando: non è soltanto alla vostra generosità che mi rivolgo, è
anche alla vostra saggezza; vi scongiuro di riflettere!
Signori, pensateci bene; è
l'anarchia che apre gli abissi, ma è la miseria che li scava! (È vero! È
vero!)
Voi avete fatto delle leggi
contro l'anarchia; fate adesso delle leggi contro la miseria!... (Scoppio
fragoroso di applausi. Grande agitazione su tutti i banchi. L'oratore scende
dalla tribuna e riceve le felicitazioni dei suoi colleghi).
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