— Sí bella e sí dilettevole è stata la favola dal signor
ambasciatore raccontata, ch'io non penso aggiungere alla millesima parte di
quella: ma per non esser contraria a quello che io proposi nel principio di
questa notte innanzi che 'l signor ambasciatore favoleggiare incominciasse,
dironne una, la quale vi dimostrerá che la malizia de' spagnuoli supera e
avanza quella de' villani.
Nella Spagna trovasi una cittá detta Cordova, appresso la
quale corre un dilettoso fiume, nominato Bacco. Di questa nacque Diego, uomo
astuto, ben disposto della vita e agli inganni tutto dedito. Costui, volendo
fare una cena alli compagni suoi, e non avendo cosí il modo com'egli
desiderava, s'imaginò di far una berta ad uno contadino, e a sue spese dar da
cena agli amici suoi. Il che gli venne fatto secondo il desiderio suo. Il
spagnuolo, andatosene in piazza per comprar pollami, s'abbattè in uno villano
ch'aveva gran quantitá di galline, capponi e uova, e venne con esso lui a
mercato, e promise dargli di tutti i pollami fiorini quattro; e cosí il villano
s'accontentò. Il spagnuolo, tolto un bastagio, mandògli subito a casa; ma non
contò i danari al venditore, il quale pur sollecitava il spagnuolo che lo
pagasse. Il spagnuolo diceva non aver danari addosso, ma che andasse con esso
lui fino al monasterio di Carmini, che ivi era un frate suo barba, che li
darebbe immediate gli suoi danari. E con queste parole andarono ambiduo in
compagnia al detto monasterio.
Era per aventura in chiesa un certo frate, al quale si
confessavano alcune donne. A cui accostandosi, il spagnuolo li disse
nell'orecchie queste parole: — Padre, questo villano che è venuto con esso
meco, è mio compare, e ha certe eresie nel capo. E benché ei sia ricco e di
buona famiglia, non ha però buon cervello, e spesse volte cade del male della
brutta. Son giá tre anni che ei non s'ha confessato, e ha qualche buono
intervallo della sua sciocchezza. Laonde, mosso io da caritá e da fraterno
amore, e per l'amicizia e comparatico che è tra noi, ho promesso alla sua
moglie di far sí che si confesserá; e perché il buon nome e la buona fama di
vostra santitá corre per la cittá e per tutto il suo territorio, siamo venuti a
Vostra Reverenzia, pregandola di somma grazia che per amor di Dio sia contenta
di udirlo pazientemente e correggerlo. — Il frate disse per allora essere
alquanto occupato: ma che, espedite ch'avesse quelle donne, (mostrandole con la
mano), l'udirebbe molto volontieri; e chiamato il villano, lo pregò che lo
aspettasse un pochetto promettendogli di espedirlo subito. Il villano, pensando
che parlasse de' danari, disse che l'aspettarebbe volontieri; e cosí l'astuto
spagnuolo si partí, lasciando il villano schernito ch'aspettava in chiesa. Il
frate veramente, ispedite le donne di confessare, chiamò a sé il villano per
ridurlo alla fede; il quale andò subito, e scopertosi il capo, addimandava i
suoi danari. Allora il frate comandò al villano che s'ingenocchiasse e, fattosi
il segno della croce, dicesse il Pater nostro. Il villano, veggendosi deluso e
schernito, s'accese di sdegno e collera; e risguardando il cielo e
bestemmiando, diceva tai parole: — Ahi misero me, che male ho fatto io, che da
un spagnuolo son cosí crudelmente ingannato? Io non voglio né confessarmi né
comunicarmi, ma voglio i danari che m'hai promesso. — Il buon frate, che era
ignorante di tal cosa, correggendolo, diceva: — Ben si dice che hai il demonio
e non sei in buon cervello; — e aperto il messale, come se avesse qualche malo
spirito, cominciò a scongiurarlo. Il villano, che non poteva sofferire tai
parole, gridando dimandava gli danari che gli aveva promessi per il spagnuolo,
dicendo non esser né inspiritato, né pazzo, ma da un ladro spagnuolo esserli
tolta la sua povertá; e cosí piangendo, ricercava aiuto da' circonstanti; e
preso il cappuccio del frate, diceva: — Mai non ti lascierò, finché non mi
darai gli miei danari. — Il frate, vedendo questo, né potendo ripararsi dal
villano, con lusinghevoli e dolci parole si escusava esser stato ingannato dal
spagnuolo. Il villano all'incontro, tenendolo tuttavia saldo per lo cappuccio,
gli diceva che egli per lui aveva promesso, dicendo: — Non m'hai tu promesso
che subito mi espediresti? — Il frate diceva: — Ho promesso di confessarti; — e
cosí contrastando l'uno e l'altro, sopragiunsero alcuni vecchi, i quali,
vedendogli in lunga contenzione, fecero conscienzia al frate e lo costrinsero
pagar il villano per il spagnuolo. Il spagnuolo, giotto, maladetto e tristo,
fece con le galline e i capponi una sontuosa cena agli amici suoi,
dimostrandogli che la malizia spagnuola supera quella d'ogni gran villano. —
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