15.
La quarta
crociata, il principio del secondo primato italiano nel Mediterraneo [1201-1204]. - Ma il fatto a noi
principale di questo tempo, fu la quarta crociata; che, adempiutasi in parte
per opera del medesimo Innocenzo III, e soprattutto de' veneziani, condusse
alla conquista latina di Costantinopoli, e quindi al rinnovamento del primato
italiano nel Mediterraneo. Noi vedemmo questo giá lago italiano sotto a'
romani; non forse che questi od altri italiani vi navigassero e
mercanteggiassero molto essi stessi; signori, cioè oziosi, in ciò probabilmente
come in ogni cosa, si facevan servire di commerci da' greci, da' fenici, dagli
egiziani, in ciò antichi. Tre vie sono dal Mediterraneo all'Indie e alla Cina,
a quel commercio orientale che fu sempre finora il massimo del mondo: prima
l'Egitto e l'Eritreo; seconda la Fenicia o Siria, l'Eufrate e il golfo persico;
terza il Bosforo, il mar Nero e l'Alta Persia. Prima della fondazione di
Costantinopoli, eran prevalse la prima e la seconda; dopo, prevalse questa
terza, e Costantinopoli diventò non solamente via o scalo, ma emporio
principale di quel commercio, e in breve anche gran centro industriale. Quindi,
da quella fondazione, si può dir cessato l'antico primato nostro; e il
Mediterraneo non piú lago italiano, ma per cinque secoli (dal quarto a tutto
l'ottavo) lago greco; poi, per quattro altri (dal nono a tutto il
decimosecondo) lago greco-arabo, tenendo gli arabi le due vie d'Egitto e Siria,
e rimanendo ai greci la sola via del Bosforo o Costantinopoli. Certo, ne' due
ultimi secoli s'eran giá frammesse non poche cittá italiane, Venezia, Amalfi,
Genova, Pisa forse sopra tutte, tra le due nazioni primeggianti; e giá nelle
tre prime crociate s'eran elle avvantaggiate co' trasporti de' guerrieri e lor
impedimenti, col commercio del nuovo regno latino di Gerusalemme, e collo
stabilimento di grandi fondachi, di vie e quartieri intieri italiani nelle
cittá conquistate. Il Pardessus5 ci dá una cronologia preziosa de'
privilegi ottenuti da' genovesi; in Antiochia nel 1098 e 1127; in Giaffa,
Cesarea ed Acri nel 1105; in Tripoli nel 1109; in Laodicea ne' 1108 e 1127: -
da' veneziani in Giaffa nel 1099; in tutto il regno di Gerusalemme ne' 1111,
1113, 1123, 1130: - e da' pisani in Giaffa, Cesarea ed Acri nel 1105, e in
Antiochia nel 1108. Ma, né tutte queste eran per anche conquiste vere o
riconosciute, né il commercio od anche meno la potenza italiana eran tuttavia
principali nel Mediterraneo, né anche meno era tornato questo all'onor di lago
italiano. Ora sí, ciò rivedremo. - Venezia è poco venuta finora in queste
pagine, per ciò che ella fu finora poca cosa all'Italia in generale; e che avea
guerreggiato sí parecchie volte nell'Illirio e in Oriente, ma che, simile a
Roma antica, dopo un quattro secoli d'esistenza, il territorio di lei non
s'estendeva guari oltre al dogato, cioè alle lagune e ai lidi; ondeché la storia
di lei non fu, lungo que' secoli, se non istoria tutto cittadina, tutt'empita
di que' particolari di governo interno a cui dicemmo non poterci fermare.
Bensí, è da avvertire in tutto, che le parti in lei furono molto men cattive
che non altrove in Italia, non infette di dipendenza straniera, non di
feodalitá: e quindi meno acri tra nobili e plebei, men varianti il governo; il
quale fu sempre piú o meno equilibrato di democrazia, aristocrazia e quasi
monarchia, un Consiglio generale, i senatori e lor Consigli, il duca o doge. La
situazione avea aiutata l'indipendenza, l'indipendenza avea serbata la
concordia, e la concordia aveva compiuta e sancita l'indipendenza. -
Ultimamente, da un cinquant'anni, parecchie contese e guerre le erano sorte
contro al re d'Ungheria per l'Illirio, contro all'imperator greco per gli
stabilimenti orientali. Ora apparecchiandosi la quarta e grande crociata,
promossa dall'operoso Innocenzo III, i crociati fecer patto [1201] con Venezia
d'un grande armamento navale per il passaggio. Ma, non essendo venuti tutti i
patteggiati, e non potendo i venuti pagar il prezzo totale pattuito, convennesi
che per quel che ne mancava, essi servirebbon la repubblica d'un colpo di mano
per riprendere Zara al re d'Ungheria; e cosí fecero in pochi dí [1202]. Quindi
incorati dal successo, veneziani e crociati dánno retta ad Alessio il giovane
(figlio d'Isacco imperator greco testé spogliato dal fratello Alessio), che li
esortava a riporre il padre sul trono, e prometteva gran paga e grandi aiuti
poi. Il papa non voleva; ma i crociati per aviditá, i veneziani per aviditá e
vendetta accettan l'impresa. Era a capo Enrico Dandolo doge, vecchio d'oltre a
novant'anni, cieco o poco meno, eppure arditissimo, che aveva presa la croce
testé in San Marco. Arrivano dinanzi a Costantinopoli, approdano alla costa
d'Asia, varcano il Bosforo, e fugano i vili greci. Seguono parecchie fazioni, e
finalmente un assalto per terra e mare; dove il vecchio doge gridava a' suoi,
volerli far impiccare se nol mettean de' primi a terra; e messovi, vinse egli,
ed impedí i francesi d'esser vinti. Non ancor presa la cittá, fuggí Alessio
imperatore; e, riposti in trono Isacco ed Alessio il giovane, entrarono Dandolo
e i crociati veneziani e francesi [luglio 1203]. Ma, come succede tra restaurati
e restauratori, rimaser per poco alleati greci e latini, disputando sulle
promesse reciproche. Riapresi la guerra; il popolo di Costantinopoli si solleva
contro a' due principi (pur come succede) caduti in sospetto di vil obbedienza
a' restauratori, lí depone, e grida imperadore Alessio duca, detto Murzuflo.
Contra costui i crociati assediano, assaltano di nuovo la cittá, e prendono e
pongono a fuoco, a sangue, e massime a grandissima ruba [aprile 1204]. Poi, tra
molti scherni fatti da' semibarbari ma prodi latini a que' greci serbatori
della antica coltura (portarono una volta una penna ed un calamaio in
processione tra lor lucide armi vittoriose) nominano un imperator latino,
Baldovino conte di Fiandra. Ma spartiscon l'imperio: un regno di Tessalonica al
marchese di Monferrato; Peloponneso (giá detto Morea da' mori o gelsi che la
arricchivano allora) sminuzzato tra vari signori feodali; e un quarto e mezzo
dell'imperio dato in cittá ed isole varie a Venezia. La quale, per vero dire,
non le occupò; né le poteva occupare con sua popolazione, non salita per anco
oltre a due o trecentomila anime; ma le ne rimasero a lungo parecchie, e
principalmente Candia che fu poi massima ed ultima delle colonie sue. E quindi
in breve, per emulazione, per quell'imitazione, che, a malgrado le inimicizie
de' governi, trae sovente ad imitarsi e seguirsi i popoli connazionali, i
pisani e massime i genovesi fecero pure stabilimenti orientali; e cosí fu
acquistata tutta questa via al commercio italiano, il quale, caduti gli arabi,
giá praticava le altre due; e cosí tra le tre incominciò il secondo primato
nostro nel Mediterraneo; cosí ricominciò questo ad esser lago italiano. E tal
durò poi, come giá anticamente, tre secoli o poco piú. L'istituzione, il nome
de' «consoli» dato da quegli italiani ai capi e giudici de' loro commercianti
in ogni cittá orientale (come a quelli che erano nelle madri patrie), ed esteso
poi in tutto il globo, rimane anch'oggi monumento di quel nostro primato
commerciale.
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