5.
I pelasgi;
immigrazioni secondarie [1600 c.-1150 c.]. - Durante quel
millenio [intorno al 1900] una serie d'immigrazioni marittime succedettersi in
Grecia, e furono secondo ogni probabilitá principalmente di semiti. Venner
cacciati probabilmente d'Egitto, di Palestina o Fenicia; e col nome di pelasgi
o phalesgi, che in lor lingua suonava «dispersi» o «raminghi», si
sovrapposero colá ai ioni primitivi, occuparono e nomaron da essi Pelasgia la
penisola meridionale, salirono alla media, ed in Tessaglia. Regnarono,
guerreggiarono, sacerdotarono, incivilirono dapertutto. De' ioni vinti, parte
migrarono probabilmente, e son forse quelli veduti; parte rimasero, o sudditi,
o rifuggiti a' monti, e furono gli elisi o elleni. Ridiscesero questi, o si
sollevarono guidati da Deucalione ed altri eroi; e, combattuta una lunga guerra
d'indipendenza, di cui l'ultima gran fazione fu la distruzione della pelasgica
Troia intorno al 1150, cacciarono dal suolo patrio gli stranieri pelasgi,
ridotti cosí a nuovo errare. - I piú e principali di questi cacciati migrarono
via via nella nostra penisola. La storia n'è chiara da molte tradizioni;
precipuamente da quelle raccolte da Dionisio d'Alicarnasso, scrittore
screditato giá da alcuni moderni, riposto in onore da parecchi contemporanei
nostri. Egli distingue le migrazioni, le narra con particolari, ne cita e
discute i fonti, le date; niuna critica sana lo può rigettare. - La prima
invasione venne dunque intorno al 1600; approdò al seno de' peucezi, passò all'opposto
degli enotri (genti sicule probabilmente), s'estese, salí su per la penisola
fra altre genti sicule, itale, osche e tusche fino intorno a Rieti - La seconda
scese alla bocca meridionale del Po, a Spina, vi stanziò in parte e fu
distrutta, e parte penetrò fra gli umbri, gl'itali e i tusci a raggiungere i
consanguinei. Allora lá intorno a Rieti (in quelle regioni dov'era stato
probabilmente il centro degli itali, dove fu poi certamente quello della gran
sollevazione italica contro ai romani, dove restano anche oggidí i nomi
dell'«umbilico d'Italia», del «gran sasso d'Italia») fu il centro della potenza
pelasgica. Di lá raggiarono, occupando e fortificando cittá e castella; lá
abbondano anche oggi le rovine di lor mura militari, simili alle pelasgiche di Grecia
nella costruzione e nel nome (argos, acros, arx). I siculi furono
rigettati a raggiungere i consanguinei in Sicania o Sicilia; gl'itali, gli
osci, i tusci, dispersi a' monti o soggiogati, come gli elleni nell'altra
penisola.
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