25.
Bernabò e
Gian Galeazzo Visconti primo duca di Milano [1378- 1402]. - Il ritorno de' papi non fu dunque dapprima
se non principio di nuova calamitá. Corso poco piú che un anno, morí Gregorio
XI [1378], e si disputò l'elezione tra dodici cardinali francesi, e quattro
italiani. Il popolo gridava in piazza: - Lo volemo romano! - Fu per compromesso
eletto un napoletano, e cosí suddito francese, Urbano VI. Contentaronsene i
romani, ma non i cardinali francesi, i quali pochi mesi appresso elessero un
francese davvero, Clemente VII. Ne seguí per quarant'anni quello che fu
chiamato poi il grande scisma occidentale, una serie di papi italiani in Roma,
a cui obbedivano la penisola italiana e Germania; ed una serie di papi francesi
in Avignone, a cui obbedivano Francia, Inghilterra e Spagna con Sicilia. Urbano
VI fu zelante italiano, zelante papa, ma imprudente forse ed avventato.
Scostatasi da lui la regina Giovanna, ei chiamò d'Ungheria nuovi competitori.
Del 1385, puní ferocemente alcuni cardinali congiuranti contro lui; lasciò
ridissolversi lo Stato, riunito giá dal cardinal Albornoz; e morí poi nel 1389.
Successegli in Roma Bonifazio IX. Cosí scese d'Ungheria Carlo di Durazzo,
ultimo maschio della stirpe di Carlo I, contro alla vecchia regina Giovanna;
prese Napoli, fecesi proclamar re Carlo III [1381]; prese poco appresso
Giovanna stessa derelitta da tutti, tennela nove mesi prigione; e, dicesi, tra
le piume del letto spensela poi [1382]. Giovanna aveva giá chiamato ad erede
Carlo di Durazzo; ma nel frattempo che era assalita da lui, chiamò Luigi figlio
del re di Francia, e nuovo duca d'Angiò, nuovo stipite di una seconda casa
Angioina di Napoli. Questi scese nello stesso 1382 a difendere giá, a vendicare poi Giovanna; guerreggiò nel regno fino al 1384, che morí e lasciò
le pretese a Luigi II suo figliuolo. Allora regnò solo Carlo di Durazzo; ma
guastossi anch'egli col papa, guerreggiò con esso, risalí ad Ungheria e vi
morí, lasciando il regno a Ladislao suo figliuolo, fanciullo [1386].
Guerreggiarono quindi per questo i suoi partigiani contra Ottone, ultimo marito
della spenta Giovanna, contra Urbano VI, contra Luigi II per lunghi anni.
Cresciuto, guerreggiò egli; e riunito il regno finalmente l'anno 1399, lo tenne
poi crudelmente vendicandosi dei nemici, a modo del secolo. - In Toscana, in
tutta l'Italia media continuavano numerosi sollevamenti dei popolani minori
contro a' maggiori diventati nobili. Il piú famoso e che può servir d'esempio
fu quello di Firenze. Ivi i nobili nuovi si dividevano giá in due, gli Albizzi
a capo de' piú aristocratici; i Ricci e i Medici, de' piú democratici. Cosí
succede e succederá sempre. Tanto sarebbe tenersi i primitivi. Ma l'invidia non
ragiona, e soprattutto non sente bene; chiama generosa l'acrimonia contra
quanto è grande; non pensa che sará punita essa stessa un giorno onde peccò, da
nuove invidie ripunite. Salvestro de' Medici fatto gonfaloniero nel 1378, e
Benedetto Alberti, sollevarono la parte democratica pura, le arti minori,
quella della lana principalmente, detta de' Ciompi, contro alla parte diventata
aristocratica, le arti maggiori, gli Albizzi. Disputossi ne' Consigli,
combattessi in piazza, vinsero i soliti padroni della piazza, gl'infimi, i
ciompi. Michele Lando, uno di essi, portò il gonfalone; fu fatto gonfaloniero.
Ma fu in breve assalito da' piú democratici fra' suoi democratici, da' piú
ciompi fra' suoi ciompi; resistette alquanto ma invano; gli Albizzi furono
perseguitati, suppliziati [1379]. Poi, vincitori i ciompi si divisero; e le
arti maggiori, gli Albizzi, i nobili popolani trionfarono all'ultimo [1382];
cioè anch'essi per allora fino a che, come vedremo, trionfò di nuovo la parte
ultra popolana sotto i Medici, che se ne fecero scala alla signoria. - Cosí in
Genova, alle divisioni tra i Doria e i Fieschi e l'altre famiglie antiche, eran
succedute divisioni poco diverse tra gli Adorni e Fregosi, genti nuove. Ferveva
intanto nuova guerra tra Genova e Venezia. Erasi combattuto dapprima in Cipro,
in tutto Oriente; ma vinti i genovesi nel 1378 ad Anzio, fecero un grande
armamento, occuparono l'Adriatico, vinsero a Pola Vettor Pisani [1379], che fu
perciò stoltamente imprigionato da' suoi concittadini. Quindi i genovesi
assediaron Venezia da Chioggia e il mare, mentre Francesco Carrara signor di
Padova la stringea da terra, dalle Lagune. Non mai Venezia erasi trovata a tale
estremo: chiese, pregò pace. Ma Pietro Doria, l'ammiraglio genovese, rispose:
«voler prima por le briglie a' cavalli di San Marco». Questo fece tornar il
senno e il cuore a' veneziani; e, tolto dal carcere e rifatto capitano Vettor
Pisani, richiamate lor flotte da Levante sotto Carlo Zen, un altro grand'uomo
di mare, resistettero dapprima virilmente, poi riassediarono essi i nemici in
Chioggia [1380], li ridussero ad arrendersi, si liberarono. E stanche
finalmente le due repubbliche, terminarono quella troppo famosa guerra, detta
di Chioggia, con un trattato fatto in Torino per mediazione d'uno di que'
principi Savoiardi, che ingrandivano [1381]. - Tra' Visconti, morto Galeazzo
[1378] uno de' due fratelli, succedevagli Gian Galeazzo figliuolo di lui, e
cosí divideva la signoria, con Bernabò suo zio. Ma per pochi anni; ché nel
1385, mentre in un abboccamento s'abbracciavano nipote e zio, quegli dicendo a
sue guardie tedesche - Streike, - fece questo disarmare, prendere,
imprigionare, e poi dicesi avvelenare e riavvelenare. Cosí rimasero Milano e
Pavia e tutta la gran signoria viscontea sotto a Gian Galeazzo. Da secoli e
secoli molti signori e tiranni italiani avevano giá usate perfidie e crudeltá, ma
alla cieca, alla barbara, piú per istinto che per arte. I Visconti furono i
primi, i quali usarono efficacemente quell'arte, che l'opinione vergognosamente
corrotta di que' secoli chiamò «virtú», che alcuni pochi ammirano ancor di
soppiatto sotto nome d'«abilitá»; ma che, come il bene vien talor dal male, fu
forse utile ad ingrandire e riunire gli Stati, a scemare la funestissima
dispersione delle potenze d'Italia, come fu utile un cent'anni appresso a
riunir Francia sotto Luigi XI. Appena Gian Galeazzo ebbe tutto lo Stato
visconteo, egli si volse ad ingrandirlo. S'uní prima ai Carraresi di Padova
contro a Venezia ed agli Scaligeri, e prese a questi Verona [1386]. Quindi
s'uní co' veneziani contro ai Carraresi, e prese Padova e Treviso [1387].
Fuggitone Francesco II di Carrara a Firenze, tornò per Germania col duca di
Baviera genero giá di Bernabò cui volea vendicare, e riacquistò Padova [1390].
Intanto Gian Galeazzo assaliva Bologna e Toscana tutta. S'alzava Firenze, ma
piú da mercante che da guerriera, e soldava l'Acuto (cosí avea fiorentinamente
addolcito l'impronunciabile Hawkwood), soldava il duca di Baviera [1390],
soldava un conte d'Armagnacco [1391], e cosí si salvava e facea pace [1392].
Finalmente nel 1395 Gian Galeazzo comprò dal vil imperatore Venceslao (che
dimenticammo di dir succeduto nel 1378 a Carlo IV di Lucemburgo padre suo) il titolo di duca di Milano per sé e suoi successori di maschio in maschio, con
ventisei cittá lombarde dal Ticino alle Lagune, per centomila fiorini. Fu una
delle vergogne che fecero dagli elettori tedeschi depor Venceslao, ed
eleggergli a successore Roberto giá conte palatino [1400]. Questi discese
subito contro al nuovo duca italiano; ma sconfittone presso a Brescia [1401],
ed abbandonato poi da tutti i suoi alleati, ed avendo esausti i sussidi
fiorentini, risalí e sparí in Germania [1403], dove poi regnò fino al 1410.
Intanto rimase poco men che abbandonata al duca Visconti tutta l'Italia. Nel
1399 aveva compra Pisa al figliuolo di Iacopo d'Appiano, che l'aveva usurpata
ad un Pietro Gambacorta. Nel 1400 acquistò Assisi, e Perugia divisa dopo la
morte di Pandolfo Baglioni, capo di parte nobile colá; e ricevette sotto sua
protezione Paolo Guinigi, nuovo tiranno di Lucca; nel 1401 prese Bologna a
Giovanni Bentivoglio, tiranno nuovo esso pure. Insomma (tranne Modena, Mantova
e Padova) avea tutta Lombardia dal Ticino all'Adriatico; con Bologna,
Lunigiana, Pisa, Siena, Assisi e Perugia. Se non moriva di peste nel 1402, chi
sa, costui riuniva l'Italia almen settentrionale. Cosí fosse stato! Gli uomini
passano, e le istituzioni restano sotto uomini migliori. - Gian Galeazzo fece
un bene; usò, promosse, ingrandí le compagnie italiane che s'eran venute
raccogliendo sotto parecchi Da Farnese, un Dal Verme, un Biondo, un Broglia, un
Ubaldino, i Malatesta e parecchi altri, e sopra gli altri Alberico da Barbiano.
Tra un malanno straniero ed uno italiano, questo è sempre meno male. Genova
divisa, incapace di difendersi, erasi fin dal 1396 data a Francia.
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