10.
Terza
guerra punica, l'acaica, la spagnuola ed altre [150-134]. - Dopo tanto padroneggiare tutto
intorno al Mediterraneo era conseguente, inevitabile compier l'annientamento
dell'antica rivale. Fu meno una guerra, che non un disarmamento e una
distruzione; provocata da Catone e da quel suo continuo «delenda Carthago»,
che sarebbe stato piú generoso se detto contro un nemico piú forte. Scipione
Emiliano condusse quest'ultima guerra punica, eseguí la distruzione [146]. Né furono
diverse l'ultima guerra greca, la distruzione della lega achea e di Corinto. E,
distrutti cosí in un anno i due maggiori centri commerciali del Mediterraneo,
la preponderanza marittima di Roma diventò signoria unica, e il Mediterraneo
lago italiano. Rimaneva, quasi sola grave, quella guerra di Spagna, che s'era
fatta tanto piú accanita dopo che, cacciati i cartaginesi, rimanevano gli
spagnuoli soli a difendere la propria indipendenza. Allora furono que'
magnifici esempi (cosí ben imitati lá al nostro secolo) di Viriate, un
«guerrigliero», che non cessò se non quando fatto uccidere a tradimento; e di
Numanzia, una cittá, che non s'arrese se non quando distrutta. Finalmente, dopo
sessanta e piú anni, soggiacque sotto Scipione Emiliano tutta la penisola [133],
salvi i celtiberi, i piú perduranti fra que' perduranti. - E quasi a un tempo,
ma in modo opposto, per viltá, fu acquistato un regno in Asia: quel di Pergamo,
lasciato in testamento da Attalo re alla fortunata o perfida Roma.
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