Libro,  Notte 
 1    I,    I|         e poi la sera guasto. O misero Salardo, a che sei venuto?
 2    I,    I|        dolendosi disse: — Ohimè misero! guata, dolente me, come,
 3    I,    I|       destatolo, li raccontò il misero caso intervenuto: pregandolo
 4    I,    I|       vero ricco, ma oltre modo misero ed avaro. Costui per suo
 5    I,    I|     voce cominciò gridare: — Oh misero ed infelice me, che ho fatt’
 6    I,    I|       l’abbia portata in questo misero ventre, ma per averla lattata
 7    I,    I|    tutto poteva comprendere.~Il misero poverello non chiuse mai
 8    I,    1|   chetamente aperto l’uscio, lo misero sopra la strada, tanto lungi
 9    I,    1|         senza andar al letto si misero a lavorare.~Finita la cena,
10    I,    1|   tormentare il corpo di questo misero duca? — Io non ve ’l voglio
11    I,    2|        cibo de’ cani: e cosí il misero vecchio finí la vita sua.
12    I,    2|      piaceva. Stando adunque il misero Travaglino in sí fatto tormento
13    I,    3|   furono a bastanza satolli, si misero a dormire; e sí alta e profondamente
14    I,    3|       tra loro diverse cose, si misero, come è usanza de’ giovani,
15   II,    6|       un pesce che nuotasse, si misero intentamente a riguardare;
16   II,    6|       in presenzia di testimoni misero dieci fiorini per uno a
17   II,    6|  circostanti, udendo questo, si misero a ridere; e Cimarosto cosí
18   II,    7|         le comanda! Ma la mia — misero me!— fa tutto 'l contrario;
19   II,    7|          e ritornate a casa, si misero dirottamente a piagnere,
20   II,    8|         il parlar di costui, si misero in via; e seguirono tutta
21   II,    8|      che erano rimasti vivi, si misero alla forte per gettar giú
22   II,    8|        giú de' suoi cavalli, si misero a gettar giú la porta, gridando
23   II,    8| mescolatisi colli contadini, si misero a far molti essercizi: alcuni
24   II,    8|     stupore a' fiorentini; e si misero a ragionar con esso lei.
25   II,    9|     Camminato ch'ebbe assai, il misero asino giá lasso e stanco
26   II,    9|     ogni mio piacere. E quando, misero me, arrò il maggior solazzo? —
27   II,    9|          veduti gli animali, si misero a fuggire; e quelli che
28   II,    9|       che portavano la bara, la misero giú, e si dierono parimenti
29   II,   12|          Quanto dolore fusse al misero padre, lásciolo considerare
30   II,   12|        diceva tai parole: — Ahi misero me, che male ho fatto io,
31   II,   12|       sollecito al lavorare, ma misero e avaro nel spendere; e
32   II,   12|         norma del suo viver, si misero in tanto riso, che quasi
 
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