7.
Berengario
I, Guido, Lamberto, Arnolfo, Ludovico, Rodolfo [888-924]. - Eppure, per noi, tutto ciò diventa
anche peggiore e piú brutto. Questa era senza dubbio una grande occasione
d'indipendenza, come all'altre, cosí alla nazione italiana. Se non che questa
era men nazione che l'altre; non solamente, come l'altre contemporanee e
feodali, non avea popolo formato né potente, ma nemmeno feodalitá nazionale.
Que' conti, marchesi o duchi (a cui fu aureo questo secolo, ferreo per ogni
altro) erano almeno in Francia francesi, in Germania tedeschi; ma erano in
Italia francesi o tedeschi di nascita o d'aderenze; ondeché l'Italia non
italiana incominciò allora a dividersi in quelle parti francese e tedesca, che
duraron d'allora in poi e dureranno fin tanto che l'indipendenza compiuta non
c'insegni a usar le nazioni straniere come alleate straniere e non come
capiparti nazionali. Se qualunque di questi principi stranieri avesse saputo
staccarsi dall'aderenze straniere e farsi italiano, egli e i suoi nipoti
avrebbero probabilmente regnato a lungo sull'Italia; o rimarrebbero almeno
benedetti nella memoria degli italiani. Ma, perché a costoro, come a tanti poi,
parve piú facile accettare un aiuto bell'e fatto da fuori, che non farsene uno
addentro col buon governo e colla virtú, perciò non poser radice nella nazione,
perciò ebbero a moltiplicare, a mutar ricorsi, e cosí s'avvilirono
nell'opinione e nella realtá; e l'avvilimento li fece crudeli, scempi, perduti
di vizi essi e lor donne, corrotti insomma e disprezzati in quella stessa
corrottissima etá. Alcuni de' papi del secolo scorso aveano, è vero, dato
esempio di questi ricorsi stranieri; ma quelli n'avean dato uno, e questi ne
dieder molti; quelli l'avean dato contro altri stranieri greci o longobardi, e
questi li diedero contro nazionali e compagni di potenza; quelli poi avean pur
dati molti esempi di appoggiarsi alla nazione, alle cittá, data a molte cittá
l'indipendenza, e questi non la diedero; ondeché dee far meraviglia, che si
accumulino gl'impropèri a que' papi, e si risparmino a questi principi
italiani, i quali anzi talor si lodano o compatiscono quasi vittime, di quella
dipendenza di che furono strumenti od autori. Non compatiamo mai i potenti, che
mal usarono la potenza. E sopratutto poi, giustizia eguale per tutti. - I tre
duchi potentissimi fin da' longobardi, Friuli, Spoleto e Benevento, eran
rimasti tali sotto a' Carolingi. Ma staccato l'ultimo oramai dal regno ed
occupato contro alle cittá greche, Napoli, Amalfi, ecc., restavan dunque
principali nel regno longobardo o d'Italia, i duchi del Friuli e di Spoleto.
Duca del Friuli era quel Berengario affine de' Carolingi che prese la corona
d'Italia fin dal febbraio 888, ma che dicesi l'avvilisse subito riconoscendola
feodalmente da Arnolfo re di Germania. E duca di Spoleto era Guido; pur affine,
dicesi (ma si disputa come), de' Carolingi. Questi tentò prima la corona di
Francia e andovvi; ma respintone, tornò tra noi con aiuti francesi. S'impadroni
dell'occidente, e mosse contro a Berengario forte all'oriente. Combatterono a
Brescia [888], ricombatterono sulla Trebbia [889]; e vinto allora Berengario,
si ridusse intorno a Verona, mentre Guido si fece incoronar re in Pavia, e
quindi imperatore in Roma [891], e s'aggiunse all'imperio suo figliuolo Lamberto
[892]. - Ma Arnolfo il re tedesco, signore del re italiano Berengario, mandava
in aiuto a costui suo figliuolo Sventebaldo [893]; e scendeva egli poi con
Berengario ito a sollecitarlo. Prendeva Bergamo; uccideva, prendeva o mutava
conti e marchesi; e facevasi incoronar esso re d'Italia; a ragione, io direi,
poiché era signor del re; era vero re, poiché sommo. Poi prendeva Ivrea, e
moveva a Borgogna contro Rodolfo alleato di Guido; ma respinto di lá, e
respinto o noiato d'Italia, tornava a Germania, mentre moriva Guido imperatore.
- E cosí rimaneva Italia con un imperatore, Lamberto succeduto al padre; e tre
re competitori, il medesimo Lamberto, Arnolfo e Berengario [894]. Quindi
ridiscende Arnolfo, e spoglia questa volta intieramente Berengario del regno e
de' contadi [895]; ed egli muove a Roma, la prende e si fa incoronare da
Formoso papa. E qui, se non prima, incominciano a peggiorar que' papi
barcheggianti in mezzo a tutte queste brutte vicende d'Italia, e alle
bruttissime di Roma, e tra i potenti e scellerati cittadini od anche cittadine
di essa. E cosí, da questo fine del secolo nono a tutto il decimo e mezzo
l'undecimo, succedettersi poi, con poche eccezioni, i peggiori papi che sieno
stati mai, e come papi e come principi; finché non li vedremo corretti e
ravviati da parecchi santi e da uno grandissimo. Ma ciò notato a compiutezza di
veritá storica, noi non ci crediamo obbligati a fermarci, come desidererebbono
alcuni, in queste turpitudini, piú che non abbiam fatto in quelle degli
imperatori romani, o sarem per fare in quelle de' principotti italiani. Non
sarebbe gran male quando per «reverenza delle somme chiavi» s'usasse un po' di
mantello figliale. Ma insomma i papi son uomini; e se ne furono de' corrotti in
secoli corrotti, de' deboli in secoli deboli, niuna serie di principi cristiani
ha pur, come la loro, tanti nomi di rigeneratori della civiltá cristiana; niuna
di principi italiani, dell'italiana. E noi ciò gridammo, e n'avemmo nome di
«papalini», quando giá pareva ingiuria; e ciò ripetemmo quando, mutati gli
auspíci nel 1846, gridavasi papalina Italia intiera; e ciò ripetiamo rimutati
ora auspici, grida ed opinioni popolari. La storia non muta a seconda delle
popolaritá: tenta guidarle, ed alla peggio, le sfida. - Ad ogni modo, nell'896,
s'ammala Arnolfo il nuovo imperatore, e torna a Germania; risorgono Lamberto e
Berengario; e corretti una volta fan pace tra sé, e ne riman divisa Italia,
l'occidentale a Lamberto, l'orientale a Berengario. Ma muoion Lamberto a caccia
a Marengo [898], e Arnolfo in Germania [899], e resta finalmente solo re
Berengario. - Ma per poco; sorge a nuovo competitore Ludovico re di Borgogna,
risuscita la parte di Lamberto. Scendono gli ungheri (non piú gli unni-ávari
antichi, ma i magiari fattisi lor signori e chiamati sempre da noi col nome di
lor soggetti), vincono Berengario e saccheggiano Lombardia. Quindi cresce
Ludovico, batte anch'egli Berengario e si fa incoronar re [900], e poi
imperatore a Roma; e Berengario fugge a Germania [901]. Ma Ludovico torna a
Francia, e Berengario a Italia, e la tien tutta di nuovo alcuni anni [902-904].
Poi torna Ludovico appoggiato principalmente da Adalberto, uno di que' marchesi
o duchi di Toscana che eran venuti grandeggiando al paro o giá sopra i maggiori
del regno; e signoreggia in tutta Italia e a Verona stessa, la capitale di
Berengario. Ma Berengario rientra in questa a tradimento, spaventa i
borgognoni, fa prigione Ludovico e il rimanda con gli occhi cavati in Borgogna,
ove serbò il titolo d'imperatore, ma onde non tornò piú [905]. - Allora per la
terza volta Berengario tien tutta Italia, e se ne mostra meno indegno. Respinge
o piuttosto termina con doni una seconda invasione di ungheri; e contra essi
poi fa o lascia fortificare le cittá, le castella, i monasteri di Lombardia; fatto
notevole, che alcuni dicono origine, noi diremo solamente aiuto alle libertá
cittadine future. Ei regna del resto tranquillo, quasi glorioso; e, tranne una
terza ma breve invasione di ungheri, l'Italia settentrionale respira sotto lui
un diciassette anni. Non la meridionale, stracciata al solito tra principi
beneventani, cittá greche poco men che libere, greci che venivano di tempo in
tempo, e saracini che stanziavano e grandeggiavano. Una mano di costoro scesi e
stabilitisi a Frassineto presso a Nizza, trafilò tra alpe ed alpe fino a Susa,
e poi fin nel Vallese. E contro a' meridionali fu da papa Giovanni X chiamato
Berengario, che venuto a Roma ne fu incoronato imperatore [916]; a' saracini
non pare facesse altro che paura. - Ma il regno italico settentrionale fu alla
fine riperduto da alcuni di quegli scellerati marchesi, a cui non giovava aver
tranquillitá ne' re. Chiamano Rodolfo re della Borgogna trasiurana, cognato di
Bonifazio di Toscana principale tra essi; lo traggono a Italia e l'incoronano re
a Pavia [922]. Berengario chiama ungheri; fa battaglia a Firenzuola, è
sconfitto [923]; ne chiama altri che prendono e saccheggian Pavia ed altre
cittá, e passan fino in Francia ad assalir Rodolfo; e muore egli intanto,
assassinato da uno de' suoi in Verona [924]. Di costui, che fin da principio
fece vassalla la corona d'Italia, che dal principio al fine per trentasei anni
di regno interrotto fu il piú gran chiamatore e soffritore d'ogni sorta
stranieri, fecero alcuni moderni un eroe d'indipendenza italiana! Povera
storia, povera politica, povera indipendenza italiana! come s'interpretano!
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