Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giovanni Francesco Straparola
Le piacevoli notti

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO
    • Comincia il libro secondo delle favole ed enimmi di messer Giovanfrancesco Straparola da Caravaggio, INTITOLATO Le piacevoli notti. NOTTE SESTA
      • FAVOLA V. Pre' Zefiro scongiura un giovane che nel suo giardino mangiava fighi.
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

FAVOLA V.

Pre' Zefiro scongiura un giovane che nel suo giardino mangiava fighi.

[Eritrea:]

Suolsi dire, carissime donne, che la virtú consiste nelle parole, nell'erbe e nelle pietre; ma le pietre avanzano in virtute l'erbe e le parole: come per questa mia brevissima favoluzza intenderete.

Era nella cittá di Bergamo un sacerdote avaro, chiamato pre' Zefiro, e aveva fama di aver gran danari. Costui aveva un giardino fuori della cittá presso alla porta che si chiama Penta. Il qual giardino era circondato da mura e fosse, di modo che non vi potevano entrare uominianimali, ed era ornato di diversi arbori d'ogni sorte; e tra gli altri vi era un gran figaro con suoi rami sparsi d'intorno, carico di frutti bellissimi e ottimi, de' quali soleva participare ogni anno con gentil'uomini e primai della cittá. Erano quei fighi di color misto tra bianco e pavonazzo, e gettavano lagrime come di mele; ed eranvi sempre guardiani che gli custodivano diligentemente. Una notte, che per caso non vi erano li guardiani, un giovane ascese sopra quest'arbore; e scegliendo i fighi maturi, quelli con silenzio cosí vestiti nella voragine del ventre suo fedelmente nascondeva. Pre' Zefiro, ricordandosi che non erano guardiani al suo giardino, vi andò volando; e subito che fu entrato dentro, vidde costui che sedeva su l'arbore mangiando i fighi a suo bell'agio. Onde il sacerdote incominciò pregarlo che descendesse; e non descendendo, egli si gettò in genocchioni, scongiurando per lo cielo, per la terra, per i pianeti, per le stelle, per gli elementi e per tutte le sacre parole che si trovano scritte, che venisse giuso; e il giovane tanto piú attendeva a mangiare. Pre' Zefiro, vedendo che non faceva profitto alcuno con tai parole, raccolse dell'erbe, ch'erano d'intorno, e in virtú di quelle lo scongiurava che descendesse; ed egli piú alto ascendeva, meglio accomodandosi. Allora il prete disse queste parole: — Gli è scritto che nelle parole, nell'erbe e nelle pietre sono le virtú; per le due prime ti ho scongiurato, e non ti hai curato di descendere; ora in virtú di quelle ti scongiuro che debbi venir giuso. — E cosí cominciò a trarli delle pietre con mal animo e gran furore; e ora l'aggiungeva nel braccio, ora nelle gambe e ora nella schiena. Onde per gli spessi colpi tutto enfiato percosso e malmenato, gli fu forza a descendere; e dandosi il giovane alla fuga, depose i fighi ch'egli s'aveva ragunati in seno. E cosí le pietre avanzaro in virtú l'erbe e le parole. —

IL FINE DELLA SESTA NOTTE.


 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License