9.
Caduta de'
goti [526-566]. - Succedette
Atalarico, fanciullo di sette anni, figlio d'Amalasunta, figlia di Teoderico,
la quale fu reggente. Eran nel regno le quattro parti che sempre sono in un
regno di stranieri: i nazionali amici e i nemici degli stranieri, gli stranieri
amici e i nemici de' nazionali. Amalasunta e Teodato un suo cugino, eran de'
goti romanizzati, inciviliti, letterati. Amalasunta educava il re alla romana.
I goti puri se ne turbarono, e le tolsero il giovane; il quale allevato quindi
alla barbara, oziando, gozzovigliando e corrompendosi, si consunse e morí di
diciotto anni [534]. - Cacciata Amalasunta in un'isoletta del lago di Bolsena,
dove ella tra breve fu tolta di mezzo, regnò Teodato. Pare che fra questi
pericoli Amalasunta avesse giá trattato, ed or certo Teodato trattò
coll'imperatore greco per averne aiuti o rifugio. Imperatore era allora
Giustiniano, il gran raccoglitor di leggi e codici romani, il gran
riconquistatore di molta parte d'Occidente. Triboniano ed altri giureconsulti
l'avean aiutato alla prima gloria; Belisario ed altri capitani l'aiutarono alla
seconda; ma restò a lui la gloria personale, e sempre grande a un principe,
d'aver saputo scegliersi aiuti, senza invidia. Belisario avea giá vinti i
persiani, e ritolte ai vandali Africa, Sardegna, Corsica. Erano tra
l'imperatore e i re goti piccole contese di limiti; ed erano allettamento a
quello le dissensioni di questi. Belisario scese in Sicilia e la conquistò,
passò Napoli e la prese, senza che si movesse Teodato. Contro al quale
insospettiti o sdegnati finalmente i goti di Roma, escivano della cittá, e
facean lor re Vitige, non principe, semplice guerriero, ma buono. E Teodato,
fuggendo, era scannato per via [536].
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