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I greci. - Veggiamo
intanto qual profitto avesser tratto que' nostri maggiori, al rifarsi
imperiali, al ridiventare, come dicevasi allora, romani, in realtá provinciali
greci. E prima, poiché non furono finiti di cacciare tutti i barbari se non uno
o due anni prima che venissero i longobardi, vedesi che la misera Italia non
respirò se non d'altrettanto. Poi, gl'italiani, che, come pare accennato da
certi negoziati tra Vitige e Belisario, e come, del resto, è naturale
immaginare, aveano sperato riavere un imperator occidentale, ebbero a
governator sommo Narsete eunuco, maestro de' militi, patrizio e gran
ciamberlano, e sotto a lui, un prefetto del pretorio. Non trovo se i due
sedessero in Roma o Ravenna: è probabile in questa. Di rettori od altri
governatori di province, non è cenno. Probabilmente, i duchi continuarono ad
esser tutto in ciascuna delle cittá, con territori piú o meno fatti a caso
dalla guerra. Sotto essi i giudici, governatori civili, capi de' corpi
municipali, ma non eletti da essi, anzi dati, talor forse dai duchi, certo
sovente da' vescovi, e perciò chiamati «dativi». I membri di questi corpi non
eran piú detti «decurioni», ma indeterminatamente «principali» od anche
«consoli», nome vecchio, significazione nuova, non piú di capi, ma di
consiglieri municipali. Roma stessa, ridotta a par dell'altre, ebbe un duca.
Che diventò il terzo barbarico delle terre? Non è probabile fosse restituito ai
possessori antichi italiani. Dovette essere incamerato, od anzi distribuito o
preso dai duchi ed altri greci. Non n'è cenno nella prammatica del 554, che
Giustiniano gran promulgator di leggi fece a riordinar Italia, e che non
riordinò nulla. Del resto, da ciò e da tutta la storia vedesi, che fu un
governo da stranieri lontani, peggior sempre che quello di stranieri stanziati.
E il pessimo e piú vergognoso (ma non insueto a tali stranieri) fu che non
seppero nemmen difender la conquista da stranieri nuovi. - Morto Giustiniano
nel 565, succedutogli Giustino molto dammeno, questi richiamò Narsete; dicesi,
perché non mandava danari in corte; onde sarebbe a dire la corte lontana
peggiore che il governatore vicino, e richiamato questo per non aver saputo
farsi abbastanza cattivo: né sarebbe insueto ciò nemmeno. Dicesi poi, fosse
richiamato con quelle parole vituperose della nuova imperatrice: «che tornasse
l'eunuco a far filar lane nel gineceo»; ed adiratone egli, perciò chiamasse i
longobardi. I quali vennero ad ogni modo tre anni appresso.
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