2.
I regni
nuovi romano-tedeschi.
- I barbari invasori dell'imperio furono quasi tutti di quella nazione, che
chiamò e chiama se stessa dei «Deutsch», che i romani chiamarono
primamente «teutoni» e poi «germani», e noi chiamiamo «tedeschi». Poche
eccezioni trovansi a tal fatto, piú poche tra le genti stanziate; e noi
noteremo quelle che venner tra noi. In generale i nuovi regni furono tutti
romano-tedeschi; in essi fu un elemento romano ed uno tedesco. E noi accennammo
finora il primo via via; or accenneremo il secondo. - La nazione tedesca era
tuttavia al secolo quinto in quella condizione di genti divise, che fu la
primitiva di tutte le nazioni, e in che vedemmo durar la nostra fino alla
conquista romana. Piú o men nomadi ancora, regnate le une (da capi nominati lá
«kan», «king», «konung», «koenig»), le altre no,
divisa ciascuna in aristocrazia e democrazia, le loro costituzioni sono
ritratte meravigliosamente in quel detto di Tacito: che delle cose minori
deliberavano i «principi»; delle maggiori, prima i principi, poi tutti, cioè
l'assemblea universale della gente. E questa è l'origine indubitata di quelle
assemblee, di que' parlamenti moderni, che tra varie vicende si serbarono,
mutarono, si spensero, risuscitarono quasi da per tutto oramai; ma con questa
grande differenza, che non era allora inventata la rappresentanza, cioè quel
modo di riunirsi pochi deputati eletti da molti elettori, il quale non sorse se
non dai comuni: ognuno assisteva allora per conto proprio; e chi non veniva,
non era rappresentato. Queste assemblee teneansi tra' banchetti (mahl),
e cosí dissersi in lor lingua «malli»; e in latino barbaro poi, or generalmente
«concilia», or «placita» dalle deliberazioni ivi piaciute a
tutti, or «campi di maggio» o «di marzo» dall'epoca delle annue convocazioni. -
Fin dalle selve o steppe nazionali, e tanto piú quando furono stanziate le
genti ne' nostri colti, il loro territorio divisesi in gau o shire
(latino «comitatus», italiano «contado»); e a capo della tribú che
l'occupava fu un magistrato, capitano in guerra, giudice in pace, chiamato «graf»
o «sheriff» (comes, conte). Nei giudizi il graf era assistito or
da alcuni notevoli della tribú chiamati «schoeffe» (latino ed italiano
«scabini»); ora, per la verificazione del fatto principalmente, da certi
guaranti (or detti «giurati») che si chiamavano «rachimburgi». Le pene,
poche corporali, eran quasi tutte multe imposte al condannato, in profitto,
parte del conte e del re, parte dell'offeso o degli eredi dell'offeso, e
chiamavansi «widergeld», «widrigild» o «compensazioni». Il gau
dividevasi in parecchi mark (italiano «marche», latino «vici»), e
questi erano abitati poi per lo piú dalle «fare» o tribú, il capo (faro,
baro, barone) in mezzo nel suo castello (hof, curtis,
corte), e gli altri sparsamente all'intorno. - Del resto, l'ordine civile
subordinato al militare; il graf, per lo piú capo di mille, aveva talora sotto
sé parecchi di tali capi detti «tungini»; il migliaio diviso in centinaia (hundreda),
ciascuna delle quali aveva a capo lo schulteis (latino «schuldacius»,
«scultetus», «centenarius»); il centinaio diviso in decurie,
ciascuna delle quali aveva a capo lo zehnter (latino «decanus»).
Ma se queste migliaia, centinaia e decurie fossero di «fare» o tribú, di
famiglie o case, ovvero solamente di militi (heereman, latino «arimanni»,
«exercitales», «milites»), io nol saprei dir qui, né so che il
sappia con certezza nessuno. Ancora, in parecchie delle genti, tra cui i
longobardi, la decuria non era di dieci, ma di dodici; ondeché il centinaio era
di centoquarantaquattro, e il migliaio di millesettecentoventotto. Ad ogni modo
e all'ingrosso, per quanto si può dire in tanta varietá e mutabilitá di genti e
d'usanze, questo fu quello che si può chiamare l'ordinamento costituzionale
consueto delle genti tedesche all'epoca della loro invasione.
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