4.
Tiberio [14-37]. - Quindi la serie
degli imperadori romani fu la pessima che s'abbia di niun principato. Cosí
lunga ed immane tirannia, cosí prostrata servitú non sembrano essere state
possibili in una civiltá, con una coltura cosí progredite come le romane; e il
fatto dimostra la superioritá della civiltá e della coltura cristiane, in mezzo
a cui elle furono fin qui, e sono piú che mai impossibili veramente. - La serie
s'apre con uno dei peggiori, Tiberio. Era stato uomo capace, forse virtuoso in
gioventú; erasi pervertito tra le ambagi, gli artifizi, gli ozi, i vizi
dell'aspettazione; era falso, sospettoso, crudele e perduto in voluttá, quando imperiò
a cinquantasei anni. Die' subito grande effetto alle leggi di maestá;
accrebbelo coll'incoraggiare, istituzione nuova, i delatori. Peggio che mai,
quando invecchiato lasciò il governo a Seiano, e andò a marcire nei segreti di
Capri, dove finí. Guerreggiò in Germania ed Asia; non egli, dopo che fu
imperatore, ma pe' suoi capitani, fra cui principale, e perciò odiato,
Germanico figlio di suo fratello. Sotto lui furono ridotte a provincia
Cappadocia e Comagene.
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