— Io ho sentito dire che lo 'ngegno supera le forze, e che non
è cosa al mondo sí ardua e sí difficile, che l'uomo col suo ingegno non la
consequisca. Il che dimostrerovvi con una brevissima favola, se attenti mi
ascoltarete.
Trovavasi in questa alma cittá un povero uomo che aveva tre
figliuoli; e per la troppa sua povertá non aveva modo di nodrirli e
sostentarli. Per il che i figliuoli, astretti dal bisogno, vedendo la grande
inopia del padre, e considerando le picciole e deboli forze di quello, fatto
consiglio tra loro, deliberorono di alleggerire il carico del padre suo, e
andar pel mondo vagando col bastone e la tasca, per cercar di guadagnarsi
alcuna cosa onde potessero sostentar la vita loro. Per tanto, inginocchiatisi
avanti il padre, gli addimandarono licenzia di andarsi procacciando qualche
guadagno: promettendogli che, passati dieci anni, ritornerebbono nella patria.
E partendosi con tal desiderio, poiché furono giunti a certo luogo che parve
loro, si partirono l'uno dall'altro. E il maggiore per sua ventura andò in
campo di soldati che erano alla guerra, e accordossi per servo con un capo di
colonnello; e in poco spazio di tempo divenne perito nell'arte della milizia, e
fecesi valente soldato e valoroso combattitore, di modo che teneva il principato
tra gli altri: ed era tanto agile e destro, che, con duo pugnali, pel muro
ascendeva ogni alta rocca. Il secondo arrivò ad un certo porto dove si
fabricavano navi; e accostossi ad uno di quei maestri da navi, il quale era
eccellente in quell'arte: e in breve tempo fece gran profitto, si che non aveva
pari a lui, ed era molto celebrato per tutto quel paese. L'ultimo, veramente,
udendo i dolci canti di Filomena, e di quelli grandemente dilettatosi, per
oscure valli e folti boschi, per laghi e per solitarie e risonanti selve e
luoghi deserti e disabitati, i vestigi e i canti di quella sempre andava
seguitando; e talmente fu preso dalla dolcezza del canto de gli uccelli, che,
smenticatosi il cammino di ritornare adietro, rimase abitatore di quelle selve:
di modo che, stando di continuo per anni dieci in quelle solitudini senza
abitazione alcuna, divenne come un uomo selvatico; e per l'assidua e lunga
consuetudine di tai luoghi imparando il linguaggio di tutti gli uccelli, gli
udiva con gran dilettazione e intendevali, ed era conosciuto come il dio Pane
tra i Fauni.
Venendo il giorno di ritornar alla patria, i duoi primi si
ritrovorono al destinato loco, ed aspettorono il terzo fratello; qual poi che
viddero venir tutto peloso e nudo, gli andarono in contra: e per tenerezza
d'amore prorompendo in lagrime, l'abbracciorono e basciorono, e vestironlo. E
mangiando nell'ostaria, ecco che un uccello volò sopra un albero; e con la sua
voce cantando diceva: — Sapiate, o mangiatori, che nel cantone dell'ostaria vi
è ascoso un gran tesoro, il qual giá gran tempo vi è predestinato; andatelo a
tôrre! — e dette queste parole, volò via. Allora il fratello, ch'era venuto
ultimamente, manifestò per ordine agli altri fratelli le parole ch'avea dette
l'uccello; ed escavorono il luogo che li aveva detto, e tolseno il tesoro che
vi trovorono: onde molto allegri ritornorono al padre ricchissimi. Dopo i
paterni abbracciamenti e le ricche e sontuose cene, un giorno questo fratello,
che ultimo venne, intese un altro uccello che diceva, che nel mare Egeo pel
circoito di circa dieci miglia v'è un'isola che si chiama Chio, nella quale la
figliuola d'Apolline vi fabricò un castello di marmo fortissimo, la cui entrata
custodisce un serpente che per la bocca getta fuoco e veleno, e alla soglia di
questo castello v'è legato un basilisco. Quivi Aglea, una delle piú graziate
donne che sia al mondo, è rinchiusa con tutto il tesoro che l'ha ragunato: ed
havvi raccolto infinita quantitá di danari. — Chi anderá a quel luogo e
ascenderá la torre, guadagnerá il tesoro e Aglea. — Dette queste parole,
l'uccello volò via. Allora, dechiarato il parlar di quello, deliberorono i tre
fratelli di andarvi. E il primo promise di ascender la rocca con duoi pugnali;
il secondo di far una nave molto veloce. La qual fatta in poco spazio di tempo,
un giorno con buona ventura e con buon vento, traversando il mare, s'inviorono
verso l'isola di Chio. Alla quale arrivati, una notte, circa il far del giorno,
quel franco soldato armato di duoi pugnali ascese sopra la rocca; e presa Aglea
e legatala con una corda, la diede ai fratelli: e tratti i rubini e gioie ed un
monte d'oro che v'era, indi allegramente discese, lasciando vota la terra per
lui saccheggiata; e tutti ritornorono sani e salvi nella patria. E della donna,
la qual era indivisibile, nacque discordia tra lor fratelli, a cui rimaner
devea. E furono fatte molte e lunghe dispute, chi di loro meritasse di averla;
e fino al presente pende la causa sotto il giudice. A cui veramente aspettar si
debba, lasciolo giudicare a voi. —
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