Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Alfabetica    [«  »]
sguizzante 1
shakspeare 1
si 1381
sí 610
sì 1
si-g 1
sia 129
Frequenza    [«  »]
678 piú
677 una
650 lo
610 sí
585 come
577 suo
545 egli
Giovanni Francesco Straparola
Le piacevoli notti

IntraText - Concordanze


1-500 | 501-610

    Libro,  Notte
1 I | voi. Essendo adunque cosí come io giudico, anzi certissimo 2 I | allegro viso l’abbracciarete, come le altre solete abbracciare. 3 I, I| dell’ornato e polito dire, come hanno fatto queste 4 I, I| riusciscono le cose sue, come per la presente favola, 5 I, I| moglie, e trovarla tale e di fatto padre, che egli di 6 I, I| lasciarlo erede del tutto. E come nell’animo suo aveva 7 I, I| bracchi ed altri animali, come ad uno illustre signore 8 I, I| altre cose, mi tiene in continovo essercizio, che 9 I, I| avete mai potuto commettere grave eccesso, oltraggiando 10 I, I| e sopra ’l viso le diede fatta guanzata, che le fece 11 I, I| lo ascoltasse. Ed egli, come imposto li fu, cosí 12 I, I| senza udire la ragione, frettolosamente condannarmi 13 I, I| grave errore: stando da me lontano, che mai non possi 14 I, I| loro favole si porteranno valorosamente come ha fatto 15 I, I| un vermicello, il quale fieramente la rode e consuma, 16 I, I| bene e di gran maneggio.~— alta, valorose donne, e 17 I, I| non è cosa in questo mondo grave e sí malagevole, che, 18 I, I| questo mondograve e malagevole, che, rappresentata 19 I, I| Cassandrino chiamato. Costui, per la sua fama sí per li 20 I, I| Costui, sí per la sua fama per li suoi ladronezzi, 21 I, I| piacevole e faceto, il pretore cordialmente lo amava, che 22 I, I| pretore li portava, avevali abbarbagliati gli occhi, 23 I, I| che non vi era cosa alcuna nascosa e diligentemente 24 I, I| panni, i quali li stavano bene indosso, che non il 25 I, I| suoi stromenti di ferro fattamente perforò le travi 26 I, I| camera del preside diede fatta botta in terra, che 27 I, I| Cassandrino nulla rispondeva; ma, come il fatto suo non fusse, 28 I, I| stesse; e chiuse le porte del palagio come della stalla 29 I, I| animo del pretore contro lui mal disposto, disse tra 30 I, I| adunque Cassandrino far che il pretore rimanesse 31 I, I| ancor che questa cosa, come noi potiamo comprendere, 32 I, I| che lui gabbare credevano, come nel discorso della 33 I, I| sagace, Nina chiamata; ed era aveduta, che uomo non si 34 I, I| dell’altrui che del suo, come anche a’ moderni tempi 35 I, I| acconciorono su la strada, come tra loro avevano deliberato; 36 I, I| disse il compagno. — bene, — rispose il prete. — 37 I, I| disse il compagnone. — , — rispose il prete; — ho 38 I, I| comperato per un mulo? — , — rispose il prete. — Ma, 39 I, I| venir dal mercato voi? — , — rispose il prete. — Ma 40 I, I| capre che si somigliavano che l’una dall’altra agevolmente 41 I, I| mercato se n’andò. Né fu tosto giunto al mercato, 42 I, I| prete, rispose: — Messere ; io ho arrostito il lombo 43 I, I| delle spezie per dentro, come mi disse la capra. — 44 I, I| mise tra le natiche, e fece come il prete fatto aveva, 45 I, I| che egli non la voleva, per che era attempato, sí 46 I, I| sí per che era attempato, anche per che di ragione 47 I, I| la desse? — Io credo di , — rispose il prete, — quando 48 I, I| tu fosti in questo sacco, come io era, legato. — E 49 I, I| solo cenno lo imperio suo: come per la presente favola, 50 I, I| Salerno, amorevoli donne, come piú fiate udii dai 51 I, I| lungamente dimorò tra il e ’l no. Pur vinto dal diabolico 52 I, I| Il re, invaghito molto di preciosa cosa, non si parti 53 I, I| intendere, chi era colei gentilesca e di sí alto 54 I, I| colei sí gentilesca e di alto animo, che sí ornata 55 I, I| e di sí alto animo, che ornata ed odorificamente 56 I, I| apparecchiare il letto, ogni cosa, come ella era solita di 57 I, I| sete? — A cui rispose: — , figliuola mia; — e preso 58 I, I| mosso a pietá, subito da lunghi ed acerbi tormenti 59 I, I| Polissena, la quale era caldamente amata da lui, 60 I, I| amava lei. Ella vestiva pomposamente, che non vi 61 I, I| vagheggiare. Ed i loro animi fidi e sí divoti d’un reciproco 62 I, I| Ed i loro animi sí fidi e divoti d’un reciproco amore 63 I, I| addimandatale la causa che fortemente piangesse, rispose: — 64 I, I| fortemente piangesse, rispose: — per le cattive nove udite, 65 I, I| per le cattive nove udite, anco per la soverchia allegrezza 66 I, I| del prete non puote esser occulto, che da Manusso, 67 I, I| cena se n’andò a dormire, e fiso s’addormentò, che, 68 I, I| salutorono, e vedendolo impiastracciato, lo berteggiavano. 69 I, I| non volevate trovare? — per certo, — disse Dimitrio; — 70 I, 1| dal vaso ad uno ad uno, come fu fatto nella prima 71 I, 1| parimente gli uomini fecero gran risa, che ancora ridono. 72 I, 1| mondo creato, non è lingua tersa né sí faconda, che 73 I, 1| non è lingua sí tersa né faconda, che in mille anni 74 I, 1| suoi tempi si trovasse. E prudentemente Galeotto reggeva 75 I, 1| immondicie e le lordure, come fanno i porci, dentro 76 I, 1| il porchetto: e messosi, lordo e sporco come era, 77 I, 1| consentir non voleva. Ma pur dolci furono le parole della 78 I, 1| parole, sentiva nel cuore fatto tormento, che quasi 79 I, 1| l’accarezzava e basciava, che egli tutto d’amore si 80 I, 1| ringraziò il sommo Iddio di fatto dono, che suo figliuolo 81 I, 1| poco tempo per uscire di fatta miseria, si levò di 82 I, 1| porcina, alle immondizie, come per l’addietro fatto 83 I, 1| veggendosi accompagnata con leggiadro e sí polito giovane.~ 84 I, 1| accompagnata con sí leggiadro e polito giovane.~Non stette 85 I, 1| Galeotto, veggendo avere fatto figliuolo e di lui 86 I, 1| vi era Filenio. Costui, come è usanza de’ giovani, 87 I, 1| signora. Amandovi adunque io come io vi amo, ed essendo 88 I, 1| amo, ed essendo io vostro, come voi agevolmente potete 89 I, 1| trovare. Il quale dice esser acceso di me per la mia 90 I, 1| dierono la fede di operare che ciascheduna di loro 91 I, 1| amore; ma non li venne fatto come egli bramava ed era 92 I, 1| senza la coda non restasse, come era rimasto senza la 93 I, 1| che egli fece un pertugio grande, che per quello fuori 94 I, 1| e gentil costumi l’aveva fieramente presa e legata, 95 I, 1| sua virtú, e il giovane profondamente s’addormentò, 96 I, 1| agevolmente sodisfar potesse; e come gli venne nell’animo, 97 I, 1| licenziare le dovesse, e che di grave scorno non fusse cagione. 98 I, 1| capo a’ piedi e vedendole belle e sí delicate che 99 I, 1| piedi e vedendolebelle e delicate che la lor bianchezza 100 I, 1| donne, che Carlo d’Arimino, come io penso alcuna di 101 I, 1| canuti pensieri dotata; e era intenta al divino culto 102 I, 1| sparve, ed a Carlo Iddio fortemente abbarbagliò il 103 I, 1| membra di Teodosia fussero. E fattamente il volto e le 104 I, 1| sottilissimamente nel volto, e vedutolo diforme e brutto, di molte 105 I, 1| le dure pugna gli occhi lividi e gonfi che quasi 106 I, 1| servi suoi che l’avevano maltrattato. La guardia 107 I, 1| all’incontro, e veggendolo diforme e col viso tutto 108 I, 1| la briglia che io possi, come ancor voi udito avete, 109 I, 1| quello che imaginare si può, di vestimenta come di perle, 110 I, 1| raccontare. Silvia, che era ben vestita e sí ben adornata, 111 I, 1| che era sí ben vestita e ben adornata, che non vi 112 I, 1| i loro vestimenti erano differenti da’ primi, che 113 I, 1| Il perché ella entrò in fiera e sí spiacevole malinconia 114 I, 1| ella entrò in sí fiera e spiacevole malinconia e 115 I, 1| Silvia, che hai tu, che mesta e dolorosa mi pari? 116 I, 1| demonio, veggendola stare malinconiosa e sapendo la 117 I, 1| senti tu, Silvia mia, che trista e sí di mala voglia 118 I, 1| Silvia mia, che sí trista e di mala voglia ti veggio? — 119 I, 1| in Melfi uomo veruno di buona e santa vita, che 120 I, 1| tra sé: — Io ti punirò di fatta maniera, che, mentre 121 I, 1| maestro, quando voi diceste e sí? — E messer Gasparino 122 I, 1| quando voi diceste sí e ? — E messer Gasparino con 123 I, 1| diversitá de stromenti con confuso strepito, che mai 124 I, 1| Laonde quinci ora mi parto, e lontano me ne vo, che piú 125 I, 1| glorioso e felice fine. come avenne a messer Simplicio 126 I, 1| maniera alcuna scoprirlo, per temenza del marito e 127 I, 1| la buona vita di Giliola, ancora per non dar scandalo 128 I, 1| di cui risorgevano acque chiare e sí saporite, che 129 I, 1| risorgevano acquechiare e saporite, che non pur i 130 I, 1| giorno Giliola alla fonte, come era sua usanza, per 131 I, 1| quale ella semplicemente, come ogni altra femina fatto 132 I, 1| rispose. E Giliola, replicando come il suo marito ammaestrata 133 I, 1| Quando vengo? — Ma Giliola, come il marito imposto le 134 I, 1| apparecchiato, e lo incominciò fattamente pistare, che 135 I, 2| trovo, amorevoli donne, nelle istorie antiche come 136 I, 2| ebbe una figliuola d’un re: come per lo mio ragionare 137 I, 2| dalla stanza, si metteva fortemente a gridare, che 138 I, 2| tonno, vedendo aver ricevuto gran beneficio, non volendo 139 I, 2| che piú tosto ella fusse, come suol avenire, in qualche 140 I, 2| intendere, per non restar con vituperoso scorno, voleva 141 I, 2| andando un giovene al palazzo, come gli altri facevano, 142 I, 2| testa e con tutta la persona fieramente si piegò, che 143 I, 2| trovasse; dopo, che operasse che Pietro, di sozzo e pazzo, 144 I, 2| reina, arricordandosi esser miseramente della figliuola 145 I, 2| incantesimi gravida divenni. E come voi dell’involato pomo 146 I, 2| del Cairo in pace godè: come per la presente favola, 147 I, 2| desiderava. La reina, che, come è general costume di 148 I, 2| Ed egli gli rispose che . E fattolo scendere giú 149 I, 2| che la diligenza sua in basso e vil servigio esser 150 I, 2| impresa, con la streggia fattamente gli streggiava, 151 I, 2| nella vista era malinconoso per lo soverchio amore come 152 I, 2| ramaricava assai, che a vil ufficio come al governo 153 I, 2| dispose di rimoverlo da vil essercizio e farlo a 154 I, 2| giorni trenta non opererai ch’io abbia Bellisandra, 155 I, 2| che ebbe il suo patrone mesto e che calde lacrime 156 I, 2| patrone, che hai tu che appassionato ed addolorato 157 I, 2| questo lezzo; perciò che, come tu vedi, io son quasi 158 I, 2| quello discese, dal luogo che fortemente putiva fuori 159 I, 2| volesse, perciò che, vedendolo leggiadro e bello, era di 160 I, 2| rispose non esservi cosa pregiata e degna, che pagare 161 I, 2| mio cavallo: ma in dono , quando che accettarlo le 162 I, 2| avuto il prezioso anello com’ella desiderava ed era 163 I, 2| pericolo della vita sua, miseramente guidardonasse. 164 I, 2| Che hai tu, patrone, che fortemente ti cruci? Ti 165 I, 2| Livoretto, cagionevole di fatta vergogna, con le propie 166 I, 2| giudicio uccisa d’altrui, come ora intenderete.~Regnava, 167 I, 2| tu, Biancabella, che star di mala voglia ti veggio? 168 I, 2| acqua rosata pieno. — E per picciola cosa tu ti ramarichi, 169 I, 2| sedere si puose. Non si fu tosto posta Biancabella 170 I, 2| casa; e vedutala la madre bella e si leggiadra, ch’ 171 I, 2| mano e basciorono. Non fu tosto contratto il sponsalizio, 172 I, 2| preparavano: ma vedendola bella e sí graziosa, gli 173 I, 2| ma vedendolabella e graziosa, gli venne pietá, 174 I, 2| supplicio meritarebbe colui che grave eccesso avesse commesso. 175 I, 2| giorno se interpose, ed operò che gli suoi frutti acerbi 176 I, 2| A cui Alchia rispose che . Ed accortasi che Valentino 177 I, 2| bramando prima ’l morire che di sformato saracino moglie 178 I, 2| giostranti, ed intesa la causa di glorioso trionfo, si accese 179 I, 2| vedutolo, tutta si smarrí; e come da famelici cani lacerata 180 I, 2| rispose: — Di raso bianco. — E come ella divisò, cosí egli 181 I, 2| Deh, chi è costui che leggiadro e sí pomposo si 182 I, 2| costui che sí leggiadro e pomposo si rappresenta in 183 I, 2| Ed entrato nella sbarra, coraggiosamente si portò, 184 I, 2| avolto raccontando l’ore come fanno quelli che sciocchi 185 I, 2| ricompenso del caro dono, come promesso le aveva, 186 I, 2| sovente giuocava, si mise in dirotto pianto, che fu la 187 I, 2| tempo di lei trionfa. E come l’oglio posto nel vase 188 I, 2| fratello mio, non bisogna che fieramente tu ti accorocci 189 I, 2| bene, ed emmi molto caro, per la sofficienza sua, 190 I, 2| per la sofficienza sua, anche per la lealtá ch’egli 191 I, 2| ch’egli usa verso di me: ancora perché in lui è una 192 I, 2| venir alle arme. E perché, come è detto di sopra, Emiliano 193 I, 2| che Isotta si chiamava, malinconioso stare, e non 194 I, 2| me basta il cuore di far che non che una, ma mille 195 I, 2| carecciava ed onorava molto, come a tanta donna, quanto 196 I, 2| suo amore esser acceso, fieramente di lui s’innamorò, 197 I, 2| presentò. La qual, contenta per lo desiderio adempito, 198 I, 2| per lo desiderio adempito, anche per lo piacere ricevuto, 199 I, 2| il misero Travaglino in fatto tormento d’animo, 200 I, 2| altri tori fu da quelli sconciamente trattato, che 201 I, 3| precedente sera raccontata, mi ha di vergogna punto il cuore, 202 I, 3| rimase paga e contenta: come nel discorso del mio 203 I, 3| famiglia e corte sua. E come egli seco deliberato 204 I, 3| precetti vostri, volete bassamente in matrimonio 205 I, 3| re, vedendo il giovanetto leggiadro e vago, il fece 206 I, 3| riguardarlo; e del suo amore caldamente s’accese, che 207 I, 3| ardente e caldo amore in acerbo e mortal odio converse, 208 I, 3| fidelissimo servitore, è potente e sí forte, che 209 I, 3| servitore, è sí potente e forte, che gli basta l’animo 210 I, 3| vivo? Il che, essendo cosí come io intendo, voi poterete 211 I, 3| Costanzo, se tu mi ami, come tu dimostri e ciascuno 212 I, 3| si misero a dormire; e alta e profondamente dormivano, 213 I, 3| dietro rise, ora furono grandi le risa sue, che 214 I, 3| farlo ragionare e rispondere come meglio li parerá. — 215 I, 3| rispondere. Se tu vorrai, come io intendo, fare il 216 I, 3| sforzerò a piú potere di far che egli parli. — Ed andatosi 217 I, 3| tuo? — disse Costanzo. — , rispose Chiappino. — Ma 218 I, 3| che noi fummo al palazzo, forte ridesti? — A cui rispose 219 I, 3| damigelle bellissimi giovani, come Chiappino raccontato 220 I, 3| né poteva sofferire che bella e vaga giovanetta 221 I, 3| congiunta in matrimonio con bavoso ed isdentato vecchio. 222 I, 3| medesima misura e qualitá, che l’una dall’altra agevolmente 223 I, 3| quando messer Erminione, per lo incomodo che pativa, 224 I, 3| lo incomodo che pativa, anche per la rabbiosa gelosia 225 I, 3| Di chi sono quei sputi alti? Quelli non sono sputi 226 I, 3| arte procurano la morte di degno animale. E non è maraviglia 227 I, 3| disavedutamente incorreno; come fecero quattro donne, 228 I, 3| miseramente finirono la vita loro: come per la presente favola, 229 I, 3| maggior sorella, vedendo bella ed orrevole compagnia, 230 I, 3| petto nascosto. Avenne, come piacque a colui che ’ 231 I, 3| una femina; e tutta tre, come la reina quando era 232 I, 3| e nostro re una donna di vilissimo sangue, come ella 233 I, 3| del mondo avesse commesso fatto eccesso. Onde renchiusa 234 I, 3| ma la cosa non gli avenne come ei pensava, perciò 235 I, 3| stette gran pezza tra il e ’l no suspeso, ed al fine 236 I, 3| che io spero di operar , che tutta tre periranno. —~ 237 I, 3| temere; perciò che la farebbe che in maniera alcuna non 238 I, 3| la fanciulla rispose, che : ma non senza grandissimo 239 I, 3| non però sono morti. come adunque ti hanno portata 240 I, 3| e gustare quel pomo che dolcemente canta. E se non 241 I, 3| dolcemente canta. E se non fate che io l’abbia, pensate 242 I, 3| andare in pericolo di morte, come per lo adietro fatto 243 I, 3| canta. Risposogli fu di : ma che andare non vi potevano, 244 I, 3| essortandola che piú a pericolose imprese strengere 245 I, 3| sequente vi aspettiamo; e fate che in maniera alcuna non 246 I, 3| perturbate, perch’io farò che di me voi vi lodarete, 247 I, 3| rispose la fanciulla che . Allora l’astuta e sagace 248 I, 3| parole, si partí.~Non furono tosto i fratelli a casa 249 I, 3| che era stato di loro, che lungo tempo non si avevano 250 I, 3| erano andati da sua Maestá, come ella voleva ed era 251 I, 3| invidiose sorelle, vedendo bella figliuola e sívenuto 252 I, 3| stessi cavano gli occhi: come avenne ad uno medico 253 I, 3| ignominiosamente uccellato: come per la presente favola, 254 I, 3| mise in punto e conciossi fattamente, che non donna, 255 I, 3| Genobbia nel sacro tempio, come il marito le aveva 256 I, 3| qua in chiesa; ed io farò che come oggi la vedrete. — 257 I, 3| dovesse chi era costei che bella a gli occhi suoi pareva. 258 I, 3| seguisse, egli rispose: — Eh , eh sí! cantò il gallo, 259 I, 3| egli rispose: — Eh sí, eh ! cantò il gallo, e subito 260 I, 3| paura e la morte provare: come per la presente favola 261 I, 3| non molto lontana da Roma, come tra’ volgari si ragiona, 262 I, 3| replicando disse Flamminio. — , — rispose il calzolaio. — 263 I, 3| disse Flamminio, — di belle e ricche robbe e sí 264 I, 3| sí belle e ricche robbe e onorate vestimenta? sono 265 I, 3| può piú operare, ma viene putrido e sí puzzolente, 266 I, 3| operare, ma viene sí putrido e puzzolente, che tutti l’ 267 I, 3| volto squallida; ed era macilenta e macra, che per 268 I, 4| nuove~giungemi al cuor un vago pensiero,~ch’or mansueto 269 I, 4| allor m’incendo~d’una speme ferma e sí sicura,~che piú 270 I, 4| incendo~d’una speme sí ferma e sicura,~che piú null’altra 271 I, 4| fui preso e impiuto d’un dolce zelo.~Dapoi che le 272 I, 4| morte fu campato da lui: come per la presente favola, 273 I, 4| Cicilia, donne mie care, come a ciascheduna di voi 274 I, 4| assai grande e grosso, e difforme e brutto, che a 275 I, 4| saetta, e io me ne andrò lontano, che mai piú né 276 I, 4| pelo ed i capelli erano verdi divenuti, che era 277 I, 4| quello chi era stato quel temerario ed arrogante, 278 I, 4| addimandò chi era stato colui sfacciato, sí arrogante 279 I, 4| stato colui sí sfacciato, arrogante e sí temerario, 280 I, 4| sfacciato, sí arrogante e temerario, che gli abbia 281 I, 4| non permette che io ricusi fatta compagnia: anzi io 282 I, 4| alquanto; la quale, avendolo difforme e brutto considerato, 283 I, 4| rise della sua bruttura neramente, che una postema 284 I, 4| ingrata, disse: — Oh uomo ora difforme e sozzo, e della 285 I, 4| Eleuteria si chiamava; ed erano amate dal re, che per l’ 286 I, 4| E non vi era uomo alcuno potente e robusto, che raffrontarli 287 I, 4| vedendo il paese tutto nudo di vittovaria come di bestie 288 I, 4| danari saremo possessori. — E come deliberato avevano, 289 I, 4| aveva vantato di essere potente e forte, che atterrarebbe 290 I, 4| vedendolo contra il consueto suo malinconoso stare, dolcemente 291 I, 4| qual era la cagione che mesto ed addolorato il vedeva. 292 I, 4| vederlo passare: e vedendolo bello, sí giovanetto e sí 293 I, 4| passare: e vedendolobello, giovanetto e sí riguardevole, 294 I, 4| sí bello, sí giovanetto e riguardevole, si movevano 295 I, 4| grave peccato che costui miseramente muoia; — e per 296 I, 4| allegrezza di tutto il popolo, come promesso aveva, al 297 I, 4| si potè difendere. Ma pur vigorosamente si portò, 298 I, 4| sono l’uomo salvatico che amorevolmente dalla prigione 299 I, 4| come la fata nell’esser leggiadro e bello ridotto 300 I, 4| moglie divenne.~[Alteria:]~— potente, sí alto e sí acuto 301 I, 4| Alteria:]~— Sí potente, alto e sí acuto è l’intelletto 302 I, 4| Sí potente, sí alto e acuto è l’intelletto dell’ 303 I, 4| vostre attente ad ascoltarmi, come per lo adietro fatto 304 I, 4| di tentare sua fortuna, a baratto la potesse avere. 305 I, 4| Hai tu venduto il filo? — , — rispose Adamantina. — 306 I, 4| morire, veduta la poavola, di fatta ira e sdegno s’accese, 307 I, 4| Ed ella rispondeva, che ; e molti danari cacava.~ 308 I, 4| si poteva persuadere che tosto fussero venute sí 309 I, 4| sí tosto fussero venute ricche, essendo giá state 310 I, 4| ricche, essendo giá state poverissime, e tanto piú 311 I, 4| conoscendole di buona vita e oneste del corpo loro, che 312 I, 4| pensiero, determinò di operare che la potesse intendere 313 I, 4| avete fatto voi a fornire pienamente la casa vostra, 314 I, 4| per lo adietro voi eravate poverelle? — A cui Cassandra, 315 I, 4| Egli è venuto a casa imbalordito dal vino, che 316 I, 4| aveva presa una natica; e strettamente la teneva, 317 I, 4| apprendeva i sonagli, e fatta stretta gli dava, 318 I, 4| essendo il travagliato re fieramente tormentato, né 319 I, 4| tri fioi tugtri gobi, e a ’i se somegiava sí l’ü 320 I, 4| e sí a ’i se somegiava l’ü l’alter, ch’a’ no l’ 321 I, 4| e Santí, fradèi menôr, e ghe dis: — A’l sarèf 322 I, 4| resterèf a ca col veg’e a’ ’l governerèf, e sí scansesom 323 I, 4| e a’ sí ’l governerèf, e scansesom la spisa, e in 324 I, 4| fradèl, andá a trová Zambô, e ghe comenzá a : — Zambô, 325 I, 4| noster, e cognoscend che te , com l’è vira, ol mazzôr 326 I, 4| trop bôna; e zambotand fra medém, ol dis: — Ma costör 327 I, 4| barca per ma e per , e l mená a Venesia, ol sarèf 328 I, 4| mortér per fa di marzapá, e ghe domandá s’a’l voliva 329 I, 4| ; e ghe respós che . Intrat in botiga, ol míster 330 I, 4| de confeziô da netizá e ghe insegna partí i nigher 331 I, 4| i nigher da i bianch, e ol metí in compagnia d’un 332 I, 4| tols ü bastò in ma, e ghe-n de fissi, digand: — 333 I, 4| avia nom Viviá Vianel, e ghe domandá s’a ’l voliva 334 I, 4| aviva l’arma senisa adòs, e era pié de vogia de mangiá, 335 I, 4| vogia de mangiá, ol dis de ; e vendüdi certi pochi erbèti 336 I, 4| Viviá tol tri bèi fis e i metí int’un piatèl per 337 I, 4| Zambô, ghe i tri fis, e ghe dis: — Zambô, tuó sti 338 I, 4| in e in per ca; e ghe dis: — Che ve-t fazend, 339 I, 4| respós Zambô; — ol me parô ve mandá tri fis; ma de 340 I, 4| tri. Vedend ser Peder un fag’lavòr, dis a Zambô: — 341 I, 4| nientedemanc in poc temp al se patric de la botiga e valent 342 I, 4| s’amalas d’una infirmitá toribola e granda d’una 343 I, 4| Zambô se portava , e a’ atendiva a grandí la botiga, 344 I, 4| alteza, e de aví moiér e bela botiga de pagn col 345 I, 4| e s’ghe de una mostazada fata in sòl mostaz, che 346 I, 4| gobi com a’ sogn a mi; e a’ i me somegia sí fatament, 347 I, 4| mi; e sí a’ i me somegia fatament, ch’a’ no sém cognosüdi 348 I, 4| Zambô, e che l’era fornida de pagn, a’ i stét fort 349 I, 4| a’ i stét fort sovra de , maravegiando-s grandement 350 I, 4| era possibol che l’avès in poc temp fag’tanta bela 351 I, 4| roba. Stand ixí tugdo in fata maravegia, a’ i se 352 I, 4| qual l’era, el levá e i cazar-s sot. Vegnüd 353 I, 4| volt, a ’l stét sovra de dapò dis: — Che cosa hé-t, 354 I, 4| a le muri de la tera, e a’ i trá nol Tever e i manda 355 I, 4| pasava ü de sti pizegamort; e la ghe intender che l’ 356 I, 4| meter ol corp in spala, e ghe dis gh’a ’l tornas ch’ 357 I, 4| avèl l’alter corp mort, e l’avia conzat a dol avèl 358 I, 4| ol pizegamort: — Madona, . — L’hé-t gita déter? — 359 I, 4| s’el porta l’arzer, e l gitá anche nol Tever, 360 I, 4| gitá anche nol Tever, e ol sté a vedi per un pèz 361 I, 4| ch’ol aviva in ma, e a’ ghe tirá inturen la testa 362 I, 4| fiá te t’ol manestrava de fata manera, che ’l pover 363 I, 4| no se arzuonzere, m’ha inanimò, ch’a’ no ghe vego 364 I, 4| ch’a’ no ghe vego lume, e me par milagni a doer comenzare. 365 I, 4| s’inamorò de sta Tia; e fieramen s’inamorò, che 366 I, 4| fiso nel volto, a ’l fatamen, che ela se gh’acorzè 367 I, 4| un puo’ de buon cuore; e disse a la Tia: — Dio ve 368 I, 4| containa da la vila; u a’ rico, e mi son povereta; 369 I, 4| aèssse2 quanto a’ vuogio. E son senza peliza questo 370 I, 4| me omo; che l’è sera, e vegnirá a ca de boto. Torné 371 I, 4| quanto vori; a’ ve vuò ben, . — E perché l’iera inzargò 372 I, 4| l’ho ben per recomandò, . — Arvederse doman, piasando 373 I, 4| Quando Marsilio ave intendú bona noéla, no fu me omo 374 I, 4| se ghe messe incontra; e ghe disse: — Cecato, frelo 375 I, 4| gi uomini dov’a’ laoro, e vegniré a cargare, e sí 376 I, 4| sí vegniré a cargare, e me n’andaré. In sto mezo, 377 I, 4| inanzo, in su ’l caro e andé al molin. E per che 378 I, 4| fuogo che la naspava filo, e se conzò tuti du a magnare; 379 I, 4| apareciò de levarse el sole, e a’l se comenzava a s-ciarir 380 I, 4| gran ferdo ho-gie abú; e no n’ he mai possú dormire 381 I, 4| brazo una bona fassinaza, e ghe impiza el fuogo; e stava 382 I, 4| davera? — Disse la Tia: — Mo , a la fe’ de compare; e 383 I, 4| a la fe’ de compare; e l’he anche ben a cara. — 384 I, 4| a’ poi mai e quanto ch’a’ longo co s’a’ foessé ben 385 I, 4| piè incontra al seciaro; e besogna ch’a’ ve meta un 386 I, 4| andare, — disse Cecato. — ben, sí bene, — respose 387 I, 4| disse Cecato. — Sí ben, bene, — respose la Tia; — 388 I, 4| iera ivelò puoco lunzi, e ghel messe in cavo; e disse: — 389 I, 4| nuostro tamiso in man, e ve comenzaré sadazare; e 390 I, 4| sto muò a’ se poron aiare co del nuostro. — Dapò disse 391 I, 4| comenzá a sto muò:~— Besuco te , e besuco te fazo;~con questo 392 I, 4| faesse cosí fata facenda; e no se moea ninte. E perché 393 I, 4| atti incitava ad amarla. E fatta fu la diligenza sua 394 I, 4| lo trovò pieno di scarpe, come abbiamo giá detto, 395 I, 4| quando ella rideva, faceva fatte crespe, che ogni uno 396 I, 4| suo consueto piacere. E come ella per l’adietro 397 I, 4| spazio di tempo s’annullano. che di ciò non vi maravigliate 398 II, 5| e faceva molte facende sue come d'altrui, deliberò 399 II, 5| sempre fei e ora fo di voi, per la lunga amicizia giá 400 II, 5| tempo fra noi contratta, anco per lo sacramento del 401 II, 5| Rispose madonna Daria: — Certo , messer compare, e per molti 402 II, 5| ed ho una gravidanza strana, ch'io non ebbi mai 403 II, 5| rassomigliava al padre; ed era ben formato, che non vi 404 II, 5| madonna Properzia venne fatto sonno, che non potea 405 II, 5| Che avete, comare mia, che forte vi ramaricate? — La 406 II, 5| mancava l'oglio della lucerna, che piú non ardeva, disse: — 407 II, 5| che si volesse, era venuto robicondo e grasso, che 408 II, 5| non so la causa ch'io sono macilente e macro, come 409 II, 5| un'ora; e nondimeno sei robicondo e grasso, che 410 II, 5| che tenuto hai in divenir grasso; e oltre i cinquanta 411 II, 5| diluviano; nondimeno son macri, che paiono lucertole. 412 II, 5| lasciare il carico a me, farò che vi partirete contento. — 413 II, 5| il domandò per che causa dirottamente piagnesse. 414 II, 5| animo, ch'ella provederebbe fattamente, che non li sarebbe 415 II, 5| riebbe, e venne grasso, come egli desiderava. —~ 416 II, 5| suo malvagio proponimento: come nel discorso del mio 417 II, 5| era aurifice. E perché, come ho detto di sopra, 418 II, 5| ignominiosa vita, cessate da grave scorno, conservate 419 II, 5| udendo Panfilio suo figliuolo grandemente dolersi, imaginossi 420 II, 5| e la burla le successe come ella bramava ed era 421 II, 5| maledizion di rogna averti attenuato che appena la 422 II, 5| il ventre, vennegli una fatta rabbia di pizza, che 423 II, 5| del fuoco gli avevano giá fieramente accese le carni, 424 II, 5| sopra le braccia, si puose fortemente a grattarsi, 425 II, 5| trapasso per non guastare con fatta macchia il suo glorioso 426 II, 5| badessa. Il monasterio, come ciascaduna di voi può 427 II, 5| vecchiezza e parentado. Io, come è cosa a voi tutte 428 II, 5| come io spero, sará di fatta maniera, che al fine 429 II, 5| unitamente risposero di .~Postesi tutte a sedere, 430 II, 5| del vicario e delle suore minutamente orinò per lo 431 II, 5| del forame una rocchetta grande e sí terribile, che 432 II, 5| una rocchettagrande e terribile, che fece il vicario 433 II, 5| prese con le natiche, e fattamente lo strinse, che 434 II, 5| virtute l'erbe e le parole: come per questa mia brevissima 435 II, 6| ordini postisi a sedere, come le trapassate notti 436 II, 6| perfetto~mi tien tra 'l e 'l no tardo e sospetto.~ 437 II, 6| effetto porge,~che d'un ardente amor comprendo aperto~ 438 II, 6| le aggrada; perciò che, come scriveno i savi, la 439 II, 6| Argentina; del cui amore fieramente s'accese, che 440 II, 6| prender contrario partito; e come ella per l'adietro 441 II, 6| dell'amor di Argentina è focosamente acceso, che 442 II, 6| in Argentina cangiare, e chiara era la lei apparenza, 443 II, 6| signor mio, questa veste divinamente trappunta? — 444 II, 6| Il che Ortodosio vedendo, fattamente s'ammutí, che 445 II, 6| annega.~[Fiordiana:]~— Amore, come io trovo dagli uomini 446 II, 6| felice e glorioso fine: come avenne ad una donna 447 II, 6| solitudine. Onde Malgherita fieramente nel cuore l'abbracciò, 448 II, 6| alquanto, ragionò con lei; e fatti furono i ragionamenti 449 II, 6| a' bresciani poco grato, perché egli era dedito all' 450 II, 6| devoratrice di tutte le cose, anco perché egli era bresciano, 451 II, 6| fingendo di parlar tedesco, come i buffoni fanno, ciò 452 II, 6| io? — Beatissimo padre, , — rispose il cardinale. 453 II, 6| si mise col cardinale in fatto riso, che quasi si 454 II, 6| armature da uomo di arme erano rugginose e di sí gran peso, 455 II, 6| erano sí rugginose e di gran peso, che un uomo, 456 II, 6| che la cosa gli riusciva come desiderava, disse al 457 II, 6| quello: — Chi è colui che fortemente grida? — E tutti 458 II, 6| gridata la pace. — Anzi , — rispose Cimarosto. E 459 II, 6| sopra la testa gli diede fatta percossa, che per 460 II, 6| trovò la pare. Castoria, come piacque al giusto Dio, 461 II, 6| ebbe molti figliuoli: e come cresceva la famiglia, 462 II, 6| quale egli dovesse moversi leggermente a separarsi 463 II, 6| partitore, facendo le parti che niuno s'avesse a sentire. — 464 II, 6| avuta; e Andolfo diceva che , e Ermacora diceva che no. — 465 II, 6| poteva partorire scandolo dell'onore come della vita, 466 II, 6| eravamo noi in fraterna? — . — Non si ha ella affaticata 467 II, 6| beneficio universale? — . — Non ha ella partorito 468 II, 6| grosso ingegno; né è lingua pronta né sí spedita, che 469 II, 6| né è linguapronta spedita, che isprimere potesse 470 II, 6| rigido castigo, né pena è aspra e sí crudele, che 471 II, 6| castigo, né pena è sí aspra e crudele, che io non meriti. 472 II, 6| mai piú parola tra loro: e fattamente in tranquilla 473 II, 6| che non è cosa al mondo ardua e sí difficile, che 474 II, 6| cosa al mondo sí ardua e difficile, che l'uomo col 475 II, 7| in oro, che risplendeva che gli abbarbagliava il 476 II, 7| per lo capo e per lo viso fatti punzoni, che quasi 477 II, 7| a una voce risposero che ; e si diedero la fede di 478 II, 7| accompagni fino alla morte: come avenne ad un soldato, 479 II, 7| Silverio della lei bellezza fattamente s'accese, che 480 II, 7| rispose Fiorella: — Signor . — Ma guardadisse Pisardo — 481 II, 7| fanno a mio modo, premio di fatta moneta. — Fiorella, 482 II, 7| Fiorella s'era posto in fatto timore e spavento 483 II, 7| aver Fiorella per moglie, come l'ebbe Pisardo mio 484 II, 7| la moglie tua, che ti è ubidiente e tanto ti accareccia. 485 II, 7| Io a Spinella non posso amorevolmente comandare 486 II, 7| semplice bestia, avendosi miseramente lasciato uccidere. 487 II, 7| donne, la focosa lussuria come scrive Marco Tullio 488 II, 7| cui nome era Anastasio, fieramente s'accese dell' 489 II, 7| che in pochi divenne macilente e magro, che appena 490 II, 7| buon servo, e che non fosse cruda bramando la lui morte. 491 II, 7| accesa di sdegno ed ira per lo disturbo, sí anche 492 II, 7| ira sí per lo disturbo, anche per lo giovane ch' 493 II, 7| gli occhi; né serai piú oso di avicinarti a casa 494 II, 7| vino con altrettanta acqua, che d'una botte di vino 495 II, 7| Dionigi si chiamava, era diligente ed accorto, che 496 II, 7| nigromantica, e divenne dotto e sofficiente in quella, 497 II, 7| apparato l'arte del sarto, come era il desiderio vostro; 498 II, 7| voleva, fulli risposo che . E fatti molti ragionamenti, 499 II, 7| che 'l cavallo era venuto distrutto, che era una compassione 500 II, 7| ritornate dimani, che faremo fattamente con la figliuola,


1-500 | 501-610

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License