XVI
Il suffragio
universale14
20 maggio 1850.
Signori, la rivoluzione del
febbraio; e, per parte mia, siccome essa sembra vinta, siccome è calunniata,
cercherò sempre tutte le occasioni di glorificarla in quello che fece di
magnanimo e di bello; (Benissimo! Benissimo!) la rivoluzione di febbraio
ebbe due magnifiche idee.
La prima di queste idee, ve lo
ricordai l'altro giorno, fu di salire sino alla sommità dell'ordinamento
politico per strappare la pena di morte; la seconda fu d'inalzare subito le più
umili regioni dell'ordine sociale a livello delle più alte e di piantare la
vera sovranità.
Doppia e pacifica vittoria del progresso,
il quale rialzava l'umanità, e riempiva nello stesso tempo di luce il mondo
politico e il mondo sociale, rigenerandoli e consolidandoli ambedue, il primo
con la clemenza, l'altro con la legalità. (Bravo! a sinistra).
Signori, il grande atto, politico
e cristiano ad un tempo, col quale la rivoluzione del febbraio fece penetrare
il suo principio fin nelle radici dell'ordine sociale, fu l'attuazione del
suffragio universale, fatto capitale, fatto immenso, avvenimento considerevole
che introduceva nello stato un elemento nuovo, irrevocabile, definitivo.
Giudicate bene tutta la sua importanza.
Certo, fu una gran cosa
riconoscere il diritto in tutti, di comporre l'autorità universale della somma
delle libertà individuali; di fare sparire quanto restava ancora delle caste;
colla unità augusta d'una sovranità comune; e di riempire, collo stesso popolo,
tutti i lati del vecchio mondo sociale; certo, tutto ciò fu grande.
Ma, o signori, è sopratutto
nella sua azione sulle classi qualificate sin'allora classi inferiori che
splende la bellezza del suffragio universale. (Risa ironiche a destra).
Signori, le vostre risa mi
costringono ad insistere. Sì, il lato meraviglioso del suffragio universale, il
lato efficace, il lato politico, il lato profondo, non fu nel togliere lo
strano interdetto elettorale che gravitava senza che nessuno potesse indovinare
il perchè; — e lo si dovette alla saggezza dei grandi uomini di stato di quei
tempi (si ride a sinistra) — che sono gli stessi d'oggi... — (nuove
risate d'approvazione a sinistra); non fu, io dicevo, il togliere lo strano
interdetto che pesava sopra una parte di coloro che si chiamavano la classe
media, e anche di quella che si chiamava la classe elevata; non fu il
restituire il voto all'uomo ch'era avvocato, medico, letterato, amministratore,
ufficiale, professore, prete, magistrato, e anche all'uomo ch'era pari di
Francia; no, il lato meraviglioso, io lo ripeto, il lato profondo, efficace,
politico del suffragio universale, fu di andare a cercare nelle regioni dolorose
della società, nei bassi fondi, come dite voi, l'essere curvato sotto il pugno
della negazione sociale, l'essere calpestato che, sino allora, non aveva avuto
altra speranza che la ribellione, per dare a lui la speranza con un'altra
forma, (Benissimo!) dicendogli: — Vota! non ti batter più! (Rumori)
Fu di rendere la sua parte di sovranità a colui che fino a quel giorno non
aveva avuto altro che la sua parte di sofferenza! Fu di avvicinare nelle sue
tenebre materiali e morali lo sfortunato che, nei momenti estremi della sua
miseria, non aveva altra arme, altra difesa, altra risorsa che la violenza, per
mettere nelle sue mani, al posto di questa violenza, il diritto! (Bravo!
continuati).
Sì, la grande saggezza della
rivoluzione del febbraio che, prendendo per base della sua politica il vangelo
(a Destra: — Quale empietà!) istituiva il suffragio universale, la sua
grande saggezza e nello stesso tempo la sua grande giustizia, non fu soltanto
di confondere e di render degni dello stesso potere sovrano il borghese ed il
proletario; ma fu nell'andare a cercare nell'accasciamento, nel rilassamento,
nell'abbandono, nell'abbassamento che è tanto un cattivo consigliere, l'uomo
disperato per dirgli: — Spera! — l'uomo collerico per dirgli: — Ragiona! — il
mendicante, come lo si chiama, il vagabondo, come lo si nomina, il povero,
l'indigente, il diseredato, il disgraziato, il miserabile come lo si vuol dire,
e di consacrarlo cittadino! (Enorme acclamazione a sinistra).
Il suffragio universale dando
una scheda a coloro che soffrono, toglie ad essi un fucile. Dando una forza,
restituisce una quiete. Tutto ciò che rende robusti, rende calmi.
Il suffragio universale dice a
tutti, e io non conosco formula più bella per la pubblica pace: — State
tranquilli, voi siete sovrani. (Sensazione).
Egli aggiunge:
— Voi soffrite? ebbene! non
aggravate le vostre sofferenze, non aggravate il disagio pubblico con la
rivolta.
Voi soffrite?... ebbene! da
oggi, voi stessi coopererete, lavorerete alla grande opera della distruzione
della miseria, col mezzo di uomini vostri, con degli uomini ai quali affiderete
l'anima vostra, e che saranno in qualche maniera la vostra stessa mano. State
tranquilli.
Poi, per coloro che tenteranno
di essere recalcitranti, aggiunge:
— Avete votato?... Sì. Voi avete
compiuto, esaurito il vostro diritto; voi avete detto tutto. Quando il voto ha
parlato la sovranità vera si è pronunciata. Non è nelle forze di una fazione il
fare e il disfare l'opera collettiva. Voi siete cittadini, siete liberi, verrà
anche la vostra ora, sappiatela aspettare. Aspettando, parlate, scrivete,
discutete, insegnate, rischiarate; rischiarate voi stessi, rischiarate gli
altri. Oggi voi avete dalla vostra parte la verità, domani avrete anche la
sovranità perchè voi soli siete i veramente forti. Come! due maniere d'azione
sono a vostra disposizione, il diritto del sovrano e la parte del ribelle,
sceglierete dunque la parte del ribelle? sarebbe, non solo una stupidaggine, ma
anche un delitto! (Applausi a sinistra).
Ecco quali consigli dà il suffragio
universale alle classi che soffrono. (Sì! Si! a sinistra. Risa a Destra)
Signori; distruggere le
animosità, disarmare gli odii, far cadere la cartuccia dalle mani della
miseria, rialzare l'uomo ingiustamente abbassato e render saggio lo spirito del
male con quanto vi ha di più puro al mondo, il sentimento del diritto
liberamente esercitato; riprendere a ciascuno il diritto della forza, ch'è il
fatto naturale, e dargli in cambio la sua parte di potere, ch'è il fatto
sociale; far vedere alle sofferenze una uscita dalla parte della luce e del
benessere, allontanare le scadenze rivoluzionarie ed offrire alla società,
avvertendola, il tempo di prepararsi; ispirare alle masse quella forte pazienza
che forma i popoli gagliardi, ecco l'opera del suffragio universale; (Sensazione
profonda) opera eminentemente sociale dal punto di vista dello stato, ed
eminentemente morale dal punto di vista dell'individuo.
Meditate tutto questo messo in
pratica; su questa terra di uguaglianza e di libertà, tutti gli uomini respirano
la stessa aria e lo stesso diritto. (Rumori).
Vi è un giorno, dell'anno, nel
quale colui che vi obbedisce sempre, si vede vostro uguale, nel quale colui che
vi serve si vede vostro simile; nel quale ogni cittadino, montando sulla
bilancia universale sente e constata il peso specifico del diritto cittadino, e
nel quale il più minuscolo dei cittadini resta perfettamente in equilibrio col
più grande. (Bravo a sinistra! — Si ride a destra).
V'è un giorno dell'anno nel
quale l'uomo che strappa un pezzo di pane alla giornata, il manuale, il
facchino, lo spaccapietre sul margine delle strade, giudica il senato, prende
con la sua mano, resa dolce dal lavoro, i ministri, i rappresentanti, il
presidente della repubblica e dice:
— La potenza sono io!
V'è un giorno dell'anno, nel
quale il più impercettibile cittadino, nel quale l'atomo della società,
partecipa alla vita immensa del paese intero, nel quale il petto più rinchiuso
si dilata nell'aria immensa degli affari pubblici; un giorno in cui il più
debole sente in se stesso la grandezza della sovranità nazionale, in cui il più
umile sente in se stesso l'anima della patria! (Applausi a sinistra. — Risa
e rumori a destra.) Quale accrescimento di dignità per l'individuo e
conseguentemente quanta moralità! Quale sodisfazione e per conseguenza, quale
prova di benessere! Guardate l'operaio che va allo scrutinio. Egli entra con la
fronte triste del proletario accasciato, e ne esce con lo sguardo d'un sovrano.
(Acclamazione a sinistra. — Mormorio a destra).
Ora, che cos'è tuttociò, o
signori?... È la fine della violenza, è la fine del fatto materiale ed è il
principio del fatto morale. È, se voi permettete che io ricordi le mie stesse
parole, il diritto d'insurrezione abolito dal diritto del suffragio. (Sensazione).
Ebbene! Voi, legislatori
incaricati dalla provvidenza di chiudere gli abissi e non di spalancarli, voi
che siete qui per consolidare e non per disfare, voi, rappresentanti di questo
gran popolo dell'iniziativa e del progresso, voi, uomini della saggezza e della
ragione, che comprendete tutta la santità della vostra missione, che, certo,
non fallirete, sapete ciò che viene a fare oggi questa legge fatale, questa
legge cieca che si ha l'imprudente coraggio di presentarvi?... (Profondo
silenzio).
Essa viene, lo dico con un
fremito d'angoscia, lo dico con l'ansietà dolorosa del buon cittadino
spaventato dalle avventure nelle quali si precipita la patria, ella viene a
proporre all'assemblea l'abolizione del diritto al suffragio per le classi
sofferenti, e, per conseguenza, non so qual ristabilimento abominevole ed empio
del diritto d'insurrezione! (Agitazione vivissima).
Ecco tutta la situazione in due
parole! (Mormorio, e commenti prolungati).
Sì, o signori, questo progetto,
che è tutto una politica, compie due cose, egli fa una legge e crea una
situazione.
Una situazione grave, inattesa,
nuova, minacciante, complicata, terribile.
Andiamo più alla svelta. Verrà
poi anche la volta della legge, considerata in se stessa. Esaminiamo intanto la
situazione.
Come! dopo due anni d'agitazione
e di prove, inseparabili, bisogna ben dirlo, da tanta grande commozione
sociale, il fine era raggiunto!
Come! la pace era fatta! Come!
la cosa più difficile per raggiunger la soluzione, il processo, era trovato, e,
col processo, la certezza. Come! il metodo pacifico di creare il progresso era
sostituito al metodo violento; le impazienze e le collere erano disarmate; il
cambio del diritto alla rivolta col diritto al voto era consumato; l'uomo delle
classi sofferenti aveva accettato, aveva dolcemente e nobilmente accettato. Più
agitazioni, più turbolenze. Il disgraziato si era sentito rialzato dalla
fiducia sociale e questo nuovo cittadino, questo sovrano restaurato, era
rientrato nella città con una grande e serena dignità! (Applausi a sinistra.
— Da qualche momento, un rumore continuo, quasi ostruzionista, arrivando da
certi banchi della destra si mescola con la voce dell'oratore. Victor Hugo si
ferma e si volge da quella parte).
Signori, so bene che certe interruzioni
calcolate e sistematiche...
A Destra: — No! No!
A Sinistra: — Sì! Sì!
Hugo: — (continuando:)...
hanno per fine di sconcertare il pensiero dell'oratore.
A Sinistra: — È vero
Hugo: — .... e di
togliergli la libertà di spirito; tutto questo è una maniera come un'altra per
impedire la libertà di parola. (Benissimo!) Ma è un brutto giuoco, poco
degno di una grande assemblea.
(Denegazioni a destra.)
Quanto a me io metto il diritto dell'oratore sotto la salvaguardia della
maggioranza vera, vale a dire di tutti gli spiriti generosi e giusti che
seggono su tutti i banchi, e che sono sempre i più numerosi quando furono
eletti da un gran popolo. (Benissimo! a sinistra: — Silenzio a destra).
Io riprendo. La vita pubblica
aveva sequestrato il proletario senza nè stordirlo nè ubriacarlo. I giorni
delle elezioni erano per il paese qualcosa più dei giorni di festa, erano dei
giorni di calma. (È vero!) In presenza di tanta quiete il movimento
degli affari, delle trazioni, del commercio, dell'industria, del lusso, delle
arti, veniva ripreso; le pulsazioni della vita regolare tornavano. Un
ammirabile resultato si era ottenuto. Un imponente trattato di pace era stato
sottoscritto fra quella che si chiama ancora l'alta società e la bassa. (Sì!
Sì!)
Ed è questo il momento che voi
scegliete per tornare a portare in tutto ciò il disordine! È questo trattato
sottoscritto, che voi stracciate! (Rumori). Ed è precisamente
quest'uomo, l'ultimo sulla scala della vita, e che adesso sperava salire poco a
poco, tranquillamente, è questo povero, è questo disgraziato, poco prima
intrattabile, diventato conciliante, calmo, tranquillo, fratellevole, è lui che
la vostra legge va a cercare! Perchè? Per fare una cosa insensata, indegna,
odiosa, anarchica, abominevole! per riprendergli il diritto al voto! per
strapparlo alle idee di pace, di conciliazione, di speranza, di giustizia, di
concordia, e rigettarlo in braccio alla violenza! Ma quali uomini del disordine
siete dunque voi?!... (Rumori, agitazione).
Come! il porto è raggiunto, e
siete voi che ricominciate le avventure. Come! la pace è conclusa, e siete voi
che la violate!
E perchè questa violazione?
perchè quest'aggressione in piena pace? perchè questo attentato?... perchè
questa follia? Perchè? Ecco quà il motivo.
Perchè al popolo, dopo avere
eletto chi piaceva a voi, è parso giusto eleggere anche chi piaceva a lui.
Perchè egli ha giudicato degni della sua scelta degli uomini che voi giudicate
degni dei vostri insulti. Perchè è molto presumibile ch'egli abbia l'ardire di
cambiar d'opinione sul vostro conto, dopo che voi siete diventati il potere, e
dopo che gli viene offerto il modo di paragonare le vostre parole ai vostri
atti, e quello che gli avevate promesso con quanto gli è mantenuto. (È per
questo!)
Perchè è molto probabile ch'egli
non trovi il vostro governo una cosa molto sublime!... (Benissimo!
Benissimo! Rumori).
Perchè osa disporre del suo voto
a seconda della sua volontà, questo popolo: perchè sembra ch'egli abbia la
inaudita audacia d'immaginarsi di esser libero e perchè, secondo tutte le
apparenze, gli passa per la testa quest'altra idea strana: d'essere sovrano. (Benissimo).
Perchè, in fine, egli ha
l'insolenza di avvisarvi, con la forma pacifica del voto, e di non prosternarsi
puramente e semplicemente ai vostri piedi!
Per questo voi v'indignate, per
questo voi andate in collera, e dichiarate che il mondo e la società sono
perduti; per questo voi gridate: Noi torneremo ad incatenarti, o popolo!
torneremo a punirti! L'avrai da fare con noi!... — E come quel maniaco della favola,
voi percuotete l'oceano con le verghe! (Acclamazione a sinistra).
Che a questo punto l'assemblea
mi permetta una osservazione, la quale secondo me, rischiara sino al fondo, e
con una luce vera e rassicurante, questa grande questione del suffragio universale.
Come! il governo vuol
restringere, scemare, mutilare il suffragio universale!...
Ma egli, perdonate; egli ha
proprio ben riflettuto a tutto questo?
Vediamo, vediamo, ministri,
uomini seri, uomini politici, vi siete voi resi conto di ciò che è il suffragio
universale? Il suffragio universale vero, il suffragio universale senza
restrizioni, senza esclusioni, senza diffidenze, tale e quale come la
rivoluzione del febbraio lo ha stabilito, come lo comprendono e come lo
vogliono tutti gli uomini di progresso?...
Al banco dei ministri: —
Sì! è l'anarchia, che noi non vogliamo!
Hugo: — Ho capito; alla
mia domanda voi rispondete: —Non vogliamo suffragio universale perchè il
suffragio universale è l'anarchia.
A destra: — Sì! Sì!...
Hugo: — Ebbene, invece è tutto
il contrario. Il suffragio universale è il metodo più giusto e più proprio per
creare il potere! (Bravo! a sinistra). Sì! bisogna dirlo, e bisogna
dirlo molto forte, e io v'insisto, perchè è appunto questo che deve chiarire la
nostra discussione: ciò che esce dal suffragio universale è la libertà, senza
dubbio, ma è anche qualcosa di più: è il potere!
Il suffragio universale, in
mezzo a tutte le oscillazioni burrascose, crea un punto fisso. Questo punto
fisso è la volontà del paese legalmente manifestata; la volontà del paese,
robusta gomena dello stato, àncora di un metallo che non si spezza e contro la
quale vengono a battere volta a volta il flusso delle rivoluzioni e il riflusso
della reazione! (Profonda sensazione).
E, perchè il suffragio universale
possa creare questo punto fisso, perchè egli possa attrarre la volontà
nazionale in tutta la sua sovrana pienezza, bisogna che egli non abbia nulla,
assolutamente nulla di contestabile! (È vero! È questo!) Bisogna ch'egli
sia realmente il suffragio universale! vale a dire che egli non lasci nessuno,
assolutamente nessuno al di fuori del diritto di votare; poichè in questa
materia, fare delle eccezioni significa commettere delle usurpazioni (Bravo!
a sinistra); bisogna in una parola, che egli non lasci a chicchessia il
diritto biasimevole di dire alla società: — Io non ti conosco! (Rumori)
A queste condizioni il suffragio
universale produce il potere, un potere colossale, un potere superiore a tutti
gli assalti, anche i più terribili; un potere che potrà essere attaccato, ma
che non potrà essere rovesciato, testimone il 15 maggio, testimone il 23 giugno
(È vero! È vero!); un potere invincibile, perchè egli posa sul popolo,
come Anteo posa sulla terra! (Applausi a sinistra)
Sì, grazie al suffragio
universale voi create e voi mettete al servizio dell'ordine un potere nel quale
si condensa tutta la forza del paese; un potere a cui non v'è che una cosa che
gli sia impossibile: distruggere i suoi principi, e uccidere ciò che lo ha
prodotto. (Nuovi applausi a sinistra).
Grazie al suffragio universale,
nella nostra epoca nella quale fluttuano e si mescolano tutte le finzioni, voi
trovate il fondo solido, il fondo giusto della società. Ah! voi siete
imbarazzati dal suffragio universale, o uomini di stato! ah! voi non sapete che
cosa farvene del suffragio universale! Gran Dio! è il punto d'appoggio, quel
punto d'appoggio che basterebbe ad un Archimede politico per sollevare il
mondo! (Lunga approvazione a sinistra).
Ministri, uomini che ci governate,
distruggendo il carattere integrale del suffragio universale, voi attentate al
principio stesso del potere, del solo potere possibile oggigiorno! Come mai non
comprendete e non vedete tutto questo?
Guardate, volete che io ve lo
dica? Voi stessi non sapete nè chi siete nè che cosa fate. Io non accuso le
vostre intenzioni, accuso la vostra cecità. Voi vi credete, in buona fede, dei
conservatori, dei ricostruttori della società, dei buoni, dei perfetti
organizzatori. Ebbene, a me dispiace di distruggere questa vostra illusione;
vostro malgrado, senza che voi lo sappiate, candidamente, innocentemente, voi
siete dei rivoluzionari! (Lunga ed universale sensazione).
Sì! e dei rivoluzionari della
peggiore specie, dei rivoluzionari della specie candida! (Ilarità generale).
Voi avete, e molti di voi lo
hanno di già provato, quel talento meraviglioso che consiste nel fare delle
rivoluzioni senza vederlo, senza volerlo e senza saperlo (nuova ilarità),
volendo cioè fare un'altra cosa! (Si ride. — Benissimo! Benissimo!) Voi
ci dite: — Siate tranquilli! — Voi tenete nelle vostre mani, senza punto
considerarne il peso, la
Francia, la società, il presente, l'avvenire, la
civilizzazione, e le lasciate cadere in terra per sbadataggine! Voi fate guerra
all'abisso, alla voragine, e vi gettate dentro a capofitto! (Agitazione
prolungata. — L'on. Hautpoul ride).
Ebbene! l'abisso non si
spalancherà! (Sensazione) Il popolo non abbandonerà la sua calma. Il
popolo calmo è l'avvenire assicurato! (Applausi a sinistra. Rumori a destra).
L'intelligente e generosa
popolazione parigina sa tutto questo, e io lo dico senza che le mie parole
possano suscitare dei rumori; Parigi offre questo grande ed istruttivo
spettacolo, che, se il governo è rivoluzionario, il popolo si mantiene
conservatore! (Bravo! Bravo! — Risa a destra).
Questo popolo ha da conservare
non solo l'avvenire della Francia, ma l'avvenire di tutte le nazioni! Egli ha
da conservare il progresso umano di cui la Francia è l'anima, la democrazia, di cui la Francia è il focolare; e
questo magnifico lavoro che la
Francia compie e che, dalle altezze del nostro paese, si
spande sul mondo, è fatto per compiere la civilizzazione con la libertà! (Esplosione
di: Bravo!) Sì, il popolo sa questo, e qualunque cosa si faccia, io lo
ripeto, egli non si rimuoverà. Egli, che ha la sovranità, saprà avere anche la
maestà. Egli aspetterà, impassibile, che il suo giorno, il giorno infallibile,
il giorno legale sorga! Come egli fece or sono otto mesi, alle provocazioni
qualunque esse siano, alle aggressioni di qualunque specie, opporrà la
formidabile tranquillità della forza, e guarderà col sorriso sdegnoso e freddo
del disprezzo, le vostre povere leggine, così furiose e così deboli, sfidare la
democrazia, e rompersi le piccole e disgraziate unghie nel granito del
suffragio universale! (Acclamazione prolungata a sinistra).
Signori, un'ultima parola. Io ho
cercato di caratterizzare la situazione. Prima di scendere da questa tribuna
permettetemi di caratterizzare la legge.
Questa legge, come spauracchio
ai rivoluzionari, gli uomini di progresso potrebbero rigettarla; come metodo
elettorale, potrebbero diffidarne.
Non è che ella sia fatta male;
tutt'altro. Per quanto ella appaia e sia inefficace, è una legge sapiente, è una
legge costruita con tutte le regole dell'arte. Io le rendo questa giustizia. (Risa)
Guardate; ogni suo dettaglio è
una cosa piena di abilità. Passiamo, se non vi dispiace, questa rivista
istruttiva. (Nuove risa. — Benissimo!)
Alla semplice residenza decretata
dalla costituente, ella sostituisce sapientemente il domicilio. Invece di sei
mesi, ella scrive tre anni, e dice: — È la stessa cosa. (Denegazioni a
destra)
Nel posto del principio della
permanenza delle liste, necessario alla sincerità delle elezioni, essa mette,
senza aver l'aria di occuparsene (si ride), il principio della
permanenza del domicilio, intaccante il diritto dell'elettore.
Senza dire una parola ella da di
frego all'articolo 104 del codice civile, il quale non esige per la
constatazione del domicilio che una semplice dichiarazione; rimpiazza questo
articolo 104 col censo indirettamente ristabilito, e, nel posto del censo, pone
una specie d'assoggettamento elettorale mal nascosto dell'operaio al padrone,
del servitore al signore, del figlio al padre. Ella crèa così, imprudenza
nascosta con molta abilità, una sorda guerra fra il padrone e l'operaio, fra il
domestico ed il signore, e, cosa veramente colpevole, fra padre e figlio! (Agitazione
— È vero!)
Questo diritto al suffragio che,
io credo di averlo dimostrato, fa parte dell'entità del cittadino, questo
diritto al suffragio senza il quale il cittadino non esiste, questo diritto che
fa più che seguirlo, che lo personifica, col quale respira, e che scorre come
il sangue nelle sue vene, che va, viene, e si commuove con lui, che è libero
con lui, per non morire che con lui, questo diritto imprescindibile,
essenziale, personale, vivente, sacro (Si ride a destra) questo diritto
che è il soffio, la luce, l'anima di un uomo, la vostra legge lo prende e lo
trasporta dove?.. Alla cosa inanimata, all'alloggio, al monte di pietre, al
numero di casa! Ella attacca l'elettore alla mota!... (Bravo a sinistra. —
Mormorii a destra).
Continuo.
Ella intraprende, ella compie
come la cosa più semplice del mondo, questa enormità, di far sopprimere dal
mandatario il titolo del mandante.
Chè ancora?.... Ella caccia
dalla città legale delle classi intere di cittadini, ella proscrive in massa
certe professioni liberali, gli artisti drammatici, per esempio, che l'esercizio
della loro arte obbliga a cambiare d'abitazione quasi tutti gli anni, se non
tutti i mesi.
A destra: — I commedianti
messi fuori! Ebbene, tanto meglio!
Hugo: — Io constato, e il
Monitore lo stamperà, che allorquando deploro la esclusione di una
classe di cittadini degni di tutta la stima e di tutto l'interesse, da quella
parte si è riso e si è detto: — Tanto meglio!
A destra — Sì! Sì!
On. T. Bac: — È la
scomunica contro i comici che torna!
I vostri padri gettavano i
commedianti fuori della chiesa, voi fate meglio; li gettate fuori della
società! (Benissimo a sinistra).
A destra: — Sì! Sì!
Hugo: — Andiamo avanti.
Io continuo l'esame della vostra legge. Ella assimila, ella identifica l'uomo
condannato per delitto comune allo scrittore condannato per delitto di stampa!
A destra: — Va benissimo!
Hugo: — Ella lo confonde
nella stessa indegnità e nella stessa esclusione.
A destra: — Essa ha
ragione!
Hugo: — Dimodochè, se
Voltaire vivesse, l'attuale regime, che nasconde sotto la maschera di un
austerità trasparente la sua intolleranza religiosa e politica, farebbe
certamente condannare Voltaire per offesa alla morale pubblica e religiosa!
A destra: —Sì!.. Sì!., e
sarebbe benissimo! (L'on. Thiers
e l'on. Montalembert si agitano)
On. T. Bac: — E Beranger!
Sarebbe indegno!
Altre voci: — E Michele
Chevalier!
Hugo: —Io non volli
citare nessun personaggio vivente. Io ho preso uno dei nomi più grandi e più
illustri che siano fra i popoli, un nome che è una gloria della Francia, e vi
ho detto — Voltaire cadrebbe sotto la vostra legge, e voi avreste nella lista
delle esclusioni e degli uomini non degni anche questo gran nome.
A destra: — E sarebbe
benissimo! (Inesprimibile agitazione su tutti i banchi).
Hugo: — Sarebbe benissimo
non è vero? Sì, voi avreste nelle vostre liste fra le persone incapaci e non
degne anche Voltaire, cosa che farebbe molto piacere a Loiola! (Applausi a
sinistra e grande scoppio d'ilarità).
Che cosa posso dirvi di piú?
Queste leggi costruite con un indirizzo funesto, sono tutto un sistema di
formalità per l'abbandono e la soppressione di una infinità di conquiste. La
vostra è piena di pieghe nelle quali si smarriranno i diritti di tre milioni
d'uomini! (Viva sensazione).
Signori! questa legge viola, e
questo riassume tutto, ciò che è anteriore e superiore alla costituzione, la
sovranità della nazione! (Sì! Sì!)
Contrariamente al testo formale
dell'articolo I° di questa costituzione, ella attribuisce ad una frazione del
popolo l'esercizio della sovranità, il quale non appartiene che alla universalità
dei cittadini, e fa governare feudalmente tre milioni di esclusi da sei milioni
di privilegiati.
Ella istituisce degli idioti,
fatto mostruoso! Infine, con una ipocrisia che è nello stesso tempo una suprema
ironia e che, del resto, completa ammirabilmente l'insieme delle sincerità
imperanti, le quali chiamano le proscrizioni romane amnistie, e la servitù
dell'insegnamento libertà (Bravo!), questa legge continua a dare a
questo suffragio ristretto, a questo suffragio mutilato, a questo suffragio
privilegiato, a questo suffragio degli stabilmente e lungamente domiciliati, il
nome di suffragio universale. Cosicchè, quello che in questo momento noi
discutiamo, ciò che io discuto, qui, a questa tribuna, è la legge del suffragio
universale! Signori, questa legge, io non dirò, a Dio non piaccia, ch'essa è
una legge fatta da Tartufo, ma dichiaro ch'è stata battezzata da Escobar! (Vivissimi
applausi e scoppi di risa).
Ebbene, io insisto; con tanta
finezza, con tanto rivoltolamento di pieghe, con tutto questo lavorio astuto,
con tutta questa ricerca di combinazioni e di espedienti, sapete voi quale sarà
il suo resultato se essa verrà applicata? Il suo resultato sarà nullo! (Sensazione).
Nullo per voi che la fate.
A destra: — Ciò riguarda
noi soli!
Hugo: — E questo perchè,
come vi dicevo or ora, il vostro progetto di legge non solo è temerario,
violento, mostruoso, ma è anche meschino. Nulla uguaglia la sua audacia se non
che... la sua impotenza! (Sì! È verissimo).
Ah! se non fosse il dolore che
io provo nel vedere il rischio che voi fate correre alla pubblica quiete, vi
direi: — Mio Dio! ma sì, la si voti pure. Tanto, non potrà far nulla e non farà
nulla. Gli elettori che rimarranno vendicheranno gli elettori soppressi. La
reazione avrà fatto delle reclute per l'opposizione. Contateci. Il sovrano
mutilato diventerà un sovrano indignato. (Vive approvazioni a sinistra).
Avanti! fate pure. Cancellate
tre milioni di elettori, cancellatene quattro, otto milioni su nove. Benissimo!
il resultato sarà per voi lo stesso, se non peggiore. (Benissimo).
Quello che voi non riuscirete a
cancellare saranno i vostri errori; (rumori) saranno tutti i controsensi
della vostra politica di compressione; sarà la vostra fatale incapacità (risa
al banco dei ministri); sarà la ignoranza delle attuali condizioni del
paese; sarà l'antipatia ch'egli v'ispira e l'antipatia che voi gl'ispirate. (Rumori).
Quello che voi non riuscirete a
cancellare, sarà il tempo che cammina, sarà l'ora che suona, sarà la terra che
gira, sarà il movimento ascendente delle idee, sarà la progressione dei fatti,
sarà l'allontanamento di più in più profondo fra il secolo e voi, fra le
giovani generazioni e voi, fra lo spirito di libertà e voi, fra lo, spirito
filosofico e voi! (Benissimo! Benissimo!)
Quello che voi non riuscirete a
cancellare sarà questo fatto innegabile: mentre camminate da una parte tutta la
nazione cammina dall'altra; mentre quello che per voi è l'oriente per essa è
ponente; voi volgete le spalle all'avvenire, mentre il paese, mentre questo
popolo di Francia, con la faccia inondata dalla luce dell'alba dell'umanità
nuova, volge le spalle al passato! (Esplosione di bravo a sinistra).
Guardate; è inutile che voi non
lo vogliate: il passato oramai è il passato. (Bravo!) Provatevi, sforzatevi
pure per riaccomodare i suoi tritumi, le sue vecchie straducole; impiegatevi
magari... diciassette uomini di stato se volete. (Grande risata)
Diciassette uomini di stato come rinforzo! (Nuove risa prolungate)
Trascinatelo pure alla gran luce dell'epoca moderna; ebbene, qualunque cosa voi
facciate, quello sarà sempre il passato! Si scorgeranno meglio le sue grinze e
si vedrà con più agio quanto egli è decrepito! (Risa e applausi a sinistra.
Mormorio a destra).
Riassumo e termino.
Signori! questa legge è
invalida, questa legge è nulla, questa legge è morta prima di nascere. E sapete
che cos'è che la uccide? È la menzogna, poiché ella mente! (Sensazione)
Ella è ipocrita nel paese della franchezza, ella è sleale nel paese della
onestà!
Non è giusta, non è vera, e per
quanto faccia cerca invano di creare una falsa giustizia ed una falsa verità
sociale!
Non esistono nè due verità nè
due giustizie! Non vi è che una giustizia, quella che esce dalla coscienza, e
non vi è che una verità, quella che scende da Dio!
Uomini che ci governate, sapete
perchè la vostra legge resta uccisa? Perchè nel momento nel quale ella arriva a
rubare la sovranità dalla tasca del debole e del povero, incontra lo sguardo
severo e terribile della probità nazionale! luce abbagliante, di fronte alla
quale la vostra opera di tenebre svanisce! (Rumori)
Guardate, tenetene conto. Nel
fondo della coscienza d'ogni cittadino, dal più umile al più grande, nel fondo
dell'anima, — accetto la vostra espressione — dell'ultimo mendicante,
dell'ultimo vagabondo, vi è un sentimento sublime, sacro, indistruttibile,
incorruttibile, eterno; il diritto! (Sensazione) Questo sentimento, che
è l'elemento della ragione dell'uomo; questo sentimento, che è il granito della
coscienza umana, il diritto, ecco la rocca sulla quale vanno a battere e ad
infrangersi le iniquità, le ipocrisie, i cattivi disegni, le cattive leggi, i
cattivi governi! Ecco l'ostacolo nascosto, invisibile, oscuramente perduto nel
più profondo degli spiriti, ma più incessantemente presente e fermo, e contro
il quale voi andrete ad urtare ogni giorno, qualunque cosa facciate! (No!
No!)
Io ve lo dico; voi sprecate
inutilmente la vostra fatica. Voi non lo sradicherete! non lo scuoterete! Voi
strapperete più facilmente le alghe dal fondo dell'oceano, che il diritto
dall'anima del popolo! (Acclamazione a sinistra)
Io voto contro il progetto di
legge! (La seduta è sospesa in mezzo a una grande agitazione).
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