20. Coltura. - Al principio dell'etá
dei barbari, due scrittori rappresentano insieme la condizione delle
popolazioni e delle lettere romane: Boezio [470-525] che vedemmo perseguitato,
fatto morire da' goti, Cassiodoro [470-562] che fu ministro di tre o quattro
de' lor re. Il primo scrisse parecchi ristretti di filosofia, rimasti famosi
ne' secoli seguenti fino alla restaurazione degli originali, e in carcere poi
il bel libro Delle consolazioni della filosofia; ondeché si può dir
ultimo dei romani antichi e primo degli scolastici. Il secondo piú retore, piú
intralciato, piú barbaro in tutto, non interessa quasi se non per li fatti che
si trovano nelle lettere di lui, e nel ristretto della sua Storia dei goti
compendiata da Iornandes. - Gregorio magno [542-604], scrittore ecclesiastico
copiosissimo, si può giá dire scolastico intieramente. San Colombano [540-615]
monaco d'Irlanda venuto di colá in Francia, poi in Longobardia sotto Agilulfo e
Teodelinda, e fondator del monastero di Bobbio dove furon ritrovati a' nostri
dí parecchi codici d'autori antichi, accenna l'ultimo precipizio delle lettere
italiane, che ricevean cosí quasi una restaurazione dall'ultima Irlanda. Paolo
Diacono [740 circa-790 circa] il solo scrittore di qualche conto che abbiamo di
nazione longobarda, e scrittor unico della storia di essa, ci è prezioso
perciò, ci è caro per l'amore ch'ei mostra, scrivendo sotto Carlomagno, a sua
gente caduta; ma è, del resto, o pari o di poco superiore ai piú meschini
cronachisti dell'etá seguente. Misero ritratto di tre secoli di letteratura! ma
che si potrebbe argomentare dalla storia politica; allor sí veramente i barbari
distrussero le poche lettere antiche, le molte cristiane che rimanevano. -
Delle arti, l'architettura trova sempre qualche modo di fiorire sotto a
principi potenti quantunque barbari; e cosí fiori sotto Teoderico, e poi sotto
Teodelinda ed Agilulfo. Fu architettura romana, decadente via via piú, non
dissimile, ma meno splendida della bizantina; ondeché si vede chiaro qui ciò
che del resto ognun sa oramai, quanto sia falso il nome di «gotica», dato poi a
quell'altra architettura molto posteriore, tutto diversa, anzi contraria, degli
archi acuti e delle colonne sottili. Nella vera architettura gotico-longobarda,
l'arco viene anzi abbassandosi, e le colonne ingrossando, e tutto lo stile
diventando tozzo e goffo. Il quale poi ritrovandosi tra' sassoni in Inghilterra
e in Francia e Germania fino appunto alla diffusione dello stile acuto e
sottile, convien dire che tutto quel primo stile pesante chiamato «sassone» da
alcuni, venisse dal romano-gotico-longobardo. E ciò si fa tanto piú probabile,
che dalle leggi longobarde abbiamo un cenno di una quasi societá di maestri
muratori settentrionali d'Italia (magistri comacini), i quali
aggirandosi tra noi e probabilmente anche fuori, mantennero e diffusero
l'architettura, lo stile italiano imbarbarito; e furono forse origini di quelle
societá o confraternite o gilde di muratori od architetti, che si
ritrovano quattro o cinque secoli appresso; e che si pretendono origine esse di
quella societá o setta segreta de' franchi-muratori, modello poi o madre stolta
e brutta di piú brutte e piú stolte figliuole. Del resto, que' maestri
scolpivano probabilmente e dipingevano quel pochissimo che era da scolpire e
dipingere ne' poveri edifizi edificati da essi. Onde anche quell'altro nome di
«stile greco», dato alle pitture e sculture tozze e goffe di que' tempi, sarebbe
forse da mutarsi tutt'insieme in quello di «stile italiano imbarbarito»; piú
brevemente, «stile comacino».
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