— Io piú volte ho udito dire, prestantissimi signori miei, che
gli peccati che non si commetteno coll'animo, non sono cosí gravi come se
volontariamente si commettessero; e da qua procede che si perdona alla
rusticitá, alli fanciulli e ad altre simili persone, le quali non peccano sí
gravemente come quelle persone che sanno. Laonde, essendomi tocca la volta di
raccontarvi una favola, mi occorse alla mente quello che avenne a Fortunio
servo, il qual, volendo ammazzare una mosca canina che annoiava il suo patrone,
inavertentemente uccise esso patrone.
Era nella cittá di Ferrara un speciale assai ricco e di buona
famiglia, e aveva un servo chiamato per nome Fortunio, giovane tondo e di poco
senno. Avenne ch'il patrone per lo gran caldo che allora era, s'addormentò; e
Fortunio col ventolo li cacciava le mosche acciò che potesse meglio dormire.
Avenne che tra l'altre mosche ve n'era una canina molto importuna, la quale,
non curandosi di ventolo né di percosse, s'accostava alla calvezza di quello e
con acuti morsi non cessava di morderlo; e avendola indi cacciata due, tre e
quattro volte, ritornava a darli fastidio. Finalmente, vedendo Fortunio la
temeritá e presonzione dell'animale, né potendo piú resistere, imprudentemente
si pensò di ammazzarla. E stando la mosca sopra la calvezza del patrone e
succiandogli il sangue, Fortunio servo, uomo semplice e inconsiderato, preso un
pistello di bronzo di gran peso, e quello con gran forza ammenando, pensando di
uccider la mosca, uccise il patrone. Onde vedendo in fatto aver ucciso il suo
signore, e per tal causa esser obligato alla morte, si pensò di fuggire e con
la fuga salvarsi. Indi, revocata tal sentenzia, deliberò con bel modo
secretamente di sepellirlo; e ravoltolo in un sacco, e portatolo in un orto
alla bottega vicino, il sepellí. Poscia prese un becco delle capre e gettollo
nel pozzo.
Il patrone non ritornando a casa la sera, come soleva sempre,
la moglie cominciò pensar male del servo; e addimandandoli del suo marito, egli
diceva non averlo veduto. Allora la donna, tutta addolorata, cominciò
dirottamente a piangere e con lamentevoli voci chiamare il suo marito; ma in
vano lo chiamava. I parenti e gli amici della donna, intendendo non trovarsi il
marito, andarono al rettore della cittá e accusorono Fortunio servo, dicendogli
che lo facesse porre in prigione e dargli della corda, acciò che il
manifestasse quello che era del suo patrone. Il rettore, fatto prendere il
servo e fattolo legare alla fune, stanti gl'indizi che di lui s'avevano,
secondo le leggi gli diede la corda. Il servo, che non poteva sofferire il
tormento, promise manifestar la veritá se lo lasciavano giú. E deposto giú
della corda, e constituito dinanzi al rettore, con astuto inganno disse tai
parole: — Ieri, essendo io addormentato, sentii un gran strepito, come se fusse
stato gettato in acqua un gran sasso; io mi stupii di tal strepito, e andato al
pozzo, risguardai nell'acqua e viddi che l'era chiara, né guardai piú oltra;
mentre che io ritornavo, sentii un altro simil strepito e mi fermai. Nel vero
penso che quel sia stato il patron mio, che volendo attinger l'acqua, sia
caduto in pozzo. E acciò che la veritá non stia sospesa, ma che dalle sospizioni
ne nasca vera e giusta sentenzia, andiamo al loco, perciò che io subito
descenderò nel pozzo e vedrò quel che sará. — Volendo adunque il rettore far
isperienza di quello che aveva detto il servo, perciò che l'isperienza è
maestra delle cose e la prova che si fa con gli occhi è sempre opportuna e vie
piú dell'altre migliore, andò al pozzo con tutta la sua corte e con molti
gentil'uomini che l'accompagnorono; e con loro v'andarono del popolo molti, che
erano assai curiosi di veder questa cosa. Ed ecco che il reo, di comandamento
del rettore, discese nel pozzo; e cercando il patrone per l'acqua, trovò il
becco che vi aveva gettato. Onde astutamente e con inganno, gridando ad alta
voce, chiamò la sua patrona, dicendole: — O patrona, ditemi, il vostro marito
aveva egli le corna? Io ho trovato qua dentro uno che ha le corna molto grandi
e lunghe; sarebbelo mai il vostro marito? — Allora la donna, da vergogna
soprapresa, si tacque, né pur disse una parola. I circonstanti stavano in
aspettazione di veder questo morto; e tiratolo suso, poi che videro che egli
era un becco, festeggiando con le mani e i piedi, scoppiavano da ridere. Il
rettore, veduto il caso, giudicò il servo di buona fede, e come innocente
l'assolse; né mai si seppe del patrone cosa alcuna, e la donna con la macchia
delle corna rimase. —
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