24.
Prima
guerra della successione di Spagna [1700-1714]. - Carlo II, re di Spagna e dell'Indie, cioè di
quasi tutta America, di numerose possessioni in Africa ed Asia, di ciò che or
chiamiamo Belgio, di Milano, delle Due Sicilie e di Sardegna, morí il 1°
novembre 1700 senza figliuoli. Pretendevano alla grande successione, Leopoldo
d'Austria imperatore, per sé come agnato, e Luigi XIV per uno de' nipoti suoi,
come discendenti di Maria Teresa sorella di Carlo II, e in particolare (per non
ispaventar colla riunione delle due corone) per Filippo secondogenito del
Delfino. Ma perché Maria Teresa avea, sposando Luigi XIV, fatta rinuncia alla
successione, vi pretendevano Ferdinando di Baviera figlio d'una sorella minore
di lei, che non avea rinunciato, e finalmente Vittorio Amedeo II di Savoia come
pronipote di una figlia di Filippo II. Tutti questi aveano giá negli ultimi
anni fatti e rifatti trattati di partizioni della successione preveduta. Ma
siffatti trattati aveano offeso e il languente re di Spagna, e piú la nazione
spagnuola, gelosa d'indipendenza anche dopo perduta ogni libertá; ondeché, per
non diveller le membra della monarchia, Carlo II l'avea con testamento de' 2
ottobre lasciata intiera a Filippo di Francia, che cosí diventò quinto di
Spagna, e, s'ei non accettasse, a Leopoldo imperatore. - Naturalmente
accettarono Luigi XIV e Filippo V; il quale, ito subito a Spagna, fu
riconosciuto in tutta la monarchia, e cosí in Italia, Napoli, Sicilia,
Sardegna, Milano. Ma sollevaronsi gli altri pretendenti, ed Inghilterra,
Olanda, Germania, spaventata per la riunione delle due monarchie in una sola
famiglia, benché non sotto a una sola corona. La guerra incominciò a mezzo
l'anno 1701; stavano da una parte Francia, Spagna, Baviera, il duca di Savoia,
che forse avrebbe voluto fin d'allora mettersi contro, ma che, serrato tra
Francia e Milano, non poteva; e finalmente Ferdinando Gonzaga, effeminatissimo
principe che aprí Mantova ai francesi, e si rifugiò vilmente egli e sue donne a
Casal Monferrato. E furon, dall'altra, Austria, e tra breve Inghilterra ed Olanda,
unite per trattato [7 settembre 1701] in quella che fu detta la «grande
alleanza». Venezia, neutrale al solito, dichiarò lasciar passare chi volesse
ne' suoi Stati, eccettuate le terre chiuse; e nelle terre chiuse si passò poi
come nelle aperte. Cosí all'incirca in quelle de' Farnesi, degli Estensi e del
papa barcheggianti. Casa Savoia sola continuò a contare in Italia, anzi
incominciò allora a contare in Europa. La prima fazione in Italia (lasciando
una congiura fatta in Napoli per casa d'Austria, e secondo il solito mal
capitata) fu la discesa del principe Eugenio di Savoia capitano d'Austria, e
giá gran capitano nelle guerre anteriori d'Italia e di Turchia. Passò per
Roveredo, la Pergola, Serchio, Vicenza; cosí eludendo Catinat, grande e provato
capitano anch'esso, che coll'esercito franco-piemontese stava a guardia in Val
d'Adige, dell'antiche chiuse d'Italia contro Germania. Quindi, sapientemente ed
arditamente evoluzionando e combattendo, Eugenio passò Adige e Mincio, e
Catinat fu deposto. Sottentrògli Villeroi, capitano di corte che si lasciò
battere a Chiari [1º settembre], e sorprendere e prendere in Cremona [1º
febbraio 1702]. Sottentrògli Vendôme che sostenne le cose francesi; e
combattessi una battaglia dubbia a Luzzara [15 agosto], a cui assistette
Filippo V, venuto di Spagna a visitar Napoli e Milano. - Il rimanente di
quell'anno, e mezzo il seguente 1703, passarono tra molte fazioni, ma niuna di
conto in Italia, niuna decisiva nemmeno altrove. Ma intanto volgevasi dall'una
parte all'altra Vittorio Amedeo duca di Savoia. Fosse ira delle insolenze
spagnuole e francesi, o aviditá e mutevolezza alle promesse austriache, o
legittimo intendere della propria indipendenza minacciata tra Francia e Milano
franco-spagnuola, ad ogni modo entrò Vittorio Amedeo in trattati coll'Austria.
Luigi XIV se ne accorse; e a' 29 settembre 1703 Vendôme disarmò e fece prigioni
i piemontesi del suo esercito. Il duca rispose dichiarando guerra a Francia e
Spagna [7 ottobre], che, accerchiatone com'era tuttavia, fu bella arditezza; e
firmando con Austria e gli alleati di lei un trattato [25 ottobre], per cui gli
eran promessi il Monferrato (che si prevedeva disponibile fra poco, dopo la
morte di Carlo Gonzaga, senza figliuoli) ed Alessandria, Valenza, Lomellina e
Val di Sesia, oltre poi mezza Francia orientale da conquistarsi. - Nel 1704, fu
pressato il duca ad occidente da La Feuillade, che prese Savoia [gennaio] ed
occupò Susa poi; ad oriente, da Vendôme che gli occupò Vercelli ed Ivrea. Il
caldo della guerra fu in quell'anno in Germania; dove, addí 13 agosto,
combattessi la gran giornata di Hochstädt o di Blenheim, tra austriaci con
inglesi, capitanati da Eugenio e Marlborough da una parte, e francesi con
bavari dall'altra, sotto Marsin e Tallard. Vinsero i primi; i francesi furono
rigettati dal Danubio al Reno. E in Ispagna l'arciduca Carlo, figliuolo secondo
dell'imperatore, incominciava la guerra movendo da Portogallo e prendendo nome
di re di Spagna; e gli inglesi prendean d'un colpo di mano quella Gibilterra [4
agosto] che non lasciaron piú mai, di che fecero una delle stazioni principali
di lor potenza accerchiante il globo, ma che rimase vergogna indelebile a
Spagna, e causa perenne d'avversione tra le due nazioni. - Nel 1705 poi
(perciocché in tutta questa guerra come nelle altre del presente secolo si
distinsero piú che mai le campagne d'anno in anno, prendendosi regolarmente i
quartieri d'inverno e combattendosi da primavera ad autunno avanzato), La
Feuillade prese Nizza [9 aprile] al duca di Savoia; e Vendôme presegli Verrua
[10 aprile], e sconfisse poi Eugenio a Cassano [16 agosto]. Intanto in Germania
moriva Leopoldo imperatore, e succedevagli Giuseppe I [6 maggio]; e Villars
teneva a bada Marlborough e la lega. E in Ispagna Carlo arciduca e re prendeva
Barcellona [9 ottobre], e ne faceva sua piazza d'armi, e come la capitale di
suo regno in Ispagna. E cosí giá piegavano le cose di Francia. - Ma
precipitarono nel 1706. Vendôme vinceva sí a Calcinato [19 aprile], ma era
chiamato quindi a Fiandra. E La Feuillade poneva assedio a Torino [13 maggio];
e pressandola per poco men che quattro mesi, l'avea ridotta agli ultimi, a
malgrado una bella guerra spicciolata fatta all'intorno da Vittorio Amedeo,
quando sopravenne il principe Eugenio di Germania, con bellissima marcia per le
terre di Venezia e la destra del Po. Riunitosi col prode e perdurante duca
presso a Moncalieri, girò (grande arditezza in lui, pari vergogna ai nemici)
intorno al campo assediante; poi furono insieme principe e duca sulla vetta di
Superga, a concepir di lá l'imminente battaglia; e il duca fece alla Vergine il
voto di quella chiesa ove or riposa, sommo fra i successori di lui, Carlo
Alberto. E quindi scesi, assalirono, rupper le linee, sbaragliarono l'esercito
francese, addí 7 settembre. Rimasevi ucciso il Marsin venutovi a comandare,
ferito il duca d'Orléans venutovi ad obbedire dolorosamente contra il proprio
parere, che era d'uscir dalle linee. Questa battaglia di Torino fece perder
l'Italia a Francia e Spagna. Non serví una loro vittoria [9 settembre] nel
Mantovano. Si difesero qua e lá fino al fine dell'inverno. Intanto continuò sí
Villars a difendere la frontiera germanica; ma in Fiandra erano pur battuti
Villeroi e l'elettor di Baviera da Marlborough a Ramillies [23 maggio]. In
Ispagna, l'arciduca re Carlo entrava in Madrid [16 giugno]; ma Filippo vi
rientrava [22 settembre]. - Nel 1707, i francesi, difesisi qua e lá tutto
l'inverno, vuotarono il Milanese e tutta l'Italia superiore per capitolazione
[13 marzo]. Susa sola rimaneva: fu loro presa dal duca di Savoia [3 ottobre]. E
allora, aiutata dagli eventi, riuscí una sollevazione. Addí 7 luglio sollevossi
Napoli per Austria; in breve non rimase che Gaeta a re Filippo; fu presa addí 3
ottobre; e tutta la penisola fu sgombra di franco-spagnuoli. Ma tentata
un'invasione in Provenza dal principe Eugenio e dal duca di Savoia [11 luglio],
e posto da essi assedio a Tolone, furono costretti a levarlo [22 agosto] e
ripassare in Italia. E in Ispagna il Berwick, generale (e gran generale) di
Francia e Spagna, vinse una gran battaglia ad Almanza [25 aprile], e tutto il
regno, salvo Catalogna, tornò a Filippo V. Alla frontiera di Germania Villars
ruppe le linee nemiche di Stolhoffen [22 maggio], e, passato il Reno, invase
Franconia. - Nel 1708. venuto a Delfinato questo capitano, che fu vero Fabio
francese, tenne a bada il duca di Savoia tutto l'anno mentre disputavano
l'imperatore e il papa per la supremazia di Parma e Piacenza ed altri diritti
della Chiesa, e per la ricognizione di Carlo III di Spagna. Morí poi [5 luglio]
Carlo III Gonzaga; e passarono Mantova all'imperatore, e Monferrato a Vittorio
Amedeo II. E intanto i francesi erano di nuovo battuti da Eugenio e Marlborough
ad Oudenarde [11 luglio] ed altri campi di Fiandra; e proseguivano,
all'incontro, lor vantaggi in Ispagna. - Nel 1709, Eugenio e Marlborough
proseguirono lor vittorie, n'ottennero una nuova e grande a Malplaquet contra
Villars [11 settembre], e presero Mons [20 ottobre]; onde non servirono alcune
vittorie minori de' francesi in Germania e Francia; e si posò in Italia. - E
quindi, nel marzo 1710, aprironsi in Olanda i primi negoziati per la pace, con
gran vantaggio, con piú grandi pretensioni, anzi con insolenza, per parte degli
alleati. Luigi XIV, stanco e minacciato da presso, era disposto a cedere
Spagna, a lasciar ispogliare il nipote. Non bastò; gli alleati vollero che egli
si aggiungesse ad essi per ispogliarlo; anzi poi, che lo spogliasse esso
stesso. Si sollevarono gli animi di quel gran re, di quella gran nazione, men
leggiera, piú perdurante che non si dice; ruppero i negoziati [25 luglio],
ricominciarono la guerra, e continuarono a perderla in Fiandra e in Ispagna.
Addí 20 agosto, perdettero la battaglia di Saragozza; addí 5 settembre, Filippo
V lasciò Madrid per la seconda volta. Ma questo fu il termine delle sventure di
Francia; e incominciarono i premi meritati della perduranza di lei. Passò a
Spagna Vendôme con un nuovo esercito francese, ricondusse Filippo V a Madrid [3
dicembre], vinse e prese Stanhope a Brihuega, vinse Stahremberg a Villaviciosa
in due gran giornate [9, 10 dicembre]. - E quindi ricominciarono, ma tutto
diversamente, i negoziati nel 1711; aiutati da uno di que' casi che di rado
mancano agli uomini, alle nazioni perduranti. Morí [17 aprile] Giuseppe
imperatore, e successegli l'arciduca re Carlo VI; il quale cosí riunendo in sé
le due potenze austriache separate da Carlo V in poi, volse contro a sé tutte
quelle paure di preponderanza che erano poc'anzi contra Francia. E allora
passarono parecchi degli alleati a' desidèri di pace; Inghilterra e Savoia
sopra tutti, che, avendo guadagnato alla guerra, non si curavano di porre a
nuovi rischi i guadagni. Anna regina d'Inghilterra, e l'opinione pubblica,
anche piú regina colá, tolsero il ministero ai whigs che erano per la guerra, e
diederlo a' toryes pacieri. I negoziati furono per allora segreti, e
continuossi la guerra, ma mollemente, senza grandi eventi in niun luogo, e con
vantaggi francesi in Fiandra e Spagna. Ma nel 1712 aprironsi i pubblici
negoziati ad Utrecht fin dal 29 gennaio; e al 17 luglio si fece tregua tra
Francia ed Inghilterra. Quindi, rimasto solo l'esercito imperiale, fu vinto a
Denain dal Villars [24 luglio], e perdé poscia in Fiandra tutti i vantaggi
degli anni precedenti. E continuarono quelli de' francesi, e si posò in
Germania e Italia. - Finalmente, nel 1713 [11, 17 aprile], firmaronsi ad
Utrecht cinque trattati: di Francia con Inghilterra, Savoia, Portogallo,
Prussia e Paesi bassi; per cui Francia abbandonò gli Stuardi e riconobbe la
successione della casa di Hannover a' tre regni britannici; Filippo V (che avea
giá rinunciato, per sé e i successori, alla corona di Francia, come i
successori di Luigi XIV alla corona di Spagna) rimase re di Spagna e delle
Indie com'erano stati gli Austriaci; salvo Gibilterra e Minorca lasciate ad
Inghilterra, le province settentrionali (il Belgio presente), Milano, Napoli e
Sardegna ad Austria, e Sicilia a casa Savoia. La quale, oltre a tale acquisto e
il titolo annessovi di re, acquistò pure l'intiero Monferrato, Alessandria,
Valenza, Lomellina, Val di Sesia, e tutte le terre dell'Alpi rimanenti a
Francia al di qua, cedendo all'incontro Barcellonetta, sola che avessimo al di
lá. - Quindi rimaneva sola Austria coll'imperio contra Francia e Spagna; e
guerreggiò infelicemente lungo tutto quell'anno. Addí 10 luglio, Stahremberg
abbandonò Catalogna e Spagna. E l'anno seguente 1716, a Rastadt [6 marzo], ed a Bade [7 settembre], furono firmati due altri trattati, per cui
l'imperatore e l'imperio s'aggiunsero a quelli d'Utrecht. E cosí dopo
quattordici anni tornò in pace e rimase mutata la cristianitá europea; il
grosso della potenza spagnuola passato di casa d'Austria a casa di Francia: e
passate Italia dalla preponderanza austro-spagnuola alla preponderanza
austriaca propriamente detta, tanto piú grave e forte quanto piú vicina. Ma era
scemato lo sminuzzamento della penisola per la cessazione dello Stato di
Mantova e Monferrato; erasi accresciuta in dignitá, in territori la
predestinata casa di Savoia; e cosí preparati i progressi ulteriori de'
trentacinque anni seguenti. Perciocché i trattati del 1713 e 1714 furono al
secolo decimottavo ciò che veggiamo esser quelli del 1814 e 1815 al decimonono,
fondamento su cui s'alzò la politica di tutto il secolo. Ma gli avi nostri (dico
appunto e principalmente gli italiani) furono o piú savi o piú forti o piú
felici in ciò, che seppero a poco a poco corregger gli errori lasciati ne'
trattati fondamentali. E forse fu dovuto a ciò solo, che furono allora in
concordia, che operarono congiunti principi e popoli nostri. Cosí solamente è
possibile giovarsi a ben comune delle occasioni; le quali all'incontro tra'
divisi non fanno altro che accrescere la divisione.
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