— Dice il commune proverbio che per far bene non si perde mai.
Ed è il vero; sí come avenne ad un figlio d'un notaio, il qual per giudizio
della madre malamente aveva spesi i suoi danari; ma nel fine l'uno e l'altro
rimase contento.
In Piamonte, nel castello di Trino, fu ne' passati tempi un
notaio, uomo discreto e intelligente, il cui nome era Xenofonte; ed aveva un
figliuolo d'anni quindici, chiamato Bertuccio, il qual teneva piuttosto del
scempio che del savio. Avenne che Xenofonte s'infermò: e vedendo esser aggiunto
al fine della vita sua, fece l'ultimo suo testamento; ed in quello Bertuccio,
figliuolo legittimo e naturale, universale erede instituí: con condizione però
che egli non potesse avere l'universal amministrazione de' beni se non passato
il trentesimo anno; ma ben voleva che venuto all'etá di venticinque anni, il
potesse mercatantare e negoziare con ducati trecento della sua facoltá. Morto
il testatore, e venuto Bertuccio all'etá del ventesimoquinto anno, chiese alla
madre, che era commessaria, ducati cento. La madre, che negar non gli poteva
per esser cosí la intenzione del marito, glie li diede; e pregollo che volesse
spenderli bene e con quelli guadagnare alcuna cosa acciò che potesse meglio
sostentar la casa. Ed egli rispose di far sí che ella si contentarebbe.
Partitosi Bertuccio ed andatosene al suo viaggio, incontrossi
in un masnadiere che aveva ucciso un mercatante: ed avenga che morto fusse,
nondimeno non restava di dargli delle ferite. Il che veggendo, Bertuccio si
mosse a pietá; e disse: — Che fai, compagno? Non vedi tu ch'egli è morto? — A
cui il masnadiere, pieno d'ira e di sdegno, con le mani bruttate di sangue,
rispose: — Levati di qua per lo tuo meglio, acciò non ti intravenga peggio. —
Disse Bertuccio: — O fratello, vuoi tu quel corpo concedermi, ch'io te lo
pagherò? — E che me vuoi tu dare? — rispose il masnadiere. Disse Bertuccio: —
Ducati cinquanta. — Rispose il masnadiere: — Sono danari pochi a quel che 'l
corpo vale; ma se tu 'l vuoi, l'è tuo per ducati ottanta. — Bertuccio, che era
tutto amorevolezza, contolli ducati ottanta, e tolto il corpo morto in spalla,
portollo ad una chiesa vicina ed onorevolmente il fece sepelire, e spese il
restante dei ducati cento in farli dir messe e divini offici.
Bertuccio, spogliato di tutti i danari e non avendo che
vivere, ritornò a casa. La madre, credendo il figliuolo avere guadagnato, gli
andò incontra, e addimandollo come portato s'aveva nel mercatantare. Ed egli le
rispose: — Bene. — Di che la madre s'allegrò, ringraziando Iddio che gli aveva
prestato il lume e il buon intelletto. — Ieri, — disse Bertuccio, — madre mia,
ho guadagnato l'anima vostra e la mia; e quando si partiranno da questi corpi,
dirittamente andaranno in paradiso. — E raccontolle la cosa dal principio sino
al fine. La madre, questo intendendo, molto si duolse ed assai lo riprese. Passati
alquanti giorni, Bertuccio assaltò la madre, e le richiese il restante de'
ducati trecento che suo padre gli aveva lasciato. La madre, non potendoli
dinegare, come disperata disse: — Or piglia i tuoi ducati ducento, e faranne il
peggio che tu sai, né mi venir piú in casa. — Rispose Bertuccio: — Non temete,
madre; state di buona voglia, che io farò sí che voi vi contentarete. —
Partitosi il figliuolo con li danari, aggiunse ad una selva,
dove erano due soldati che presa avevano Tarquinia figliuola di Crisippo, re di
Novara; ed era tra loro grandissima contenzione, di cui esser dovesse. A' quai
disse Bertuccio: — O fratelli, che fate? volete voi uccidervi per costei? Se
voi volete darmela, vi darò un dono, che ambiduo vi contentarete. — I soldati
lasciorono di combattere, e gli addimandarono che dar gli voleva, che gliela
lascerebbeno. Ed egli gli rispose: — Ducati ducento. — I soldati non sapendo di
cui fosse figliuola Tarquinia, e temendo di morte, presero i ducati ducento, e
tra loro li divisero, lasciando al giovane la fanciulla. Bertuccio, tutto
allegro dell'avuta fanciulla, tornò a casa e disse alla madre: — Madre, non vi
potrete ora doler di me, che io non abbia ben spesi i miei danari. Io,
considerando che voi eravate sola, comprai questa fanciulla per ducati ducento,
ed holla condotta a casa perché vi tenga compagnia. — La madre, non potendo
sofferir questo, voleva dal dolor morire; e voltasi verso il figliuolo, il
cominciò villaneggiare, desiderando che morisse, perché era la rovina e la
vergogna della casa. Ma il figliuolo, che era amorevole, non per questo
s'adirava: anzi con grate e piacevoli parole confortava la madre, dicendole che
questo aveva fatto per amor suo, acciò sola non rimanesse.
Il re di Novara, persa ch'ebbe la figliuola, mandò molti
soldati per diversi luoghi per vedere se novella alcuna di lei si potesse
intendere; e poscia ch'ebbero diligentissimamente cercato e ricercato, vennero
in cognizione, come una fanciulla era in casa di Bertuccio da Trino in
Piamonte, la quale egli aveva comprata per ducati ducento. I soldati del re
presero il cammino verso Piamonte; e aggiunti, trovarono Bertuccio, e
l'addimandarono se alle sue mani era capitata una fanciulla. Ai quai rispose
Bertuccio: — Vero è che nei giorni passati io comprai da certi ladroni una
giovanetta; ma di cui ella sia non so. — E dove si trova ella? — dissero i
soldati. — In compagnia della madre mia, — rispose Bertuccio, — la quale l'ama
non meno se le fusse figliuola. — Andati a casa di Bertuccio, gli soldati
trovorono la fanciulla, ed appena la conobbero, perciò che era mal vestita e
per lo disagio nel viso estenuata. Ma poi che l'ebbero piú e piú volte
rimirata, la conobbero ai contrasegni; e dissero in veritá lei essere Tarquinia
figliuola di Crisippo re di Novara, e molto si rallegrorono di averla
ritrovata. Bertuccio, conoscendo che i soldati dicevano da dovero, disse: —
Fratelli, se la fanciulla è vostra, tolletela in buon'ora, e menatela via, che
io ne sono contento. — Tarquinia, innanzi che si partisse, diede ordine con
Bertuccio che ogni volta che egli presentisse il re volerla maritare, a Novara
venisse, ed elevata la man destra al capo, si dimostrasse, che ella altri che
lui per marito non prenderebbe; e tolta licenza da lui e dalla madre, a Novara
se ne gí. Il re, veduta la ricuperata figliuola, da dolcezza teneramente
pianse; e dopo i stretti abbracciamenti ed i paterni basci, l'addomandò come
era smarrita. Ed ella, tuttavia piangendo, li raccontò la captura, la compreda
e la conservazione della sua verginitá.
Tarquinia in pochi giorni venne ritondetta, fresca e bella
come rosa; e Crisippo re divulgò la fama di volerla maritare. Il che venne
all'orecchi di Bertuccio; e senza indugio ascese sopra una cavalla, alla quale
per magrezza s'arrebbeno raccontate tutte le ossa; e verso Novara prese il
cammino. Cavalcando il buon Bertuccio ed essendo mal in arnese, s'incontrò in
un cavalliere riccamente vestito e da molti servitori accompagnato. Il qual con
lieto volto disse: — Dove vai, fratello, cosí soletto? — E Bertuccio umilmente
rispose: — A Novara. — Ed a far che? — disse il cavalliere — Dirottilo, se
m'ascolti, — disse Bertuccio. — Io giá tre mesi fa liberai la figliuola del re
di Novara da ladroni presa, e avendola con e propri danari ricuperata, ella mi
ordinò che, volendola il re maritare, io me ne vada al suo palazzo, e mi ponga
la mano in capo, che ella non torrá altro marito che me. — Disse il cavalliere:
— Ed io, innanzi che tu gli vadi, vi vo' andare, ed arrò la figliuola del re
per moglie, perciò che io sono meglio a cavallo di te, e di migliori vestimenta
adobbato. — Disse il buon Bertuccio: — Andatevi alla buon'ora, signore. Ogni
vostro bene reputo mio.— Veggendo il cavalliere l'urbanitá, anzi semplicitá del
giovane, disse: — Dammi le vestimenta tue e la cavalla, e tu prendi il caval
mio e le vestimenta mie, e vattene alla buon'ora; ma fa ch'alla tornata tua e
le vestimenta e il cavallo mi rendi, dandomi la metá di quello che guadagnato
arrai. — E cosí di far Bertuccio rispose.
Salito adunque sopra il buon cavallo ed onorevolmente vestito,
a Novara se n'andò. Ed entrato nella cittá, vide Crisippo che era sopra un
verone che guardava in piazza. Il re, veduto che ebbe il giovane tutto
leggiadro e bene a cavallo, tra sé stesso disse: — Oh Dio volesse che Tarquinia
mia figliuola volontieri prendesse costui per marito! perciò che sarebbe di mio
gran contento. — E partitosi del verone, andò in sala, dove erano congregati
assai signori per veder la giovane. Bertuccio scese giú del cavallo, e
andossene in palazzo: ed ivi tra la povera e minuta gente si mise. Vedendo
Crisippo infiniti signori e cavallieri in sala ridotti, fece venire la
figliuola; e dissele: — Tarquinia, quivi, come tu vedi, sono venuti molti
signori per averti in moglie; tu guata e considera bene qual piú di loro ti
piace, che quello fia tuo marito. — Tarquinia, passiggiando per la sala, vidde
Bertuccio che con bel modo teneva la destra mano in capo, e subito lo conobbe;
e voltatasi verso il padre, disse: — Sacra corona, quando fosse in piacer
vostro, altri per marito non vorrei, che costui. — E il re, che quello bramava:
— E cosí ti sia concesso, — rispose. E non si partí di lí, che furono fatte le
nozze grandi e pompose, con grandissimo piacere de l'una e l'altra parte.
Venuto il tempo di condurre la nova sposa a casa, montò a
cavallo; ed aggiunto al luogo dove fu dal cavallier veduto, fu da quello da
capo assalito, dicendo: — Prendi, fratel mio, la cavalla e le vestimenta, e
restituiscemi le mie e la metá di quello che hai guadagnato. — Bertuccio
graziosamente il cavallo e le vestimenta li restituí; oltre ciò li fece parte
di tutto quello che avuto aveva. Disse il cavaliere: — Ancora non mi hai dato
la metá di quello che mi viene, perciò che non mi hai data la metá della
moglie. — Rispose Bertuccio: — Ma a che modo faremo noi a dividerla? — Rispose
il cavalliere: — Dividémola per mezzo. — Allora disse Bertuccio: — Ah signore!
il sarebbe troppo gran peccato uccidere cosí fatta donna. Piú tosto che
ucciderla, prendetela tutta e menatela via, perciò che assai mi basta la gran
cortesia che verso me usata avete. — Il cavalliere, vedendo la gran semplicitá
di Bertuccio, disse: — Prendi, fratel mio, ogni cosa, che 'l tutto è tuo, e del
cavallo, delle vestimenta, del tesoro e della donna ti lascio possessore. E
sappi ch'io sono il spirito di colui che fu ucciso dai ladroni ed a cui desti
onorevol sepoltura, facendoli celebrare molte messe e divini offici. Ed io in
ricompenso di tanto bene ogni cosa ti dono, annonziandoti che a te ed alla
madre tua sono preparate le sedie nell'empireo cielo, dove perpetuamente
vivrete. — E cosí detto, sparve. Bertuccio allegro con la sua Tarquinia ritornò
a casa; ed appresentatosi alla madre, per nuora e figliuola gliela diede. La
madre, abbracciata la nuora e basciata, per figliuola la prese, ringraziando il
sommo Dio che l'era stato cosí favorevole. E cosí conchiudendo il fine col
principio, per far bene non si perde mai. —
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