Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giovanni Francesco Straparola
Le piacevoli notti

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO
    • NOTTE OTTAVA
      • FAVOLA II. Duoi fratelli soldati prendeno due sorelle per mogli; l'uno accareccia la sua, ed ella fa contra il comandamento del marito; l'altro minaccia la sua, ed ella fa quanto egli le comanda; l'uno addimanda il modo di far che gli ubidisca: l'altro gli lo insegna. Egli la minaccia, ed ella se ne ride; e alfine il marito rimane schernito.
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

FAVOLA II.

Duoi fratelli soldati prendeno due sorelle per mogli; l'uno accareccia

la sua, ed ella fa contra il comandamento del marito; l'altro minaccia

la sua, ed ella fa quanto egli le comanda; l'uno addimanda il modo

di far che gli ubidisca: l'altro gli lo insegna. Egli la minaccia,

ed ella se ne ride; e alfine il marito rimane schernito.

[Cateruzza:]

— Il savio e aveduto medico, quando vede una infermitá doversi causare in alcun corpo umano, a conservazione sua prende quelli rimedi che li paiono migliori, non aspettando l'infermitá sopravenga, perciò che la piaga recente con agevolezza maggiore si sana che non si fa la vecchia. Cosí parimenti — mi perdonarete, donne, — debbe fare il marito quando prende moglie: cioè non lasciarla aver balia sopra di lui, acciò che, volendole poi provedere, non possi, ma l'accompagni fino alla morte: come avenne ad un soldato, il quale, volendo castigar la moglie, e avendo troppo tardato, pazientemente sopportò fino alla morte ogni suo diffetto.

Furon — non molto tempo fa — in Corneto, castello di Roma nel patrimonio di santo Pietro, duoi fratelli giurati, i quali non altrimenti s'amavano, che se di uno istesso ventre nati fossero: l'uno de' quali chiamavasi Pisardo, l'altro Silverio: ed ambidue facevano l'arte del soldato, ed avevano stipendio dal papa. Ed avenga che l'amor tra loro fusse grande, non però abitavano insieme. Silverio, che era minore di etá, non avendo governo, prese per moglie una figliuola d'un sarto, Spinella chiamata: giovane bella e vaga, ma di cervello gagliarda molto. Fatte le nozze, e menata la moglie a casa, Silverio della lei bellezza fattamente s'accese, che li pareva non poterle dar parangone; e le compiaceva di tutto quello che ella gli addimandava. Per il che Spinella venne in tanta baldanza e signoria, che nulla o poco conto faceva del suo marito. Ed il caprone era giá venuto a tal condizione, che, quando le imponeva una cosa, ella ne faceva un'altra, e quando egli diceva: vien qua, — ella andava in , e di lui se ne rideva. E perché il minchione non vedeva per altri occhi se non per gli suoi, non ardiva riprenderla, né al diffetto prendeva rimedio, ma a suo bel grado la lasciava far ciò che voleva.

Non passò l'anno, che Pisardo prese per moglie l'altra figliuola del sarto, nominata Fiorella: donna non men bella d'aspettomen gagliarda di cervello di Spinella sua sorella. Finite le nozze, e tradotta la moglie a casa, Pisardo prese un paio di brache da uomo e duo bastoni; e disse: — Fiorella, queste son brache da uomo; piglia tu l'un di questi bastoni ed io prenderò l'altro: e combattiamo le brache, qual di noi le debba portare; e chi di noi sará vincitore, quello le porti: e chi sará perditore, quello stia ad ubidienza del vincente. — Udendo Fiorella le parole del marito, senza mettergli intervallo di tempo, umanamente rispose: — Ahimè, marito, che parole son queste che voi dite? Non siete voi il marito, e io la moglie? Non debbe star la moglie ad ubidienza del marito? E come io mai potrei far tal pazzia? Portate pur voi le brache, che a voi piú ch'a me si convengono. — Io adunque — disse Pisardoporterò le brache, e sarò il marito; e tu, come mia diletta moglie, starai all'ubidienza mia. Ma guarda che non cangi pensiero, né vogli tu esser marito, e io la moglie, acciò che poi tu non ti dogli di me. — Fiorella, che era prudente, confermò quanto gli aveva detto, e il marito in quel punto le diede il governo di tutta la casa; e consegnolle le robbe, dimostrandole il modo e l'ordine del viver suo. Dopo' disse: — Fiorella, vieni meco, che io ti voglio mostrare i miei cavalli ed ensegnarti come li debbi governare quando fia bisogno. — E giunto alla stalla, disse: — Che ti pare, Fiorella, di questi miei cavalli? Non sono belli? Non sono ben tenuti? — A cui rispose Fiorella: — Signor . — Ma guardadisse Pisardo — come sono maneggevoli e presti; — e presa una sferza in mano, toccava or questo or quello, dicendo: — Fatti qua, fatti . — Ed i cavalli, stringendosi la coda fra le gambe, e facendosi tutti in groppo, ubidivano al patrone. Aveva Pisardo tra gli altri un cavallo assai bello di vista, ma vicioso e poltrone: e di lui poco conto teneva; ed accostatosi a lui con la sferza, diceva: — Fatti qua, fatti ; — e lo batteva. Ed il cavallo, di natura poltrone, si lasciava battere, non facendo cosa alcuna di quello che voleva il patrone; anzi tirava calzi or con un piede, ora con l'altro, ed ora con ambiduo. Onde vedendo Pisardo la durezza del cavallo, prese un bastone fermo e sodo, e li cominciò pettinare la lana di maniera che se gli stancò intorno. Ma il cavallo, piú ostinato che prima, si lasciava battere, né punto si moveva. Pisardo, vedendo la dura ostinazione del cavallo, s'accese d'ira; e messa mano alla spada, che a lato aveva, l'uccise. Fiorella, veduto l'atto, si mosse a compassione del cavallo; e disse: — Deh, marito, perché avete voi ucciso il cavallo? Egli era pur bello; egli è stato un gran peccato ad ucciderlo. — Pisardo con turbata faccia rispose: — Sappi che tutti quelli che mangiano il mio, e non fanno a mio modo, premio di fatta moneta. — Fiorella, udita tal risposta, molto si contristò; e tra sé medesima diceva: — Ahimè misera e dolente, come sono io con costui mal arrivata! Io mi credevo aver per marito un uomo prudente; ed hommi incappata in un uomo bestiale. Guarda come per poco o per niente egli ha ucciso cosí bel cavallo! — e cosí tra sé molto si ramaricava, non pensando a che fine il marito questo diceva. Per il che Fiorella s'era posto in fatto timore e spavento del marito, che come mover lo sentiva, tremava tutta; e quando egli le ordinava cosa alcuna, subito l'essequiva, né a pena il marito aveva aperta la bocca, ch'ella lo intendeva: né mai vi era tra loro parola alcuna che molesta fosse.

Silverio, che molto amava Pisardo, sovente lo visitava, e desinava e cenava con esso lui; e vedendo i modi e i portamenti di Fiorella, molto si maravigliava: e tra sé stesso diceva: — O Dio, perché non mi toccò la sorte di aver Fiorella per moglie, come l'ebbe Pisardo mio fratello? Guarda come ella governa bene la casa, e fa gli servigi suoi senza strepito alcuno! Guarda come è ubidiente al marito, e fa ciò che egli le comanda! Ma la mia — misero me!— fa tutto 'l contrario; ed usa con tra di me quel peggio che usar si puole. — Trovandosi un giorno Silverio con Pisardo, e ragionando di varie cose, fra le altre disse: — Pisardo, fratello mio, tu sai l'amore che è tra noi; io volontieri saprei da te qual via tenuta hai in ammaestrare la moglie tua, che ti è ubidiente e tanto ti accareccia. Io a Spinella non posso amorevolmente comandare cosa alcuna, che ella ritrosamente non mi risponda; e appresso di questo fa tutto 'l contrario di quello che io le comando. — Pisardo, sorridendo, puntualmente gli raccontò l'ordine e il modo che egli tenuto aveva quando a casa la tradusse; e li persuase che ancor egli le dovesse fare il simile, e veder se gli giovasse: e quando questo non gli giovasse, non saprebbe che ricordo dargli. Piacque a Silverio l'ottimo arricordo; e presa licenza, da lui si partí.

E giunto a casa, senza indugio alcuno chiamò la moglie; e prese un paio delle sue brache e duoi bastoni, e fece tanto quanto Pisardo consigliato l'aveva. Il che vedendo, Spinella disse: — Che novitá è questa, Silverio, che voi fate? che capricci vi sono sopraggiunti nel capo? Sareste mai voi divenuto pazzo? Non credete voi che noi sapemo che gli uomini, e non le donne, debbeno portar le brache? E che bisogna ora, fuor di proposito, tal cosa fare? — Ma Silverio nulla rispondeva; e continoava rincominciato ordine, dandole la regola del governo della casa. Spinella, maravigliandosi di questo, sgrignando disse: — Parvi forse, Silverio, che ancor io non sappia il modo di governar le cose vostre, che cosí caldamente me le mostrate? — Ma il marito taceva; e andatosene con la moglie alla stalla, fece parimente de' cavalli tutto quello che aveva fatto Pisardo, e ne uccise uno. Spinella, vedendo tal sciocchezza, tra sé medesima pensò lui aver veramente perso lo senno; e disse: — Deh, ditemi per vostra , marito mio: che accidenti sono questi che vi sono sopragiunti nel capo? Che vogliono dir queste pazzie che voi fate senza considerazione? Sareste forse voi per vostra mala sorte divenuto insensato? — Rispose Silverio: — Io non sono impazzito, ma tutti quelli che viveno a mie spese e non mi ubidiscono, castigo in cotal guisa come hai veduto. — Accortasi Spinella del fatto bestiale del sciocco marito, disse: — Ahi, meschinello voi! par bene che il cavallo vostro sia stato una semplice bestia, avendosi miseramente lasciato uccidere. Ma che pensiero è il vostro? pensate voi far di me quello che fatto avete del cavallo? Certo, se voi lo credete, v'ingannate molto; e troppo tardo siete stato a provedere a quello che ora vorreste provedere. L'osso è fatto troppo duro, la piaga è ormai incancarita, né vi è piú rimedio; piú per tempo voi dovevate provedere alla vostro strana sciagura. O pazzo e senza cervello! non vi avedete di quanto danno e di quanto scorno state vi sono le vostre innumerabili sciocchezze? E di questo che ne conseguirete voi? Certo, nulla. — Udendo Silverio le parole della sagace moglie, e conoscendo per lo troppo amore nulla aver operato, deliberò a suo mal grado la trista sorte sino alla morte pazientemente sofferire. Spinella, vedendo il consiglio non esser stato profittevole al marito, se per lo adietro aveva d'un dito fatto a modo suo, nello avenire fece d'un braccio; perciò che la donna ostinata per natura piú tosto patirebbe mille morti, che mutare la ferma sua deliberazione. —




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2008. Content in this page is licensed under a Creative Commons License