12.
Arduino re,
Arrigo, detto secondo, re e imperatore [1002-1024]. - Alla morte dell'ultimo Ottone, scoppiò uno
dei movimenti piú incontrastabilmente italiani che si trovino. Assalgono per
via la scorta del feretro portato a Germania; e in men d'un mese, addí 15
febbraio, s'adunano a Pavia, e gridan lor re un italiano; uno di nuovo de'
potenti marchesi, Arduino d'Ivrea, di quella famiglia degli Arduini di Torino,
la quale, venuta al tempo de' re francesi, e cresciuta sotto essi e gli Ottoni,
teneva ora tutti i comitati a manca del Po da Vercelli a Saluzzo. Ma i tedeschi
eleggono Arrigo di Sassonia consanguineo degli Ottoni, che pretende alla corona
d'Italia; era naturale, dopo le vili infeodazioni di essa fatte dai Berengari.
E perché Arrigo fu bensí in Italia il primo re di questo nome, ma fu in
Germania, e cosí è per lo piú nella storia chiamato il «secondo»; perciò noi lo
chiameremo pur cosí, cercando chiarezza anziché precisione diplomatica o cancelleresca;
e se ci resta vergogna il prender numeri e nomi altrui, ella è per certo delle
minime che ci vengano dalla straniera signoria. Arduino si mostra dapprima
pronto e prode; va incontro a un esercito tedesco che scende per Tirolo, e lo
sconfigge; e regna, come pare, indisputato un anno e piú. Scende Arrigo al
principio del 1004, e Arduino va pure ardito contro a lui; ma è allora
abbandonato da' suoi conti e principalmente da' vescovi. Fu in quelli invidia
solita italiana, e in questi vendetta delle angarie ed usurpazioni giá
esercitate contro essi da Arduino marchese o da Arduino re? Difficile a
risolvere questo punto di uno de' piú interessanti episodi di nostra storia.
Certo, Arduino è accusato dagli annalisti poco men che unanimemente. Ma questi
scrissero, spento lui, e furono tutti ecclesiastici, e la inimicizia tra
vescovi, e conti o marchesi, non che consueta allora, era natural conseguenza
di quelle concessioni delle cittá comitali a' vescovi, che dicemmo fatte e
moltiplicate dagli Ottoni. Ad ogni modo, conti e vescovi italiani quasi tutti
abbandonarono il re italiano per il tedesco; e conducono questo a Pavia,
l'eleggono, l'incoronano, addí 14 maggio. Ma il popolo ha talor sentimento di
nazionalitá piú che i grandi; peccato che quando è solo ei l'eserciti, per lo
piú, male e inutilmente! La medesima sera nasce una baruffa tra' cittadini e
soldati stranieri; si combatte, s'appicca il fuoco, e Pavia ne rimane
incendiata. Esce Arrigo di essa e d'Italia, in gran fretta. E quindi qui una
condizione nuova; un re lontano ed uno non guari riconosciuto; Milano per
quello, e Pavia per questo (origine o almeno uno de' primi fatti della rivalitá
tra le due); una confusione, una mancanza di re e governo, un armarsi, un
guerreggiarsi le cittá, che fu nuovo e gran passo alle libertá loro future.
Cosí va il mondo; quella che avrebbe potuto essere magnifica occasione
d'indipendenza nazionale, non fu che di libertá cittadine; se ne contenti chi
voglia. Trovansi guerre allora tra Pisa e Lucca; e Pisa saccheggiata una notte
da' saracini, e liberata, secondo le tradizioni, da Cinzica Sismondi, una sua
cittadina; un'altra guerra tra Fiesole e Firenze, e quella distrutta e i
cittadini trasportatine in questa (èra principale della storia fiorentina); e
papa Benedetto VIII cacciato di Roma raggiungere in Germania presso Arrigo lo
stuolo dei vescovi colá rifuggiti; e Mele e Datto, due nobili cittadini di
Bari, liberar del tutto lor cittá da' greci. Chiaro è, un ardor di libertá
scoppiava dall'Alpi a Cariddi. Tutto ciò fino al 1013; quando ridisceso Arrigo,
veniva a Pavia abbandonatagli da Arduino, e quindi a Roma dove fu incoronato
imperatore [1014] con Cunegonda moglie sua. Ma, ciò fatto, o non volesse o non
potesse altro, tornava a Germania. Quindi si trova Arduino risalito in forze
ne' suoi comitati soliti, e prender Vercelli e forse Novara, ed allearsi con
Oberto II d'Este ed altri potenti conti e marchesi, e porre un parente suo
vescovo in Asti, ed opporvisi Arnulfo l'arcivescovo di Milano, il gran nemico
di lui. E quindi a un tratto, senza che si veda bene il perché, Arduino piú che
mai abbandonato, ovvero stanco o infermo, si fa monaco all'abazia di
Fruttuaria, dove poi muore addí 29 ottobre 1015. Uno degli uomini piú
variamente giudicati nella nostra storia, re legittimo, usurpatore,
scomunicato, santo fondator di monasteri; ad ogni modo ultimo italiano che
abbia osato por mano alla corona d'Italia. - Né, rimasto solo re Arrigo II, se
ne mutano le condizioni nostre. Egli continua in Germania, e l'Italia resta
abbandonata a sé. I saracini di Sicilia fanno una discesa contra Salerno; ed
ivi dicesi combattessero per la prima volta in Italia alcuni normanni (di
quelli giá stanziati nella provincia francese detta da essi Normandia) lá
capitati tornando pellegrini da Terrasanta; e seguissero alcuni altri
pellegrini a San Michele del monte Gargano in aiuto a Mele, il cittadino
liberatore di Bari, ed a' principi longobardi: piccoli inizi di gran regno. I
saracini di Sardegna (giacché questa e Corsica, passate giá dall'imperio orientale
all'occidentale, erano state occupate da que' barbari) scesero a Luni, e furono
cacciati da un naviglio raccolto dal papa [1016]. Poi genovesi e pisani
scendono in Sardegna, e ne cacciano i saracini; e difesala contro nuove
discese, vi si stabiliscono, e se la disputano a lungo [1017]. E vedesi quindi,
anche piú che dagli altri fatti precedenti, come le cittá italiane, non libere
ancora nel loro interno comunque retto da' loro conti o vescovi o capitani,
avessero pure al di fuori una qualsifosse autonomia. Nel 1020, papa Benedetto e
Mele vanno alla corte imperiale tedesca ad implorar aiuto contro a' greci; ma
il lento imperatore non iscende se non al fine del 1021. Entra quindi con un
grand'esercito in Benevento, fa riconoscer il suo imperio da que' duchi e dagli
altri longobardi, e da Napoli ed altre cittá greche e libere; e distribuiti
colá contadi e castelli, risale a Toscana, a Lombardia, a Germania [1022];
dov'egli muore nel 1024. Egli e la imperatrice sua Cunegonda furono poi amendue
santificati. E, morti senza figliuoli, terminò la casa imperiale e reale di
Sassonia.
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