XIV.
La libertà
dell'insegnamento10
15 gennaio 1850
Hugo: Signori; quando è
aperta una discussione che tocca da vicino tutto ciò che vi è di più serio nei
destini del paese, bisogna andare diritti e senza esitare al fondo della
questione.
Comincio col dire quello che
vorrei, per poi manifestare quello che non vorrei.
Signori; secondo me, il fine,
difficile a raggiungersi e lontano senz'alcun dubbio, ma al quale bisogna
mirare in questa grave questione della istruzione, eccolo qua. (Più forte!
Più forte!)
Signori, ogni questione ha il
suo ideale. Per me, l'ideale di questa questione dell'insegnamento, eccolo.
L'istruzione gratuita e
obbligatoria. Obbligatoria soltanto di primo grado, gratuita di tutti i gradi.
(Mormorii a destra. — Applausi a sinistra). L'istruzione primaria
obbligatoria è un diritto del fanciullo, (impressione), ed essa, siatene
pur certi, è più sacra del diritto del padre, e si confonde col diritto dello
Stato.
Riattacco. Ecco dunque, secondo
me, l'ideale della questione.
L'istruzione gratuita e
obbligatoria nella misura che sto per dire.
Un largo insegnamento pubblico,
dato e regolato dallo Stato, che partendosi dalla scuola del villaggio salga di
gradino in gradino sino al collegio di Francia. Le porte della scienza, quanto sono
larghe, aperte a tutte le intelligenze. Ovunque esiste un campo, ovunque esiste
un'anima, esista anche un libro! Non un comune senza una scuola, non una città
senza un collegio, non un capo luogo senza una facoltà. Un vasto insieme, o,
per meglio dire, una vasta rete di laboratori intellettuali, licei, ginnasi,
collegi, cattedre, biblioteche, riversanti i loro raggi sulla superficie del
paese, ridestanti dappertutto le attitudini e riscaldanti ovunque le vocazioni!
In una parola, la scala del sapere umano drizzata fermamente dalla mano dello
stato, piantata nel buio delle masse più oscure, ed inalzantesi sino al sole.
Nessuna soluzione di continuità. Il cuore del popolo messo in comunicazione col
cervello della Francia! (Grande e continuato applauso).
Ecco come io vorrei la
educazione pubblica e nazionale.
Signori; accanto a questa
magnifica educazione pubblica, ridestante lo spirito di qualunque ordine
sociale, offerta dallo stato, e che dà a tutti, per nulla, i migliori maestri
ed i metodi migliori, modellata con la scienza e con la disciplina, normale,
cristiana, liberale, che inalzerebbe, senz'alcun dubbio, il genio nazionale al
più alto grado d'intensità, io porrei senza esitare la libertà d'insegnamento
per gl'istituti privati, la libertà d'insegnamento per le corporazioni
religiose, la libertà d'insegnamento piena, intera, assoluta, sommessa alle
leggi generali come tutte le altre libertà, ed io non avrei bisogno di darle
l'inquieto potere dello stato per sorvegliante, perchè le darei l'insegnamento
gratuito dello stato stesso come contrappeso.
Questo, o signori, io lo ripeto,
è l'ideale della questione.
Non vi stupite, noi non siamo
alieni dall'aspettare, poichè sappiamo bene che la soluzione di questo problema
contiene una questione finanziaria considerevole, come tutti i problemi sociali
dei nostri tempi.
Signori, questo ideale era però
necessario accennarlo, poichè è bene dir sempre a che cosa si mira.
Il problema offre innumerevoli
punti di vista, ma l'ora non è ancora suonata di svolgerlo e chiarirlo. Io
risparmio dunque il tempo prezioso dell'Assemblea ed entro immediatamente nella
realtà positiva della questione com'è attualmente.
Io la prendo al punto in cui
ella è oggi; al punto di maturità relativa al quale l'hanno condotta gli
avvenimenti da una parte, la ragione pubblica dall'altra.
Al punto di vista, abbastanza
ristretto ma pratico, dell'attuale situazione, io voglio, lo dichiaro, la
libertà d'insegnamento, ma voglio anche la sorveglianza dello stato, e come io
voglio questa sorveglianza effettiva, io voglio lo stato laico, puramente
laico, esclusivamente laico.
L'on. Guizot lo ha detto prima
di me: in fatto d'insegnamento lo stato non può essere che laico.
Io voglio, replico, la libertà
d'insegnamento sotto la sorveglianza dello stato, e non ammetto, per
personificare lo stato in questa sorveglianza così delicata e difficile, che
per esigere il concorso di tutte le forze vive del paese, egli chiami uomini
appartenenti senza dubbio alle più gravi funzioni, ma i quali hanno interessi
politici o religiosi.
Tutto questo per dire che nel
consiglio superiore di sorveglianza, o nei consigli secondari, io non ammetto,
nè vescovi nè delegati di vescovi. Io intendo mantenere, per mio conto, e al
bisogno renderla anche più spiccata, quell'antica e salutare separazione della
chiesa dallo stato; da quello stato che era l'utopia dei nostri padri; e questo
nell'interesse della chiesa e dello stato medesimo. (Applausi a sinistra. —
Proteste a destra).
Vi ho detto quello che io
vorrei; adesso vi dirò quello che io voglio.
Io non voglio la legge che voi
ci portate.
Perchè ...
Signori, cotesta legge e
un'arma.
Un'arma, per se stessa, è
niente; però esiste per coloro che la impugnano.
Ora, qual'è la mano che
impugnerà questa legge?... La questione è tutta quì.
Signori, è la mano del partito
clericale. (È vero! Lunga agitazione).
Signori, io allontano quella
mano, io spezzo quell'arma, io ricaccio indietro quel progetto!
Detto questo, penetro nella
questione.
Affronto subito, e di faccia,
una obiezione che vien fatta agli oppositori che la vedono come io la vedo, la
sola obiezione che è apparentemente grave.
Ci vien detto:
— Voi escludete il clero dai
consigli di sorveglianza dello Stato; voi dunque volete abolire o proscrivere
l'insegnamento religioso?...
Signori, mi spiego. Mai si
avranno dei dubbi su tutto quello che faccio e dico.
Lungi da me l'idea di
proscrivere l'insegnamento religioso, m'intendete?... secondo me egli è più
necessario oggi di prima. Più l'uomo si fa grande, più egli deve credere. Più
si avvicina a Dio, e più egli deve vederlo. (Attenzione).
Abbiamo una grande disgrazia a'
nostri tempi; anzi, io direi che abbiamo solo questa disgrazia: la tendenza a
ritenere che tutto nasce dalla nostra vita. Dando all'uomo come fine e come
principio la esistenza terrestre e materiale, si aggravano tutte le sue miserie
con la negazione che sta come termine, e si aggiunge all'accasciamento della
sciagura il peso insopportabile del nulla, percui di quello che non è altro che
il dolore, vale a dire la legge di Dio, se ne fa la disperazione, vale a dire
l'inferno! (Impressione vivissima) Da tutto questo le profonde
convulsioni sociali. (Sì! Sì!)
Certo io sono di coloro i quali
vogliono, e nessuno in questo ambiente ne può dubitare, io sono di coloro i
quali vogliono, non dico con sincerità, la parola è troppo fiacca, ma io voglio
con un inesprimibile ardore e con tutti i mezzi possibili, migliorare in questa
vita la sorte materiale di tutti coloro che soffrono; tuttavia il primo di
questi miglioramenti è quello di dar loro la fiducia e la speranza. (Bravo a
destra). Oh, quanto sono attenuati i nostri caduchi dolori, allorchè vien
mescolata ad essi una speranza che non ha fine! (Benissimo! Benissimo!)
Il dovere di noi tutti, il
dovere di chicchessia, dei legislatori come dei vescovi, dei preti come degli
scrittori, è di diffondere, è di distribuire, è di prodigare sotto tutte le
forme tutta l'energia sociale per combattere e distruggere la miseria (Bravo!
a sinistra) e nello stesso tempo far volgere tutte le teste verso il cielo
(Bravo! a destra), di dirigere tutte le anime, richiamare l'attenzione
di tutti verso una vita ulteriore dove giustizia sarà fatta, e dove giustizia
sarà resa! Diciamolo forte: nessuno non avrà inutilmente nè ingiustamente
sofferto. La morte non è che una restituzione. (Benissimo! a destra.
Agitazione) La legge del mondo materiale è nell'equilibrio; la legge del
mondo morale nell'equità. Dio si ritrova sempre, alla fine di tutto. Non lo
dimentichiamo ed insegnamolo a tutti: non vi sarebbe nessuna dignità nella
vita, se noi dovessimo morire per intero.
Ciò che alleggerisce la fatica,
ciò che santifica il lavoro, ciò che rende l'uomo forte, buono, saggio,
paziente, benevolo, giusto, umile e grande, degno della intelligenza, degno della
libertà, è lo avere avanti a se la perpetua visione di un mondo migliore
scintillante di luce attraverso le tenebre di questa vita. (Viva ed unanime
approvazione).
Quanto a me, poichè l'azzardo
vuole che sia io quello che parla in questo momento e pone delle parole così
gravi sulle labbra di chi ha tanta poca autorità, mi sia permesso di dirlo qui
e di dichiararlo; lo proclamo dall'alto di questa tribuna: io son di coloro che
credono profondamente a questo mondo migliore; per me egli è molto più vero e
molto più reale che questa miserabile chimèra che noi affrettiamo e che
chiamiamo la vita; egli è sempre davanti ai miei occhi; io credo con tutta la
potenza della mia convinzione, e, dopo molte lotte, dopo molti studi e dopo
molte prove, egli è la suprema certezza della mia ragione come è la suprema
consolazione dell'anima mia! (Grande sensazione).
Io voglio, dunque, e lo voglio
sinceramente, fermamente, ardentemente, l'insegnamento religioso della chiesa e
non l'insegnamento religioso di un partito. Io lo voglio sincero e non
ipocrita! (Bravo! Bravo!) Io lo voglio col fine del cielo e non col fine
della terra! (Mormorio) Io non voglio che una lampada distrugga l'altra,
io non voglio confondere il professore col prete. Si, se io acconsento a tale
miscuglio, come legislatore lo sorveglio, apro sui seminari e sulle
congregazioni che insegnano l'occhio dello stato e, ripeto, l'occhio dello
stato laico, geloso unicamente della sua grandezza e della sua unità.
Sino al giorno, che io invoco
con tutta l'anima, nel quale la libertà intera dell'insegnamento potrà essere
proclamata, io voglio l'insegnamento della chiesa dentro la chiesa, e non al di
fuori. Io considero come una burla il far vigilare l'insegnamento del clero,
non dallo stato, ma dal clero stesso. In una parola io voglio, lo ripeto,
quello che volevano i nostri padri, la chiesa da se e lo stato indipendente. (Sì
Sì!)
L'assemblea scorge già perchè io
respingo il progetto di legge presentato, ma tengo a spiegarmi anche meglio.
Signori; come io vi dicevo poco
fa, un tale progetto è qualcosa di più e di peggio, se voi volete, di una legge
politica; egli è una legge strategica. (Rumori)
Io mi rivolgo, non al venerabile
vescovo di Langres, non a qualche persona che si trova in questo ambiente, ma
al partito che ha, se non redatto, certo inspirato il progetto di legge, a quel
partito talvolta estinto ma che arde sempre, al partito clericale.
Io non so se egli è penetrato
nel governo; nè so s'egli si trova nell'Assemblea (rumori); ma io lo
sento un poco dappertutto. (I rumori aumentano). Egli ha l'orecchio
fine, e mi sentirà. (Si ride) Io mi rivolgo dunque al partito clericale
e gli dico: Questa legge è una legge vostra. Guardate; ve lo dico francamente:
io non mi fido di voi. Istruire significa costruire. (Sensazione) Io
diffido di quello che voi costruite... (Benissimo!)
Io non voglio affidarvi
l'insegnamento della gioventù, l'anima dei fanciulli, lo sviluppo delle
intelligenze nuove che si aprono alla vita, lo spirito, il carattere nelle
generazioni, vale a dire l'avvenire del paese.
Io non voglio confidarvi
l'avvenire del paese perchè confidarvelo sarebbe abbandonarvelo. (Agitazione).
A me non basta che le nuove
generazioni ci succedano, voglio ch'esse proseguano. Ecco perchè non amo nè la
vostra mano nè il vostro soffio su di loro. Io non voglio che quanto è stato
fatto dai nostri padri sia disfatto da voi. Dopo questa vittoria non voglio una
disfatta. (Rumori prolungati).
La vostra legge è una legge con
la maschera. (Bravo!)
Essa dice una cosa e ne farà
un'altra. È il criterio della servitù che assume l'aria della libertà. È una
confisca intitolata donazione. Io non so che cosa farmene! (Applausi a
sinistra).
Ah, non vi confondo con la
chiesa, come non confondo il vischio colla querce. Voi siete i parassiti della
chiesa, siete il malanno cronico della chiesa. (Si ride) Ignazio è il
nemico di Gesù. (Viva approvazione a sinistra). Voi siete, non i
credenti, ma i segretari di una religione che non comprendete. Voi siete i
macchinisti teatrali della santità. Non confondete la chiesa coi vostri affari,
con le vostre combinazioni, con la vostra strategia, con le vostre dottrine,
con le vostre ambizioni. Non la chiamate vostra madre per farne la vostra
serva! (Profonda sensazione) Non la tormentate col pretesto d'insegnarle
la politica. Sopratutto non la pareggiate a voi. Osservate il torto che le
fate. Il vescovo di Langres ve lo ha detto. (Risata).
Non vedete com'essa è deperita
dal giorno che vi ha sulle spalle?... Voi la fate amare così poco che finirete
col renderla odiosa! Ve lo dico seriamente; finirà coll'abbandonarvi. (Risata).
Lasciatela. Quando sarete scomparsi, si tornerà a lei. Lasciatela tranquilla
questa venerabile chiesa, questa venerabile madre; lasciatela nella sua
solitudine, nella sua abnegazione, nella sua umiltà. È questo che forma la sua
grandezza! La sua solitudine le attirerà la folla, la sua abnegazione la
renderà potente, e la sua umiltà la renderà maestosa! (Scoppio frenetico di
applausi).
Voi parlate d'insegnamento
religioso?... Sapete qual'è il vero insegnamento religioso, quello di fronte al
quale bisogna prosternarsi, quello che non bisogna turbare?... E Vincenzo de'
Paoli che raccoglie il fanciullo abbandonato. È il vescovo di Marsiglia in
mezzo ai colerosi. È il vescovo di Parigi che affronta, col sorriso sulle
labbra, il formidabile sobborgo S. Antonio, alza l'emblema di Cristo sopra la
guerra civile e non guarda alla morte pur di portare la pace!... (Bravo!)
Ecco il vero insegnamento religioso, reale, profondo, efficace e popolare,
quello che, fortunatamente per la religione e per l'umanità, fa ancora più
cristiani di quanti non ne facciate tutti voi messi insieme! (Altro scoppio
frenetico di applausi).
Ah! vi conosciamo! Conosciamo il
partito clericale. È un partito vecchio ed egli ha il suo stato di servizio. (Risata).
È lui che fa la sentinella all'uscio dell'ortodossia! (Altra risata). È
lui che, per dire la verità, ha scoperto queste due belle cose: l'ignoranza e
l'errore. È lui che proibisce alla scienza e al genio di andare al di là del
messale, e che vuole rischiarare il pensiero col dogma. Tutti i passi che
l'intelligenza dell'Europa ha fatto li ha fatti malgrado lui. La sua istoria è
scritta nella storia del progresso umano, ma alla rovescia. (Sensazione).
Egli ha negato tutto! (Risa).
È lui che ha fatto batter con le
verghe chi diceva che le stelle non cadrebbero. È lui che ha torturato
Campanella per avere affermato che il numero dei mondi era infinito e per avere
intravisto il segreto della creazione. È lui che ha perseguitato Harvey per
aver trovato la circolazione del sangue. Per non smentire Giosuè, ha rinchiuso
Galileo; per non smentire S. Paolo, ha imprigionato Cristoforo Colombo! (Sensazione).
Scoprire la legge del cielo era
un'empietà; trovare un mondo, un'eresia. È lui che ha scagliato l'anatema
contro Pascal nel nome della religione, contro Montaigne nel nome della morale,
contro Moliére nel nome della morale e della religione.
Oh! sì, chiunque siate che vi
chiamate partito cattolico, e invece siate partito clericale, noi vi
conosciamo. Oramai è troppo tempo che la coscienza pubblica si ribella contro
di voi e che vi chiede: — Che cosa volete da me? — È troppo tempo che vi
provate a mettere un bavaglio sulle labbra della spirito umano! (Acclamazione
a sinistra).
E voi volete essere i padroni
dell'insegnamento?... Mentre non esiste nè un poeta, nè uno scrittore, nè un
filosofo, nè un pensatore, che vi accetta?... Mentre tutto ciò che è stato
scritto, trovato, sognato, dedotto, rischiarato, immaginato, inventato dai
genii, il tesoro della civilizzazione, l'eredità secolare delle generazioni, il
patrimonio comune delle intelligenze, venne da voi rigettato?... Se il cervello
della umanità fosse davanti ai vostri occhi, a vostra discrezione, aperto come
la pagina di un libro, voi lo raschiereste! (Sì! Sì!) Convenitene! (Mormorio
prolungato).
In fine, esiste un libro, un
libro che sembra dal principio alla fine una emanazione superiore, un libro che
è per l'universo ciò che il Corano è per l'islamismo, un libro che contiene
tutta la saggezza umana rischiarata da tutta la saggezza divina, un libro che
la venerazione dei popoli chiama la Scrittura, la Bibbia! ebbene; la vostra censura è montata anche
su quello! Cosa inaudita! dei papi hanno proscritto la Bibbia! Quale stupore per
le anime sagge, quale spavento per i cuori semplici, di vedere l'indice di Roma
posato sul libro di Dio! (Viva adesione a sinistra).
E voi reclamate la libertà
d'insegnare?... Guardate, siamo sinceri, intendiamoci su questa libertà che
reclamate; è la libertà di non insegnare. (Applausi a sinistra. — Vivissime
proteste alla destra).
Ah! voi volete che vi si diano
dei popoli da educare?!... Benissimo. — Guardiamo allora i vostri allievi.
Vediamo i vostri prodotti. (Risate) Che cosa avete fatto dell'Italia?...
Che cosa avete fatto della Spagna?... Da parecchi secoli voi tenete nelle
vostre mani, a vostra discrezione, alla vostra scuola, sotto la vostra ferula,
queste due grandi nazioni, illustri fra le più illustri; che cosa ne avete
fatto?.... (Mormorio).
Lo dirò io. Grazie a voi,
l'Italia della quale nessun'uomo che pensa può pronunciare il nome senza un
inesprimibile dolore filiale, l'Italia, questa madre dei geni e delle nazioni,
che ha sparso sull'universo tutte le più stupefacenti meraviglie della poesia e
dell'arte, l'Italia che insegnò leggere al genere umano, l'Italia, oggi, non
conosce più l'alfabeto! (Profonda sensazione).
Sì, l'Italia è, fra gli stati
d'Europa, la terra dove soltanto una minoranza è quello che sa leggere! (Proteste
a destra — Grida, tumulto)11.
La Spagna, superbamente
dotata, la Spagna,
che aveva ricevuto dai romani la sua prima civilizzazione, dagli arabi la
seconda, dalla Provvidenza, e malgrado voi, tutto un mondo, quello
dell'America, la Spagna
ha perduto, grazie a voi, grazie al vostro giogo d'abbrutimento, che è un giogo
di degradazione e di rammollimento (applausi a sinistra), la Spagna ha perduto il
segreto della potenza che i romani le avevano insegnato, il genio delle arti
che aveva attinto dagli arabi, il mondo che Dio le aveva dato; in cambio di
tutto questo, che voi le avete fatto perdere, ella ha ricevuto da voi la
inquisizione! (Rumori).
L'inquisizione, che certi uomini
di questo partito tentano oggi di ristabilire con una pudicizia così timida che
davvero fa loro onore. (Lunga ilarità a sinistra. — Proteste alla destra)
L'inquisizione la quale ha
bruciato sui roghi o soffocato nelle prigioni cinque milioni d'uomini! (Denegazioni
a destra) Leggete la storia! La inquisizione che esumava i morti per
bruciarli come eretici, (È vero!) testimoni Urgel e Arnoldo, conte di
Forcalquier.
L'inquisizione che dichiarava i
fanciulli degli eretici, fino alla seconda generazione, infami ed indegni di
qualunque onore pubblico, eccettuanti soltanto, è la frase storica, coloro che
avranno denunciato il padre! (Rumori). L'inquisizione, che, mentre
io parlo, tiene ancora nella biblioteca vaticana i manoscritti di Galileo,
chiusi e sigillati col sigillo dell'indice! (Mormorio) Vero è che, per
consolare la Spagna
di quello che voi le avete tolto e di quello che le avete dato, l'avete
soprannominata la Cattolica!
(Proteste alla destra).
Ah! lo sapete?... voi avete
strappato ad uno dei suoi più grandi uomini questo grido straziante che vi
accusa: «Preferisco ch'ella sia Grande piuttosto che Cattolica!» (Gridi a
destra. Tumulto. Lunga interruzione. Molti onorevoli urlano violentemente
contro l'oratore).
Eccoli i vostri capo lavori!
Quel focolare che si chiamava Italia, voi lo avete estinto. Quel colosso che si
chiamava la Spagna,
voi lo avete minato. L'una è in cenere, l'altra in rovina. Ecco quello che voi
avete fatto di questi due grandi popoli. Che cosa volete fare della Francia?...
(Rumori).
Guardate; voi tornate da Roma;
ve ne faccio i miei complimenti, perchè avete ottenuto laggiù un bel successo.
(Risa e bravo a sinistra). Voi tornate dall'avere imbavagliato il popolo
romano e adesso volete imbavagliare il popolo francese. Lo capisco; ciò è anche
più bello, ciò vi solletica. Soltanto, guardatevi bene! io non ve lo consiglio.
Questo è un leone sempre vivo! (Agitazione).
Con chi l'avete voi? ... Adesso
ve lo dico. Voi l'avete con la ragione umana. Perchè?... Perchè essa produce il
giorno. (Si! Si! No! No!)
Si, volete che io vi dica cos'è
che vi da noia?... È questa immensa luce che la Francia irradia
liberamente da tre secoli, luce fatta di ragione, luce oggi più scintillante
che mai, luce che fa della nazione francese la nazione che illumina, in modo
che i suoi raggi si stendono su tutti i popoli dell'universo. (Sensazione)
È questa luce della Francia, è questa luce libera, è questa luce che non viene
da Roma, ma da Dio, che voi volete estinguere, che noi vogliamo conservare! (Sì!
Sì! Bravo a sinistra)
Io rigetto la vostra legge. Io
la rigetto perché essa confisca l'insegnamento primario, perchè degrada
l'insegnamento secondario, perchè abbassa il livello della scienza, perchè
diminuisce il mio paese. (Sensazione).
Io la rigetto perchè sono di
coloro che provano una stretta al cuore e sentono il rossore salire alla fronte
ogni qual volta la Francia
subisce, per una causa qualunque, una diminuzione, sia del proprio territorio
come coi trattati del 1815, sia intellettuale come con la vostra legge! (Vivi
applausi a sinistra).
Signori, permettetemi, avanti di
terminare, di rivolgere di quì, dall'alto della tribuna, al partito clericale,
al partito invadente, (Ascoltate! Ascoltate!) un serio consiglio. (Rumori
a destra).
Non è l'abilità che gli manca.
Quando le circostanze lo aiutano egli è forte, molto, troppo forte! (Attenzione).
Egli conosce l'arte di mantenere un paese in una condizione mista, che non è la
morte ma che non è neppure la vita. (È vero!) Egli chiama questo
«governare». (Risa). È il governo della letargia! (Nuove risa).
Ma ch'egli si guardi bene; nulla
di simile è adatto alla Francia. È un cattivo giuoco quello di fare
intravedere, soltanto intravedere, a questa Francia il seguente ideale; la
sacrestia sovrana, la libertà tradita, l'intelligenza vinta e legata, i libri
stracciati, il sermone che sostituisce la stampa, la notte fatta negli spiriti
con l'ombra del confessionale e delle sottane, e i genii supplantati dai
chierici! (Acclamazione a sinistra. — Denegazioni furiose a destra).
È vero; il partito clericale è
molto abile, ma tuttociò non gl'impedisce d'esser semplice. (Ilarità).
Come!... egli ha paura del socialismo! Come! egli vede salire la fiumana, a
quanto dice, ed a quest'ondata che monta oppone non so quale ostacolo
sconquassato! Vede salire la fiumana e s'immagina che la società sarà salvata
perchè avrà combinato, per difenderla, le ipocrisie sociali con le resistenze
materiali, e perchè avrà messo un gesuita ovunque esiste un gendarme!... (Risa
e applausi). Quale pietà!
Io lo ripeto, che il partito
clericale si guardi bene; il diciannovesimo secolo gli è contrario. Che egli
non si ostini, che egli rinunci a signoreggiare questa grande epoca piena
d'istinti nuovi e profondi, altrimenti non farà altro che aizzarla, e scoprirà
imprudentemente il lato formidabile dei nostri tempi facendo nascere delle
eventualità terribili. Sì, col sistema che vorrebbe far trionfare, lo ripeto,
col sistema della educazione della sacrestia e col governo del confessionale...
(Tumulto enorme, interruzione, grida: All'ordine! — Richiamatelo
all'ordine!... — Molti membri della destra si alzano furiosi. Il Presidente e
Victor Hugo si scambiano parecchie frasi di un colloquio che non giunge fino
alla stampa. Tumulto violentissimo. Ristabilita un po' di calma l'oratore
riprende volto alla destra:)
Signori, voi gridate molto per
volere la libertà d'insegnamento; vogliate un poco anche la libertà della
tribuna! (Si ride. Il tumulto cessa).
Con certe dottrine che la logica
inflessibile e fatale condanna, malgrado la volontà degli uomini stessi, con
delle dottrine che fanno orrore quando si osservano nella storia... (Nuove
grida: — All'ordine! — L'oratore s'interrompe).
Signori, ve l'ho già detto: il
partito clericale c'invade. Io lo combatto! Nel momento in cui questo partito
si presenta con una legge alla mano è mio diritto di legislatore di esaminare questa
legge e di esaminare questo partito! Voi non m'impedirete di compiere il mio
dovere!... (Benissimo!) Io continuo.
Sì, con quel sistema, con quella
dottrina, con quella storia, lo sappia il partito clericale, ovunque egli sarà,
ovunque andrà, coltiverà delle rivoluzioni; per evitare Torquemada cadrà in
Robespierre! (Impressione). Ecco a che cosa si riduce l'opera di un
partito che si chiama cattolico. E coloro che, come me, procurano di evitare
alle nazioni i rovesci dell'anarchia e l'assopimento sacerdotale, gettano il
grido d'allarme. Giacchè vi è ancora tempo, vi si pensi bene! (Clamori a
destra).
Voi m'interrompete? Le grida ed
i rumori coprono la mia voce? Signori, io vi parlo, non come agitatore, ma come
galantuomo! (Ascoltate! Ascoltate!) Ah, via, signori; forse sono anch'io
un pregiudicato, presso voi?...
Grida a destra: — Sì! Sì!
Victor Hugo: — Come?...
Io vi sono sospetto? voi dite?...
Grida a destra: Sì! Sì! (Tumulto
indescrivibile. Una parte della Destra si alza e urla contro l'oratore che rimane
impassibile alla tribuna).
Ebbene!... su questo punto è
necessario, allora, spiegarsi. (Il silenzio si ristabilisce). C'è
qualche cosa come un fatto personale. Io spero che ascolterete una spiegazione che
voi stessi avete provocata. Ah! dunque io vi sono sospetto? E perchè?...
Io vi sono sospetto! Ma, l'anno
passato difendevo l'ordine pericolante come oggi difendo la libertà minacciata!
come io difenderò domani l'ordine se il male viene da quella parte! (Commenti).
Io vi sono sospetto! Ma ero
sospetto quando compievo il mio mandato di rappresentante di Parigi, prevenendo
l'effusione del sangue sulle barricate del giugno? ... (Bravo a sinistra.
Nuove grida a destra. Il tumulto ricomincia).
Ebbene! Voi non volete neppure
ascoltare una voce che difende risolutamente la libertà?... Allora, se io sono
sospetto per voi, voi siete sospetti per me! Fra noi giudicherà il paese. (Benissimo!
benissimo!)
Signori, un'ultima parola. Forse
io sono uno di coloro i quali hanno avuto la fortuna di rendere alla causa
dell'ordine, in tempi difficili, in un passato recente, qualche servizio
oscuro. Questi servizi non possono essere dimenticati, ma io non li rammento.
Però nel momento nel quale parlo, ho il diritto di farli valere! (No! No! —
Sì! Sì!)
Ebbene, confortato da questo
passato io dichiaro, convinto, che alla Francia è necessaria una sola cosa:
l'ordine, ma l'ordine vivo che si chiama progresso; l'ordine creato dai fatti e
dalle idèe col mezzo della luce la quale illumina la intelligenza del paese.
Ora, tutto questo, è il contrario della vostra legge! (Viva adesione a
sinistra).
Io sono di coloro che reclamano
per questo nobile paese la libertà e non la compressione, la fede e non il
rammollimento, la forza e non la servitù, la grandezza e non il nulla! (Bravo
a sinistra).
Come! ecco la legge che voi ci
portate; voi governanti, voi legislatori, volete fermarvi? volete fermare la Francia?... Voi volete
pietrificare il pensiero umano, soffocare la fiamma divina, materializzare lo
spirito! (Sì! Sì! — No! No!) Ma non vedete, dunque, gli elementi stessi
che compongono i tempi nei quali vivete? Ma nel secolo vostro siete dunque come
tanti stranieri?... (Profonda sensazione).
Come! È in questo secolo, in questo
gran secolo di novità, di fatti, di scoperte, di conquiste, che voi sognate la
immobilità! (Benissimo) È in questo secolo di speranza che proclamate la
disperazione?... (Bravo!) Come! voi rovescerete giù, quasi foste degli uomini
troppo affaticati, la gloria, il pensiero, l'intelligenza, il progresso,
l'avvenire, e poi direte: — Basta! non andiamo più in là; fermiamoci. — (Denegazioni
a destra). Ma non lo vedete come tutto si muove, va, viene, cresce, si
trasforma e si rinnova dintorno a voi, sopra a voi, sotto a voi!?...
Ah! volete fermarvi? Ebbene, lo
ripeto con profondo dolore, io che odio le catastrofi, i crolli, lo ripeto con
la morte nell'anima: (risa a destra) Voi non volete il progresso? avrete
le rivoluzioni! (Tumulto. L'oratore supera tatti esclamando:) Agli
uomini insensati che dicono: — L'umanità non deve camminare, — Dio risponde con
l'eruzione vulcanica!...
(Applauso lunghissimo a
sinistra. L'oratore, scendendo dalla tribuna, è circondato da una folla di
rappresentanti che lo felicitano. L'assemblea si separa in preda ad una viva
emozione).
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