— Molte volte pensando e ripensando
alle travaglie e angustie che di giorno in giorno occorreno a' miseri mortali,
non trovo passione né affanno maggiore, che una donna lealmente amare il marito
e senza ragione esser vilipesa e sprezzata da lui. E però non si dee
maravigliare alcuno, se alle volte le misere e infelici donne cercano con ogni
loro possa rimediare a' casi suoi. E se per aventura le meschinelle
inavedutamente cadeno in qualche errore, non si dogliano i lor mariti di esse,
ma di sé stessi; perciò che d'ogni loro avenuto e danno e scorno ne sono
primiera cagione. Il che agevolmente sarebbe avenuto ad una gentil donna di cui
parlar intendo; ma ella, prudente e saggia, virtuosamente sprezzò le saette di
amore: e l'onor suo e quello del marito illeso rimase.
In Verona, cittá nobile e antiqua, ne' tempi passati abitava
un messer Brocardo de' Cavalli, uomo ricco e nella cittá riputato assai.
Costui, non avendo moglie, prese per sua donna una figliuola di messer Can
dalla Scala, Veronica per nome chiamata. Questa, ancor che fosse bella, graziosa
e gentile, non però era dal marito amata; ma, sí come spesse volte aviene, egli
teneva una femina, la qual era la radice del cuor suo, e della moglie nulla si
curava. Di che la moglie dolendosi molto, non poteva sofferire che l'unica sua
bellezza, estimata da tutti, fusse dal marito sí vilmente sprezzata.
Ritrovandosi la bella donna di state in villa e sola soletta passiggiando
dinanzi la porta della sua casa, tra sé stessa minutamente considerava le
maniere, i costumi, gli atti del marito e il poco amore ch'egli le portava: e
come una trista e vil femminuzza immonda e sporca gli abbia cosí tosto
abbarbagliati gli occhi dell'intelletto, che non veda. E tra sé medesima
ramaricandosi diceva: — Oh quanto meglio sarebbe stato che 'l padre mio
m'avesse maritata in un povero, che in costui che è ricco! per ciò che io
viverei, piú di quel ch'io fo, lieta e contenta. Che mi vagliono le ricchezze?
che mi vagliono le pompose vesti? che mi vagliono le gemme, i monili, i
pendenti e le altre care gioie? Veramente tutte queste cose sono fumo a
comparazione del piacere che prende la moglie col marito. —
Dimorando la signora Veronica in questi noiosi pensieri,
apparve disavedutamente una feminella povera e mendica, la cui arte era di
rubare questo e quello; ed era sí astuta e sagace, che, non che una
donnicuolla, ma ogni gran uomo, ancor che prudente, arrebbe fatto stare.
Costei, che Finetta si chiamava, veduta che ebbe la gentil madonna passiggiare
dinanzi la casa, e vedutala star tutta pensosa, subito fece disegno sopra di
lei; e accostatasi a lei, riverentemente la salutò e chiesele limosina. La
donna, che altro aveva in capo che far limosina, con turbato viso l'espulse. Ma
Finetta, astuta e maladetta, non si partí, ma fissamente guardò il volto della
donna; e veggendola mesta, disse: — O dolce madonna, che vi è intravenuto, che
sí pensorosa vi veggo? Vi darebbe per avventura il vostro marito mala vita?
Volete ch'io vi vardi la vostra ventura? — La donna, sentendo le parole e
conoscendo la vil feminella averle trovata la piaga che veramente la noiava, si
pose in dirotto pianto, che pareva che innanzi gli occhi avesse il morto
marito. Vedendo Finetta le calde lagrime, i cordial sospiri, gli angosciosi
singulti e duri lamenti che la donna faceva, disse: — E donde viene, generosa
madonna, la cagione di sí lamentevole pianto? — A cui rispose la donna: —
Quando tu mi dicesti il mio marito devermi dar scelerata vita, allora col
coltello mi apristi il cuore. — Disse Finetta: — Io, gentil madonna, non ho
appena veduta una persona nella faccia, che tutta la vita sua puntalmente le
saprò contare. La piaga vostra è recente e fresca, e con agevolezza si potrá
sanare; ma se fusse vecchia e putrefatta, malagevolmente si potrebbe curare. —
La donna, questo intendendo, raccontolle i costumi del marito, la trista vita
che 'l teneva e la mala vita che le dava; né vi lasciò cosa veruna che
minutamente non le narrasse.
Finetta, inteso il compassionevole caso e vedendo le cose sue
riuscire sí come era il desiderio suo, andò piú oltre e disse: — Cara la mia
madonna, non vi ramaricate piú; state costante e di buona voglia, che gli
rimedieremo. Io, accontentando tuttavia voi, darovvi tal rimedio, che 'l marito
vostro sommamente v'amerá e come pazzo verrávvi dietro. — E cosí ragionando
insieme, andorono in camera dove col marito dormiva; e postesi ambedue a
sedere, disse Finetta: — Madonna, se 'l vi aggrada che facciamo alcuna
operazione, mandate fuori di camera tutte le fanti e ordinate ch'attendino alli
servigi di casa; e noi tra questo mezzo resteremo qua, e faremo quello che fa
bisogno. — Chiuso adunque l'uscio della camera, disse Finetta: — Recatemi una
delle vostre collane d'oro, e la piú bella, e un fil di perle. — La donna,
aperta una sua cassetta, trasse fuori la collana con un bel pendente e un fil
di orientali perle, e dielle a Finetta. Finetta, avute le gioie, addimandò un
drappo di lino bianco: il qual subito le fu presentato; e prese tutte quelle
cose ad una ad una e fattile alcuni segni a suo modo, di una in una le pose nel
bianco drappo, e in presenza della donna strettamente ingroppò il drappo con le
gioie dentro; e dette alcune secrete baie e fatti certi altri segni, porse il
drappo a madonna e dissele: — Pigliate, madonna, questo drappo, e di vostra
mano ponetelo sotto 'l guanzale dove dorme il marito vostro, e vedrete cose
mirabili; ma non aprite il drappo fino a dimane, per ciò che ogni cosa si
risolverebbe in fumo. — Prese la donna il drappo con le gioie dentro, e poselo
sotto il guanciale dove Brocardo, suo marito, dormiva. Fatto questo, disse
Finetta: — Andiamone in caneva; — e andate, Finetta sagace adocchiò la botte
che era spinata, e isse: — Madonna, spogliatevi tutti i panni ch'indosso avete.
— La donna si spogliò e rimase, come nacque, nuda. Finetta allora, tratta la
spina della botte che era piena di buon vino, disse: — Madonna, ponete qua il
dito vostro al buco e tenetelo ben chiuso, acciò che non si spanda il vino; e
non vi movete fin ch'io non ritorno, perciò che io andarò qua fuori e farò
alcuni miei segni, e poi sará ispedito il tutto. — La donna, che le prestava
intiera fede, cosí nuda, stavasi cheta e il pertugio della botte col dito
teneva. Mentre che la donna in tal maniera dimorava, la vezzosa Finetta andò in
camera dov'era il drappo con le gioie aggroppato; e quello sciolto, prese la
collana e le perle, ed empito il drappo di pietricelle e di terra, l'ingroppò,
e postolo al luogo suo, se ne fuggí. La donna, nuda, col dito attaccata al buco
della botte, aspettava che Finetta ritornasse. Ma vedendo che non ritornava e
che ormai l'ora era tarda, dubitò che 'l marito non venisse, e in tal guisa
nuda la trovasse, e pazza la riputasse. Onde, presa la spina che era in un
canto, chiuse il buco della botte; e postisi i suoi vestimenti in dosso, salí
di sopra.
Non stette molto che messer Brocardo, marito di madonna
Veronica, venne a casa; e con grazioso viso salutolla, dicendo: — Sia la ben
trovata la mia cara moglie, rifrigerio e solazzo del cuor mio. — La moglie,
udendo lo insolito saluto e fuor di natura, stupefatta rimase; e tra sé
ringraziava Dio che tal feminella le avesse mandata, con il cui aiuto avea
trovato rimedio al suo gravoso affanno. E tutto quel giorno e la notte sequente
stettero in stretti abbracciamenti e saporiti basci, non altrimenti se allora
fussero sposi. Madonna Veronica, tutta lieta e tutta festevole per le carezze
che le faceva il marito, li raccontava la passione, l'affanno e lo strazio che
per lui amore avea portato. Ed egli le prometteva tenerla per moglie cara, e
che non intervenirebbe piú quello che fin'ora era intervenuto. Venuta la
mattina sequente, e levatosi il marito di letto e andatosene alla caccia, come
i gran maestri fanno, madonna Veronica andò al letto, e alzato il guanciale,
prese il drappo dove erano state messe le gioie; e discioltolo e credendo
trovar la collana e le perle, trovollo pieno di pietre. Il che vedendo, la
meschinella restò smarrita, né sapeva che partito pigliare, perciò che temeva
che, scoprendola, il marito non l'uccidesse. Dimorando adunque la bella donna
in tal affanno e ravogliendo molte cose nell'animo suo, né sapendo che via
tenere in riaver le sue care gioie, finalmente s'imaginò con onesto modo
schernir colui che tanto tempo vagheggiata l'aveva.
Abitava in Verona un cavalliero di corpo bello, altiero di
animo, famoso in prodezze e di orrevole famiglia. Il quale, come ogn'un altro
sottoposto all'amorose fiamme, era dell'amor di madonna Veronica sí fieramente
acceso, che non trovava riposo. Egli per suo amore spesso giostrava, armeggiava
e faceva feste e trionfi, tenendo tutta la cittá in allegrezza. Ma ella, che
intieramente aveva donato il suo amor al marito, di lui e di sue feste poco si
curava. Di che il cavalliere ne sentiva quel cordoglio e quello affanno che mai
amante sentisse. Madonna Veronica, partito che fu il suo marito di casa, si
fece alla finestra; e per aventura indi passava quel cavalliero che era
ardentissimamente acceso dell'amor di lei; e chiamollo cautamente e dissegli: —
Cavalliere, voi sapete il fervido e caldo amore che giá tempo mi avete portato
e ora portate; e avenga che in tutte le operazioni mie dura e crudele vi abbia
forse paruta, questo però non è proceduto che io non vi ami e che non vi tenghi
scolpito nelle viscere del core; ma la causa è stata la conservazione del mio
onore, il qual sempre ad ogni altra cosa preposi. E perciò non vi maravigliate
se io alle vostre accese voglie non diedi ispedito volo, perciò che l'onore,
che rende la casta moglie al dissoluto marito, è molto da esser tenuto caro. Ed
ancor che dal vostro mal fondato giudizio dura, fella ed aspra verso voi
istimata sia, nondimeno non resterò con fiduzia e sicurtá ricorrere a voi, come
a quello che è fontana d'ogni mia salute. E se voi, come amorevole,
soccorrerete al mio grave affanno, prestandomi frettoloso aiuto, mi arrete
sempre in catena e porrete disporre di me come della persona vostra. — E questo
detto, minutamente gli raccontò la sciagura sua. Il cavalliere, intese le
parole dell'amata donna, prima la ringraziò che s'aveva degnata di comandargli;
dopo' le promise di non mancarle di aiuto, dolendosi tuttavia con lei del caso
intravenuto. Partitosi il cavalliere, secretamente montò a cavallo, e con
quattro buoni compagni seguí la femina che con le gioie fuggiva, e avanti che
la sera venisse, l'aggiunse ad una fiumana la quale voleva valicare; e
conosciutala alli contrassegni, la prese per le trecce e fecela confessare il
tutto. Il cavalliere, lieto per le riavute gioie, a Verona ritornò; e trovato
opportuno tempo, alla sua donna le rese. E cosí ella, senza che 'l marito di
tal fatto se n'avedesse, col suo onore nel primo stato rimase. —
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