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Mario e
Silla, Mitridate [88-83]. - Ma il peggior frutto
di quella guerra fu l'esservisi rifatto potente Mario, e fatto Silla. Capo
questi de' nobili come Mario de' plebei, le loro gare personali ampliarono le
due parti, occuparono la repubblica intiera. Giá sul finir della guerra
italica, Mitridate re del Ponto, uom diverso da ogni altro asiatico, gran
cuore, gran capitano, gran nemico di Roma, aveva aperta guerra contro a lei,
occupate Cappadocia e Paflagonia, vinti Nicomede re di Bitinia e un esercito
romano, trucidati i romani sparsi in Asia minore, e finalmente occupata Grecia,
minacciata Italia. Silla ottenne la condotta di tanta guerra. Mario ne lo volle
spogliare. Silla coll'esercito che stava raccogliendo, ebbe la mala gloria di
esser primo tra tanti faziosi che marciasse sulla patria. Ebbela, e fecene
cacciare e proscrivere Mario e gli altri capipopolo. Quindi riordinati a suo
modo e pro il senato e i magistrati, partí per Grecia. E vinti in parecchie
battaglie gli eserciti di Mitridate, presa e saccheggiata Atene [87], passò in
Asia, e concedette pace a Mitridate riducendolo al regno nativo. Né avrebbe
conceduto tanto; ma era pressato dalle mutazioni di Roma risollevata, ridivisa,
saccheggiata, piú turbata che mai da Cinna e Mario, e, morti essi, da Carbone,
Mario il giovane e Norbano, faziosi minori e forse peggiori. Costoro avean
mandato un nuovo esercito in Asia, ma men contra Mitridate che contra Silla. Il
quale perciò, fatta pace col nemico, si rivolse all'Italia.
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